Ritorno a casa

Harry era furibondo. Fissava la banchina del binario nove e tre quarti oltre il finestrino dell'Espresso per Hogwarts, dove un grosso cane nero scodinzolava nella sua direzione, come se potesse vederlo.

−Non doveva venire – ringhiò il ragazzo senza riuscire a staccare gli occhi da Sirius in versione canina.

−Cerca di capirlo, Harry: sono settimane che non vede la luce del sole – osservò Jane comprensiva.

−Sì, ma non mi sembra questo il posto ideale per farlo! – disse lui indicando la lunga chioma biondo platino di Lucius Malfoy che si allontanava a braccetto con la moglie.

Come a voler confermare i suoi peggiori sospetti, il silenzio dello scompartimento deserto venne interrotto da una voce untuosa che ai gemelli risultò fin troppo familiare.

−Tutti soli, Potter? Come mai non siete nella carrozza dei Prefetti?

−Non sono affari tuoi – tagliò corto Harry con il volto premuto contro il vetro del finestrino.

−Oh, Potty non è stato nominato Prefetto? Cos'è, Silente ha finalmente capito che sei fuori di testa?

−Lascialo in pace – ringhiò Jane fissando Malfoy dritto nei suoi freddi occhi grigi.

Con suo sommo orrore, il suo sguardo omicida non sembrò intimidire il biondo come accadeva di solito. Con un ghigno compiaciuto, Malfoy si avvicinò a lei, fino a trovarsi a pochi centimetri dal suo naso. La ragazza riuscì a sentirgli persino l'odore pungente del dopobarba. – Ascoltami, piccola Mezzosangue, − disse con voce fredda – al contrario di voi, da adesso in poi io sono un Prefetto e ho il potere di aggiungere e togliere punti a mio piacimento. Ergo, comincerò subito con cinque punti in meno a Grifondoro per la rispostaccia di tuo fratello e altri cinque a te perché frequenti Mezzosangue e filobabbani.

−Credo che per le punizioni dobbiamo aspettare perlomeno il banchetto di stasera – disse una voce decisa alle sue spalle.

Malfoy si discostò con violenza da Jane, appiattendosi contro il muro mentre Susan, Edmund e Lucy facevano ingresso nello scompartimento. Evidentemente, non si era ancora dimenticato di quando la ragazza lo aveva schiaffeggiato davanti a tutta la scuola solo un anno prima.

−La carrozza dei Prefetti è più avanti, Malfoy, e immagino che ci stiano aspettando per darci le istruzioni – proseguì Susan con decisione.

−Ti hanno nominata Prefetto? – domandò l'altro con gli occhi sgranati dall'orrore.

In tutta risposta, Susan fece balenare la spilla appuntata sul maglione. – Non ti conviene abusare del tuo potere o qualcuno potrebbe pentirsi di avertelo dato. Sappi che io e il professor Piton abbiamo un ottimo rapporto.

Draco abbassò il capo, mormorando qualcosa tra i denti che assomigliava sgradevolmente a 'sporca Mezzosangue', ma la mano levata con violenza di Susan bastò a farlo schizzare fuori dallo scompartimento come se lo avesse picchiato di nuovo.

−Sì, bravo, scappa! Come se non ci rivedessimo tra cinque minuti... − gli urlò dietro la ragazza.

−Lascia stare, Sue – le disse Jane.

−Roba da non credere: utilizzare i propri poteri da Prefetto per fare il bullo! – brontolò lei una volta rientrata nello scompartimento.

−Tipico di Malfoy – commentò Harry in tono sarcastico.

−Perché non siete anche voi nella carrozza dei Prefetti?

−Non siamo stati nominati. Ron e Hermione invece sì.

−Mmm, un po' me lo sarei aspettato, sapete? In fondo, avete già tante cose a cui pensare... Ora però devo andare di là. Vi posso affidare Edmund e Lucy? Sono sicura che non vi dispiaceranno.

−Oh, a noi fa molto piacere! – esclamò Jane strizzando un occhio a Edmund.

−Ci vediamo dopo, allora!

Non appena Susan ebbe varcato la porta, nello scompartimento calò un silenzio imbarazzato. Edmund e Lucy si erano seduti di fronte ai gemelli, pigiati l'uno contro l'altra. Di tanto in tanto, gli occhi di lui incontravano quelli di Jane, che gli sorridevano raggianti.

−Allora, siete emozionati? – chiese la ragazza per rompere il ghiaccio.

−Oh, sì! – trillò Lucy entusiasta. – Possiamo scegliere la Casa in cui vogliamo andare?

−No, a quello ci pensa il Cappello Parlante – rispose Harry. – Nel momento in cui te lo mettono sulla testa, lui vede le tue attitudini e ti colloca nella Casa che secondo lui è più adatta a te. Ma tu puoi sempre dirgli dove non vuoi finire, per semplificargli il lavoro. A me è successo.

−Non voleva assegnarti a Grifondoro? Proprio tu che hai sconfitto Tu-Sai-Chi? – esclamò Lucy incredula.

−Eh, già! Secondo lui, dovevo finire a Serpeverde.

−No! E perché mai?

−Non lo so. Io comunque non voglio avere niente a che fare con loro e perciò mi sono opposto con tutte le mie forze. E lui mi ha ascoltato.

−Con me invece è stato tutto molto più facile: mi ha messa subito a Grifondoro – disse Jane.

−E voi dove vorreste finire? – chiese Harry.

−Non a Serpeverde! – si affrettò a dire Edmund.

−Io sono indecisa tra Grifondoro come Peter e Corvonero come Susan. Mi piacerebbe molto stare con mia sorella, ma temo di non essere così portata per lo studio come lei – rispose Lucy.

−Non credo che finirete a Serpeverde – li rassicurò Harry. – Non ne avete proprio l'aria!

−Già, nessuno di voi due sembra coltivare l'odio per l'umanità! – aggiunse Jane ridacchiando.

In quel momento, un rumore di passi nel corridoio annunciò il ritorno di Susan, seguita a ruota da Ron e Hermione.

−Fatto tutto? – chiese Harry.

−Sì – rispose Hermione mentre si sedeva di fronte a lui. – Sarà un anno duro, questo. Noi Prefetti avremo un sacco di mansioni da svolgere: dobbiamo pattugliare i corridoi, assegnare punti e punizioni e controllare che nessuno studente si aggiri fuori dal dormitorio oltre il coprifuoco. Senza contare che stasera dovremo presentare la Casa a quelli del primo anno.

−La vedo dura – borbottò Ron. – Come se i GUFO non fossero già abbastanza.

−Vuoi fare a cambio con me? – domandò Harry.

−No grazie, fratello.

−Comunque, Sue, non abbiamo ancora ringraziato te ed Edmund come si deve per essere venuti all'udienza – si affrettò a sviare il discorso Jane. – Ma Eustace?

−È rimasto a casa nostra fino a quando non siamo partiti per l'Italia insieme a Caspian – sospirò lei. – Peter l'ha accompagnato al San Mungo più volte, ma i Medimaghi gli hanno dato scheda bianca. Non so quante e quali schifezze gli abbiano rifilato i medici babbani, ma in ogni caso pare che quella roba gli abbia completamente bruciato i poteri. È come se fosse un Magonò.

−Oh, mi dispiace. Poveretto!

−Con l'aiuto di tuo padre, i Medimaghi stanno comunque facendo delle ricerche sul tipo di terapia a cui è stato sottoposto Eustace, ma non è detto che si trovi un antidoto. Lui, comunque, cerca di non perdere la speranza, anche se si è giocato l'iscrizione a Hogwarts.

−Fossi in lui, avrei già strangolato vostra zia – commentò Harry.

−Ci abbiamo pensato tutti, credimi!

−Come sono andate le vacanze, invece?

−Benissimo! Mentre i miei erano in viaggio di nozze, noi abbiamo affittato una casa in Toscana per le ultime due settimane di agosto. Caspian faceva la spola tra noi e il Ministero, ma almeno ci siamo distratti un po'.

−Io ho provato persino ad andare a cavallo – disse Edmund.

−Davvero? – gli occhi di Jane si illuminarono.

−Sì. Nel posto dove alloggiavamo organizzavano delle escursioni. Mi sono davvero divertito!

−Allora devo farti provare Ulisse, una volta a Hogwarts – disse lei. – Credo che diventereste degli ottimi amici.

−Non so come me la cavo con le vertigini.

−Non è mica obbligatorio volare!

−Ragazzi, − intervenne in quel momento Hermione – mi spiace interrompervi, ma credo che sia arrivato il momento di indossare le nostre divise.

***

Si era ormai fatto buio da un pezzo quando l'Espresso di Hogwarts prese a rallentare sulle rotaie fino a fermarsi alla stazione di Hogsmeade, una lunga banchina deserta che sembrava sospesa in una dimensione senza tempo.

Edmund uscì dal bagno a passi incerti, osservandosi per la prima volta con indosso la veste nera che da quel giorno in poi sarebbe stata la sua divisa scolastica. Durante la sua prigionia, Alhena gli faceva indossare degli abiti abbastanza eleganti, molto diversi da quelli dei Babbani, ma nessuno di loro somigliava a quel lungo mantello nero che gli nascondeva il maglione e i pantaloni grigi. Si sentiva terribilmente strano, lui che per anni aveva associato la magia a qualcosa di orribile, che poteva provocare solo dolore. Un po' come Susan, a pensarci bene.

In quel preciso istante, Lucy uscì dal bagno delle ragazze, i lunghi capelli castano ramato raccolti in due treccine sulla nuca. Era eccitata come non l'aveva mai vista prima d'ora.

–Come sto? – chiese raggiante, facendo un rapido giro su se stessa.

–Come una strega – sorrise Edmund.

Lei scoppiò in un risata limpida e lo abbracciò forte, facendolo incespicare visibilmente.

–Oh, Ed, sono così felice di essere qui! – esclamò. – Pensa che lo desideravo da quando è arrivato Peter. Tutte quelle cose che mi raccontava sulle Case, il Quiddich, gli incantesimi... oh, ho sempre desiderato di essere come lui!

–E lo sarai – rispose il ragazzo con una stretta allo stomaco. – Hai tutte le carte in regola per diventare una strega molto valorosa.

–State vicini, voi due – intervenne in quel momento Susan, che si era affacciata dalla porta del suo scompartimento trascinando una pesante valigia.

In quel momento, tutti gli studenti si stavano riversando sulla banchina come uno sciame di pipistrelli neri. I Pevensie seguirono i gemelli Potter, Ron e Hermione nella notte, cercando di stare il più vicino possibile.

–Ciao, Susan! – esclamò una voce acuta.

La ragazza abbassò lo sguardo e si trovò a fissare i grandi occhi celesti di Nigel Crewey, un ragazzino del secondo anno a cui aveva salvato la vita il suo primo giorno di scuola, diventando inevitabilmente una sua grande amica. La ragazza notò subito che si era alzato di parecchi centimetri dall'ultima volta che l'aveva visto.

–Ciao – lo salutò sorridendo. – Conosci Edmund e Lucy, i miei fratelli?

–Piacere! – si presentò Nigel stringendo la mano a Edmund; poi, quando vide Lucy, si prostrò in un profondo inchino.

Lei scoppiò in una risata timida, arrossendo visibilmente.

–Ormai il danno è fatto – sussurrò Jane nell'orecchio di Susan, facendola pentire amaramente di ciò che aveva appena combinato.

–PRIMO ANNO, PRIMO ANNO SEGUITEMI!

I Potter, Ron e Hermione sussultarono nell'udire la perentoria voce femminile che aveva appena parlato, dal momento che si aspettavano di sentir proferire quelle parole da Hagrid, come avveniva di solito. La cosa non prometteva niente di buono.

–Primo anno, da questa parte! – ripeté in quel momento la donna dai corti capelli scuri che era appena apparsa davanti a loro, seguita da dei timidi ragazzini di undici anni.

–Ehm, professoressa Caporal, – esordì Jane – dov'è Hagrid?

–Questi non sono affari tuoi – rispose lei in tono sbrigativo. – Potter, giusto? È tuo l'europeo grigio che è atterrato davanti alle serre non meno di cinque minuti fa?

–Sì, è Ulisse, il mio pegaso. Tutto in regola, spero.

–Assolutamente sì. Vedi, cara, dovendo sostituire Hagrid per un po' di tempo e visto che quest'anno dovrete studiare le varietà di ungulati tra gli animali fantastici, volevo chiederti se potevi renderlo disponibile per alcune lezioni pratiche. Come ben sai, non è un animale tipico di queste latitudini e gli allevatori del sud chiedono spesso cifre esorbitanti per avere un esemplare in prestito.

–Non si preoccupi, faccia pure.

–Bene, dunque, piccola, tu vieni con me – disse la Caporal rivolta a Lucy, che la seguì titubante.

–Ci sono anch'io! – esclamò Edmund, accodandosi al gruppo dei ragazzi del primo anno.

Era impossibile non notare che li superava tutti in altezza. Molti di loro gli lanciavano sguardi intimiditi.

–Non lasciare mai Lucy, capito? – gli gridò Susan, restando a fissarli fino a quando non furono scomparsi del tutto nell'oscurità.

–Tranquilla, Sue – la confortò Hermione. – Il tempo oggi è buono e non credo che troveranno problemi nell'attraversare il lago.

–Sarà, ma non ho dei bei ricordi di quella esperienza – borbottò l'altra.

Al suo fianco, Nigel parve sprofondare fino alla punta del naso nel colletto della camicia.

Il gruppetto si avviò lentamente verso il principio della Foresta Proibita, gli stomaci che cominciavano a brontolare visto che le scorte di Cioccorane e Api Frizzole erano finite da diverse ore.

–Cosa intendeva dire la Caporal con il sostituire Hagrid per qualche tempo? – continuava a domandare Harry preoccupato.

–Forse è in missione – ipotizzò Jane.

–Forse è malato – soggiunse Ron.

–O forse...

Fortunatamente per la serenità generale, Hermione non fece mai in tempo a finire la frase. Di fronte a loro era comparso Neville, rimasto solo, che stringeva tra le braccia quello che sembrava un gigantesco cactus in vaso ricoperto da delle disgustose pustole verdi al posto delle spine. La pianta pulsava leggermente, come se respirasse.

–Ciao, ragazzi – li salutò lui con un sorriso.

–Ciao, Neville – rispose Jane. – Rimasto a piedi?

–Dean e Seamus non mi hanno voluto sulla carrozza con loro dopo che la mia Mimbulus Mimbletonia li ha ricoperti di Puzzalinfa da capo a piedi.

–Mimblu... che? – chiese Ron.

–Mimbulus Mimbletonia – spiegò Neville orgoglioso, indicando il cactus. – Me l'ha regalata la nonna per il mio compleanno. Sapete, è una pianta molto utile.

I gemelli Potter si scambiarono uno sguardo complice: entrambi erano a conoscenza dell'innata passione di Neville per Erbologia, l'unica materia di Hogwarts in cui riusciva a prendere buoni voti.

–Oh, ecco la carrozza! – esclamò a quel punto Ron.

I ragazzi si accalcarono attorno alla carrozza priva di cavallo che si era avvicinata a loro con un lento cigolio, tranne Harry, che fissava le stanghe vuote con gli occhi sbarrati.

–Andiamo, Harry! – lo incalzò Jane.

–Ma lo vedete anche voi... quel coso? Quello che tira il calesse? – chiese lui indicando il vuoto.

–Niente tira la carrozza, Harry, come sempre – rispose Hermione. – Coraggio, il banchetto sta per iniziare!

Pregando di non essere uscito completamente di senno, Harry salì finalmente a bordo, cercando inutilmente di ignorare gli sguardi interrogativi che gli stavano lanciando i suoi amici.

***

Edmund non riusciva più a contenere il proprio stupore. In meno di mezz'ora aveva attraversato il Lago Nero a bordo di una barca senza nocchiere e ora se ne stava lì, di fronte alla porta chiusa della Sala Grande, mentre la professoressa McGranitt spiegava allo stuolo di studenti terrorizzati ciò che li avrebbe attesi dall'altra parte, tra regole da rispettare, premi e punizioni. Aveva illustrato le quattro Case di Hogwarts (Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde) e il modo in cui sarebbero stati assegnati a una di esse in base alle loro attitudini personali.

Edmund continuava a ripensare a quello che gli aveva detto Harry, immaginandosi nei suoi panni, intento a implorare il Cappello Parlante di non spedirlo a Serpeverde. In fondo, cosa c'entrava lui con loro? Non condivideva nulla degli ideali di purezza del sangue, di meschinità e brama sconfinata di potere. Lui voleva solo avere una vita tranquilla, al fianco delle persone che amava. Stava forse chiedendo troppo?

In quel preciso istante, la porta si aprì, inondando i ragazzi del primo anno di una luce dorata. Lucy trattenne a stento un grido di eccitazione, affondando le unghie nell'avambraccio di Edmund. Il ragazzo quasi non se ne accorse, perso nella contemplazione di quel soffitto incantato che sfociava direttamente nel cielo puntellato di stelle, delle candele sospese a mezz'aria per magia, di tutti quei volti che li osservavano incuriositi. Riuscì a distinguere gli sguardi dei Potter che levavano i pollici verso l'alto dal tavolo di Grifondoro e lo sguardo raggiante di Susan, che parlava con un ragazzo di Corvonero.

Si fermarono di fronte al tavolo dei professori, dove li attendeva lo sgabello su cui riposava il Cappello Parlante. Silente si trovava al centro, sorridendo benevolo ai nuovi venuti attraverso gli occhiali a mezzaluna. Edmund non riuscì a trattenere un cenno di saluto nel momento in cui incontrò i suoi occhi azzurri. Quello sguardo lo rassicurò. Di colpo, era come sentirsi veramente a casa, amato e protetto.

La professoressa McGranitt sfiorò il Cappello Parlante con la punta della bacchetta. Subito, la tela strappata appena sopra la tesa si increspò come se fosse una bocca e il Cappello prese a cantare la sua canzone. Raccontò della fondazione di Hogwarts, di come Salazar Serpeverde si separò dagli altri fondatori, fino a lasciare definitivamente il castello, creando una spaccatura che avrebbe portato solo odio e disprezzo tra le Case. Poi, improvvisamente, la melodia cambiò.

Mi spiace dividervi, ma è mio dovere:

eppure una cosa pavento sapere.

Non so se sia utile voi separare:

la fine che temo potrà avvicinare.

Scrutate i pericoli, i segni leggete,

la storia v'insegna, su non ripetete

l'errore commesso nel nostro passato.

Adesso su Hogwarts sinistro è calato

un grande pericolo, un cupo nemico

l'assedia da fuori pericolo antico.

Uniti e compatti restar dobbiamo

se il crollo di Hogwarts veder non vogliamo.

Io qui ve l'ho detto, avvertiti vi ho...

e lo Smistamento or comincerò.

Il Cappello tornò immobile e subito uno scroscio di applausi esplose dai quattro tavoli, anche se non privo di un certo mormorio di fondo, come se la canzone avesse suscitato scalpore.

–Quando sentirete il vostro nome, verrete a sedervi qui – disse la professoressa McGranitt prendendo il Cappello Parlante tra le lunghe dita sottili, in modo tale da liberare lo sgabello su cui era appoggiato. – Eloise Budgmore!

La prima matricola della serata venne subito assegnata a Tassorosso. Subito dopo vennero due Serpverde, un Corvonero e tre Grifondoro. La lista si accorciava sempre di più e, man mano che si avvicinava alla lettera P, Lucy si faceva sempre più emozionata, ancorandosi spasmodicamente all'avambraccio di Emdund, il quale si sentiva lo stomaco in subbuglio per il nervosismo. Di tanto in tanto, lanciava uno sguardo speranzoso verso il tavolo di Grifondoro, desiderando con tutto il cuore di potersi sedere tra loro pochi minuti dopo, accanto a Jane...

–Edmund Pevensie – annunciò in quel momento la professoressa McGranitt.

Sentendosi tutti gli sguardi puntati addosso, Edmund si avvicinò timidamente al Cappello Parlante, fissandolo come se si fosse trattato di un serpente velenoso. Con estrema lentezza, il ragazzo si sedette sullo sgabello, serrando gli occhi. Una parte di lui voleva che quell'agonia finisse il prima possibile, ma un'altra sperava con tutto il cuore che il terribile verdetto che tanto temeva non arrivasse mai.

Avvertì la McGranitt che abbassava il Cappello sulla sua testa come una mannaia, la tesa che ormai sfiorava i suoi capelli scuri, quando la parola che avrebbe decretato il suo destino risuonò per tutta la Sala Grande con la potenza di un tuono.

Serpeverde!


**** Angolo Autrice ****

Eeeeee buonasera! :) Come state? Io abbastanza assonnata, è stata una lunga settimana, però la voglia di aggiornare era tanta e di conseguenza eccoci qua, con un nuovo capitolo fresco fresco.

Che ne pensate? Vi aspettavate che Edmund finisse a Serpeverde? E come la prenderanno i Potter e i suoi fratelli, di fronte a questa piega inaspettata? Lo accetteranno per quello che è o tenderanno a escluderlo? 

Con questi interrogativi, vi lascio al nostro prossimo aggiornamento ;)

Grazie ancora una volta a tutti coloro che stanno sostenendo questa saga: sono piccoli gesti, ma intanto questa settimana la storia ha raggiunto il primo posto in classifica,  W O W !!! *_*

Se vi va, potete lasciare una stellina o un piccolo commento qui sotto: mi farebbe davvero un grande piacere :) 

Un abbraccio grande <3

Vostra,

F.


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