Capitolo 1
Se c'era una cosa che Arianna aveva imparato nella sua vita era che nulla è dovuto e che alcuni sono semplicemente destinati a soffrire. Bisogna accettare che questa è la realtà delle cose e non si può fare niente per cambiarla.
Ogni giorno Arianna vedeva le persone intorno a lei godersi le loro vite piene di felicità e si chiedeva come ci si sentisse ad essere felici, una sensazione che lei non aveva mai provato, ma che sembrava così piacevole. Doveva essere per forza bello dato che aveva un effetto così positivo sulle altre persone intorno a lei, persone che avevano voglia di vivere e di fare, degli obiettivi, degli hobby, dei piani per il futuro, una famiglia e degli amici che tenevano a loro. Arianna invece non aveva nulla di tutto questo e ogni giorno che passava era un inferno per lei. La sua famiglia non faceva altro che ricordarle quanto fosse inutile e sbagliata, glielo ripetevano da anni ormai, sin da quando era una bambina e ora aveva diciassette anni. Arianna aveva tentato più volte di dimostrare il suo valore ai propri genitori, ma l'unica cosa che aveva ottenuto era capire che alla fine avevano ragione loro. Nulla di lei era speciale, era solo una piagnucolona senza dei genitori che le volessero bene, senza amici, senza uno scopo, senza amore, senza passioni, senza felicità, senza libertà e senza una vera vita, d'altronde lei non stava vivendo, la sua era solo una misera esistenza che non avrebbe potuto essere mai definita una vera vita che valeva la pena continuare.
Arianna non sapeva cosa le piacesse, perché non aveva mai avuto l'opportunità di provare niente. Non sapeva cosa dovesse ottenere nella vita, perché l'unica cosa che i genitori le dicevano sempre era che doveva pensare alla scuola e smetterla di frignare come una mocciosa, ma lei non era brava a scuola. Non era brava nell'unica cosa che le fosse mai stato chiesto di fare: accontentare i suoi genitori.
Tutti gli insulti che si sentiva dire ogni giorno si ripetevano in loop nella sua testa quando era da sola. Aveva capito che non avrebbe mai trovato pace, non avrebbe mai trovato la felicità che vedeva nelle altre persone, perché lei era tra quelli che erano destinati a soffrire ed è inutile combattere il proprio destino.
Era proprio a tutto questo che stava pensando Arianna mentre seduta sul tetto osservava il cielo stellato. La luce della luna si rifletteva nei suoi occhi grigi e il vento muoveva i suoi lunghi e lisci capelli castani. Quella notte indossava una felpa azzurra e larga, era la sua preferita e Arianna aveva pensato che fosse la scelta migliore indossarla in quegli ultimi momenti.
Guardò l'orario sul suo telefono, erano precisamente le 3:32 di notte. "Aspetterò solo un altro minuto" pensò. Solo un altro minuto prima di farlo, solo un altro minuto prima di compiere la scelta che l'avrebbe liberata da quella vita sofferente. Di certo non poteva cambiare il suo destino, ma poteva fermarlo.
Arianna si stava prendendo quel minuto prima di saltare perché voleva dare un ultimo sguardo al mondo che, seppur fosse stato così ingiusto e crudele con lei, era pur sempre bello da ammirare. Osservò prima il cielo, che sembrava essere un'opera d'arte: le stelle erano degli schizzi di colore, mentre le luna era la macchia più grande, fatta di proposito da un pittore a cui piace fare dei dipinti astratti. Poi abbassò lo sguardo, le luci di alcuni edifici in lontananza erano ancora accese e facevano pensare a delle lucciole; invece le luci degli edifici più vicini alla ragazza erano spente e solo i lampioni per strada illuminavano il cammino di chiunque volesse passare di lì, ma non c'era nessuno che avesse bisogno di quella luce, tutti sembravano star dormendo. Arianna però si domandò se qualcuno invece di dormire stesse pensando alle stesse cose a cui aveva pensato lei molti notti prima, che l'avevano portata a prendere quella decisione fatale.
La ragazza guardò nuovamente l'orario sul suo cellulare, il minuto era passato, ora erano le 3:33. Allora Arianna, sicura della sua decisione, appoggiò delicatamente il telefono a terra e accarezzò la sua adorata felpa per un'ultima volta, era così soffice. A quel punto si alzò in piedi e chiuse gli occhi, fece un passo avanti e si lanciò nel vuoto. Non era una persona religiosa, credeva fermamente che dopo la morte non ci fosse qualcosa, solo il nulla più assoluto, ma comunque non riuscì a fare a meno di sperare che, se qualche entità divina fosse davvero esistita, avesse avuto pietà della sua anima e avesse compreso lei e la sua scelta. Ma non avrebbe mai avuto una risposta. Qualcosa, o meglio, qualcuno fermò la sua caduta afferrandola tra le proprie braccia. Arianna, confusa, aprì gli occhi, che fino a quel momento aveva tenuto serrati, si ritrovò stretta al collo di una ragazza che era atterrata in un vicolo.
«Cjhn adoit?!» fece un ragazzo, sembrava avere un tono nervoso. Arianna spalancò gli occhi quando lo vide. Quel ragazzo aveva corna e ali.
«Ledn mosn dloan!» rispose la ragazza. Arianna notò che aveva la carnagione nera, ma allo stesso tempo sembrava così pallida, come se fosse morta. Questo particolare le fece venire i brividi.
«Non vuol dire niente!» continuò il ragazzo dall'aspetto simile ad un diavolo. Perché ora si era messo a parlare in italiano invece di quella strana lingua? No, non stava parlando italiano, ma sempre quella lingua sconosciuta, che lei, in qualche modo riusciva a comprendere.
«Sì invece! Dovremmo portarla con noi, ha bisogno di aiuto!»
«Assolutamente no! E-» il ragazzo si interruppe improvvisamente, fissando Arianna.
«Laila, l'umana si è svegliata.» disse il diavolo, riprendendo a parlare. Arianna saltò immediatamente giù dalle braccia della ragazza, ma l'aveva fatto troppo di fretta e senza pensare, così cadde a terra.
La ragazza, che poco prima la stava tenendo tra le braccia, le porse una mano per aiutarla a rialzarsi, Arianna accettò il suo aiuto, ma non appena toccò la mano di quella ragazza si rese conto che era gelida, prima non se ne era resa conto per via dello shock, ma era più fredda dell'acqua del mare quando vai a farti il bagno la mattina presto. Le venne in mente di nuovo lo stesso pensiero di prima: quella ragazza sembrava morta. Arianna ritrasse istintivamente la mano e si rialzò da sola. La ragazza sembrò sorpresa, forse persino triste a vedere la reazione di Arianna, ma poi ricominciò a parlare: «Scusa noi, il nostro incontro è stato una sorpresa anche per noi» ora quella ragazza stava cercando di parlare in italiano.
«Non fa- non fa niente» rispose Arianna, ancora confusa per tutto quello che stava succedendo.
Sia la ragazza, il cui nome sembrava essere Laila, sia il diavolo spalancarono gli occhi, Arianna aveva parlato la loro lingua, com'era possibile che un'umana qualunque la conoscesse?
Lei li guardò confusi, non si era nemmeno resa conto di aver parlato quella lingua. Poi dopo qualche secondo capì, ora era ancora più confusa di prima, non solo riusciva a capire quella strana lingua, ma sapeva anche parlarla.
«Che cosa sei? E perché diavolo non hai volato da sola invece di farci perdere tempo se non sei umana?!» per quanto fosse ironico sentire un diavolo dire "perché diavolo", ora Arianna stava capendo anche meno di prima, quel ragazzo le stava praticamente facendo la ramanzina perché secondo lui "non era umana" e "poteva volare da sola", era impazzito o cosa?
«Io sono umana! Cosa- cosa siete voi piuttosto?»
«Abbiamo iniziato con il piede sbagliato qui. Iniziamo a presentarci come in una situazione più... normale per te, okay? Io sono Laila e lui è Oray, piacere di conoscerti!» Disse la ragazza, sorridendo. Però nel suo sorriso c'era qualcosa di decisamente strano: i suoi canini erano molto più lunghi del normale. Collegando questo particolare alla pelle fredda e pallida Arianna non riuscì a non pensare che quella davanti a lei potesse essere una vampira.
Tutto ciò era così surreale. Un diavolo e una vampira erano davanti a lei e parlavano una lingua che in qualche modo anche Arianna conosceva, non poteva essere vero! La ragazza cercò una spiegazione razionale a tutto questo: forse era atterrata a terra ma invece di morire come aveva pianificato era finita in coma e ora stava sognando tutte queste assurdità? Ma lei non ricordava di aver mai raggiunto terra e l'edificio da cui si era lanciata era decisamente troppo alto per sopravvivere ad una caduta da esso per non parlare del fatto che quando era saltata via dalle braccia di Laila ed era caduta aveva sentito dolore e non si può sentire dolore in un sogno. Era tutto così assurdo!
«Ehi, sei ancora con noi?» chiese la vampira, riportando Arianna alla realtà, se così si poteva chiamare data la situazione.
«Siete... reali?» fu l'unica cosa che la ragazza riuscì a dire.
«No guarda, siamo nel mondo degli unicorni magici.» rispose il diavolo con tono sarcastico. Aveva un'espressione infastidita sul viso. La vampira scosse la testa in segno di disapprovazione, ma sembrava star trattenendo un sorriso. Poi prese la mano di Arianna e le disse che potevano aiutarla a capire meglio tutto ciò che stava succedendo e che ne avrebbero parlato a casa loro se lei avesse accettato di venire. Oray protestò, Laila lasciò la mano di Arianna e i due esseri soprannaturali iniziarono a discutere. La ragazza avrebbe potuto approfittare di quel momento per svignarsela, ma dopo dove sarebbe potuta andare? A casa dai suoi genitori? Non voleva di certo ritornare in un posto del genere! Decise quindi di aspettare che i due finissero di discutere. Laila ci mise un po' a convincere Oray, ma alla fine lui accettò di ospitare Arianna e, sbuffando, disegnò una forma con la mano in aria, sembrava quasi avesse composto i contorni di una porta. E fu proprio una porta a spuntare lì pochi secondi dopo. Arianna ormai non sapeva cos'altro aspettarsi da quei due.
«Per di qua.» disse la vampira con un sorriso, riprendendo la mano della ragazza.
«Io non ho mai detto che sarei venuta con voi!»
«Oh... giusto.» Laila sembrava quasi delusa dalle parole di Arianna, mentre Oray era impassibile.
La ragazza però rifletté un attimo: è vero, andare a casa di due sconosciuti, una vampira e un diavolo per giunta, non era l'idea migliore di sempre, ma Arianna non aveva nulla da perdere ormai, qualunque cosa sarebbe stata meglio di ritornare a casa e continuare l'esistenza infernale che aveva avuto fino a quel momento. Quindi, anche se probabilmente nessuna persona sana di mente avrebbe mai seguito quei due esseri a casa loro, lei prese una decisone che forse solo un pazzo avrebbe potuto prendere e accettò l'invito. Li seguì attraverso quella porta magica e scomparve dal mondo che aveva sempre conosciuto, facendo il suo ingresso in un mondo del tutto nuovo per lei.
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spazio autore
ciao a tutti!! :)
prima di tutto se siete qui vi ringrazio perché state leggendo questo libro <3, ci tengo davvero molto e spero che un giorno riuscirà a raggiungere più lettori
effettivamente è la terza volta che lo riscrivo, ma sono finalmente soddisfattx della trama, quindi sono sicurx che non dovrò farlo altre volte :)
però non è solo merito mio se questa storia è migliorata così tanto, ma è anche merito di -nemvsis, che mi ha aiutatx parecchio e ha anche creato la copertina :) (andate a dare uno sguardo anche alle sue storie!!)
detto questo, se vi va lasciate una stella☆ e un commento✍
spero che questo primo capitolo vi sia sembrato interessante!!
-𝓜ar
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