Capitolo 36 (Kalis)

Re Kalis IV di Esperia

Ménalis, 10 agosto del 250esimo anno dalla fondazione di Ashenfall...

Erano stati quattro giorni di intensi combattimenti da quando le truppe di lord Rellis di Melania si erano minacciosamente radunate sotto le mura di Ménalis.
Non si trattava di uno scontro tra nemici di diversi regni, ma tra pari: nonostante le divergenze culturali e politiche tra Ménalis e Melania, rimaneva uno scontro tra fratelli, dato che, fino a prova contraria, Melania faceva ancora parte del Regno di Esperia. I soldati erano addestrati allo stesso modo, le armi erano le stesse, così come le strategie militari... Sarebbe stato difficile sconfiggerli senza un piano ben pensato, ma per farlo ci sarebbe voluto tempo, che purtroppo mancava: le truppe nemiche erano già alle porte.
Re Kalis, nella foga del momento, era riuscito a pensare ad uno stratagemma: secondo le sue spie, i due eserciti avevano più o meno lo stesso numero di uomini, senza contare i soldati di Meynard che sarebbero arrivati nel giro di pochi giorni. Bastava rimandare il più possibile lo scontro diretto, per poi attaccarli frontalmente con gli uomini della città e al contempo da un lato con le truppe di Meynard che stavano arrivando in loro soccorso.

Kalis era rimasto rintanato tra le mura della città per ben due giorni, fino a quando le catapulte nemiche non avevano iniziato a sparare contro di loro.
A quel punto, ordinò che venissero aperte le porte, che gli arcieri scagliassero dardi infuocati sugli avversi e che la cavalleria sbaragliasse la testa dell'esercito. Quando poi nella notte del terzo giorno arrivarono i rinforzi, in ritardo rispetto ai tempi previsti, il suo piano poté essere attuato: Kalis, al comando dei cavalieri sopravvissuti, si lanciò letteralmente dentro l'esercito nemico, infilzandolo, mentre i fanti di Meynard ne indebolirono i fianchi, intrappolando i soldati senza lasciar loro una via di fuga.
Thedor, comandante della sesta corte espera, aveva attanagliato con successo l'ala sinistra dei nemici ed era riuscito, insieme ai suoi più abili soldati, ad infliggere diversi danni alla fanteria nera: tra le numerose perdite, c'era il primo ufficiale Demar Rellis, cugino di lord Rellis, decapitato sul campo da Thedor in persona.
Konell "l'Alto" invece, assieme a suo figlio Konell "il Giovane", generali della terza e quarta corte, erano penetrati nell'ala destra, dove si vociferava che stesse combattendo il traditore lord Frak Rellis.
Alle luci del 10 agosto, l'esercito nemico era stato completamente circondato dai fanti di Kalis, mentre i due Konell facevano strage dell'ala alla ricerca di Rellis. Ad un certo punto, verso metà mattina, le trombe squillarono e le truppe rimanenti di Melania iniziarono la ritirata strategica verso sud: la battaglia era finalmente finita, ma non si era ancora trovata traccia di lord Rellis tra i cadaveri. O era riuscito a fuggire o semplicemente non aveva mai preso parte allo scontro, e questa parve l'ipotesi più accreditabile.
Kalis era soddisfatto per l'esito della battaglia e passò da ogni ufficiale e cavaliere a congratularsi per il valore e la fedeltà che avevano dimostrato.
Purtroppo, scoprì che tra i caduti c'erano diversi suoi amici e compagni d'armi: l'inseparabile Derrox, con cui aveva passato l'infanzia, il comandante della quinta corte Jarris, i cavalieri gemelli, Gor e Tamen, nati ad Ashenfall, e molti altri.
Kalis però non aveva ancora visto Meynard Wellet, grazie a cui erano riusciti a respingere gli invasori. Non c'era tra i cadaveri che aveva controllato, ma nemmeno tra i comandanti sopravvissuti allo scontro. Dove poteva essere finito?
Il re di Esperia si addentrò nel cimitero intorno alle mura della sua amata città, circondato da un'aura tetra e cupa. Non si era ancora reso conto fino ad allora di quante vittime quella battaglia avesse causato. Ovunque mettesse piede, si trovava a calpestare un corpo, o qualche resto umano.
Stava perlustrando il campo quando, al calare del sole, vide un pennacchio rosso emergere da una pila di cadaveri. Doveva trattarsi senza dubbio di un comandante. Ma perché non era stato portato in città, come tutti gli altri suoi pari? Kalis ordinò agli uomini che si stavano occupando dei cadaveri di spostare quel corpo dalla pila, perché potesse vedere di chi si trattasse. In cuor suo però sapeva già chi fosse.
Nonostante ciò, quando gli tolse l'elmo e scoprì il suo volto sanguinante, sentì un vuoto al cuore che non aveva mai provato prima. Kalis non conosceva bene Meynard Wellet, a dire il vero l'aveva visto solo una volta in vita sua, eppure quella fu la perdita più dolorosa per lui. Un'agonia senza fine gli salì dalle viscere e le sue ginocchia cedettero a terra, in un tonfo sonoro e silenzioso allo stesso tempo. Non sentiva più nulla. Né i richiami dei suoi uomini, preoccupati per lui, né il rumore delle foglie che si agitavano per il vento, né i corvi che gracchiavano in cerca di un pasto. Ma Kalis non pianse solo per Meynard, bensì per tutte le vittime che quella guerra avrebbe portato. E sarebbero state migliaia: migliaia di padri, figli, fratelli, amici non avrebbero più rivisto le loro case, le loro famiglie, le loro città; alcuni sarebbero tornati, ma le loro ferite non sarebbero più guarite, perché gli orrori della guerra sono un fardello che non si può lasciare alle spalle.
Dopo aver compianto quella terribile perdita, Kalis diede il via libera per bruciare i cadaveri e commemorarli. Non aveva ancora lasciato il campo di battaglia quando fu raggiunto dal figlio maggiore, Xenos, con l'armatura sporca di sangue e i capelli biondi impregnati di polvere. «Padre, mi mandano a riferirvi un messaggio da Hassara» esordì.
Kalis trasalì non appena sentì la parola "Hassara": erano giorni che attendeva notizie da re Jaroh.
«Parla pure, figliolo».
La faccia di Xenos, però, non lasciava presagire niente di buono.
«La flotta di Ashenfall è sbarcata ad Hassara: la capitale sarà presto in grave pericolo e re Jaroh invoca il tuo aiuto».
Kalis rimase a bocca aperta: non si aspettava di certo una notizia di tale portata. Tuttavia, aveva finalmente capito il piano dell'Imperatore Doreen: attaccare allo stesso tempo Esperia e Hassara, cosicché nessuna delle due potesse aiutare l'altra e contrattaccare, anche se non tutto era andato come previsto. Ménalis infatti aveva vinto e scacciato le truppe di Frak Rellis e ora era arrivato il momento di agire.
«Voglio che venga allestita una flotta il prima possibile: la metà dell'esercito ed io salperemo per Hassara. Tu invece, mio caro Xenos, rimarrai qui a Mènalis insieme all'altra metà: dovrai essere i miei occhi e le mie orecchie, non fare niente che io non farei» ordinò.
Xenos annuì e si inchinò frettolosamente, per poi andare a riferire quanto gli era stato comandato. Kalis invece, rimase ancora un po' tra i caduti: il vento si levò da occidente e il re inspirò a pieni polmoni. C'era qualcosa di diverso nell'aria: forse non tutto era perduto.

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