Capitolo 30
Sulla strada per Verania, 6 agosto del 350esimo anno dalla fondazione di Ashenfall...
I cavalli galoppavano da ore ormai e iniziavano ad avvertire i primi segni della fatica. Theris e Leonell avevano appena attraversato una strada tortuosa in mezzo alle montagne che sfociava in una vasta prateria: quello era il confine tra Esperia e l'Impero Bysmaliano.
Leonell aveva già percorso quei sentieri mesi prima con Gil, Rilynn e Kircer. Era strano trovarsi in quegli stessi luoghi con il fratello di Kircer, così dannatamente simile a lui: cosa poteva essere successo di così grave da separarli? «Ogni cosa a suo tempo» diceva Theris quando lui glielo chiedeva e rimandava le spiegazioni ad oltranza.
Era da un po' ora che non si parlavano e il silenzio era diventato quasi piacevole: Leonell si guardava attorno, ammirando quei paesaggi, mentre Theris sembrava concentrato e serio. Stavano entrando in territorio nemico e non dovevano essere visti da nessuno, in particolare dai soldati.
Ogni volta che passava qualcuno che non fosse armato, Theris lo squadrava con ostilità e continuava a farlo anche quando si era allontanato, finché non era più visibile. Non aveva però tutti i torti: il mondo di Ambra era pieno di pericoli, e questa era stata una dura lezione che Leonell aveva dovuto imparare fin da subito. Ed ecco che da una curva davanti a loro, spuntarono due uomini a cavallo.
Theris tirò le redini per diminuire la velocità e accostò per lasciare libero il sentiero, senza smettere di studiare i due, ancora distanti. Leonell fece come lui, finché non passarono. A quel punto, Theris sbuffò, tirando una sensazione di sollievo.
«È bene guardarsi le spalle» disse. «Ma ricorda: il vero pericolo viene sempre dal davanti» aggiunse guardando Leonell negli occhi.
«Lo so» replicò il ragazzo annuendo.
«Aspetta» lo fermò Theris e tacque: in lontanaza, si sentivano ancora delle voci. «Ce ne sono altri».
Leonell rizzò le orecchie, cercando di ascoltare i loro discorsi che si facevano sempre più chiari.
«Il nuovo re fa sul serio, credimi».
«Certo, era ora che Ashenfall si schierasse dalla nostra parte».
«Noi bysmaliani otteniamo sempre quello che vogliamo, in un modo o nell'altro».
«Re Erion ha fatto bene ad uccidere suo cognato Idem».
«È stato un bene soprattutto per l'Imperatore».
«Già».
«E adesso la prima a cadere sarà Hassara».
«Ti sbagli: lord Rellis sta schierando le sue truppe a sud di Ménalis. L'attacco inizierà a breve. Presto quei cani di Esperia torneranno quello che sono destinati ad essere: degli schiavi sottomessi»
Leonell non riuscì a capire molto quello che seguì: gli uomini scoppiarono in una grassa risata e aggiunsero qualche parola incomprensibile.
Quando sbucarono dalla curva, Theris puntò i suoi occhi addosso a quei due che procedevano con molta calma e noncuranza. Leonell vide che dalla cintura di uno pendeva un fodero e che indossavano un'armatura: erano soldati.
«Cazzo» imprecò Theris fra i denti e si portò la mano sulla spada; nel frattempo, quelli avevano ripreso a discutere, senza notare Theris e Leonell.
«Ho sentito che anche Ashenfall si sta preparando alla guerra».
«Sì, è corretto: la flotta di re Erion salperà da Alissa nelle prossime ore, sempre che non sia già partita, e attaccherà Hassara» confermò l'uomo, per poi ammutolirsi: aveva appena notato i due passanti che si erano messi a bordo strada.
«E nel frattempo gli uomini di Melania invaderanno Mènalis: non vedo l'ora di vedere quella cazzo di città bruciare» stava continuando il secondo.
«Taci, Beynes» lo rimproverò l'altro, indicandogli con lo sguardo Theris e Leonell.
A quel punto, Beynes, così si chiamava il più giovane e meno furbo dei due, sogghignò. «Bene, bene: e voi che ci fate qui? Siete stranieri, non è vero?».
Theris rimase irremovibile.
«Ho capito: siete esperi» continuò Beynes con il suo ghigno. «Che si stanno avventurando verso la loro fine».
Theris sguainò la spada e si lanciò col cavallo contro Beynes, infilzandolo nel petto, ma l'altro era riuscito a prevedere le sue mosse e si era spostato.
«Cani bastardi» ringhiò lui tornando alla carica.
Theris provò a colpirgli lo stallone, senza però riuscirci: fu l'altro a far perdere l'equilibrio a Theris, che cadde con un tonfo sonoro da cavallo. Se non fosse stato per l'agilità e la velocità di Leonell, probabilmente quel duello avrebbe avuto un esito molto più tragico. Il ragazzo infatti lanciò un pugnale dritto contro il nemico, colpendolo alla spalla. L'uomo rotolò giù agonizzante, ma pur sempre vivo e Leonell si precipitò da Theris, che nel frattempo si era rialzato in piedi.
«Stai bene?» gli domandò e Theris annuì. «Che ne facciamo di lui?» aggiunse.
Lui non rispose, ma si avvicinò al nemico e si inginocchiò al suo fianco.
«È vero che Ashenfall attaccherà Hassara?» gli chiese. Dato che l'uomo non voleva collaborare, gli toccò la ferita, affondando le sue dita grosse e sporche nella carne.
«Sì, sì, è vero» urlò lui. «Pietà, misericordia».
«Che mi dici di Ménalis?».
Il soldato gli sputò addosso e si ammutolì. Theris tolse la mano e con l'altra gli affondò la spada nel cuore, ponendo fine alle sue sofferenze.
«Grazie ragazzo» disse poi, rivolgendosi a Leonell, che era rimasto dietro di lui.
Spostarono poi i cadaveri dalla strada, nascondendoli nell'erba a lato del sentiero e, infine, si rimisero in marcia.
«Oggi sei stato davvero bravo, adesso capisco perchè mio fratello ti abbia tenuto con lui» proseguì poco dopo.
Leonell non lo guardò neanche in faccia: si limitò solo ad annuire lentamente col capo, o forse era semplicemente un movimento involontario dovuto all'andatura del cavallo.
Theris capì che c'era qualcosa che lo turbava. «Tu vuoi sapere cos'è successo tra me e mio fratello, dico bene?».
Solo allora, Leonell si voltò verso di lui, con aria confusa. «Perché... ne vuoi parlare?».
«No, in realtà no» confessò lui. «Ma sento che è doveroso farlo».
«Ti ascolto» disse Leonell, con una vena di soddisfazione.
«Prima di entrare nell'Ordine del Cristallo, mio fratello si era recato in Illiria per studiare le arti della sapienza, della retorica e della filosofia: il suo sogno era quello di diventare il più grande difensore della giustizia di Ambra, progetto ambizioso. All'inizio non era una cosa seria, o almeno finchè non fu chiamato in difesa di un certo Nyv, un contadino al servizio di un potente proprietario terriero, che l'aveva accusato di avergli rubato una grande quantità di denaro. Tutti credevano fosse stato davvero Nyv e, d'altronde, nessuno sarebbe mai andato contro quel lord, ma Kircer riuscì a provare la sua innocenza, presentando alla corte numerose prove contro il fratello del feudatario, un certo Hodd, il vero colpevole. Grazie ad un'efficace arringa tenuta in tribunale e ad un discorso pubblico pronunciato sui rostri di Ménalis, Nyv fu scarcerato e fu dato inizio ad un nuovo processo contro Hodd.
Ed è così che Kircer si guadagnò il rispetto di tutti e intraprese una brillante carriera da avvocato, scagliandosi contro ricchi accusatori e giudici corrotti. Purtroppo però, c'era solo un ostacolo che si frapponeva tra Kircer e la gloria: me. Come poteva convivere insieme a un fratello degenere, lui che era un difensore della giustizia? Per un po', tenni segreti i miei affari loschi: allora non ero solo un contrabbandiere... mi dedicavo a molti altri "lavoretti"». Theris non aggiunse altro: gli bastò lo sguardo di Leonell per rendersi conto della gravità delle sue azioni passate.
«E venne un giorno in cui fui denunciato da un lord di Ménalis, che avevo derubato diverse volte, ed egli chiamò come suo difensore proprio Kircer. Quando si seppe che il fratello dell'illustre Kircer Rheman era un noto criminale... bè, lo scandalo fu immenso e perse tutta la sua credibilità e la stima che la gente riponeva in lui. Annullare il processo significava buttare via una promettente carriera e rinunciare a diventare una "celebrità"... ma lui lo fece lo stesso: rinunciò a tutti gli sforzi, a tutte le fatiche, a tutti quegli anni di sacrifici e successi solo per me, e la gente non lo apprezzò per niente. Kircer non poteva più sopportare un peso simile, per cui, prima si occupò di tagliare ogni rapporto con me, e poi partì per Illiria, dove avrebbe potuto ricominciare da zero con l'Ordine, mentre io e mia madre partimmo per Hassara.
Provai una volta sola a ricontattare Kircer: avevo sentito che era tornato a Ménalis e che era diventato un membro più che rispettabile dell'Ordine. Tuttavia, proprio come mi aspettavo, non ricevetti risposte e mi arresi all'idea di aver perso mio fratello per sempre».
Il vento si alzò di colpo e Leonell tremò per il freddo: non si aspettava una storia così complessa e triste. Da una parte capiva perfettamente Kircer, ma dall'altra non poteva non compatire la sofferenza di un fratello abbandonato.
«E questo è quanto» concluse Theris sbuffando. «Spero di dimostrarti che non sono più l'uomo di una volta e che sono pronto a rimediare ai miei errori».
«Tutti cambiamo» confermò Leonell, con tono quasi assente. «Ma quasi sempre non come ci aspetteremmo».
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