La mortale
Mi portò di peso fuori dalla stanza ed io ancora accecata dal dolore della ferita e della scossa di poco prima mi lasciai trasportare senza opporre resistenza quando un pensiero mi fece risvegliare dal mio momentaneo torpore. Mi scostai dalle sue braccia che mi sorreggevano girandomi e indietreggiando fino a finire con le spalle al muro e col fiato corto. Ci ritrovammo così uno di fronte all'altro illuminati da una torcia situata più in alto della mia testa in un muto osservarsi e anticipare la mossa dell'altro. A interrompere quella battaglia silenziosa fu lui che avanzò portandomi ad osservarlo ancora più guardinga come una preda che attende il balzo del leone.
<< Non ti avvicinare!>> esclamai secca quando avanzò di un altro passo.
<<Cosa succede? Ho sbagliato qualcosa?>> mi chiese perplesso fermandosi.
<< Quella ... quella scossa poteva uccidermi! >> sbottai fissandolo negli occhi.
<< Non puoi morire come se fossi una mortale qualunque, non lo sapevi?>> mi rispose alzando gli occhi al cielo sbuffando.
<< Non sono di tua proprietà! Non sono una tua prigioniera!>> sussurrai con astio puntandogli un dito contro.
<< No, sei mia ospite e come tale non credo sia educato andare via senza salutare>> sussurrò a sua volta avvicinandosi.
<< Perché Damon mi ha portata qui se i miei genitori sono morti?>> chiesi spostandomi di lato e ritrovandomi alle sue spalle.
<< Sto cercando di scoprirlo >> rispose girandosi << Ti faccio paura non è così?>> continuò prendendomi il viso tra le sue mani così velocemente da non riuscire a scostarmi in tempo.
<< Levami le mani di dosso>> ordinai conficcandogli le mie unghie sulle sue braccia.
<< Sei a casa adesso, non devi avere paura>> mi sussurrò sorridendo.
Eppure quelle parole mi fecero tremare e l'angoscia prevalse togliendomi il fiato, mi fece pensare immediatamente al biglietto che mi aveva stravolto la vita e in quel momento una nuova consapevolezza si fece più vivida e pressante. Alzai gli occhi incatenando il mio sguardo al suo in cerca di conferme.
<< Sei stato tu a scrivere quel biglietto?>> chiesi piano.
<< Si, speravo che lo scoprissi da sola>>rispose abbracciandomi e carezzandomi i capelli senza che io ricambiassi.
<< Damon mi ha detto di essere stato lui a scriverlo per farmi tornare in me>> mi limitai a dire non volendo rivelargli troppe informazioni.
<< Voleva solo tenerti lontano da me>> disse tra i miei capelli e attorcigliando delle ciocche alle dita.
<< E tu cosa vuoi? La mia anima?>> chiesi tra i suoi capelli chiari.
<< Sarebbe un onore ...>> mi sussurrò.
<< No! >> gridai all'improvviso facendo sussultare entrambi.
<< Voglio solo condividerla, non fraintendere>> disse leggermente irritato cercando di accarezzarmi una guancia, gesto che gli negai.
<< E io voglio tornare a casa , lontana da Damon, da te e da tutto questo>> gridai frustrata.
<< Non puoi più moriresti>> rispose con calma.
<< Ora cosa dovrei fare? Vivere con te per sempre? Dammi una ragione per cui sia utile la mia presenza qui!>> chiesi avvicinandomi e fronteggiandolo.
<< Proprio così, non ti farò annoiare se è questo che ti preoccupa>> disse osservandomi attentamente.
<< Voglio andare a dormire sono stanca>> dissi guardandolo con aria di sfida.
Mi prese il braccio, che io provai a strattonare, e mi accompagnò in una stanza sulla destra dotata di un grande letto a baldacchino dalle lenzuola verdi , di pareti di pietra e da un camino di fronte ad una gigantesca finestra trifora.
<< In quella stanza potrai lavarti e cambiarti>> disse indicando una porta di fronte al letto<< Buona notte>> disse infine.
<< Buona notte>> risposi meccanicamente.
Appena Tom chiuse la porta, mi diressi direttamente alla porta opposta letto, trovandovi una piccola stanza squallida provvista di una vasca, sopra la quale vi era adagiata una camicia da notte bianca. Mi lavai velocemente e indossando la camicia da notte mi sdraiai sul letto trovandomi a fissare il soffitto ostinata a non addormentarmi.
<< Desdemona! Desdemona!>>
Non potei più ignorare quel richiamo quando due mani mi scrollarono le spalle.
<< Chi è?>> chiesi aprendo gli occhi.
<< Sono io, forza alzati devi andare da Andromeda, te ne sei dimenticata?>> rispose mia madre.
Mi alzai contro la mia volontà dal letto e andai a prepararmi quando qualcuno suonò alla porta.
<< Vai ad aprire tu>> gridò mia madre mentre stavo per mettermi l'altra scarpa.
<< Si, un attimo sto aprendo>> gridai alla porta dopo molti insistenti squilli zoppicando a causa della mancanza di una scarpa.
<< Buongiorno Des!>> esclamò Andromeda una volta aperta la porta che non rivelò solo la sua presenza << Sono venuta con Damon, spero non ti dispiaccia>> disse infatti.
<< No nessun problema ma non dovevo venire io a casa tua?>> chiesi facendoli entrare.
<< Ti spiegherò tutto ,promesso>> disse mostrando solo adesso un trolley e un borsone.
<< Andate in camera mia >> dissi loro portando i bagagli dentro casa e poggiandoli momentaneamente in un angolo.
<< Non sai quanto ti sia grata per la tua accoglienza>> iniziò appena io chiusi la porta e li vidi seduti sul mio letto<< Mamma non ha approvato Damon e mi ha vietato di vederlo così io sono scappata e ..>>
<< ... hai pensato di venire da me>>continuai per lei <<E i tuoi cosa ne pensano, Damon?>>
<< Non ci sono i miei genitori , non qui perlomeno>>rispose guardandomi incuriosito.
<< Andromeda vai a prendere i tuoi bagagli così vediamo dove sistemarli>>
<< Si, grazie ancora Des >> esclamò raggiante e scese le scale.
<< Le vuoi davvero bene , Damon? O è solo un gioco?>> gli chiesi bruscamente chiudendo la porta.
<< L'unica che voglio è qui dentro>> rispose alzandosi e posando le sue mani sul mio collo.
<< Damon lasciami!Damon!>> gridai spaventata .
<< Damon!>> gridai aprendo gli occhi ritrovandomi in un baldacchino dalle coperte verde smeraldo.
Mi guardai intorno, furiosa con me stessa per essermi addormentata e notai un abito verde scuro di velluto poggiato sul letto, che indossato si rivelò stretto in vita e morbido fino ai piedi. Ancora sconvolta dal sogno camminai senza meta sorreggendomi qualche volta alle pareti per cercare di alleviare quel peso nel petto che sapevo non mi avrebbe più dato tregua. Mi sentivo una traditrice e una mina vagante senza nome e identità. Continuai a camminare per minuti che mi sembrarono ore, quando mi trovai di fronte ad un balcone che si affacciava ad un giardino molti metri più in basso. Mi appoggiai a quel balcone come se fosse il mio ultimo appiglio a quel mare di desolazione che si stava espandendo irreparabilmente. Ma nel momento in cui decisi di tornare indietro e a non lasciarmi in balia di quelle emozioni sentii dei lamenti rimbombare per tutto il perimetro circolare del giardino.
<< C'è qualcuno?>> chiesi sporgendomi in attesa di una risposta.
<< Aiutatemi !>> sentii solo fiocamente.
<< Chiamo Tom ... >> cominciai a dire ma un dubbio mi bloccò.
<< Buongiorno come stai?>> mi chiese una voce da dietro che mi fece irrigidire.
<< Bene>> mi limitai a rispondere<< E' bello il giardino>> dissi vedendolo sospettoso.
<< E' tuo >> disse tenendomi per la vita.
<<No!>> gridai d'istinto pentendomene subito<< Intendevo dire che non ne capisco niente di giardinaggio, le farei morire tutte>> continuai indicando le piante.
<< Ti insegno io se vuoi ...>> cominciò a dire quando io lo interruppi.
<< Posso vedere il giardino?>> chiesi frapponendo una distanza tra noi.
Senza rispondere, aprì la porta alla sua destra e scese delle ripidissime scale a chiocciola. Senza esitare lo seguii trovandoci infine tra piante gigantesche e fiori sbocciati così grandi da coprire la porzione di cielo racchiusa tra le mura circolari. Vi erano fiori di tutti i tipi e colori, sempreverdi altissimi tra i quali erano appostate delle panchine, fontane di marmo da cui zampillava l'acqua e salici piangenti.
<< Ti dispiace lasciarmi sola?>> gli chiesi sedendomi su una panchina di granito.
<< Tra un'ora vengo a prenderti>> disse dopo qualche momento di indecisione.
Appena sentii la porta chiudersi e lo vidi, attraverso uno spiraglio tra gli enormi petali di fiori, allontanarsi dal balcone gridai:
<< C'è qualcuno?Non ti farò del male,sono dalla tua parte!>>
<< Sapevo saresti venuta, vai sempre dritto>> disse la voce roca.
Cominciai a comminare, dovendo più volte abbassare la testa per passare tra i rami o scavalcare grosse radici che fuoriuscivano dal terreno, quando mi trovai davanti ad un immenso cespuglio.
<< Dove sei?>> chiesi guardandomi a destra e a sinistra dove il cespuglio si estendeva a perdita d'occhio.
<< Attraversa la siepe>> sentii.
Immergendovi prima una gamba e poi un'altra notai con sorpresa e sgomento di trovarmi di fronte ad una serie infinita di celle chiuse da sbarre ; l'odore di muffa e marcio era insopportabile ma lo era ancora di più scoprire quella realtà.
<< Sono qui>> sentii dire dalla voce, ora forte e chiara.
Andai a destra, dirigendomi verso la cella da cui fuoriusciva una mano gracile e rugosa, trovandomi di fronte ad una donna anziana, come avevo intuito, dagli occhi spenti e palesemente malata e malnutrita.
<< Ti aspettavo, vedo con piacere che ancora ti tratta bene>> disse l'anziana.
<< E' un mostro! Non posso credere che la sua crudeltà arrivi a tanto!>> dissi con rabbia, sentendomi a disagio nell'indossare un abito così prezioso in confronto alla condizione deplorevole in cui era stata chissà quanto costretta a vivere.
<< Non preoccuparti parliamo di cose più importanti>> rispose.
<< Perché la tiene rinchiusa qui dentro?>> chiesi immediatamente abbassandomi alla sua altezza.
<< Pensava che fossi la mortale che cercava ma ho solo il dono della preveggenza, credo che mi ucciderà definitamente tra non molto>> rispose massaggiandosi i polsi legati da catene.
<< Perché ha bisogno di una mortale?>> chiesi avida di risposte.
<< Non di una mortale qualunque, no, ha bisogno della mortale, colei che lo riporterà alla vita, che gli conferirà il potere di dare la vita e la morte>> disse con voce stanca.
<< E se la mortale si trasformasse ?>> chiesi con il cuore in gola con la consapevolezza di essere io la ragazza che cercava.
<< Sarebbe la fine di tutti i suoi piani, ti conviene farlo prima che sia troppo tardi, ragazza>> disse stavolta sgranando i suoi occhi grigi.
<< Come fa ad essere sicura che sono proprio io ciò che cerca?>> chiesi avvicinando il viso alle sbarre arrugginite.
<< Ti facevo più intelligente! Le parole scritte in quel biglietto non avrebbero spaventato nessuno, ammettilo, ma per te è stato diverso. Hai provato terrore più volte nel sentire quelle parole sciocche, hai un passato dimenticato>> disse lanciandomi uno sguardo obliquo.
<< Damon allora perché mi ha portato qui ?>> chiesi sempre più curiosa.
<< Perché solo se ti unirai completamente ad un tuo parente nessuno potrà possedere un simile potere e poi tu appartieni a questa dimensione come io appartengo ai miei poteri >> rispose annoiata.
<< Vuoi dire che Damon è un mio parente?>> chiesi sbalordita.
<< Ragazza, sei davvero perspicace!>> disse alzando gli occhi al cielo.
<< E i miei genitori sono vivi?>> chiesi stavolta con voce rotta, mi recava ancora dolore il solo pensiero.
<< Sono scomparsi, non ne so niente>> rispose mentre si dondolava avanti e indietro sul pavimento guardando il soffitto.
A interromperci fu la voce di Tom ancora lontana e appena udibile.
<< Ti farò uscire da qui!>> le dissi alzandomi.
<< L'unico modo per uscire da qui è un libro che tiene nelle sue stanze, reca sul bordo uno smeraldo. Pensa intensamente ad un posto in cui vuoi andare e appena si aprirà poggia subito una mano sopra il libro e grida forte e chiaro: "iter facere". Non preoccuparti di una vecchia che ormai ha fatto il suo tempo e cosa più importante non permettergli di raggiungere il suo scopo>>.
<< Troverò un modo per tirarti fuori di qui, è una promessa >> dissi prima di riattraversare la siepe.
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