16
Tavish socchiuse le palpebre al sole che gli batteva sul viso, poi si spinse bruscamente a sedere. Il suo corpo reagì con un coro di acute proteste. Non c'era muscolo che non gli dolesse come se lo avessero preso a bastonate. Con allarme si rese conto che Shamira era sparita, ma prima che riuscisse a rimettersi in piedi per cercarla, il fruscio del sottobosco gli annunciò il suo ritorno.
- Oh, bene, tu sveglio! Guarda! Trovato da mangiare mentre dormiva! - disse mostrando sorridente i lembi sollevati della giubba, in cui aveva raccolto manciate di more mature. - Su, assaggia! Sono buone! -
- Mangiale tu. Chi dorme troppo salta la colazione. -
- Tu non fare Kadir stupido! Certo che dormire tanto dopo ieri! - protestò indignata sedendosi accanto a lui. - Ora prendi o io arrabbio! -
Le mangiarono una per una, per farle durare di più, ma finirono comunque troppo in fretta.
La ragazzina, con in bocca l'ultimo frutto, si strinse le ginocchia con le braccia sospirando desolata.
- Che fare noi ora? Dovuto scappare e perso di nuovo lavoro per mia colpa... -
- Non è stata colpa tua - disse il compagno sfiorandole i riccioli bruni. - Cercheremo qualcos'altro. In quella direzione c'è il mare e la città portuale di Triana. Di sicuro lì troveremo qualcosa. Vedrai, ce la caveremo. -
Decisero di partire all'indomani, per riposarsi ancora un poco e prepararsi a due faticosi giorni di marcia. Così Shamira ebbe tempo di scoprire altri talenti di Tavish.
- Vieni, andiamo al mercato - le disse con aria complice guidandola nel sottobosco.
Fu come vederlo spalancare davanti ai suoi occhi una dispensa impensabilmente fornita.
Gli mostrò come all'interno di certi ricci spinosi si nascondessero castagne e faggiole da arrostire sul fuoco. Le insegnò a distinguere la felce dalle radici dolci come liquirizia, così come alcuni tipi di funghi mangerecci da quelli velenosi, osservando il diverso colore che assumevano le carni incidendole con la punta del coltello. Le indicò frutti commestibili, come il corniolo dal gusto asprigno, il farinoso biancospino o il crespino dai rami spinosi, e quelli da evitare, come la rossa spiga del gigaro, le piccole bacche cave del tasso e quelle dell'edera e della belladonna, scure come l'inchiostro di galla. Nella pozza alimentata dalla sorgente, affondati nella terra umida, pescò i frutti coriacei della castagna d'acqua e i rizomi della coda di gatto. Col fusto cavo di una canna, spessa come il suo braccio, costruì per loro due contenitori per l'acqua.
Ma fu l'impresa più rischiosa a concedergli un bottino prelibato.
All'interno di un albero morto era riuscito a scovare un alveare. Sfidando le api, stordite con l'ausilio di una torcia fumosa, Tavish riuscì a sottrarre un grosso frammento di favo gocciolante di miele. Mai, da quando era giunta in quell'angolo di mondo di là dal mare, la ragazzina aveva goduto di un tanto saporito banchetto.
- Tutto così buono! Molto meglio disolita zuppa. Chi insegnato tante cose? -chiese rosicchiando un'ultima castagna arrostita.
Lo sguardo di Tavish, che appoggiato a una roccia stava dando gli ultimi ritocchi di coltello ai loro nuovi bastoni da viaggio, si velò di malinconia.
- Sono figlio di contadini. Mio padre e poi mio zio mi portavano con loro quando si andava per legna. E mi hanno mostrato che, a sapere dove guardare, grazie al bosco si può sempre mangiare. Ti saresti leccata i baffi con il coniglio alle castagne di mia zia e le sue pere volpine cotte nel vino speziato.
- Io no baffi! - esclamò Shamira toccandosi corrucciata la parte superiore del labbro.
Accadde una cosa strana. Improvvisamente Tavish scoppiò a ridere, un suono ruvido, ma allo stesso tempo caldoe franco. Era la prima volta che capitava da quando lo conosceva.
- Scusa, scusa! Non volevo prenderti ingiro - si affrettò a spiegare fraintendendo lo sguardo attonito di Shamira. - È solo un modo di dire di qui. Significa che una cosa da mangiare è molto buona. -
Lei sorrise. Le piaceva sentirlo ridere.
- Tuoi zii deve essere molto brave persone. Perché non torni da loro, io dico? -
Le ultime tracce di divertimento svanirono in un sospiro.
- A fare cosa? - disse amaro concentrando il lavorio del coltello su un nodo ostinato del legno. - Sono scappato dalla loro casa senza una parola di spiegazione. Da anni non ricevono mie notizie. Di certo mi crederanno morto ed è molto meglio così. -
- Che pensare stupido è? - protestò Shamira. - Se volere te bene come dici, come credere che per loro è meglio se tu morto? Se Tavish tornare, loro sicuro contenti! -
- Il ragazzo che conoscevano non esiste più. E quello che ha preso il suo posto non vale il loro affetto. Dormi ora. Ci aspetta un lungo cammino - disse severo.
- Io dormo. Ma è un pensare stupido uguale - stabilì Shamira volgendogli imbronciata le spalle.
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