Capitolo 4
Nel frattanto, Jana sembrava stesse dando i primi segnali di risveglio. Questo non voleva dire che fosse fuori pericolo, ma era almeno un piccolo incoraggiamento. Al vederla muovere leggermente la testa, Abel scattò praticamente dalla sedia. Si inginocchiò di fianco a lei e le prese dolcemente la mano. In quel momento, non poté far a meno di pensare che forse anche Manuel avrebbe voluto fare lo stesso. Una volta che Jana si fosse ripresa, avrebbero dovuto affrontare la questione, ma adesso voleva solo godersi la gioia del suo risveglio.
La giovane riuscì ad aprire piano, piano gli occhi e Abel sembrava di nuovo sul punto di piangere, ma, questa volta, per la felicità.
«Amore mio, riesci a sentirmi? Fa' solo sì con gli occhi se mi capisci.» Chiese lui, mentre la esaminava. Il polso era ancora debole, ma non come prima. Era evidente che non riusciva a prendere bene il respiro, ma col colpo che aveva ricevuto era più che normale. Parlare era molto faticoso, ma la ragazza non si fece fermare come sempre.
«Ciao.» Lo salutò lei con un filo di voce, poggiando una mano sulla sua. Aveva le labbra secchissime e un colorito molto pallido a causa dell'ingente perdita di sangue.
«Non posso darti da bere adesso, però, ti bagno un po' le labbra con acqua fresca, va bene?» Esordì Abel, passandole un fazzoletto bagnato sulle sue labbra secche. La ragazza parve gradire il gesto.
«Grazie.»
«Non devi ringraziarmi proprio di niente. Adesso, l'importante è che tu ti riprenda.» Ribadì lui, controllandole la temperatura con le labbra.
«Sei più calda del normale, ma, al momento, non c'è motivo di allarmarsi. La controllerò più volte per vedere se ci sono delle variazioni.» La rassicurò.
«Devo andare.» Disse dal niente lei, provando ad alzarsi.
«Ma non se ne parla nemmeno. Dove vorresti andare in questo stato? Ti ho operata poche ore fa, non sei assolutamente in condizioni di muoverti.» La fermò lui, prima che si strappasse i punti, impedendo che si alzasse.
«La marchesa e Jimena se la prenderanno con te, non posso permetterlo.» Continuava la ragazza, provando a opporsi, ma era tutto inutile.
«Jana calmati, per favore, o ti si riapriranno i punti. Non permetterò che ti muova da questo letto finché non avrò dato il mio benestare, perciò rimani distesa e cerca di respirare con calma.» Stavolta sembrava essere riuscito a calmarla, perlomeno così pareva.
«Non le conosci. Sarebbero capaci di prendersela anche con te...» Provò a dire lei, prima che un colpo di tosse le mozzasse il respiro.
«Jana, amore mio, non agitarti. Devi stare tranquilla, nessuno mi farà niente, d'accordo? E, nel caso, non è la prima volta che faccio tornare la marchesa con i piedi per terra, perciò, non ti preoccupare. In più, abbiamo il sostegno di tutti. Manuel, Catalina e il marchese non permetteranno che succeda niente. Adesso, però, devi assolutamente calmarti o sarà un problema.» Le disse, mettendosi dietro di lei per farla stare un po' più sollevata. Ovviamente, lo fece nella maniera più delicata possibile.
«Va bene, farò come dici.»
«Caspita, non ho con me una bottiglia di champagne per festeggiare l'evento, però posso sempre chiedere di farmene portare una da Maria.» Scherzò lui.
«Povera, sarà preoccupatissima». Sobbalzò quasi Jana per la preoccupazione, provando una fitta fortissima.
«Sei una pessima paziente. Dopo, con tranquillità, farò entrare tutti uno alla volta. Si sono accalcati tutti qua davanti, neanche fosse giorno di paga.» La buttò nuovamente sul ridere il medico, salvo poi ritornare serio.
«Sei stata sul punto di morire e io non credo di aver mai avuto così tanta paura in vita mia.» Confessò in ultimo Abel.
«Mi dispiace.» Solo allora aveva visto che il fidanzato aveva ancora i vestiti macchiati del suo sangue e un'espressione davvero esausta, seppur cercasse di nasconderlo.
«E di cosa? Mica è colpa tua. L'unica cosa che ti chiedo è, per le prossime volte, di non fare sempre tutto da sola. So che sei una donna indipendente, fiera e forte, ma, qualche volta, prova a lasciarti aiutare dalle persone che ti amano, va bene?» Concluse lui, inalando il profumo dei suoi capelli, quasi a riprova del fatto che fosse ancora lì con lui.
«Ci proverò. Prometto di impegnarmi.» Rispose la ragazza, sfoggiando un sorriso esausto.
«A-abel...»
«Dimmi.»
«Mi hai spogliata tu?» Chiese lei senza girarci troppo intorno. Il ragazzo arrossì.
«Sì, non potevo fare altro. Del resto, le persone non si operano vestite, ma ti giuro che in quei terribili momenti, l'unica cosa a cui pensavo era a come salvarti.»
«Abel, non ti devi giustificare, davvero. Io avrei fatto lo stesso.» Replicò lei, cercando di nascondere l'imbarazzo. Anche lui tentava di non darlo a vedere, sembrava pronto ad andare a scavare una buca il più vicino possibile per poi ficcarci la testa dentro.
Adesso, però, le stava venendo sempre più difficile continuare a tenere gli occhi aperti e la cosa non sfuggì ad Abel.
«Dovresti riposare. Te lo dirò fino a che non lo capirai. Coraggio, dormi un po', io non mi muovo da qui.»
«No, tranquillo, non sono stanca.»
«Jana, sai che quando mi ci metto so essere quasi al tuo stesso livello e non credo che, al momento, tu sia in condizioni di una battaglia alla pari, perciò riposati. Più riposi, prima ti riprenderai.»
«Puoi restare fino a che non mi addormento?» Chiese lei, già mezza addormentata.
«Non mi muovo da qui.» Si rimise sulla sedia per farla stendere comodamente, ma non le lasciò la mano.
«Riposa amore, ci sono io con te.»
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top