Faccia a faccia con la morte
Un velo di terrore cadde nella piccola stanza. Nessuno osava muoversi, per paura che il solo respiro bastasse a tradirsi.
–Ѐ lei! – squittì Hermione in preda al panico.
–Lei chi? – chiese Hagrid perplesso.
–Sotto! – intimò Harry coprendo gli amici con il Mantello dell'Invisibilità e andandosi a rifugiare nell'angolo più lontano della capanna.
All'ennesima scarica di colpi, Hagrid fu costretto ad aprire. Si dovette guardare intorno per parecchi istanti, prima di rendersi conto che a bussare con quella forza vigorosa era stata una donna bassa e larga che gli sorrideva con aria zuccherosa all'altezza della cintola.
–Posso entrare? – chiese la Umbridge con simulata cortesia.
–E lei chi diavolo è? – chiese Hagrid perplesso.
–Dolores Jane Umbridge, Inquisitore Supremo di Hogwarts – si presentò lei in tono ufficiale.
–E sarebbe?
L'altra strabuzzò gli occhi. Evidentemente, quella specie di zotico non capiva l'importanza smisurata di quel ruolo, si stava dicendo visibilmente contrariata.
–In vista delle ultime mancanze presentate dalla scuola, sono stata incaricata dal Ministro della Magia in persona di sorvegliare e valutare l'operato degli insegnanti, affinché si mostrino all'altezza del loro compito – disse, mimando ogni singola parola come se avesse a che fare con un ritardato.
La cosa convinse Hagrid ancora di più di avere a che fare con una vecchia pazza.
–Cosa dovrebbe fare lei? – domandò nuovamente, chiedendosi se fosse il caso di portare quella poveretta in infermeria.
–Presenzierò alle lezioni e prenderò nota di quanto svolto – rispose la Umbridge, questa volta scandendo le sillabe e fingendo di scrivere su una lavagna invisibile. – Ora, permette di farle un paio di domande?
–Ma certo, si accomodi!
Non sapendo più come comportarsi, Hagrid la fece entrare all'interno della capanna. La Umbridge si guardò intorno con aria disgustata, sondando ogni singolo centimetro polveroso come se potesse passarvi attraverso con lo sguardo. Più di una volta indugiò sul punto in cui si erano rintanati Harry e i suoi amici, ma non diede avviso di averli notati.
–Aspettava visite, Hagrid? – domandò a un certo punto.
–No – si affrettò a rispondere lui.
–Come spiega la presenza di impronte davanti casa sua, allora? O il fatto che ha tutte queste tazze sul tavolo?
–Che ne so, sono appena rientrato! Magari qualcuno è passato a vedere se c'ero e se n'è andato. Quanto alle tazze, mi servono per degli impacchi per i lividi. Non me ne basta una sola, sa? Poi, mentre bussava, una è caduta a terra...
–Come si è procurato quei lividi? – incalzò la Umbridge implacabile.
–Sono caduto dalla scopa di un mio amico.
–Vedo, lei ha proprio il fisico da giocatore di Quiddich – il sorriso della Umbridge si allargò ancora di più. – Come mai si trovava da quest'amico, se la scuola è ricominciata da due mesi?
–Mi sono preso un permesso per motivi di salute. Sa, avevo bisogno di cambiare aria...
–Come se l'aria di montagna non ci fosse anche qui.
–Saranno fatti miei, no? – Hagrid cominciava davvero a seccarsi.
–Molto bene – concluse la Umbridge con un sorriso. – Verrò presto a farle visita alla sua lezione di Cura delle Creature Magiche. Sono proprio curiosa di vederla all'opera. Buona serata.
Detto questo, la strega se ne andò, non prima di essersi spruzzata una generosa quantità di profumo sul collo. Umiliato e confuso, Hagrid rimase seduto sulla sua sedia, fino a quando i ragazzi non trovarono il coraggio di uscire allo scoperto.
–Come ha fatto Silente a far entrare quella cosa nel castello? – chiese non appena se li ritrovò al suo fianco.
–Non è stata una sua scelta – rispose Harry furibondo. – Caramell è impazzito e vuole controllare tutto quello che accade qui dentro, a costo di usare la forza.
–Hagrid, ti prego! – lo supplicò Hermione, conoscendo la sua passione per le creature pericolose. – Stai molto attento con lei: so per certo che è un'accanita sostenitrice della lotta contro gli ibridi e sicuramente non vede l'ora di cacciarti dalla scuola! Per favore, almeno per quest'anno, potresti seguire il programma della Caporal?
–Potresti chiederci di allevare i Vermicoli come l'anno scorso – azzardò Ron speranzoso.
–Con i G.U.F.O. in ballo? Nossignore! – li zittì Hagrid deciso. – Ho in serbo per voi un programma davvero speciale e non intendo cambiarlo per colpa di quella lì. Preparatevi: giovedì avrete una lezione memorabile.
–Per favore, Hagrid! – squittì Hermione.
–Vedrete che non ve ne pentirete. Ora però filate nei vostri dormitori: ormai è buio e non voglio che vi mettiate nei guai per causa mia.
Per assicurarsi di essere stato abbastanza chiaro, Hagrid li afferrò tutti e quattro per la collottola, trascinandoli all'ingresso della capanna.
–Non ve ne pentirete! – disse facendo loro l'occhiolino, prima di chiudere la porta e lasciarli soli con le caviglie sprofondate nelle neve.
–Spero solo di aver capito male – disse Harry in tono funereo.
Gli altri preferirono non rispondere.
***
Il giovedì sembrò arrivare in un lampo. Jane corse a lezione il prima possibile, sperando di riuscire a parlare con Edmund. Negli ultimi giorni, tra interrogazioni e verifiche, non era mai riuscita a stare sola con lui. Doveva dirgli urgentemente che cosa aveva appreso da Hagrid la domenica precedente.
La fortuna fu dalla sua parte: lo trovò infatti che scendeva verso la foresta proibita in compagnia di Adam, che continuava a ripassare mentre camminava reggendo un pesante manuale tra le dita.
–Ciao! – salutò lei superandoli.
–Ciao, Jane – rispose Edmund.
Adam si limitò a farle un cenno con il capo per poi sprofondare di nuovo nella lettura.
–Posso parlarti? – chiese Jane a Edmund.
–Fai pure, tanto non sono di grande compagnia – rispose Adam al posto suo.
–Grazie mille! Te lo riporto subito! – la ragazza afferrò Edmund sottobraccio e insieme presero a scendere verso la Foresta Proibita.
A ogni passo, il cuore del ragazzo accelerava come un cavallo al galoppo. Finalmente erano di nuovo soli! Si guardò intorno, terrorizzato alla sola idea che Ron potesse sbucare da dietro l'angolo, ma per fortuna non avvenne.
–Ho delle novità – disse Jane, non appena furono al sicuro da orecchie indiscrete.
–Su cosa? – chiese Edmund abbassando la voce.
–Jadis.
Il ragazzo rabbrividì, ricordando quella donna orribile capace di tramutarsi in serpente.
–Cosa ha fatto? – chiese sulle spine.
–Ho scoperto da dove viene. È figlia di una gigantessa e di un mago. L'ha scoperto Hagrid andando in Siberia. Pare che sia stata cacciata dal suo stesso clan e sia migrata a Occidente per sopravvivere.
–Cosa vuol dire?
–I giganti sono terribilmente sanguinari e ossessionati dalla magia. Un essere del genere al fianco di Voldemort può essere ancora più terribile di Alhena Black. Nutre solo odio e brama di potere. Non ha sentimenti, niente. È una bestia travestita da donna.
Edmund si sentì gelare. Si ricordava come se fosse ieri il giorno in cui la Strega Bianca era riuscita a trovarli. Non aveva mai visto Alhena apparire così piccola e insignificante di fronte a qualcuno, tantomeno tremare di terrore. Gli sembrava ancora di vedere il corpo screziato del gigantesco serpente ergersi su di lei, facendo saettare la lingua biforcuta.
–Cosa c'è? – chiese Jane, notando il suo sguardo perso nel vuoto.
–Niente – mentì Edmund.
Lei gli cinse le spalle con un braccio, cercando di fargli forza. Lui provò il bisogno istintivo di abbracciarla.
–Non ti preoccupare, la fermeremo – gli disse lei in tono deciso.
Non parlarono più fino a quando non giunsero alle pendici della Foresta Proibita, dove li attendeva Hagrid. Jane raggiunse gli altri Grifondoro, mentre Edmund tornò da Adam. Con sommo disappunto di Harry e i suoi amici, Hagrid portava sulla spalla quella che sembrava parte della carcassa di una mucca.
–Seguitemi, ragazzi! Oggi faremo una lezione molto speciale – annunciò il mezzogigante con orgoglio, prendendo ad avviarsi tra i primi alberi.
–Di male in molto peggio – disse Harry a bassa voce.
Anche gli altri stavano pensando la stessa cosa. Avventurarsi per la Foresta Proibita insieme ad Hagrid di solito equivaleva come minimo a tornare ricoperti di tagli e contusioni varie. Se poi aveva deciso di usare una carcassa come esca, Dio solo sapeva quale bestia feroce stavano andando a vedere! Malfoy era del loro stesso avviso: il suo piagnucolio terrorizzato si sentiva da diversi passi di distanza.
–Va bene qui – disse Hagrid a un certo punto, fermandosi al centro di una vasta radura.
Depositò la carcassa ai suoi piedi e fece un verso agghiacciante. In molti si coprirono le orecchie con le mani, spaventati. Per diversi minuti non accadde nulla; poi, improvvisamente, poche mani presero a indicare un punto imprecisato tra gli alberi. Calì urlò quando alcuni pezzi di carne presero a staccarsi dalla carcassa, come se fossero strappati da denti invisibili.
–Quanti di voi riescono a vederli? – chiese Hagrid gongolante.
Harry, Luna, Neville, Edmund e un altro ragazzo di Serpeverde furono gli unici ad alzare le mani.
–Neville, dicci cosa vedi – lo esortò il mezzogigante.
–Sembrano una specie di... cavallo. Sì un cavallo con le ali. Però hanno qualcosa di strano. Sembrano quasi...
–... un serpente – concluse Edmund sottovoce, rabbrividendo.
Non riusciva a staccare gli occhi da quelle creature dagli occhi bianchi che banchettavano a pochi metri da lui. Certo, aveva imparato ad andare a cavallo quando era stato in Toscana con Caspian e i fratelli, appassionandosi moltissimo a quegli animali meravigliosi, ma quella pallida imitazione lo faceva tremare dalla paura.
–Perché solo loro possono vederli? – chiese in quel momento una ragazza di Serpeverde.
–Sono Thestral – rispose Hagrid. – Possono vederli solo quelli che hanno visto morire qualcuno. Per questo alla gente non ci piacciono. Pensano che sono pericolosi o che portano sfortuna. Il fatto che sono un po' meno belli di un pegaso e che mangiano carogne non li aiuta. Però non è vero che sono aggressivi. In realtà sono molto docili e utili: hanno un ottimo senso dell'orientamento e trasportano carichi pesantissimi. Lo sapete che sono loro a tirare le carrozze di Hogwarts?
In molti trasalirono. Evidentemente erano tutti convinti che le carrozze si muovessero da sole grazie alla magia. Più di qualcuno sgranò gli occhi spaventato.
–Hogwarts vanta di uno dei più grandi allevamenti di Thestral in Europa – continuò Hagrid. – Forza, qualcuno vuole provare ad accarezzarli?
Luna fu l'unica a fare un passo avanti. Si avvicinò con calma alla carcassa e prese ad accarezzare il primo Thestral. Colpito dalla sua docilità, Edmund decise di provare, lasciando un terrorizzato Adam a fissare il vuoto. Si mise accanto a Luna, che gli lanciò un sorriso raggiante, e guardò uno dei Thestral. Questi gli ricambiò lo sguardo con gli occhi bianchi. Era alto, molto più di un normale cavallo. La sua forza traspariva da ogni muscolo, che fremeva al ritmo con il suo respiro.
Il Thestral dilatò le narici e si avvicinò lentamente a Edmund. Il ragazzo allungò una mano tremante. La creatura poggiò il muso tra le sue dita, continuando a fissarlo. Il mago prese ad accarezzarlo. Al tatto, il manto nero era morbido e setoso. Il Thestral restò immobile, con le orecchie in avanti.
–Ehi, Edmund, pare che ci piaci proprio a Tenebrus! Di solito non si fa accarezzare da nessuno! – si complimentò Hagrid. – Perché ora non provi a darci da mangiare?
Il ragazzo deglutì. Lottando contro il ribrezzo, afferrò un pezzo di carne e lo porse al Thestral. Tenebrus annusò di nuovo la sua mano con gli occhi gelidi e poi inghiottì il boccone senza masticare. Una volta finito, gli diede un buffetto affettuoso con il muso, sporcandogli la guancia di sangue.
–Ne vuole ancora – disse Hagrid.
Edmund ripeté l'operazione.
Ai mostri piacciono gli altri mostri, pensò con ribrezzo mentre Tenebrus inghiottiva anche il secondo pezzo di carne.
–Non devi aver paura – gli disse Luna. – La gente li evita perché sono diversi, non perché sono cattivi. La natura li ha fatti un po' bruttini, ma questo è un modo per difendersi dai predatori. È vero che mangiano carne, però sempre di animali già morti. Sono solo degli spazzini che tengono pulita la foresta.
Edmund fissò di nuovo Tenebrus, accarezzandolo di nuovo. In fondo, quella creatura era come lui: molte volte gli era stato detto di essere un mostro. Ma in fondo, lo era davvero? Improvvisamente, provò una grande simpatia per il Thestral.
–Bravissimi, ragazzi. Ora perché non ci montate sopra? – disse Hagrid.
–Che?
Luna era già balzata a cavallo, sedendosi all'amazzone. Perplesso, Edmund si arrampicò su un tronco e da lì si diede lo slancio per montare in sella. Tenebrus lo lasciò fare senza muoversi di un centimetro. Hagrid li fece passeggiare per qualche minuto; poi, a un suo battito di mani, i due animali partirono al galoppo, spalancando le ali e staccandosi da terra. Edmund urlò nel momento in cui passò a volo radente sopra le teste dei compagni spaventati, per poi raggiungere il cielo plumbeo di novembre. Stringeva spasmodicamente le mani attorno al collo del cavallo fino a farsi male.
Tenebrus sorvolò il lago con grazia, ignorando il terrore del suo cavaliere. Cercando di ricordarsi le lezioni prese in Toscana, il ragazzo provò a dargli una direzione spingendolo con le gambe. Il Thestral lo assecondò dolcemente. Incredulo, il ragazzo provò a fargli fare una serie di virate, fino a quando il fischio di Hagrid non risuonò in lontananza. A quel punto, Tenebrus e il suo compagno ritornarono verso la Foresta Proibita.
Al momento dell'atterraggio, trovarono la Umbridge che passeggiava attorno ad Hagrid.
–Le sembrano creature da far studiare a dei ragazzini di quinto anno? – stava chiedendo l'Inquisitore Supremo, scrivendo febbrilmente sulla sua tavoletta.
–Ma non sono pericolosi! – si difese inutilmente Hagrid.
–Questo lo deciderà il Ministero. Prego, continui la sua lezione. Io nel frattempo farò qualche domanda in giro.
Edmund si affrettò a scendere da cavallo, andandosi a rifugiare accanto ad Adam. Nel frattempo, Jane si era avvicinata ai Thestral, provando a dar loro da mangiare e trasalendo nell'attimo in cui il pezzo di carne che reggeva tra le mani sparì inghiottito dal nulla.
–Come trova le lezioni di Hagrid? – stava chiedendo in quel momento la Umbridge a Draco Malfoy.
–Orribili – rispose lui, tirando fuori il suo peggior vittimismo. – Una volta sono stato aggredito da un Ippogrifo.
–E io sono stato morso da un Vermicolo – intervenne Goyle.
–Interessante, interessante – borbottò la Umbridge scrivendo febbrilmente sulla sua lavagnetta – E lei? – chiese poi rivolta a Edmund, indugiando sul colletto della camicia e il viso imbrattati di sangue. – Ha per caso visto morire qualcuno, caro?
A una simile domanda, Edmund si sentì rivoltare lo stomaco come un calzino. Si voltò verso la Umbridge, sfoderando uno sguardo omicida che avrebbe terrorizzato chiunque, gli occhi più neri che mai.
–Non sono affari suoi – rispose gelido. – Con permesso.
La sua occhiata era stata talmente eloquente che la stessa Umbridge non trovò una motivazione sufficiente per metterlo in punizione.
***
Novembre volò via rapido e piovoso, lasciando il posto alla neve di dicembre. Nonostante la ferrea disciplina imposta dalla Umbridge, per i corridoi di Hogwarts si respirava il clima natalizio già dai primi giorni del mese. Come di consueto, Hagrid aveva decorato il castello con dei giganteschi abeti che aveva portato personalmente dalla Foresta Proibita, che in seguito erano stati decorati con solerzia dal professor Vitious e alcuni suoi allievi, tra cui Ron e Hermione. Durante la ricreazione, i fantasmi improvvisavano delle carole natalizie e non era raro udire qualche melodia affine provenire dalle armature. L'atmosfera era così invitante che coloro che avrebbero lasciato il castello per le vacanze erano del tutto reticenti a partire. Tra questi c'erano anche i Pevensie, che sarebbero rientrati dalla famiglia per Natale.
In quel frangente, gli incontri dell'ES procedevano in piena clandestinità. Edmund stava impiegando anima e corpo per migliorare, ma faceva ancora fatica a usare i suoi poteri. Dal punto di vista teorico, la sua conoscenza degli incantesimi avrebbe potuto fare benissimo concorrenza a Hermione, ma quando si trattava di usarli era di gran lunga più impacciato di Neville. Avvertiva la magia fluire nelle vene, formicolando lungo le braccia e le gambe, ma all'ultimo istante si bloccava lì dov'era, paralizzandolo. Tutta questa energia repressa lo torturava per ore con dei dolori alle ossa e ai muscoli paragonabili alla Maledizione Cruciatus.
–Ѐ tutta una questione di testa – gli aveva spiegato Jane nel momento in cui aveva notato il suo scoramento. – Tu sei un mago molto dotato e hai dei poteri straordinari, solo che non riesci a controllarli. Vedrai che, lavorandoci su, riuscirai a sfruttarli al meglio.
L'ultimo mercoledì di scuola fu anche l'ultimo incontro dell'ES prima delle vacanze. Per l'occasione, la Stanza delle Necessità si fece trovare addobbata con festoni di vischio che pendevano dalle arcate gotiche. In vista di due settimane di nullafacenza, Harry aveva programmato una lezione molto intensa in cui avrebbero ripassato tutti gli incantesimi imparati in quelle settimane. Si divisero tutti a coppie come di consueto, simulando un duello.
Questa volta, Jane capitò con Ron. Edmund si trovò a fissarli più volte con aria torva. La ragazza riuscì a Disarmare il rosso, facendosi rincorrere per tutta la sala con la bacchetta in mano. L'altro stette al gioco, inseguendola tra gli studenti e schivando gli incantesimi volanti. Non appena la raggiunse, l'afferrò per la vita, prendendo a farle il solletico. Jane lanciò uno strillo divertito e, alla fine, gli restituì la bacchetta.
Edmund trasalì, mentre la bacchetta gli schizzava via dalle mani per finire in quelle di Neville.
–Ben fatto – si complimentò Harry passando accanto a loro. – Cerca di non distrarti, Ed!
Detto questo, il ragazzo si diresse verso Cho e Marietta, che aveva lasciato volutamente per ultime, correggendo la posizione del polso della prima con un timido gesto di confidenza. Cho si voltò verso di lui e gli sorrise.
Nel frattempo, Ron era riuscito finalmente a Disarmare Jane. La ragazza corse a cercare la bacchetta che era schizzata in mezzo alla selva di scarpe e mantelli. Mentre si aggirava carponi per la sala, fu colpita come da uno schiaffo dalla voce di Fred che chiacchierava tranquillamente con il gemello mentre duellavano insieme.
–Non gli passerà mai – stava dicendo il ragazzo ad alta voce.
–Dici? – rispose George. – Non credo che Hermione lasci Krum tanto facilmente.
–Forse non sei stato informato sugli ultimi avvenimenti. Pare che siano in crisi.
–Ah.
Jane rimase in ascolto, paralizzata sul pavimento di pietra. Solo la mano si muoveva febbrilmente alla ricerca della bacchetta.
–Ron non vede l'ora che arrivino alla rottura – stava continuando a dire Fred. – Insomma, lo sappiamo tutti che gli piace Hermione sin dal primo anno, ma quello zuccone non riuscirà mai a trovare il coraggio di dirglielo. Poi non si lamentasse se lei preferisce uscire con un campione mondiale di Quiddich.
–Ecco perché il nostro fratellino si è messo in testa di diventare Portiere: vuole rimediare.
–Chissà, magari riuscirà a fare colpo.
–Sarebbe ora.
Jane non volle sentire altro. Acciuffò la bacchetta da sotto i piedi di Ernie Macmillian e si allontanò il più veloce possibile dai gemelli con il volto in fiamme. Certo, la ragazza sapeva fin troppo bene che non doveva farsi illusioni su Ron, tuttavia, specie da quando Hermione si era messa con Krum, aveva coltivato segretamente un barlume di speranza, almeno fino a quel momento. Hermione non era una semplice cotta. Era amore vero. La partita con Ron era chiusa.
Jane tornò al suo posto. Lanciò al rosso un sorriso tirato, lottando contro il bruciore che le risaliva ai lati degli occhi e la morsa che le stringeva il torace, riprendendo a duellare, senza però l'entusiasmo di prima. Avrebbe tanto voluto che Harry non l'avesse mai messa in coppia con Ron. Chissà, forse anch'egli aveva sperato che il suo migliore amico accettasse finalmente i sentimenti che la sorella provava per lui.
Jane scoccò un'occhiata di sfuggita al gemello, che stava ancora ronzando attorno a Cho. La strega continuava a sorridergli con dolcezza, gli occhi a mandorla che brillavano di euforia. Ogni tanto, le sfuggiva una risatina alle sue battute di incoraggiamento. Le piaceva, eccome se le piaceva. Tutte queste smancerie non fecero altro che aumentare il senso di nausea di Jane. Alla fine, la ragazza preferì demordere.
–Ti dispiace esercitarti un po' con Hermione? Io faccio un giro di ricognizione, visto che Harry ormai si è impantanato con Cho – disse freddamente a un certo punto, voltandosi prima che Ron potesse aprire bocca.
Prese ad aggirarsi tra i membri dell'ES come un leone in gabbia, il malumore che le cresceva a dismisura a ogni passo. Jane lo sfogò criticando praticamente tutti; poi, una volta finito il giro, si andò a sedere in un angolo. Ormai mancavano pochi minuti. La fine della lezione fu per lei un sollievo inimmaginabile.
–Bene, ragazzi, noi ci salutiamo qui – disse Harry una volta che i compagni smisero di duellare. – State lavorando tutti in maniera eccezionale e ho notato numerosi miglioramenti. Noi ci vedremo di nuovo il primo mercoledì dopo le vacanze.
–Evviva Harry! – gridò George alzando il pugno con un gesto di trionfo.
–Dai che stracciamo la vecchia rospa ai G.U.F.O.! – fece eco Justin Finch-Fletechey.
Tutti proruppero in un forte applauso, che lasciò Harry a un tempo sorpreso e imbarazzato. Una volta terminati gli auguri, tutti ripresero le proprie borse e cominciarono ad avviarsi a piccoli gruppi verso i propri dormitori.
Adam ne approfittò per scivolare di soppiatto alle spalle di Natalie Prewett, china sulla sua cartella.
–Be', buon Natale – disse ad alta voce.
La ragazza si girò a fissarlo dal basso con aria omicida.
–Buon Natale – rispose levandosi in piedi e superandolo a grandi passi.
Perlomeno parla, pensò il ragazzo provando un sottile moto di soddisfazione dentro di sé.
Dall'altra parte della stanza, Edmund si era appena congedato da Harry e gli altri Grifondoro. Solo una mancava all'appello. Il ragazzo aveva atteso quasi con impazienza che Jane lo passasse a salutare prima della partenza, ma della ragazza non c'era traccia. La trovò in un angolo della stanza, mentre metteva ordine qua e là con un'espressione torva dipinta sul viso sottile.
–Volevo augurarti buon Natale – disse il ragazzo timidamente, avvicinandosi a lei.
Nell'udire la sua voce, Jane si riscosse, abbozzando l'ennesimo sorriso simulato.
–Oh, scusami! – farfugliò. – Buon Natale anche a te, Ed. Salutami i tuoi.
–Qualcosa non va?
La ragazza si morse il labbro. Sollevò lo sguardo verso Edmund, incrociando i suoi occhi scuri che la fissavano con aria interrogativa. Senza volerlo, si lasciò sfuggire un brivido.
Lui se ne accorse. Per la prima volta, era lei ad avere bisogno di conforto e di protezione. D'istinto, il ragazzo la circondò con le braccia, stringendola contro il suo petto. Jane non lo respinse, affondando le mani nelle maniche del suo maglione, la testa premuta contro il suo cuore. Improvvisamente sembrava molto più piccola e fragile di quanto già lo fosse, le spalle esili scosse da tremiti. Edmund avvertiva in lei un dolore e una fragilità incolmabili, ai quali non sapeva come far fronte.
–Non innamorarti mai, Edmund – disse lei non appena si staccò dalle sue braccia, fissandolo con tristezza.
Detto questo, la ragazza afferrò la borsa da terra e si avviò verso il suo dormitorio con le spalle curve. Edmund rimase a fissare la sua figura esile allontanarsi, la mente tormentata da cupi pensieri.
Non c'era bisogno che Jane gli ricordasse una cosa del genere. Lui era un mostro e mostri non possono sapere che cos'è l'amore.
***
Jane tornò nella sala comune quando ormai tutti erano andati a letto da un pezzo. Andò a controllare se Harry fosse rientrato, ma di lui non c'era traccia per tutta la torre di Grifondoro. Incapace di prendere sonno, la ragazza decise di aspettarlo davanti al caminetto, approfittandone per ripassare un po' di incantesimi.
Era ormai passata la mezzanotte quando suo fratello spuntò dal buco del ritratto della Signora Grassa con l'espressione più euforica che Jane gli avesse mai visto in faccia, le gote paonazze come se avesse corso per chilometri.
–Che c'è? – chiese lei sbirciando oltre lo schienale del divano. – Sembri un drogato!
–Cho mi ha baciato – rispose lui crollando di fronte a lei.
–Cosa?
–Ho baciato Cho. O lei ha baciato me, non ricordo di preciso.
–Stai scherzando, spero! – esclamò Jane disgustata, scostandosi come se suo fratello avesse la lebbra.
–Cosa c'è che non va? Insomma, lei mi piace!
–Ma lei non piace a me!
–Infatti non sei tu quella che deve uscire con lei.
–Perché, ti ha per caso chiesto di uscire?
–Esattamente.
Jane si voltò dall'altra parte, fingendo di riprendere a studiare. Qualcosa di doloroso le stringeva lo stomaco in una morsa soffocante. Se solo avesse potuto, avrebbe spaccato la faccia a suo fratello.
–Che cos'hai? Sei gelosa? – domandò Harry preoccupato.
–Gelosa io? Ah! – rispose l'altra con sarcasmo.
–Dai, sorellina! Quando capiterà anche a te capirai.
–Non capiterà.
–Solo perché ti è andata male con Ron...
Colpita sul suo punto debole, la ragazza scattò in piedi come se si fosse scottata.
–Mi chiedo perché ultimamente vi sentite tutti dei grandi esperti in amore, senza pensare che anch'io ho dei sentimenti!
Detto questo, Jane schizzò nel suo dormitorio, lasciando Harry più sorpreso e confuso che mai. Non c'era niente da fare: le donne erano tutte tremendamente strane e imprevedibili. La stessa Cho, per quanto fosse speciale, rientrava in quella categoria. Bastava pensare a quanto accaduto quella sera. Un attimo prima stava piangendo come una fontana per la morte di Cedric, il suo ex ragazzo, e pochi istanti dopo aveva baciato Harry come se nulla fosse accaduto.
Sentendosi la testa in fiamme, il ragazzo caracollò anch'egli nel suo dormitorio, infilandosi in fretta e furia il pigiama e cercando di addormentarsi nonostante Ron e Neville russassero all'unisono come due tromboni.
Quasi non si accorse della differenza tra sogno e realtà. Scivolava ventre a terra sul gelido pavimento di pietra. Era in un buio corridoio scavato direttamente nella roccia. La sua lingua scattò in avanti, saggiando l'aria davanti a lui. Un'alta figura ammantata di nero gli dava le spalle, avanzando verso una porta chiusa. I suoi lunghi capelli scuri gli sfioravano le spalle muscolose.
Harry si mise d'istinto in posizione di attacco, emettendo un sibilo minaccioso. Lo sconosciuto si voltò di scatto, puntandogli addosso la bacchetta. I suoi grandi occhi scuri si sgranarono in un'espressione di puro terrore.
–CASPIAN, NON TI MUOVERE! – gridò una voce alle spalle di Harry.
Il ragazzo si voltò di scatto e attaccò. Le sue zanne affondarono nel fianco di un uomo dai radi capelli rossi, che cadde ai suoi piedi con un tonfo sordo. Inebriato dal sapore del sangue, Harry provò l'istinto di mordere ancora e ancora, alla cieca, avvertendo un piacere euforico nel provocare dolore, fino a quando non si ritrovò disteso supino nel suo letto con la fronte madida di sudore e la cicatrice in fiamme, urlando a pieni polmoni.
***
–Il signor Weasley, hanno aggredito il padre di Ron! – continuava a farfugliare Harry mentre la McGranitt lo trascinava verso l'ufficio di Silente.
Dietro di lui, Jane, Ron e Hermione lo seguivano con gli occhi sbarrati. Il rosso era più pallido che mai per lo sgomento.
Trovarono Silente già in piedi, con indosso una vestaglia di seta viola. Li fece accomodare con un cenno del capo, senza incrociare lo sguardo di Harry.
–Nel sogno hai assistito la scena dall'alto? – chiese fissandosi le lunghe dita sottili.
–Io... ero il serpente, signore! – rispose Harry disperatamente.
–Molto bene. Phineas!
Il ritratto di uno dei Presidi smise all'istante di dormire e si sporse dalla cornice.
–Cosa c'è, Preside? – domandò in tono annoiato.
–Corri al Ministero. Un membro dell'Ordine è stato appena aggredito – rispose Silente. – Quanto a voi, dovete raggiungere subito il quartier generale. Anche voi due – soggiunse rivolto ai gemelli.
–L'hanno già trovato, signore – rispose pochi istanti dopo Phineas, già ricomparso nella sua cornice. – Sembra conciato male, ma se la caverà.
–Grazie, Phineas.
Silente afferrò una ciotola d'argento dalla sua scrivania, puntandole contro la bacchetta. L'oggetto emise una lieve vibrazione nel momento in cui il mago pronunciò un Incantesimo Non Verbale.
–Questa Passaporta vi porterà al più presto a Grimmauld Place – disse piano. – Non c'è altro da dire.
Confusi e spaventati, i ragazzi circondarono la scrivania, preparandosi a toccare l'oggetto che li avrebbe riportati a casa.
Un attimo prima di sparire, Harry alzò lo sguardo verso Silente ed provò l'irresistibile istinto di mordere.
**** Angolo Autrice ****
Ma buonasera! :) Come state? Questa settimana ho pensato bene di regalarvi un doppio aggiornamento, approfittando anche del pomeriggio di pioggia che sicuramente ci incentiva nelle nostre attività di lettura e scrittura.
Il capitolo di oggi è bello lungo e, come avrete notato, sono accadute un bel po' di cose. Innanzitutto la lezione sui Thestral, che mi è piaciuto approfondire. In particolar modo Edmund ha avuto modo di scoprire un ulteriore tassello del suo carattere, e di confrontarsi con esso. Come lo vedete, il nostro bel tenebroso? E niente, a rileggerlo a distanza di così tanti anni a me viene solo una voglia matta di abbracciarlo, sarà l'età che vi devo dire xD
Intanto Jane sta cozzando contro le sue pene d'amore - chi non le ha avute all'epoca? - tra il disintegrarsi della sua crush con Ron e l'inevitabile gelosia nei confronti di Harry. Come pensate che evolverà la faccenda?
Come sempre, voglio ringraziarvi di cuore per tutto il sostegno che state dando a questa piccola storia, dai commenti fino alle stelline: tutti piccoli gesti che però mi stanno aiutando un sacco a crescere e a migliorare.
Intanto, mi sono ributtata nella scrittura e ormai sono al terzo capitolo di una nuova storia, questa volta originale, che vorrei pubblicare a breve. Si tratta di qualcosa di molto diverso dal mio solito genere, se non fosse per il tema cavalli, e sono consapevole che le reazioni potrebbero essere contrastanti.
Ne approfitto anche per ricordarvi che il 7 e l'8 dicembre due dei miei romanzi fantasy saranno in download gratuito su Amazon. Vi lascio il link, così potete darci un'occhiata: https://www.amazon.it/Francesca-Sannibale/e/B01NBA0NPU/ref=dp_byline_cont_pop_ebooks_1
Noi ci risentiamo presto con tantissime novità! Un abbraccio e buon ponte <3
F.
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