Capitolo 5: ♥ Il primo giorno di scuola ♥ - parte 2
La ragazza con la carnagione estremamente chiara alzò il capo e vide a pochi centimetri da lei Elenì Maser, l'unica ragazza di cui ricordava il nome nonostante tutti si fossero presentati durante il suo discorso iniziale.
Perché sta aspettando? si chiese tra sé e sé il fiorellino bianco e, dopo alcuni secondi, si lasciò sfuggire: «Ah, già».
Doveva finire il tour.
«Cosa?» ribatté confusa la ragazza bruna. «Andiamo. Ti faccio vedere la mensa», aggiunse cambiando subito argomento. «Così conosci anche i miei amici».
Mille scuse le balenarono la mente. No, mi dispiace. Ho il mio pranzo (cosa non vera). Vorrei rimanere un po' da sola (cosa vera, ma molto maleducata da dire a una ragazza che si mostrava così gentile).
All'improvviso ricordò la promessa fatta alla madre qualche ora prima: avrebbe – almeno – provato a farsi degli amici.
Un aneddoto particolare su Orchidea era che aveva completamente smesso di farsi degli amici. Non ci provava nemmeno più. Non perché non le interessasse nel profondo, ma perché sapeva bene come sarebbe andata a finire. Esattamente come un paio di anni prima che...
La ragazza con la carnagione estremamente chiara scosse la testa, cacciando via quel brutto ricordo che stava tornando a galla, e voltandosi verso Elenì disse: «Molto volentieri». Si alzò raccogliendo tutta la sua roba e la seguì fuori dall'aula. «Allora, come ti è sembrata la mattinata?»
«Interessante», commentò Orchidea a capo chino.
«Qual è il professore che ti piace di più?» insistette Elenì.
Fare conversazione con il fiorellino bianco era in parte difficile: rimaneva sempre in silenzio e parlava solo se necessario. Non perché non avesse pensieri a riguardo, ma per l'abitudine di essere giudicata per le sue parole. Perciò dopo anni e anni si era stancata e aveva attuato il piano del silenzio che stava seguendo anche in quel momento con Elenì, che comunque non si diede per vinta e proseguì con la conversazione. «Eddai...»
«È impossibile esprimere una preferenza se ho conosciuto solo tre professori in quattro ore», borbottò Orchidea.
«Avevi già affrontato i temi di cui abbiamo parlato oggi?»
«Solo la densità con il professor Carter», ammise il fiorellino bianco.
«Ah, va bene». Ci aveva provato... Elenì si sentì a disagio: non voleva forzare la conversazione, ma dopo pochi secondi fu la ragazza con la carnagione chiara come la neve a parlare. «Senti, Elenì. Come funziona questa scuola?» Capendo da sé che la domanda era piuttosto confusa, fece una pausa. «Nel senso... Non sono mai stata la nuova arrivata. Frequentavo il liceo classico, ma mi pare di aver capito che questa è una scuola generale, giusto? È diversa da...»
«Sì, Hai ragione, scusa», borbottò Elenì. «Ti spiego: la città più vicina in cui si può scegliere il proprio corso di studi è Treviso, solo che, come hai visto, è molto lontana. Perciò hanno aumentato il numero di ore e aggiunto alcune materie di carattere generale per il nostro futuro in modo tale da non farci diventare fuori sede o cose del genere».
«Materie di carattere generale? Ossia?» replicò disorientato il fiorellino bianco.
Tuttavia il tragitto dall'aula alla mensa non era molto lungo, così le due giovani arrivarono a destinazione prima che la conversazione fosse finita.
Un'enorme sala con un'illuminazione color arancio e almeno una sessantina di persone occupava l'intero spazio. Un conato di vomito disturbò all'istante Orchidea, che rimase pietrificata sulla porta d'ingresso, mentre Elenì iniziò a spiegarle alcune regole di quel refettorio, che sembrava essere uscito da un opuscolo informativo.
In sintesi, gli studenti avevano a disposizione un'ora di tempo per mangiare e fare quello che desideravano, eccetto uscire dall'istituto. Alla destra dell'entrata era disposta una fila di banconi che indicava il percorso da seguire per scegliere il proprio pranzo, che era incluso nella retta, mentre il resto della mensa consisteva in tavoli tondi sparsi che permettevano di sedersi a cinque persone per volta. Ognuno poteva scegliere fra tre primi, tre secondi, due contorni, due dolci e frutta assortita. Una scuola tutta particolare!
Il brusio di sottofondo si faceva sempre più forte, facendo venire ancora più ansia a Orchidea, che già stava trattenendo il respiro, mentre Elenì, prendendo per mano il fiorellino bianco, si mise dietro ad alcune persone. Nel momento in cui la ragazza con il nome di un fiore capì di essere in fila per prendere da mangiare, cedette alla paura e uscì di corsa dal corridoio artificiale con il fiatone. La figlia della governante la seguì spaventata e un po' confusa: aveva fatto qualcosa di sbagliato?
I piccoli occhi color pistacchio osservavano Orchidea con timore ed Elenì disse: «Che succede?»
La ragazza con il nome che sembrava un gioco di parole sussultò accorgendosi di essere stata seguita; scrollò la testa con l'intenzione di apparire normale agli occhi di Elenì e dopo tanti anni di pratica in cui aveva sempre agito in quel modo recitò: «Nulla, ma ci ho pensato dopo... Ho il mio pranzo. Non pensavo che ci fosse un servizio del genere».
«Ah, non preoccuparti. Allora ti porto al nostro tavolo e poi vengo a fare la fila», affermò Elenì accennando un sorriso.
Il fiorellino bianco emise un sospiro di sollievo. Non avrebbe mai ammesso di non riuscire a mangiare in compagnia di persone che non conosceva. Faceva fatica persino davanti alla madre... L'unico modo per assumere un paio di carboidrati era rimanere da sola.
Con un'aria sconsolata e una velata stanchezza dovuta ai continui capogiri, che non le avevano dato tregua nemmeno per un minuto, Orchidea seguì il passo danzante di Elenì fino a un tavolo rotondo che si trovava quasi al centro della sala mensa.
Esattamente come gli altri, quel tavolo, che forniva un appoggio solido, aveva cinque sedie, ma solo due erano occupate. La ragazza con la carnagione estremamente chiara non ci fece molto caso, poiché preferiva ammirare le piastrelle color perla del pavimento; ciononostante, le teste dei ragazzi seduti al tavolo si alzarono con reazioni diverse.
«Ciao, tesoro», disse una voce profonda. Orchidea vide degli scarponi avvicinarsi alla sua compagna di classe, nonché figlia della sua governante, e, intenzionata a scoprire chi fossero gli amici della ragazza che si era comportata fin da subito in modo cortese, sollevò la testa.
Proprio al fianco di Elenì c'era un ragazzo con una capigliatura biondo cenere e due grandi occhi dello stesso colore delle olive chiare. Le sorrideva, ma non nello stesso modo in cui si rivolgeva alla ragazza al suo fianco. Orchidea impiegò qualche secondo per capire che erano una coppia: non appena erano arrivate, lui si era alzato e le aveva messo un braccio intorno alla vita, salutandola.
In quel frangente il piccolo fiorellino bianco, con le gambe che le tremavano lievemente e il respiro corto, provò un pizzico di gelosia, per non dire invidia.
Anche lei avrebbe voluto ricevere simili attenzioni, ma si rispose subito da sola: chi si sarebbe affezionata a un essere che aveva l'aspetto di un fantasma e che, per giunta, era un malato mentale?
In preda al disagio, scosse il capo, storse la bocca e abbassò gli occhi.
Nella sua testa c'era chi si divertiva a giocare al tiro alla fune e questo la confondeva ulteriormente. Da una parte c'era la voglia di scappare a gambe levate, ma dall'altra c'era il bene che voleva a sua madre a stringere saldamente la corda.
Non si arrivava a una fine, perché nessuna delle due parti riusciva a prevaricare sull'altra.
«Florian, lei è Orchidea, la nuova compagna di classe e una nuova concittadina». Elenì fece le presentazioni e il ragazzo biondo con le olive negli occhi sorrise. «Cris...» cercò di continuare la ragazza bruna, ma d'un tratto l'attenzione dell'intera sala fu catturata dall'apertura improvvisa di entrambe le porte della mensa.
Tutto accadde così a rallentatore che la ragazza dalla carnagione estremamente chiara stentava a credere ai suoi occhi. Una giovane di media statura varcò l'entrata come se tutto ciò su cui posasse gli occhi celesti fosse suo.
La sua chioma era così bionda che solo Orchidea Fiore poteva non esserne invidiosa e, sebbene vestisse in modo un po' più rustico rispetto a lei, era bellissima. Non c'era alcun dubbio su questo e le bocche spalancate di tutti coloro che venivano superati dalla ragazza lo confermavano. Osservando quell'atteggiamento altolocato, visibile già dal modo di camminare, alla ragazza la cui carnagione era più bianca della neve tornò in mente il sindaco Miser.
«Fammi indovinare: quella è la figlia del sindaco», borbottò inaspettatamente Orchidea ad alta voce.
Elenì si voltò stupita e trattenne una risata, ma a parlare fu Florian, il ragazzo dai capelli biondo cenere con delle olive al posto degli occhi. «Sì», ridacchiò lui. «Lei è Nicole Miser ed è la figlia del sindaco».
«Ho notato. Un po' le assomiglia, in effetti», commentò con una certa acidità il fiorellino bianco.
«Hai conosciuto il sindaco?» intervenne la compagna di classe.
«Sì, è venuta lei ad accoglierci e... come persona non mi ha entusiasmato molto», ammise Orchidea. «Era molto rigida e quasi apatica».
«È normale. Anzi, mi stupisce che sia venuta proprio lei. Odia gli eventi pubblici e tutto ciò che riguarda il contatto con i cittadini», spiegò il bellimbusto con le olive al posto degli occhi.
«E allora perché fa il sindaco?» domandò disorientata la ragazza dai lunghi capelli bianchi, senza staccare gli occhi dalla fanciulla che aveva attirato l'attenzione di tutta la scuola. «Perché la sua famiglia è l'unica che si occupa di politica», rispose Florian senza lasciare la sua ragazza.
«E poi è l'unica famiglia che ha voglia di gestire quelle faccende», si intromise una voce limpida, quasi familiare, dietro la ragazza con la neve al posto della pelle. Quest'ultima si voltò e, sgranando quei suoi grandi occhi azzurri, sussultò. «La misteriosa ragazza del lago. Finalmente so il tuo nome, Orchidea».
«Orchidea, ti presento mio cugino Cristoph», ghignò Elenì. «Ma avete già mangiato?» proseguì dando un'occhiata ai vassoi vuoti sul tavolo.
«Il professor Haller è stato male e perciò siamo venuti qui». Fu il ragazzo con le olive al posto degli occhi a rispondere, perché il suo amico dai capelli ribelli color carbone non smetteva di fissare il fiorellino bianco, che era evidentemente a disagio. Mentre il gruppo di giovani si mise a sedere, solo Florian si accorse che Elenì si stava allontanando per andare a prendere da mangiare. «Perché ragazza del lago?» chiese il biondo.
Cristoph fece un sorriso sghembo, ma la ragazza dai lunghi capelli bianchi replicò con tono arcigno: «Perché ieri stavo mangiando tranquillamente in riva al lago e qualcuno, che si trova qui accanto, ha iniziato a parlare».
Florian scoppiò in una fragorosa risata e mentre Elenì tornava al tavolo con un vassoio pieno di cibo, il ragazzo con gli occhi dello stesso colore del lago rispose con uno sguardo truce.
«Tu cosa hai fatto?» esortò con un tono di rimprovero la nuova compagna di classe.
In quel momento Orchidea si sentì sprofondare nella sedia: perché aveva detto una cosa del genere? Perché non si era limitata ad annuire? Doveva fare solo una cosa, e invece aveva espresso la propria opinione...
Mentre la ragazza dal corpo minuto e la carnagione estremamente chiara si tormentava su quanto accaduto pochi minuti prima, il gruppo di amici, dopo un breve battibecco in merito alla frase di Orchidea, iniziò a discutere sulle attività del pomeriggio.
«Se non c'è il professore, perché non è ancora arrivata la notifica?» chiese Elenì.
«Arriverà. E poi adesso non avete Rossi?» replicò Florian. «Vedrai che vi darà lui la comunicazione».
«Hai ragione», borbottò la sua fidanzata. «Quindi cosa facciamo oggi?»
In quel momento le orecchie di Orchidea si riempirono di autoinsulti e ci vollero un fastidioso ticchettio sulle piastrelle color perla e un'imperiosa voce femminile per riportarla con i piedi per terra, liberandole l'udito. «Finalmente sei arrivata. Io sono Nicole». Orchidea alzò il capo e proprio al suo fianco vide una ragazza dalla chioma biondo platino, che continuò: «Mi piace il tuo stile e il colore dei capelli è... accettabile».
«Nicole...» sbuffò Florian alzando lo sguardo al cielo. Gli occhi celesti della ragazza saettarono immediatamente in quelli color oliva del ragazzo, che contraccambiarono con amarezza, mentre al suo fianco la fidanzata borbottava a bassa voce. «Non stavo parlando con... te, ma con... Come ti chiami?»continuò sfrontatamente la ragazza.
«O... Orchidea», balbettò in un sussurro la ragazza che possedeva il nome di un fiore.
«Ti chiamerò Orchi», dichiarò Nicole Miser, la figlia del sindaco. «Vieni, puoi sederti con me al tavolo. Almeno lì puoi dire di contare qualcosa... Non rischiare di vagare nei bassifondi...»
«Bassifondi?» ripeté con voce altisonante il ragazzo dai capelli ribelli color carbone.
«Ricorda che una volta li frequentavi anche tu, questi bassifondi», dichiarò Florian stringendo con un braccio Elenì, che serrava i denti infastidita. Il ragazzo biondo ricevette uno sguardo inceneritore e Nicole disse: «Grazie a Dio, quella che pensavo fosse mia amica mi ha fatto aprire gli occhi».
«Vuoi arrivare alla fine dell'atto?» borbottò Cristoph alzando il sopracciglio scuro.
«Andiamo, Orchi», disse Nicole prendendo per il polso la ragazza della carnagione estremamente chiara.
Fu allora, al contatto con la pelle liscia di Nicole Miser, che il sangue nelle vene di Orchidea si gelò fino a farle irrigidire tutti i muscoli e a trasformarla in una statua.
Sapeva esattamente cosa stava accadendo. Lo aveva letto in ogni libro e visto in ogni film o serie tv: Nicole Miser rappresentava tutto ciò che era in grado di ferirla. Aveva il potere e, soprattutto, delle persone che la seguivano. Era in grado di influenzare chiunque le stesse intorno e questo terrorizzava tremendamente la ragazza dalle docili membra e dai lunghi capelli bianchi.
Che cosa avrebbe dovuto fare?
Era sicura che in ogni caso la sua vita sarebbe proseguita come era sempre stata... solo in un'altra regione. Si sentì mancare l'aria e i capogiri, che non l'avevano mai abbandonata durante tutto il mattino, si fecero più intensi.
Lo stomaco, che le brontolava per la fame, si arrotolò fino a diventare un gomitolo e, prima che la sala iniziasse a roteare come in una giostra, le gambe del fiorellino bianco riuscirono a muoversi quanto bastò per scappare in preda a una crisi di panico.
SPAZIO AUTRICE
Ciao ragazzi e ragazze!
Come state oggi?Come avete trovato questo nuovo capitolo?
Riempitemi di commenti! Voglio sapere le vostre opinioni, purché siano espresse in modo educato.
Il capitolo 5 è uno dei più fondamentali, perché la storia inizia a prendere sempre più forma e, ormai, le tematiche sono quasi tutte espresse.
Come avete inteso, i miei obiettivi sono quelli di farvi riflettere sul valore dell'amicizia, della propria famiglia e, soprattutto, di voi stessi. Siete grandi. Non dimenticatelo mai.
Grazie per aver letto questo capitolo e se ti piace, non dimenticarti di mettere una ⭐.
Sono sempre ben gradite. Un bacio 🌸
Checca B🌻
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