Fuga

L'alta e tetra siepe mi sovrastava come sovrastava ogni altra cosa da quella angolazione: il mio corpo era ancora accasciato a terra privo di forza e di volontà, spossato e stremato. Mi sdraiai in seguito ad un capogiro particolarmente destabilizzante, abbandonata su quel terreno irreale e a quel silenzio intriso di paura e morte. Le palpebre si chiusero per la spossatezza sempre più prepotente e mi sarei abbandonata all'oblio se non avessi udito una voce a me familiare. Aprii gli occhi di scatto e girai più volte la testa da una parte all'altra alla ricerca del proprietario di quella voce.

<<Damon>> sussurrai sperando di poter finalmente andar via da quel posto.

<< Des, esci fuori ,ho bisogno di parlarti>> disse una voce totalmente diversa da quella che desideravo sentire.

Capendo a chi appartenesse in realtà la voce, con immenso sforzo e terrorizzata mi misi carponi per poi strisciare fino alle sbarre della cella di fronte, incapace di sostenere il mio stesso peso. Mi alzai tremante, non solo per la spossatezza, aggrappandomi ad una sbarra e scaricandovi il peso e appoggiandovi la fronte per cercare di calmare il senso di nausea, dovuto ad un forte mal di testa e al panico. La sua voce, in quel silenzio, rimbombava nelle mie orecchie come se fosse reale e la vista offuscata non aiutava per niente a rimanere lucida. Decisa a non rimanere ferma e inerte in attesa del mio destino mi incamminai incurvata lungo il sentiero compreso tra le celle e la siepe aggrappandomi spesso alle sbarre per non cadere. Il mal di testa divenne più acuto e chiusi gli occhi imponendomi di continuare a camminare e resistere, quando fui costretta ad aprirli per essere inciampata su lungo abito.

Le mie mani tremanti ma decise presero i lembi dell'ampia gonna permettendomi di correre con più agilità e di sperare di riuscire a districarmi da quel labirinto di siepi. Quei passi conosciuti si fecero improvvisamente più vividi e vicini ed io corsi più velocemente guardandomi indietro; il rosso sangue dei miei capelli e il verde smorto delle siepi che mi circondavano divennero una cosa sola stordendomi e caddi a terra inciampando sull'orlo dell'abito.

Mi rialzai priva di forze, appoggiandomi ad una sbarra, cercando invano di pulire la camicia da notte con una mano mentre con l'altra mi sostenevo. Mi guardai intorno confusa quando un dolore lancinante alla testa mi prese alla sprovvista togliendomi il fiato. Persi la presa della sbarra e scivolai rovinosamente sulle ginocchia emettendo un lamento. La sua voce tornò alle mie orecchie ancora più vivida, sussurrava, urlava parole di cui non comprendevo il senso. Il mio corpo cadde con un tonfo.

<< Non potrai scappare per sempre, Des, è inutile, tu sei mia!>> sussurrava alle mie orecchie velenoso e letale come un serpente. Tappai le orecchie e serrai gli occhi cercando di controllare il respiro affannoso.

Non deve trovarmi! Non deve trovarmi! Pensavo, gridavo nella mia mente mentre mi alzavo e prendevo nuovamente i lembi dell'abito riprendendo la mia corsa, la mia fuga. Giravo la testa a destra e a sinistra cercando l'uscita da quel labirinto, ma le siepi sembravano non finire mai.

<<Tu sei mia! >> affermava con un tono di voce più alto e astioso.

Con il cuore che batteva sempre più frenetico ed incontrollato mi girai indietro per controllare se mi avesse raggiunto ed inciampando su una radice caddi all'indietro.

Aprii gli occhi sentendo solo silenzio. Rimasi sdraiata sulla schiena paralizzata dal terrore e quando credei che tutto fosse finito risentii i suoi passi, adesso più vicini, adesso più lontani. Sentivo la sua risata sadica e vittoriosa, un predatore che aveva incastrato la sua preda.

<<Sei mia ! Ti conviene smettere di scappare e tornare a casa con me!>> urlò stavolta iracondo e sempre più vicino.

<<Mai !>> gridai a squarciagola per poi rialzarmi e riprendere a correre. Ben presto scoprii che quella radice apparteneva ad un albero vicino e ciò presagiva la fine di quel labirinto. E una volta uscita finalmente la vedi: la fortezza, la mia salvezza.

<<Melania! Andromeda!>> le chiamai mentre cominciavo a scalare la roccia su cui era posta la fortezza.

Vidi le loro figure uscire dal portone di quercia e quando mancò un ultimo sforzo all'arrivo, alla salvezza, Andromeda mi spinse facendomi ruzzolare giù dall'altura. La guardai confusa per quel suo rifiuto, adirata consapevole che mi avrebbe preso e rimasi a fissare quello sguardo carico di indifferenza, freddo che mi fece mancare il respiro.

Mi rialzai sudata tenendomi nuovamente alla sbarra e cercando di rimanere lucida. Non riuscivo a fare un passo, tutta quella stanchezza era troppo anche per il mio corpo. Stavo per riprendere il cammino, nonostante tutto, quando un dolore all'addome mi costrinse a piegarmi su me stessa. Portai una mano sulla parte dolorante scoprendola piena di sangue; rosso come la morte, rosso come la violenza, rosso come i miei capelli, cominciai a pensare delirando. Presa dal panico toccai più volte la ferita non facendo altro che macchiare ancor di più il corpetto bianco e pieno di perline. Con la ferita che pulsava insieme alla testa rivolsi lo sguardo al cielo, le siepi sembravano piegarsi su di me come una trappola e non avendo più forze per reagire svenni.

Aprii gli occhi lentamente per poi sgranarli trovando il viso di Tom a pochi centimetri dal mio. Mi irrigidii e provai a muovermi ma una fitta al ventre mi convinse a desistere.

<<Come stai?>> chiese accarezzandomi la guancia e continuando a fissarmi.

<<Non toccarmi>> scandii fredda fissandolo con aria di sfida e lui in tutta risposta portò le mani in alto divertito mettendosi a sedere.

Mi guardai intorno cercando di sapere dove mi trovassi ma ci volle una sola occhiata per capire di trovarmi in camera sua e precisamente sul suo letto. Mi alzai seppur a fatica trattenendo un gemito di dolore sotto lo sguardo attento di Tom.

<< Non dovresti affaticarti, devi riposare>> disse con una voce così falsamente premurosa da farmi salire la bile per la rabbia.

<<I sensi di colpa si fanno sentire,forse?>> risposi fronteggiandolo.

<<Non avevo altra scelta>> si giustificò << Non è stato facile ma era l'unico modo per poterti riportare a casa>> continuò e quando pronunciò la parola casa rabbrividii<< L'ho fatto per te!>> concluse con voce dolce e suadente ma che nel profondo mi allarmava.

<<Non è affatto vero! L'hai fatto solo per te!>> replicai notando un coltellino sul comodino<< Come hai fatto a ferirmi?>> chiesi.

<<Io l'ho fatto solo per te>> continuò a ripetere prendendomi le braccia.

<<Ti ho detto di non toccarmi>> sibilai liberandomi dalla sua presa e spostandomi verso il letto e di conseguenza verso il coltellino.

<<Non puoi continuare a rischiare la tua vita>> esordì << Se solo unissi la tua anima alla mia ...>> continuò portandomi alla mente Damon e ricordandomi dell'unione dei nostri corpi; e in quel momento capii.

<<Cosa hai fatto a Damon?>> lo interruppi fissandolo negli occhi.

<<Non lo vedo dal nostro primo incontro>> rispose prontamente<< Io ti parlo di unire le nostre anime e l'unica cosa a cui sai pensare è Damon?>> chiese con voce dispiaciuta tentando di cambiare argomento.

<< Dov'è adesso? Cosa gli hai fatto?>> chiesi nuovamente prendendo in mano il coltellino.

<<Credi di farmi paura con quello?>> rise indicando il coltellino che avevo in mano.

<< Forse dovresti averne>> risposi sfidandolo e posando la lama sul mio avambraccio <<Sei immune al mio sangue?>> continuai osservando la sua espressione molto più seria.

<<Non sfidarmi posso porre fine alla tua vita anche adesso>> rispose osservando il coltellino.

<<Fallo e preparati a rinunciare alla mia anima!>> risposi adirata.

<<Cosa credi mi ostacoli dal prendere la tua anima?>> chiese avvicinandosi ed io di conseguenza posai la lama sul mio palmo.

<<La mia volontà>> risposi ferendomi la mano e portandogliela al viso.

Il suo viso cominciò a bruciare mentre lui urlava di dolore. Tolsi velocemente la mano dal suo viso ed iniziai a correre verso l'uscita quando uno strattone alla caviglia mi fece cadere e sbattere la testa sul pavimento. Gridai per la sorpresa e il dolore e senza perdere altro tempo strinsi con la mano ferita il suo polso che iniziò immediatamente a bruciare.

<<Basta!>> gridò per il dolore cercando di sciogliere il contatto con la mia mano.

<<Portami da Damon, adesso!>>ordinai stringendo ancora di più la presa.

<<Va bene ti ci porterò!>>rispose quasi urlando per il dolore che feci cessare sciogliendo la presa <<Ma non credere di trovare ciò che speri>> continuò vedendo la mia espressione soddisfatta.

<<Fa solo ciò che ti ho chiesto>> risposi fredda alzandomi.

Tom mi imitò ed iniziò a farmi strada con una smorfia di dissenso. Superò la porta che introduceva al giardino, la porta della mia camera e si fermò dinanzi una porzione di muro liscio che si distingueva dalle pareti in pietra. Fissò la parete per qualche secondo e questa si alzò rivelando una cella attraverso le cui sbarre notai la figura di Damon accasciato a terra con gli occhi chiusi, fasciato all'addome e incatenato ai polsi e alle caviglie. Tom aprì la cella senza mia richiesta e ciò mi fece insospettire ma decisi di ignorare quel gesto ed entrai andando ad abbracciare il suo corpo esanime inginocchiandomi. Lui spalancò gli occhi confuso ed in quel momento notai in che condizioni era: il viso era più pallido del solito, era dimagrito parecchio e i suoi occhi erano spenti. Ci fissammo in viso quando vidi il suo sguardo mutare e mi spinse via.

<<Smettila di giocare con me!>> gridò Damon fuori di sé lasciandomi senza parole.

<<Liberalo!>> ordinai a Tom continuando a fissare Damon e alzandomi.

<<Perché dovrei?>> chiese chiudendo tutti e tre all'interno della cella.

<<Devo dartene di nuovo dimostrazione?>> gli intimai osservando prima lui poi la parete che si abbassava.

<<La ferita si è rimarginata>> mi fece constatare divertito.

<<Posso sempre riaprirla>> lo sfidai osservando il suo viso pieno di bruciature.

<<Non credo proprio>> sussurrò avvicinandosi a me con uno scatto e portandomi le braccia dietro la schiena facendomi sfuggire un gemito di dolore. In tutta risposta gli pestai un piede e iniziai a dimenarmi.

<<Adesso come pensi di cavartela?>> mi sussurrò all'orecchio divertito.

<<Credevo che mi amassi>> risposi non riscendo a trovare altre soluzioni.

<<E' così>>rispose lasciandomi un bacio sulla guancia che mi disgustò.

<<Dimostramelo! Lasciaci andare>> riprovai a dire con la voce che tremava mentre osservavo Damon che ricambiava lo sguardo con più lucidità.

<<Io ti dico di essere mia, ti dimostro il mio amore e tu preferisci andare via?>> chiese arrabbiato stringendo la presa sui polsi quando notai lo sguardo di Damon farsi sempre più consapevole.

<<Osi chiamare questo amore?>> chiesi furibonda<<Questo è possesso! Prigionia!>> continuai dimenandomi.

<<Non la pensavi così allora>> rispose freddo ed io tornai a guardare Damon capendo che in quel modo non avrei risolto nulla.

<<Sono cambiate molte cose, il tempo cambia le persone>> risposi calma smettendo di dimenarmi<<Voglio riprovare a sentire qualcosa per te perciò rimarrò qui>> continuai con immensa fatica e i miei sforzi sembrarono funzionare dato che la presa sui polsi si allentò<< ma ti chiedo di liberarlo, è mio fratello>> conclusi fissando Damon evidentemente contrariato.

<<Lo faccio ad un patto>>mi sussurrò all'orecchio mentre il mio sguardo fu attirato da un libro con uno smeraldo vicino Damon.

<<Qualunque cosa>> risposi girandomi verso di lui e prendendogli le mani tra le mie, mentre temevo di fallire.

<<Tra una settimana ci sposiamo>> rispose deciso facendomi accapponare la pelle.

<<Tu non la sposerai mai, maledetto!>> gridò Damon alzandosi.

<<Va bene, ti sposerò, posso salutarlo un'ultima volta?>> chiesi ignorando le proteste di Damon e il tintinnio delle catene.

Dopo un suo cenno di assenso mi avvicinai a Damon e lo abbracciai sussurrando al suo orecchio:

<<Prendi tempo>>

Aspettai che Tom lo liberasse per poi chiedergli:<<Da adesso è libero?>>

Ad una sua risposta affermativa io e Damon ci scambiammo uno sguardo d'intesa e gli si gettò contro iniziando a picchiarlo. Approfittando di quel diversivo presi il libro tra le mie mani e in quella confusione riuscii solo a desiderare qualsiasi posto in cui Tom non mi potesse trovare. Il libro si aprì e le pagine iniziarono a scorrere velocemente e un attimo prima dell'arrivo di Tom, che si era accorto di tutto, poggiai la mano sulla pagina che si era fermata gridando <<iter facere!>> mentre l'immagine di Tom svaniva nel nulla in una nube di fumo.

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Tags: #fantasy