Ricerche (parte 2)

Rimasi immobile a fissare quegli occhi che diventavano sempre più iracondi, i miei sensi erano offuscati, vedevo tutto sfocato e i rumori mi arrivavano ovattati. Per un folle momento pensai di stare per allontanarmi da quella casa, da quegli occhi, da quella dimensione per poi ritrovarmi a casa mia, in compagnia di mia madre e delle mie amiche. Ma la dura realtà mi piombò addosso dolorosamente come una secchiata di acqua gelata ed in quel momento i miei sensi si acuirono allarmati. Iniziai a pensare freneticamente ad un modo per affrontarlo, spaventata per quello che avrebbe potuto farmi,quando, vedendolo avvicinarsi, agii d'istinto con il cuore che batteva ormai con violenza contro lo sterno. Lo abbracciai con impeto sperando di essere convincente.

<<Non riuscivo a dor... dormire>> iniziai con titubanza << qualcosa nella mia stanza mi ha spaventata e non volevo rimanere lì da sola>> deglutii,scoprendo di avere la gola secca, non osando nemmeno guardarlo << così volevo venire da te ma ...>> la voce mi si incrinò ed in quel momento pensai che la mia bugia non fosse per niente credibile, tuttavia decisi di concludere tremando ormai convulsamente contro il suo petto<<ma il castello è così grande che mi sono persa ...>> .

Calò il silenzio e in quel frangente cominciai a temere il peggio. Trattenni le lacrime troppo spaventata anche solo di respirare e attesi in una lenta agonia. Senza neanche avvertire uno spostamento d'aria una mano si poggiò sul mio capo facendomi sussultare per poi scendere alla base del collo e costringermi a staccarmi dal suo petto e guardarlo in viso. Con riluttanza non mi opposi al comando che dettavano quelle mani delicate e prepotenti allo stesso tempo e lo guardai di sottecchi ancora tremante. Vidi la rabbia scemare dai suoi occhi per dare spazio ad uno sguardo più addolcito, quasi compassionevole.

<<Starai con me stanotte>> disse soltanto, rompendo il silenzio e accarezzandomi una guancia per poi tirarmi per un braccio e condurmi nelle sue stanze.

Fui sul punto di liberare il braccio da quella presa possessiva quando mi accorsi di avere i piedi sporchi di terra. Lentamente e con disinvoltura abbassai la veste bianca il più possibile per nasconderli e continuai a seguirlo falsamente docile con un nuovo obiettivo formatosi durante il tragitto: trovare il libro con lo smeraldo e scappare. Con ancora questi pensieri vidi Tom fermarsi davanti ad una massiccia e imponente porta di legno intarsiato che avrebbe potuto suscitare meraviglia se non fosse stato per i soggetti rappresentati: anime che si staccavano da corpi agonizzanti e vari nomi illeggibili al buio. Rabbrividii alla loro vista e Tom, a cui quel particolare non era sfuggito, mi condusse all'interno della stanza. Essa era molto disordinata: alla mia sinistra vi era un letto a baldacchino posto in una nicchia dove non giungeva la luce dalla finestra, posta di fronte a me. Alla mia destra vi era un'altra porta mentre vicino alla finestra vi erano scaffali stracolmi di carte e libri che costituivano pile così alte da oscurare la finestra stessa. A contribuire al disordine generale erano carte scivolate a terra, tappeti arrotolati posti lungo le pareti o lungo gli scaffali ed un separé al centro della stanza che rendeva difficoltoso il passaggio.

<<Tom, vorrei lavarmi prima di andare a dormire>> dissi attirando la sua attenzione, impaziente di eliminare la terra dai miei piedi.

<< Dietro quella porta c'è il bagno. Ti aspetto qui>> indicò guardandomi sospettoso.

Senza dir nulla mi diressi alla porta ed entrai nel bagno tirando un sospiro di sollievo. L'ambiente era tutt'altro che squallido. Le pareti erano decorate con ghirigori dorati e blu come quelle della sua stanza e la vasca e il catino erano in ceramica anch'essa finemente decorata. Chiusi la porta a chiave e mi lavai i piedi nella vasca con insistenza e forza cercando di farmi coraggio; il solo pensiero di sfidare di nuovo la sorte cercando quel libro mi atterriva eppure quella era un'occasione più unica che rara. Riuscendo a racimolare quel poco coraggio che ancora avevo, asciugai i piedi e mi avvicinai alla porta il più silenziosamente possibile e spiai la stanza attraverso il buco della serratura, da cui avevo tolto la chiave, alla ricerca degli scaffali e di uno smeraldo. Ma la mia ricerca finì prima di iniziare perché l'unica figura che riuscii a vedere fu Tom, in piedi di fronte alla porta con lo sguardo fisso su di essa. Mi allontanai di scatto e per non insospettirlo ulteriormente aprii la porta, che si sbloccò con uno scatto, e mi avvicinai a lui.

<<Dove dormirò?>> chiesi impedendogli di fare qualsiasi domanda scomoda.

<< Con me>> rispose tranquillamente prendendomi per il polso e iniziando a dirigersi verso il suo letto.

<<Non posso dormire in un altro letto?>> chiesi colta dal panico fermandolo con uno strattone del polso.

<<Non mi hai forse cercato perché non riuscivi a dormire?>> chiese fissandomi insistentemente negli occhi nel palese tentativo di leggermi la mente.

<<Volevo solo la tua compagnia, non ho mai espresso il bisogno di dormire con te nello stesso letto>> risposi sulla difensiva accigliata.

<<Sono desolato, non vi sono altri letti oltre il mio in questa stanza>> rispose serio e determinato<<A te la scelta o il tuo letto o il mio>> concluse in risposta al mio silenzio.

Per quanto ogni fibra del mio corpo desiderasse scappare da quella stanza la ragione mi costringeva a rimanere ferma su quel pavimento, in quella stanza dove avrei potuto trovare il libro. Non riuscendo a parlare mi limitai ad annuire facendomi condurre dinanzi al letto sotto le cui coperte si distese su un fianco. Non avendo altra scelta, mi distesi anch'io impacciata con lo sguardo rivolto al drappo del baldacchino, respirando a fatica.

<<Hai paura di me?>> sussurrò, rigirandosi fra le coperte in modo da avere il viso di fronte al mio.

<<No, affatto>> mentii , fissando i ghirigori dorati delle pareti.

<<E invece si, sei rigida come una statua, rilassati>> disse accarezzandomi il polso, gesto che mi fece boccheggiare per l'angoscia e la paura.

<<Come fai a saperlo se mi hai dato le spalle tutto il tempo?>> sussurrai liberando il polso dalla sua mano.

<<Ti conosco meglio di chiunque altro e anche tu mi conosci più di quanto tu pensi, solo che non te lo ricordi, ma io ti aiuterò>> rispose avvicinando la mano al mio viso che scostai prontamente, decisa a saperne di più.

<<Accetto il tuo aiuto a condizione che ti limiti a rispondere alle mie domande onestamente!>> esclamai osservandolo negli occhi.

<<Accetto>> rispose prontamente sorridendo.

<<Com'è possibile che tu mi conosca se mi trovo qui solo da pochi giorni?>> chiesi distendendomi su un fianco di fronte a lui.

<<Vivevi in questa dimensione prima di ritrovarti tra i mortali e stavamo insieme, ci stavamo per sposare>> rispose con uno strano luccichio negli occhi.

<<Cosa?!>> quasi urlai allibita, mettendomi a sedere.

<<Non dirmi che non provi nulla per me, i sentimenti non possono essere cancellati!>> esclamò mettendosi anche lui a sedere.

<<Non provo nulla per te>> risposi atona.

<<Non è possibile! Mi avevano assicurato che non saresti stata privata dei tuoi sentimenti per me. Ti prego dimmi che stai scherzando!>> urlò scuotendomi per le spalle.

<<Se tanto tenevi a me perché allora hai posseduto e cercato di possedere la mia mente?>> chiesi arrabbiata e infastidita dalle sue mani sulle mie spalle.

<<Non l'ho mai fatto! E tengo ancora a te!>> esclamò stringendomi a lui e impedendomi di sottrarmi a quel contatto.

<<Non è vero invece! Ti interessa solo la mia anima come tutti del resto, mi ripugnate voi e la vostra sete di potere!Sai cosa penso? Penso che tutta questa storia che mi stai raccontando sia falsa e che alla fine una volta raggiunto il tuo vero meschino scopo finirò nelle stesse condizioni di quella povera donna!>> urlai mentre tentavo con mani tremanti, bagnate dalle mie lacrime, di allontanarlo da me.

<<Non pensarlo nemmeno! Io di te farò una regina e ti sposerò te lo prometto>> disse asciugando le lacrime sulle mie guance che cercavo di allontanare invano.

<<Menzogne! Solo menzogne! Perché sono stata portata in un'altra dimensione se eravamo tanto felici come tu affermi?>>chiesi furiosa e scossa dai singhiozzi.

<<Qualcuno ti voleva fare del male e io e tuo fratello Damon abbiamo deciso di mandarti in un'altra dimensione dove saresti stata al sicuro. Ti abbiamo affidato ad una delle tante governanti che tenevano a te e a cui tu eri particolarmente affezionata. Abbiamo modificato i tuoi ricordi ma poi ti hanno trovata e Damon è tornato a prenderti. Non ho smesso mai di pensarti e ho anche provato a mettermi in contatto con te ... >rispose con la sua guancia appoggiata alla mia e una mano dietro la mia nuca.

<<Attraverso il biglietto>>conclusi io per lui <<Bel modo di comunicare minacciandomi>> commentai <<Perché non volevi che Melania e Andromeda non vedessero il biglietto?Non avrebbero di certo capito>> chiesi dopo un momentaneo silenzio.

<<Non ti importa!>> rispose brusco allontanandosi da me.

<<Avevi promesso che avresti risposto alle mie domande>> protestai perplessa al suo atteggiamento.

<<Si è fatto tardi, l'importante è che tu sai di appartenermi>>disse con uno sguardo diverso, quasi assente.

<<Ti sbagli non ti appartengo!>>dissi con veemenza scendendo dal letto.

<<Ti faccio ancora paura? Non essere ridicola, sono io, lo stesso ragazzo da cui ti sei fatta abbracciare>>disse con sguardo glaciale scendendo anch'egli dal letto.

<<Non sei te stesso!>> esclamai sorvolando la questione dell'abbraccio.

<<Si che lo sono!>> ribatté prendendomi le mani tremanti.

<<Se lo sei libera quella donna>> dissi con il cuore in gola non sapendo cosa aspettarmi come reazione.

<<Non posso>> rispose con uno sguardo che stonava con il tono di voce calmo.

<<Ho bisogno di rimanere da sola per chiarirmi le idee>> esordii dopo un lungo silenzio teso tentando di liberare le mani dalla sua presa.

<<Basta! Ho aspettato fin troppo!>> gridò trascinandomi con violenza a sé, facendo scontrare le mie spalle contro il suo petto e la punta di un coltello con la mia gola.

Comprendendo che non fosse più in sé, rimasi immobile a pensare ad un modo per farlo calmare, ma in quel momento la mia mente era annebbiata e in quella confusione di immagini solo una si presentò nitida: Damon. Aprii gli occhi di scatto consapevole di cosa dovessi fare.

<<Damon!Damon!Damon!>> gridai dopo essermi ferita al braccio con il coltello puntato alla gola, ma nessuna voce giunse alle mie orecchie o alla mia mente.

<<Cosa pensavi di fare sciocca?>> mi sussurrò Tom all'orecchio mentre tenevo il braccio ferito.

Essendo fallito l'unico tentativo che mi fosse venuto in mente per uscire illesa da quella situazione, persi ogni speranza rabbrividendo al pensiero di essere privata della mia anima. Ma a interrompere i miei pensieri fu uno sfrigolio che scoprii appartenere al mio sangue sopra il coltello, la cui lama fu interamente corrosa. Senza interrogarmi su come ciò fosse stato possibile andai via dalle sue braccia e dalla stanza chiudendo la porta per rallentarlo. Corsi a perdifiato gettando a terra vasi e tavolini per rendergli difficoltoso l'inseguimento. Sentendo la sua voce chiamarmi e i suoi passi sempre più vicini, corsi ancora più veloce rischiando più volte di scivolare. Ritrovatami di fronte alla porta che conduceva in giardino, la aprii chiudendola a chiave per poi andarmi a nascondere dietro ad un salice piangente. Rimasi in silenzio in attesa di qualche rumore e mentre il mio cuore impazzito non accennava a riprendere un battito regolare la mente lavorava frenetica; mi osservai le mani scandalizzata da quello che il mio sangue era in grado di fare ed in quel momento capii come potevo liberare l'anziana signora. Mi diressi, il più silenziosamente possibile verso l'immensa siepe e la oltrepassai dirigendomi verso la cella della donna.

<<Cosa ci fai qui?>>mi chiese preoccupata.

<<Sono venuta a mantenere la mia promessa>> risposi imbrattandomi le mani con il sangue ancora sgorgante dalla ferita, passandolo sulle sbarre e sulle catene.

Queste si corrosero donandole finalmente la libertà e in quel momento l'angoscia e la paura lasciarono spazio ad un senso di pace, seppur momentaneo.

<< Te ne sarò eternamente riconoscente! Cosa posso fare per te ? >> mi chiese con gli occhi lucidi di commozione.

<<Nulla , anzi è te che devo ringraziare, ma come farà ad andare via ?>> le chiesi ponendomi il problema di come farla uscire da lì.

<<In questa dimensione possiamo andare ovunque vogliamo perché qui il tempo e lo spazio non contano>> rispose asciugandosi le lacrime.

<<Perché io non posso farlo?>> chiesi angosciata.

<<Semplice perché sei umana>> rispose con sorriso materno.

<<Come faccio a trovare il libro con lo smeraldo ?>> chiesi.

<<Il libro si manifesta solo a chi vuole, dovrai avere pazienza mia cara>>rispose sorridendo.

<<Un'ultima cosa ... perché non riesco a mettermi in comunicazione con Damon?>> chiesi guardandomi costantemente alle spalle, temendo che spuntasse Tom da un momento all'altro.

<<O è morto definitivamente oppure non può più leggerti la mente>> rispose stavolta con sguardo eloquente.

<<Grazie per tutto, si goda la sua libertà>> le dissi sorridente.

<<Grazie a te e buona fortuna, ci si rivede!>> disse un attimo prima di dissolversi nel nulla.

Mi accasciai a terra appesantita da ciò che significava l'impossibilità di comunicazione con Damon; escludendo che fosse morto, poiché l'avrei avvertito, se non poteva leggermi la mente voleva dire solo una cosa, non era più un autentico.

NOTA AUTORE

Mi scuso per non aver pubblicato prima ma sono stata impegnatissima con la scuola, ringrazio in anticipo tutti coloro che leggeranno questo capitolo che spero troverete piacevole.

Brillantnoir4


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