Verità
<< Sveglia dormigliona!>>
Mi misi a sedere di scatto e, con sguardo sgomento e spaventato, rivolsi lo sguardo intorno guardinga notando solo la presenza di Melania seduta nella mia stessa identica posizione. Un grande salice ci sovrastava e riparava dalla pioggia che cadeva copiosa bagnando la parte di prato su cui ci eravamo adagiate.
<< Piove da molto?>> domandai alzandomi e appoggiandomi al tronco del salice.
<< Solo da quando ti sei addormentata tranquilla, ora smetterà>> disse con sguardo sognante.
Feci per avvicinarmi a lei quando inciampai su qualcosa che scoprii essere una parte del mio vestito stranamente strappato a partire dal fianco. Continuai a camminare con un senso d'angoscia crescente e con la sensazione di non essere soli e mi sedetti accanto a lei attenta a ogni movimento sospetto.
<< Andiamo via>> mi disse all'improvviso Melania toccandomi la spalla e facendo per alzarsi.
<< No rimaniamo qua, c'è qualcuno lì fuori>> intervenni prontamente trattenendola.
<< Non dire sciocchezze! Ci siamo solo io e te>> rispose alzandomi.
<< Ti dico che c'è qualcuno, lo so!>> le dissi quasi gridando.
Proprio quando stavo per convincere Melania a desistere , una fitta di dolore mi colse impreparata e tenendomi convulsamente un fianco mi accasciai a terra priva di sensi.
A farmi riprendere coscienza furono dei fastidiosi schiaffi al viso. Ancora con gli occhi chiusi, corrugai la fronte sperando di far cessare quel movimento quando poi non avendo altra scelta, ormai in dormiveglia, dissi:
<< Melania, finiscila, voglio dormire!>>
<< Dormirai in un altro momento, forza svegliati non ho tempo da perdere!>> disse una voce che non riconobbi come quella di Melania, anzi, la voce era tutt'altro che femminile sembrava quasi appartenere ...
Aprii gli occhi di scatto avendo capito di chi si trattasse in realtà, cosa che a lui non passò inosservata, in fondo sembrava che niente gli sfuggisse.
<< Come ti senti?>> chiese lui.
<<Bene>> risposi diffidente e con un moto di rabbia ingiustificata.
Lui si limitò a scuotere la testa divertito e mi fece segno di seguirlo. Mi alzai con fatica da quella che sembrava una brandina e tenendo la mano sul fianco bendato e sorreggendomi per mezzo della parete uscii dalla stanza dalle mura e dal pavimento di pietra. Attraversammo un corridoio illuminato da torce addossate alle pareti che gli conferivano un aspetto più tetro per arrivare ad una stanza la cui unica fonte di luce proveniva da un camino. La stanza era sommersa dall'oscurità e a stento si riconoscevano le sagome dei mobili a parte due poltrone di velluto blu davanti al fuoco ed un tavolo dal taglio antico su cui erano poggiate due tazze e una brocca. Lui si sedette sulla poltrona alla mia sinistra ed io imitandolo presi posto sull'altra.
<<Vuoi qualcosa da bere?>> mi chiese prendendo la brocca in mano.
<< No, grazie>> gli risposi osservando con sospetto prima la brocca poi lui.
<< Non c'è alcun motivo per guardarmi così, ti ho salvato la vita credo di averti dimostrato di essere di parola>> mi disse avvicinandosi a me con il busto.
<< Lo so e ti ringrazio di averlo fatto ma è anche vero che questo coincideva con i tuoi piani>> risposi prontamente.
<< Ho capito, non ti fidi ancora di me, è comprensibile in fondo, ma non rinvanghiamo il passato, siamo qui per affrontare il futuro, giusto?>> mi chiese appoggiandosi allo schienale.
<< Giusto>> mi limitai a dire, fissando il fuoco al mio fianco.
<< Bene, iniziamo con le domande, come promesso>> disse marcando le ultime parole.
<< Come ti chiami?>> gli chiesi tornando a guardarlo.
<< Che domanda è? ... Oh va bene, mi chiamo Tom>> disse notando la mia espressione seria<< Sono queste le domande che ti affliggono? Lodevole!>> continuò ridendo.
<< Che piani hai in serbo su di me? Continuai riuscendo a togliergli il sorriso.
<< Ti ho salvata perché mi piaci, non ho alcun piano>> rispose serio.
<< Mi credi così stupida? Che piani hai su di me?>> continuai irritata, sentendo la rabbia crescere.
<< Nessuno, te l'ho detto>> rispose calmo.
<< Se le cose stanno così riportami a casa, non ho intenzione di sprecare più fiato con te>> decretai alzandomi furibonda.
<< Aspetta ...>> disse alzandosi a sua volta e prendendomi un braccio.
Sentii dentro di me una rabbia cieca aumentare pericolosamente, le dita mi formicolavano desiderose di stringere quel collo e non sentirlo più parlare.
<< Tom, ti consiglio di allontanarti, non so per quanto tempo potrò rispondere delle mie azioni>> gli dissi spaventata dai miei pensieri così violenti e fuori natura e con immensa fatica.
<< Riprendi il controllo del tuo corpo prova a calmarti io mi allontanerò >> disse lasciandomi l braccio e indietreggiando di qualche passo.
<< Ci sto provando! Maledizione, vorrei solo staccarti la testa>> dissi come se fosse un'altra persona a parlare.
Chiusi gli occhi cercando di riacquistare lucidità ma più tempo passava più perdevo contatto con la ragione fino a quando la persi completamente. Mi avvicinai a lui calma e, accorciando le distanze, mi gettai a peso morto contro di lui facendoci cadere insieme e tentando in quel momento di strangolarlo. Lui prontamente mi afferrò i polsi allontanandoli dal suo collo e d'improvviso la mia voce mutò diventando quella di Damon.
<< Come hai fatto a rapirla? Parla!>>
<< Non l'ho rapita, è venuta di sua volontà, è evidente che mi abbia preferito a te, ti ho sempre consigliato di limitare la tua impulsività ma tu non ascolti ... la volevi tutta per te, eh?>> disse mentre mi bloccava le mani dietro la schiena.
<< Te la farò pagare! Prova a torcerle un solo capello e te la vedrai con me!>>
<< Che tenero! Devo dire che non sei solo impulsivo ma anche stupido, fino ad adesso chi credi che le stia facendo del male, tu o io?>>
Subito dopo le sue parole sentii la rabbia diminuire e la ragione tornare; ero di nuovo me stessa.
<< Sono tornata in me, adesso, puoi lasciarmi>> riuscii solo a dire ancora scossa.
<< Siediti, ti spiegherò tutto>> disse con un'espressione leggermente stupita.
<< Non è la prima volta che mi succede, a dire il vero, ma a un tal livello ancora non ero arrivata né pensavo di arrivarci>> dissi precedendolo.
<< Puoi farmi qualche esempio?>>
<< Sentivo allegria mentre ero arrabbiata oppure delusione ingiustificata, comunque emozioni non mie>> dissi con riluttanza.
<< Spero tu sia al corrente che tu e Damon avete unito il vostro corpo per essere qui>> si fermò in attesa della mia conferma<< Bene, questo ha comportato il fatto che anche le vostre emozioni sono condivise ,perciò se senti qualcosa che credi estraneo molto probabilmente apparterrà a Damon>>
<< Queste non erano semplici emozioni però, lui ha direttamente preso il mio corpo!>> protestai.
<< Ahimè condividere il corpo vuol dire anche questo! Per non permetterglielo devi solo rifiutare le sue emozioni come tue>>
<< Non capisco, spiegati meglio>>
<< Cercherò di essere chiaro. Prima tu credevi che quella rabbia fosse tua; se avessi capito a chi apparteneva e l'avessi respinta, lui non avrebbe avuto accesso al tuo corpo. Questo diventa più complicato quando provate le stesse emozioni, te ne accorgerai,in quel momento si amplificano, in quel caso ti consiglio di provare a sentire qualche altra emozione>>
<< E' vero che qui si trovano i miei genitori?>> chiesi dopo un lungo silenzio.
<< Si qui si trovavano i tuoi genitori>> rispose.
<< Impossibile! Sono sicura che i miei genitori siano vivi!>> esclamai con fervore.
<< Io intendo i tuoi veri genitori, non quelli fasulli che avevi, che, resti tra noi, non erano molto convincenti>>
<< Ma come ti permetti!Anche se mia madre non era umana non significa che mio padre ....>>
<< Padre? Quale padre? Mai esistito!>> disse ridendo.
<< Sei un imbroglione, io ci ho vissuto! Vuoi farmi credere che mi sia sognata tutto!?>>
<< Parlami di un solo ricordo che hai di lui>>
Riflettei su qualche ricordo che avevo di lui quando con mio sgomento non ne trovai nessuno. Le mie convinzioni crollarono un'altra volta, sentii quella realtà diventare troppo stretta e soffocante, tuttavia la mia reazione fu un pesante silenzio.
<< Ricordato qualcosa?>> mi chiese con un ghigno.
<< Dove sono i miei genitori?>> chiesi ,voltandogli le spalle per non mostrargli il volto rigato di lacrime, non volendogli credere.
<< Te l'ho detto, sono morti>>
<< Abbiamo finito con le domande?>> continuò lui annoiato.
<< Per adesso>>fu la mia unica risposta.
<< E' ora che tu vada a dormire,hai sprecato fin troppe energie>>
<< Posso rimanere qui?>> gli chiesi speranzosa di una sua risposta affermativa.
<< Come vuole signorina>>rispose fingendo un inchino.
Appena chiusa la porta aspettai qualche ora per alzarmi dalla poltrona, certa che ormai fosse andato via e lontano. Spostai, perciò, la poltrona sotto una finestra grande abbastanza per poterci passare attraverso e riuscendo facilmente ad aprirla, sospettosa, scesi da essa mordendomi il labbro per non urlare dal dolore causato dal salto. Armata di attizzatoio risalii sulla poltrona e lo feci passare nell'apertura che dovevo attraversare e una volta controllato che l'attizzatoio non avesse riportato danni, lo posai a terra e mi arrampicai tenendomi in equilibrio sul davanzale. Proprio in quel momento, però, una scossa mi pervase costringendomi ad urlare dal dolore e quando questa terminò caddi all'indietro, rimbalzando sulla poltrona e finendo a terra con un gran tonfo che riaprì la ferita.
<< Volevi lasciarmi senza salutarmi?>> mi chiese Tom fermo sulla soglia e ancora vestito, segno che non se n'era mai andato.
<< Volevo solo prendere un po' d'aria>> dissi gemendo di dolore.
<< Ti porto io in un posto sicuro, non temere>> disse sorreggendomi per le braccia e portandomi via con lui.
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