27
Le giornate tornarono a dilatare il tempo della luce. Il sole riprese vigore e quella nuova vitalità si trasmise alla terra, che si abbigliò dei suoi colori più teneri e freschi, addobbandosi come una sposa per il suo giorno più bello. E mentre le colline si smaltavano di erba nuova e lievi corolle, Shamira imparò ad amare il mare.
Nel giorno di riposo settimanale, quando il cielo brillava come tormalina molata, lei e Tavish infilavano in una bisaccia pane, formaggio, una giara d'acqua e un piccolo otre divino, poi se ne fuggivano nella loro caletta dalla sabbia fine, a godersi il respiro quieto della risacca e l'aria tersa e salmastra, lontano dai clamori quotidiani del cantiere e dai miasmi della pegola vischiosa da spalmare sulle chiglie dei natanti.
Shamira si era cucita una speciale veste da bagno, una sorta di sacco di lino con buchi per gambe, braccia e testa, che si stringeva in vita con un laccio, con cui andare a nuotare senza imbarazzare troppo l'amico. E doveva funzionare abbastanza bene, a giudicare da quante volte lo sorprese a osservarla, almeno quando credeva che lei non se ne accorgesse.
Certo che erano ben strani i lanitani. Perché provare vergogna nel guardarsi per come si era? Il loro aspetto era un dono del dio, Krun o in qualsiasi altro modo avessero deciso di chiamarlo lì. Un regalo di cui godere, come l'aria, l'acqua, il sole, la terra e tutto quel che ci stava sopra. Che male c'era, dunque, ad apprezzare la possanza di un albero secolare, la fragile leggiadria di un fiore di mandorlo o il fiero vigore di un corpo umano?
A lei piaceva guardare Tavish. E non solo a lei, del resto...
- Tuo fratello con chi andrà al Calendimaggio?-
Era stata Niamh a chiederglielo, mentre rifinivano una nuova vela. Era la nipote più giovane di Diarmid e Maire, i loro benefattori, e aveva all'incirca l'età di sua sorella Naima. Tuttavia, le somiglianze terminavano lì. Naima, come normalmente la gente di Kreen, aveva la pelle di un caldo nocciola, occhi di gazzella e capelli lucidi e scuri come la scorza delle castagne. La ricordava riservata e caparbia quanto una persona più matura della sua età. Niamh, al contrario, era allegra e chiacchierina come una gazza, con occhi verdi come lo specchio d'acqua del golfo e una gran massa di boccoli del color dell'oro rosso, a incorniciarle un viso roseo, tutto fossette e sorrisi ammiccanti.
Spigliata e vivace, l'aveva sempre trattata con quel misto di superiorità e indulgenza che una persona adulta riserva a un'ingenua bimbetta, anche se in realtà tra loro non c'erano che un paio di estati di differenza. Non era un mistero che tra i ragazzi di Triana la bella Niamh riscuotesse non poco successo, anche se di fatto non aveva mai concesso a nessuno nulla di più di quanto fosse lecito per una ragazza onesta.
Che una giovane così corteggiata e allo stesso tempo sfuggente mostrasse interesse proprio per il suo amico, in un certo senso la inorgogliva. Ma più forte ancora era un sentire a cui non sapeva dar nome, come se avesse inghiottito qualcosa di sgradevole. Immaginarseli insieme alla festa, mano nella mano, ebbe il potere di rannuvolare persino il cielo terso di quella giornata al mare.
- Che c'è, sorellina? Un granchio ti ha morso? - scherzò il ragazzo riemergendo dall'acqua, notando quel suo sguardo pensieroso. - Guarda cosa ti ho portato! - disse mostrandole sorridendo il contenuto del canestro che aveva recato con sé quando si era immerso. Il paniere era ricolmo di quelle rozze conchiglie dalle carni squisite.
Ripulirono ogni guscio con meticolosa dedizione, dando fondo alla loro piccola scorta di vino. Uno dei molluschi riservò anche una sorpresa imprevista: nella sua polpa Shamira trovò una specie di sassolino lucente.
- Questa dal mastro orafo ti varrà una piccola fortuna. È bella grossa! - disse tenendo tra due dita il piccolo globo per trarne riflessi alla luce del sole.
- Ma che cos'è? -
- Una perla, un bel gioiello per una fanciulla - spiegò facendo per restituirgliela.
- Oh, no, tienila! - si ritrasse Shamira. - Le hai pescate tu le conchiglie! È tua! Puoi venderla o regalarla a una ragazza - disse allontanandosi di corsa e andando a rifugiarsi su uno scoglio. Tavish la raggiunse poco dopo.
- Ma che hai oggi, sorellina? - chiese iniziando a preoccuparsi. - Credevo... che venire qui ti piacesse. Ma se vuoi andare... -
- No! - esclamò con un vago accenno di panico. - Mi piace molto qui. È uno dei pochi posti dove possiamo smettere di fingere di essere ciò che non siamo - aggiunse guardando il moto ininterrotto delle onde.
- Sono così male come fratello? -
- Non essere sciocco! - sbuffò Shamira mostrandogli la lingua in una smorfia giocosa. - Però... non mi piace mentire. -
Il giovane sospirò.
- Non piace neanche a me. Ma... lo sai anche tu il motivo. Non tutti sono così accomodanti come il Capitano. Una ragazza che vive con un uomo, che non è suo sposo o parente... Anche se davvero viviamo come fratello e sorella, penserebbero subito il peggio. Lo perdonerebbero a me, non a te. -
- Nel mio paese la vita è difficile, ma meno complicata. Se una cosa è sbagliata, è sbagliata e basta, non di più o di meno perché sei femmina invece che maschio! - borbottò imbronciata.
- Prometto che quando saremo qui non tichiamerò più sorellina, se basterà a farti contenta. -
- Puoi chiamarmi come vuoi. Quello che è non cambia - mormorò stringendosi le ginocchia al petto.
- Allora, qual è il vero problema? Non ci sono segreti tra noi, lo sai. -
- È... una cosa sciocca, in realtà. C'è che Niamh non fa che parlare ogni giorno del Calendimaggio - sospirò malinconica.
- Oh... -
Ora fu Tavish a sedersi con aria depressa sullo scoglio accanto.
- Ti ha già chiesto di portarcela? - indagò lei con apparente noncuranza.
- Diciamo che ha già provato in vari modi di farmelo capire. E tu hai già scelto tra Cary e Liam? - chiese lui spiandola con la coda dell'occhio.
- Scelto? Che vuoi dire? -
- Se non lo hanno fatto, te lo chiederanno presto. Non fanno che parlare di te, quando credono che non li senta - mugugnò di malumore.
- Oh... -
Per un po' rimasero a fissare le onde, in silenzio.
- Io... non è che le feste mi piacciano... - iniziò Tavish schiarendosi la gola a disagio. - Però... se non preferisci andarci con loro... -
- Davvero mi accompagneresti? - esclamò Shamira entusiasta.
- Beh... tu il Calendimaggio non l'hai mai visto... e poi Niamh la smetterebbe di tormentarmi e... -
Non gli riuscì di dire altro, travolto dall'abbraccio impetuoso della fanciulla.
Il ragazzo sospirò. In realtà l'idea della festa lo spaventava a morte. Bastava il pensiero di doversene stare per l'intera giornata in mezzo alla folla schiamazzante per gettarlo nel panico.
Però... però era molto peggio immaginare la sua amica in giro da sola con uno di quei due mocciosi impertinenti, decise sfiorando con una carezza quei suoi riccioli così scuri e fitti.
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