Un freddo Natale
Ritrovarsi a Grimmauld Place fu per Jane un piccolo shock. Mai avrebbe pensato di varcare di nuovo la soglia di quel posto così sudicio e opprimente. Le sembrava di avvertire la puzza di polvere fin dalla strada.
Venne ad aprire loro Caspian, più pallido e sconvolto che mai. Insieme a lui c'erano Lupin, Tonks e Sirius.
−Dov'è la mamma? – chiesero Ginny e Ron all'unisono.
−È andata al San Mungo con vostro padre – rispose Caspian scortandoli in cucina. – Sta bene, ma c'è mancato davvero poco.
−Che cosa è successo di preciso? – domandò Ron.
−Stavo montando la guardia al Ministero quando di colpo mi si è parato di fronte un serpente lungo almeno dodici metri. Non ho mai visto niente di più spaventoso in vita mia. Stavo per difendermi, quando Arthur ha tentato di prenderlo alle spalle. Quello però se n'è accorto e lo ha azzannato al fianco. Io ho cercato di colpirlo, ma sembrava che i miei incantesimi non avessero alcun effetto su di lui. Alla fine, è scomparso non appena si sono uditi dei passi nel corridoio.
Caspian crollò a sedere all'altra estremità del tavolo, massaggiandosi le tempie con le dita.
−Sono riuscito a prestargli le prime cure e a fermare l'emorragia, prima che arrivassero i Medimaghi a portarlo via. Ai miei superiori ho detto che avevo sentito dei rumori sospetti ed ero andato a controllare – continuò con voce stanca.
Dall'altra parte del tavolo, Harry sembrava pietrificato, fissando il vuoto con gli occhi spalancati. La cicatrice sembrava non smettere di bruciare.
−Tutto bene? – gli chiese Jane preoccupata.
−La cicatrice – rispose lui senza guardarla.
−Harry ha visto l'aggressione del signor Weasley in un sogno – spiegò la ragazza rivolta a Caspian.
−Come sarebbe a dire? – esclamò il giovane incredulo.
−A lui capita spesso di vedere cose che accadono nella mente di Voldemort, vero Harry?
−Quindi pensate che sia stato lui ad attaccarci, questa notte?
−Non credo che Voldemort in persona si sia esposto a un simile rischio, non quando il suo piano è quello di restare nascosto – intervenne Lupin. – Probabilmente stava possedendo il serpente. Ecco perché Harry è riuscito a entrare nella sua mente.
−Possessione? – esclamò Caspian sgranando gli occhi. – È una delle forme più oscure di magie esistenti! Persino a Durmstrang è proibito usarla.
−Pare che Tu-Sai-Chi prediliga questo sistema, visto c
he io sono stata posseduta da lui per un anno intero senza che nessuno se ne accorgesse. Mi ha fatto fare delle cose orribili – rispose Ginny.
−Non è un caso che sia il più potente mago oscuro della Storia – aggiunse Lupin. – A quanto pare, fa uso di poteri che lo stesso Silente ignora. Ecco perché è fondamentale proteggere l'arma: potrebbe essere l'unica cosa che gli manca per essere invincibile.
−Quindi sapete che cos'è, no? – domandò Jane. – Non potete portarla via con voi?
−Cara Jane, magari le cose fossero così semplici! – sospirò il lupo mannaro tristemente.
−Potreste perlomeno provare a distruggerla, visto che ci teniamo tanto a non farla finire tra le mani del nemico – propose Sirius in tono sarcastico. – Stiamo perdendo tempo e nel mentre Voldemort sta radunando i suoi alleati. Non ce la faremo mai a contrastarlo se continuiamo a stremarci di fronte a una porta chiusa in attesa di non so cosa.
Lupin fece per ribattere, quando un'improvvisa scarica di colpi alla porta d'ingresso li fece sobbalzare per la paura. Le urla del ritratto della madre di Sirius echeggiarono per tutto l'ingresso.
−Chi può essere a quest'ora di notte? – domandò Caspian scattando in piedi.
−Siamo stati scoperti? – ipotizzò Tonks con un brivido.
−Fuori le bacchette! – esclamò Lupin. – Vado io.
Sirius e Caspian lo seguirono, decisi a coprirgli le spalle. Tonks restò con i ragazzi, piantandosi di fronte alla porta della cucina in posizione di combattimento. Dopo aver placato le urla della signora Black, Lupin si acquattò dietro la porta e sbirciò all'esterno. I suoi occhi si sgranarono per la sorpresa non appena si accorse di chi lo fissava da dietro lo spioncino.
−Caspian, credo che ci sia una visita per te – disse rivolgendogli un sorriso d'intesa.
L'espressione interrogativa del ragazzo mutò in sorpresa nel momento in cui Susan e Peter fecero irruzione nell'ingresso. I capelli di lei erano intrisi di neve.
−Cosa ci fai qui? – domandò incredulo.
−Allora è qui che si riunisce l'Ordine della Fenice – disse lei gettandosi un'occhiata intorno.
−Come fai a saperlo? – chiese l'altro sulla difensiva.
−Pensavi forse che Jane mi nascondesse tutto, come hai fatto tu fino per tutti questi mesi?
−Tutto a posto, sono con me – intervenne in quel momento Moody, entrando anche lui con la sua solita andatura claudicante. – Silente ha spedito qui la signorina Pevensie dopo che ella ha insistito lungamente per vederti. Del resto, come biasimarla?
−SUSAN!
In quel momento, Jane e Hermione attraversarono il corridoio a rotta di collo, circondando la ragazza in un caloroso abbraccio. In tutto quel trambusto, la signora Black ricominciò a urlare più forte di prima, venendo zittita da Sirius con una potente fattura e una generosa quantità di imprecazioni.
−Come stanno gli altri? – domandò Jane scortando Susan verso la cucina.
−Edmund e Lucy sono al sicuro a Hogwarts. Silente li rimanderà a casa domattina. Peter si è offerto di accompagnarmi per non lasciarmi andare da sola – rispose l'altra scoccando un'occhiata d'intesa al fratello.
Al loro ingresso nella cucina, vennero accolti da Harry, Ron, Hermione e Ginny. A Tonks non restò che mettere su il bollitore del tè, sperando di riuscire a stemperare un po' gli animi. Caspian sembrava furibondo. La giovane Auror stava per mettere le tazze, quando un'altra scarica di colpi li fece sussultare di nuovo.
−Spero che sia perlomeno un Mangiamorte! – esclamò Sirius avviandosi a passo di marcia verso la porta.
Un attimo dopo, rientrò con l'ultima persona che i gemelli si sarebbero aspettati di vedere: il professor Piton.
−Come mai qui a quest'ora? – domandò Moody scrutandolo con entrambi gli occhi.
−Silente mi ha incaricato di parlare in privato con i Potter – rispose lui increspando le labbra in un sorriso. – Potreste lasciarci da soli, per favore?
−Per quale motivo, Mocciosus? – ruggì Sirius piantandosi dietro le spalle di Harry.
−Informazione riservata. Ordini di Silente.
−E io dovrei fidarmi a lasciare questi ragazzi da soli con un ex Mangiamorte?
−Sirius, per favore! – intervenne Lupin. – Se Silente si fida di Severus, un motivo ci sarà.
L'altro lanciò a Piton un'occhiata omicida; poi si allontanò lentamente da Harry, seguito a ruota dagli altri all'esterno.
−Ti avverto, Mocciosus – disse un attimo prima di varcare la soglia. – Sono qui fuori.
***
Rimasti soli, Piton si rivolse finalmente ai gemelli con un'espressione indecifrabile stirata sul viso.
−Quanto avvenuto stanotte non doveva succedere – disse fissando soprattutto Harry.
−Non può incolparmi per
aver sognato l'aggressione del signor Weasley! Anzi, dovrebbe ringraziarmi piuttosto per avergli salvato la vita – ribatté il ragazzo furibondo.
−Silenzio, Potter! Non hai la minima idea della gravità di quanto accaduto, perciò taci e ascoltami. Pare che ci sia un collegamento tra la tua mente e quella del Signore Oscuro. Per questo riesci a vedere quello che vede lui.
−Be', meglio così, no? Potrebbe essere un modo per scoprire quali sono i suoi piani.
−Non mi interrompere o sarò costretto a usare la magia per annodarti la lingua! Questa notte, il Signore Oscuro ha avvertito la tua presenza nella sua testa...
−Come fa a saperlo?
−SILENZIO! Il Signore Oscuro vanta di un grande talento in campo di Legilimanzia: egli riesce a controllare la mente delle sue vittime, torturandole con visioni spaventose e costringendole a vedere ciò che lui vuole che vedano, in modo tale da piegarle completamente al suo volere. Chiedi alla signorina Weasley, se nutri qualche dubbio. Hai idea di che cosa significherebbe se riuscisse a entrare nella tua testa?
−Ma signore, io...
−VUOI FARLO PARLARE O NO? – sbottò Jane con rabbia.
Piton le rivolse una lunga occhiata riconoscente.
−Gli avvenimenti di questa notte sono troppo gravi per essere ignorati – continuò il professore. – Per questo Silente mi ha incaricato di insegnarvi l'arte dell'Occlumanzia, affinché riusciate a chiudere la mente e difendervi dagli attacchi del Signore Oscuro. Inizierete le lezioni non appena rientrerete a scuola dalle vacanze, nel mio ufficio. Harry verrà il lunedì alle sei, mentre tu Jane sei attesa il martedì alla stessa ora.
−Perché anche io? – domandò la ragazza.
−Sei la persona a cui Harry è più legato e di conseguenza quella più facile da colpire secondo il Signore Oscuro – spiegò Piton. – Inoltre, Silente ritiene opportuno prendere provvedimenti dopo gli strani sogni che lo scorso giugno ti hanno portata a finire dritta tra le mani di Alhena Black.
−Ma è stato proprio grazie a quei sogni se ho salvato Edmund! – replicò Jane con un brivido. – Che cosa significa questo, professore?
−Nessuno vuole insinuare la predilezione del signor Pevensie verso le Arti Oscure, tantomeno la sua pericolosità. Probabilmente quelle visioni sono state frutto di un incidente, proprio come quelle di Harry, tuttavia ciò resta indice di una tua particolare sensibilità alla mente altrui, che nelle mani sbagliate potrebbe essere immensamente pericolosa. Capisci cosa intendo?
−Sì, signore.
−Vi prego di impegnarvi al massimo in queste lezioni: la nostra sopravvivenza potrebbe dipendere da loro – si raccomandò Piton guardandoli dritti negli occhi.
Harry si limitò ad abbassare lo sguardo, chiudendosi in un silenzio carico di orgoglio e di rabbia: era ancora convinto che la Legilimanzia fosse un potere troppo prezioso per rinunciarvi. Dal suo canto, Jane si era fatta di colpo pensierosa. Lei aveva visto ciò che accadeva nella mente di Alhena Black, colei che fino a quel momento era stata in assoluto la seguace più vicina a Voldemort. Chissà, magari ne aveva carpito alcuni segreti. Certo, la Strega Suprema era ormai malata da tempo e la pazzia l'aveva corrosa fino al midollo, tuttavia Jane continuava a coltivare il dubbio che i suoi sogni su Edmund non fossero stati un semplice frutto del caso.
E se Alhena Black avesse voluto farlo salvare proprio da lei?
***
Caspian era come pietrificato. Non riusciva a staccare gli occhi da Susan, che lo fissava in silenzio con le spalle appoggiate all'arazzo polveroso con l'albero genealogico della famiglia Black.
–Dunque sai dell'Ordine della Fenice – disse a un certo punto.
–Potevo forse ignorarlo, dopo che Alhena Black ha ucciso mio fratello e rapito me e i miei migliori amici? Che ti piaccia o no, io faccio parte di questa storia e voglio mantenere un ruolo attivo nella battaglia contro Voldemort – rispose Susan con determinazione.
–Non hai idea di che cosa ti stai sobbarcando! Io lo vedo tutti i giorni, mentre monto la guardia al Ministero con Lucius Malfoy a due passi dal mio ufficio e Caramell che continua a spulciare nei dossier di tutti alla ricerca di prove per incriminarci. Se solo scoprissero che sono legato a te e ti usassero per farmi parlare... – il giovane le cinse le spalle esili con le mani, un'espressione terrorizzata dipinta sui tratti esotici. – Non voglio che ti facciano del male, Susan. Sei troppo preziosa per me.
–E per questo saresti anche disposto a perdermi, vero? – ribatté lei in tono gelido.
Caspian abbassò lo sguardo.
–Lo farei, se fosse necessario – rispose a malincuore.
–A che servirebbe? Ricordati che io sono una delle migliori amiche di Jane Potter. Ho visto in prima persona gli orrori commessi da Voldemort e la sua cerchia. Non c'è bisogno che il Ministero mi usi come esca per arrivare a te.
–In ogni caso, non puoi combatterli armata solo di arco e frecce.
–Ah, no? – con la massima naturalezza, Susan estrasse la bacchetta, evocando nella stanza buia prima uno sciame di farfalle, poi delle scintille rosse e oro. – Dopo il rapimento di giugno, ho preso molto sul serio i miei studi di incantesimi – spiegò con un tono che non ammetteva repliche.
–Susan, io...
–Niente ma, Caspian. Anche se decidessi di lasciarmi, ciò non mi impedirà di combattere a fianco delle persone che amo. Non sono una persona a cui piace restare con le mani in mano e, se per caso lo credi, allora non sono la ragazza di cui sei innamorato.
A quelle parole, il giovane restò interdetto. Lo sguardo di Susan emanava lampi.
–Stanotte ho creduto davvero di perderti – proseguì lei. – Jane mi aveva detto che facevi il doppio gioco al Ministero, ma mai avrei creduto che potessero affidarti una missione così pericolosa.
–Non so se lo sai, ma sono un ottimo conoscitore delle Arti Oscure – replicò Caspian incrociando le braccia sul petto.
–Questo lo so fin troppo bene. Il fatto è che...
Il giovane le fece un cenno carico di comprensione.
–Capisci ora come mi sento quando penso che anche tu vuoi far parte di questa battaglia? – chiese.
Susan non rispose. In un attimo, fu tra le sue braccia. Non tremava, né piangeva. Voleva solo restare lì, premuta contro il suo petto, avvertendo la presenza confortante del suo ragazzo accanto a sé. Possibile che solo poche ore prima aveva rischiato di morire, mentre lei se ne stava beatamente a dormire nel suo letto a baldacchino? A quel pensiero, la ragazza si strinse ancora di più a Caspian, che la circondò con le sue braccia forti.
–Anch'io ho paura per te, ogni giorno, ogni attimo – disse Susan. – Non credere che stando al sicuro a Hogwarts non abbia il sentore di ciò che affronti ogni giorno, anche se non vuoi dirmelo. Vivo costantemente nell'angoscia che ti succeda qualcosa, senza che possa fare nulla per aiutarti. Conoscendomi, credi che questo mi incentivi a restare a scuola piuttosto che venirti a cercare a Londra nella speranza di ritrovarti vivo?
A quel pensiero, Caspian rabbrividì.
–No – rispose piano.
–Egoista.
–Non volevo che arrivassimo a questo.
Susan si staccò da lui, tornando a fissarlo con aria torva.
–Se ci tieni davvero a me, allora rendimi partecipe della tua vita – disse in tono severo.
–Anche se ciò che verrai a sapere non ti piacerà?
La ragazza sfoderò un sorriso complice, allungando una mano per sfiorargli il viso.
–L'importante è che lo sappia.
***
La vigilia di Natale venne salutata da una generosa nevicata che ricoprì di una coltre gelida e bianca la periferia di Londra. Susan rimase per tutta la mattina a osservare i grossi fiocchi di neve che cadevano lenti fuori dalla finestra, imbiancando il fazzoletto di prato che sorgeva davanti casa. I suoi pensieri continuavano a vagare verso le viscere del Ministero della Magia, dove sapeva esserci Caspian, di nuovo di guardia davanti a quella maledetta porta.
Aveva promesso di venire quella sera, alla faccia di zia Alberta, che sarebbe già stata sufficientemente furibonda per il fatto che non vedeva il figlio da mesi, dal momento che si era rifiutato di tornare da Eton per le vacanze nonostante le suppliche. Susan sperava solo che i Mangiamorte non decidessero di attaccare proprio quel giorno.
Nel primo pomeriggio, la neve smise finalmente di cadere e nel cielo striato di grigio comparve un pallido sole di metà inverno, che in pochi minuti illuminò i tetti innevati di una luce scarlatta. Susan ne approfittò per infilarsi sciarpa e guanti e andare a sistemare il giardino. Si armò di badile e prese a spalare il vialetto di fronte alla veranda, quando di colpo di fermò davanti a un punto preciso della siepe. Posò il badile a terra, assalita da quegli improvvisi pensieri. Valanghe di ricordi le mozzarono il fiato in gola.
–Susan?
La ragazza si voltò di scatto. Edmund era appena apparso alle sue spalle, stringendosi nel suo cappotto nero.
–Ti cercano in casa – proseguì il ragazzo. – Tutto bene?
–Ѐ qui che ho visto David per l'ultima volta – rispose la ragazza indicando la siepe. – Era fine agosto e stava arrivando un forte temporale. Io mi ero molto arrabbiata con lui perché si era messo a giocare a palla in soggiorno e aveva rotto un vaso. Sai, era un regalo che aveva fatto papà alla mamma per il loro anniversario. Io credo di essere stata troppo dura con lui. L'ho sgridato a lungo, gli ho detto delle cose pesanti. Ero davvero arrabbiata. Gli ho ordinato di non farsi più vedere. Lui si è voltato senza dire una parola ed è scappato in giardino. Non l'ho più visto.
Edmund era come pietrificato. Sapeva come sarebbe andata a finire la storia, aveva visto con i suoi occhi il terrore dipingersi in quei grandi occhi azzurri prima che si spegnessero per sempre. Non riusciva più a portare quel peso. Non quando faceva ormai parte di quella famiglia.
–Susan, c'è una cosa che dovresti sapere – disse quasi meccanicamente. – Una cosa terribile.
–Cosa?
–Io... io ho visto David, mentre ero lì. Io... – il ragazzo chiuse gli occhi, lottando contro le visioni spaventose che si accalcavano nella sua mente. – L'ho visto morire.
Susan sgranò gli occhi, la bocca spalancata in un urlo silenzioso.
–Cosa hai detto?
–Mi dispiace, io fino ad allora non sapevo chi fosse veramente Alhena Black. Nemmeno io credevo che potesse fare una cosa simile a un ragazzino come me.
La ragazza restò a fissarlo come pietrificata.
–So che ora mi odierai – proseguì Edmund. – Ti capisco, in fondo. Anch'io mi sento un mostro, a occupare il suo letto. Se solo avessi potuto fermarla...
–Cosa avresti potuto fare, Ed? Eri solo un bambino.
Il ragazzo annuì, abbassando lo sguardo.
–Ѐ stato allora che hai provato repulsione verso la magia? – chiese Susan con la voce che tremava.
–Sì.
Con sua somma sorpresa, la ragazza lo strinse in un forte abbraccio.
–Sei davvero la persona più coraggiosa che conosco – mormorò scostandosi da lui. – Sappi io ti considero come se fossi davvero mio fratello. Sono fiera di te, Ed.
Il ragazzo arrossì visibilmente. Di colpo, si sentiva molto più leggero, anche se non riusciva a dominare il senso di commozione che gli opprimeva il petto. Susan gli afferrò la mano ed entrambi presero a contemplare la siepe striata di rosso. Il colore del sangue, pensò Edmund con un brivido. Improvvisamente, era come se David fosse di nuovo lì con loro, una piccola e terribile presenza.
–Posso chiederti una cosa? – domandò Susan a un certo punto. – David ha sofferto molto prima di morire?
–No, è stato tutto molto veloce – rispose Edmund, anche se in cuor suo sapeva di mentire.
**** Angolo Autrice ****
E anche questa settimana sono riuscita ad aggiornare! Come state? Io abbastanza pressata, tra mille incombenze e ritmi molto rigidi, ma per fortuna ultimamente mi sono imposta una cera autodisciplina, quindi riesco a trovare qualche spazio quotidiano per scrivere. Il che si traduce che finalmente, a breve, potrò postare nuove storie e riuscirò a farvi leggere qualcosa di molto attuale ;) - vi ricordo che finora ho pubblicato le mie vecchie storie, risalenti al 2013/14.
Visto che siamo in tema natalizio, non poteva mancare uno "special" di Natale, anche se le atmosfere sono abbastanza cupe, tra l'irruzione nel quartier generale dell'Ordine della Fenice a una discussione non proprio allegra tra Edmund e Susan. Che ne pensate di questi ulteriori sviluppi? E come vedete il fatto che anche Jane studi Occlumanzia? Vi sarete sicuramente resi conto che tra lei e il professor Piton esiste un legame molto forte e di certo diverso tra quello che vige tra lui e Harry. Le motivazioni ci sono (e tra queste spicca il fatto che Jane somigli moltissimo a Lily, e no, non si limita affatto agli occhi), e più avanti scoprirete perché.
Per il resto, sarei molto curiosa di scoprire cosa ne pensate nei commenti, anche per chiacchierare un po', se vi va xD
Intanto, vi ringrazio di cuore per l'ennesima volta per tutto il sostegno che state dando a questa piccola storia. Speriamo di continuare a leggerci e di portare avanti questo sogno nel cassetto insieme ;)
Un abbraccio.
Vostra
F.
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