Speciale 4: Astoria e Ron

Ron era appena atterrato con la passaporta stretta in mano. Il Castello di Beauxbatons non era così lontano ma, per affrettare i tempi ed essere in orario per la commemorazione, era meglio non rischiare con scope o smaterializzazioni. Già aveva dovuto prendere Dudley e portarlo al Castello e adesso questo. La nausea era tanta comunque, per una volta, era riuscito a rimanere in piedi, gran successo, visti i precedenti! Bill si era raccomandato... fin troppo.

«Ronald» la voce della sorella di Fleur arrivò leggera al suo orecchio. 

«Gabrielle?» Era un po’ incerto, non vedeva da molto la sorellina di Fleur, ma le voci erano così simili che non poteva confondersi.

«Oui, ti stavamo aspettando. Madame Maxime ci aveva avvisato che saresti venuto a prenderci. Conosci già Astoria Greengrass?»

Ron alzò gli occhi, sentendo il nome. Greengrass. Mah, la sorella di quella serpeverde con cui si era messo Charlie. Solo che, alzando gli occhi, sentì un leggero capogiro e una sensazione di vuoto allo stomaco.

«Io... beh, più o meno, ecco. Diciamo che ci siamo visti in giro in passato. Però non è che... beh, piacere!»

«Piacere mio, Ronald» rispose la ragazza. Il sorriso gentile e la mano tesa verso di lui. Sollevò la sua con cautela e la strinse appena. Era fresca e morbida. E così piccola, accipicchia! Pareva la mano di una bambina!

«Oh, bene. Io direi di andare, se siete pronte. Saluterò Madame Maxime e Hagrid quando vi accompagnerò di nuovo qui.» 

«Parfait! Astoria tu es prête?»

«Oui.»

Ron annuì, ma non ci aveva capito nulla. Porse la passaporta, un vecchio ombrello, e «Con questa, arriveremo a Hogsmeade, lì ci aspetta una carrozza che ci porterà a Hogwarts. Ci siamo?»

Astoria aveva l’aria un po’ ansiosa e il ragazzo suppose che non avesse mai viaggiato in quel modo. Magari la purosangue era abituata a viaggi lussuosi, si disse con una certa ironia, ma l’espressione sul viso della ragazza lo intenerì.

«Tenetevi forte e non mollate la passaporta, okay?»

«E... che succede se ci scappa la presa?»

«Per sicurezza teniamoci anche per mano, in cerchio, va bene? Non succederà nulla. Al mio tre. Uno... Due... e tre!»

Quando pronunciò il tre, le mani delle ragazze toccarono l’ombrello e sentì un forte strappo staccarlo dal suolo. L’altra mano della piccola Greengrass si era aggrappata alla sua, stringendola fino a ficcargli le unghie nella carne.

Il vortice lì assorbì, per poi lasciarli vicino alla Stamberga Strillante. Ron barcollò, controllando le ragazze, erano entrambe a pochi metri da lui. 

«Miseriaccia! Vi siete fatte male?»

«Zut! Ma robe!» Gabrielle si era alzata di scatto, cercando di liberare il suo vestito dai piccoli rametti che vi si erano impigliati.

«Per Salazar! È stato peggio di come ricordassi.»

«Oh!» esclamò Ron, senza trovare altre parole. Quindi era per questo che aveva timore, aveva già viaggiato con una passaporta e si era trovata male! Era in piedi ma piegata, si sorreggeva a un piccolo arbusto, cercando di prendere fiato.

«Hai... hai sbattuto o qualcosa del genere? Ti fa male?» con due lunghi passi era arrivato accanto a lei. Ma quanto era bassa? Gli arrivava a malapena allo sterno.

«No, no. Ho solo... Soffro molto le smaterializzazioni, anche con la passaporta. Mi viene la nausea, ecco. Ma tu sei stato molto gentile. Grazie.»

«La carrozza dovrebbe essere qui intorno ad aspettarci. Se volete vado io a cercare e vi vengo a prendere. Così prendete fiato, ecco. Se vi va.»

«Ma anche tu sei pallido, sei sicuro di stare bene?» Gli occhi scuri della ragazza brillavano di apprensione. E Malfoy aveva rotto con lei, quindi. Eppure era carina. Assai. Insomma, si poteva dire che era bella, ecco.

«Umh, sì, bene. Dai, vado e torno subito. La carrozza sarà decisamente meglio.»

Astoria annuì, mentre Gabrielle sembrava affascinata dalla Stamberga Strillante.

«Y a-t-il des fantômes? Pare di sì, direi. Tutto rotto… Brr!»

«Oh, Gabrielle! Non mi far spaventare!»

Ron si allontanò, ridacchiando fra sé e sé; chissà che avrebbe detto la piccola Greengrass se avesse saputo la verità sulla Stamberga! Che graziosa, comunque, anche più di Gabrielle, il che era stupefacente, considerando che nella famiglia Delacour c’era sangue Veela. La carrozza, come immaginava, era davvero a pochi passi.

Accarezzò i Thestral e salì in cassetta. La carrozza si mosse in direzione della Stamberga, a passi lenti. Spuntando nella piccola radura, scorse la testolina bionda di Gabrielle, affacciata il più possibile al recinto della Stamberga. La giovane Delacour era una bella peste!

«Ragazze, dobbiamo andare, su in carrozza!»

«Oh, meno male che sei arrivato, Ronald! Gabrielle ha fatto di tutto per terrorizzarmi, credo. Non è infestata davvero, ho ragione?»

«Ma tu non sei mai stata a Hogsmeade?»

«Oh, certo, ma qui non venivamo mai. Ho sempre preferito un giro a Mondomago o ai Tiri Vispi. Al massimo una burrobirra!»

Ron spalancò involontariamente gli occhi, sentendole nominare i Tiri Vispi.

«Comunque no, non è infestata davvero. Désolé, Gabrielle!» si sentì molto soddisfatto, si era ricordato un’espressione di Fleur e poteva fare la figura del ragazzo colto e poliglotta.

«Oh! Parli francese anche tu!» esclamò Astoria, sorpresa. 

Meglio battere in ritirata. «No, no, solo qualche parola, ecco.» 

«Beh, l’accento comunque ce l’hai buono, forse potresti imparare bene!» 

«Grazie, sai con Fleur è facile imparare...»

«Oh, ma soeur! Lei ha più pazienza di me» interloquì Gabrielle 

«Scusa se te lo chiedo, ma non sei a scuola? Come Daph?»

«No, sono rimasto con George ai Tiri Vispi quest'anno. Ma l’anno prossimo inizio l’addestramento da Auror.»

Il volto di Astoria si fece triste... «Mi dispiace per tuo fratello. Fred era così simpatico! Ogni volta che andavamo là, mi faceva sempre ridere tanto.»

Sul volto di Ron passò un sentimento che la ragazza non seppe riconoscere. «Grazie, credo. Ancora è un argomento doloroso.»

Astoria lo colse di sorpresa, sporgendosi verso di lui e stringendogli la mano. «Comprendo...»

Gabrielle li osservava curiosa, sapeva che fra le case di Hogwarts c’era molta competizione, ma in quel momento non le sembrava affatto così.

«Io adoro Daphne e, se qualcuno le facesse del male, non so come reagirei. Lei è tutta la mia famiglia, ormai. Beh, credo che tu sappia dei miei genitori.»

«Beh, sì. In questa guerra tutti abbiamo perso qualcosa di importante.»

«Meno male che è finita» sospirò Gabrielle. «Oh, siamo arrivati al Castello, è più bello di come ricordavo dal Torneo TreMaghi.»

Ron si accorse che Astoria guardava Gabrielle con uno sguardo strano e, d’istinto, si rese conto che anche lui stava pensando che aveva torto, ma non voleva dir nulla. No, non era finita. Non era finito un bel niente perché la guerra era ancora nelle loro teste e chissà quando sarebbe andata via! Però non era una cosa da dire a chi non aveva vissuto quell'inferno, come la piccola Delacour.

«Vi faccio strada, seguitemi.»

Scesero dalla carrozza e si diressero nel luogo della commemorazione, già molte persone si erano riunite vicino alla tomba di Silente e al nuovo albero che era sorto lì a fianco.

«Ci sarà un mucchio di gente, ecco, so che la Preside McGranitt ha invitato tutti i familiari dei ragazzi coinvolti nella resistenza contro i Mangiamorte e poi in quello che è successo quest’anno. Sapete, no? Questa è una zona molto bella, anche se la tomba di Silente mi mette malinconia.»

Astoria si fermò di colpo.

«Ehi, che succede?»

«I miei erano Mangiamorte, entrambi. Noi... cosa ci faccio io qui...»

«Ehi, no, dai! Insomma, lo erano loro, mica tu o tua sorella, no? Anzi, per quello che ne so lei quest’anno è stata molto... ecco, è stata... ha anche salvato mio fratello Charlie! Lui era stato attaccato.»

«Oh» Astoria si coprì la bocca e Ron non riuscì a capire se lei sapesse quello che la sorella aveva fatto e il legame che la univa a Charlie. Per fortuna Neville venne in suo soccorso avvicinandosi a lui insieme a Hannah.

«Ron! Che strano vederti qui a Hogwarts senza una divisa addosso! Come stai? Chi accompagni? Mi aveva detto Harry che saresti dovuto andare a prendere suo cugino, che di fatto è già qui ma non sapevo che poi saresti andato da Madame Maxime.»

«Oh, sì, prima sono andato a prendere Dudley. L’avevo lasciato con Andromeda Tonks... Poi sì, sono andato a Beauxbatons; ecco, lei è Gabrielle Delacour. Ricordi Fleur? E lei invece è Astoria Greengrass.»

«Ciao, piacere ragazze! Sei la sorella di Daph, quindi?»

Ron sapeva che le case erano molto più unite di un tempo, eppure pareva stranissimo che il suo vecchio amico parlasse con una tale confidenza di una serpeverde.

«Sì, ciao Neville. Ancora non ti ho ringraziato per l’anno scorso, sì, quando hai difeso me e le mie amiche...»

«E che c’è da ringraziare? L’avrebbe fatto chiunque. Chi prende un succo di zucca?»

Lo sguardo di Astoria era perso nei ricordi e sembrava non essere collegato al presente. Per Ron era strano vedere una serpeverde in quel modo. Astoria era molto particolare. Secondo lui era perfetta per Malfoy, ma allora perché aveva rotto il fidanzamento?

«Io, grazie. Ma vengo con voi, vediamo se riconosco qualcuno...» disse Gabrielle allegra.

«L’anno scorso è stato un inferno qui a scuola, anche per noi Serpeverde...» mormorò a un tratto Astoria «mia sorella e gli altri ragazzi del suo corso hanno provato a difendere noi più piccoli, ma la vera resistenza l’hanno fatta Neville e Ginny, i Grifondoro e l’ES. Insieme a Blaise, che ha rischiato più volte di morire.»

«Non, non lo sapevo. Cioè di Neville e dell’ES, sì. Ma di Zabini, no. Cioè me l’hanno detto, ma non credevo fino a  questo punto. Noi, io...»

«E Ginny, non ti dimenticare di Ginny. Lei è stata incredibile. Una forza.»

«Conosci mia sorella?»

«Scherzi, vero? Lei era quella più vicina a noi ragazze, ci faceva sentire al sicuro e ci faceva perfino ridere. Non sai com’era difficile ridere, l’anno scorso, eppure riusciva sempre a strapparci una risata. Lei ha un coraggio che non avrò mai. Ci veniva a prendere persino nei bagni, quando ci nascondevamo per piangere. Neville e Blaise magari sono stati più forti, non lo so, ecco. Ma Ginny era quella che noi adoravamo di più, perché rendeva tutto più leggero.»

Gli occhi di Ron diventarono lucidi. Che gran pezzo di idiota era stato. Un gran imbecille, ecco.

«Mi dispiace...»

«Di cosa ti dispiace? Voi avete combattuto, tu l’hai fatto. Lo so, la notte della battaglia c’eravamo. Mio padre voleva che assistessimo alla vittoria del Signore Oscuro. Daphne ha cercato di proteggermi tutta la sera, voleva tenermi lontano da lui, da loro. Ma è stata la Granger a schiantare alcuni dei Mangiamorte che ci volevano colpire. In quel momento ero solo d’intralcio... Non sono molto brava a duellare e Daphne doveva farlo anche per me.»

Ron aveva voglia di stringerla. E quello che pensiero era? Cavoli. In lontananza vide la testa bionda di Malfoy e poi tutti gli altri compresa Daphne.

«Stanno arrivando. Vedo tua sorella, guarda là!»

La ragazza si voltò, cercando con lo sguardo Daphne, senza vederla. Ron le si mise vicino e le voltò con dolcezza la testa, indicando poi il gruppetto che, in lontananza, stava arrivando.

«Ronald, rieccoti!»

«Dudley, tutto a posto, amico?»

«Oh, sì. È tutto assolutamente magnifico! Mi hanno riempito di dolcetti, anche se dovrei stare a dieta. Non ho ancora visto Harry, però.»

«Questo è Dudley, il cugino di Harry, Astoria. È la sua prima volta a Hogwarts, sai, è babbano. E poi, conosci la signora Tonks? E questo piccoletto è Teddy Lupin, suo nipote e figlioccio di Harry. Harry è da qualche parte laggiù, aspetta...»

Dudley Dursley era ancora molto robusto, ma era cresciuto ancora in altezza e, finalmente, sul suo volto non c’era più l’espressione perennemente imbronciata. Si affacciò nella direzione indicata da Ronald Weasley e individuò il cugino, salutandolo allegramente con la mano.

«Ehi, ma mio cugino ha una ragazza! E chi se l’immaginava! È pure carina, mi pare!»

«Beh, sì. Carina.» Astoria lo era di più, pensò tra sé Ronald. Guardava anche lei nella direzione di Dudley.

«C’è anche Daphne» mormorò, con un tono felice ed emozionato che lo fece fremere. Era dolce, ma dolce davvero! Non era una facciata. Che sorpresa, questa ragazza! Ron cercò con lo sguardo Malfoy e lo vide a braccetto con sua madre ed Hermione. La sua ex sembrava raggiante e anche il furetto. Nessuno dei due guardava dalla loro parte, parevano non considerare proprio la presenza di Astoria Greengrass.

Daphne intanto era corsa da sua sorella, sotto lo sguardo di Charlie. Suo fratello era perso. La fissava come se fosse stata una Veela. O un drago, considerati i gusti di Charlie, sempre un pochino discutibili. Ron le vide abbracciarsi forte, erano diversissime, belle da stordire e così evidentemente felici di vedersi da farlo sorridere. Si accorse che anche Andromeda sorrideva, prima di chinarsi a prendere in braccio il piccolo Teddy.

«Mi sei mancata, mi sei mancata tanto!» Le due ragazze si stringevano e si mormoravano piccole parole affettuose.

«Oh, anche tu, tantissimo, Daph, tantissimo! Ma tanto questa estate staremo insieme tutto il tempo, vedrai!»

Un giovane uomo dai capelli rossi, più grande di Ronald Weasley, si stava avvicinando. Non si somigliavano, non proprio, eppure c’era una certa aria di famiglia. Astoria guardò in viso sua sorella e sorrise.

«Ehi, ma è il tuo petit ami, come dicono le mie amiche a Beauxbatons?»

Daphne arrossì terribilmente e Ron ridacchiò, chinandosi verso l’orecchio di Astoria per mormorare: «Ci puoi scommettere, è mio fratello Charlie.»

«Daphne?»

«Oh, Charlie, sei arrivato?»

«Ci siamo tutti, vieni?»

«Certo, lei è Astoria, mia sorella, lui è Charlie Weasley il...»

«Il tuo fidanzato. So già tutto» disse Astoria porgendo la mano all'uomo.

«Fidanzato non ancora, ma...» obiettò Daphne.

«Ma lui spera di sì» aggiunse Charlie, facendo un sorrisetto stentato. «Vorrei presentarti la mia famiglia. Tu... te la senti davvero, Daph?»

Astoria diede una spintarella alla sorella che era rimasta impalata come un bubotubero. «Charlie... mi odieranno. Oh, Salazar, tua madre ci schianterà appena le dirai di noi, lo so!»

«Ronnie non ci odia. È stato molto carino quando è venuto a prendermi a Beauxbatons. Non fare la sciocca, sorellina, dai! Fila... non sei Grifondoro, ma non sei mai stata fifona!»

Charlie allungò una mano e Daphne la afferrò, raddrizzando le spalle e alzando la testa. «Andiamo, amore.»

Ron rimase lì con Astoria, li osservarono scendere verso il melo con un’espressione divertita e quasi incredula.

«Mia madre lo schianterà o lo picchierà a mani nude.»

«Oh no! Pensi che mia sorella possa non piacerle?»

«No, no! Assolutamente no! Schianterà Charlie per essersi comportato male, ovviamente! Insomma, lui è professore qui a Hogwarts, non è stato corretto da parte sua, ecco. Tua sorella le piacerà e anzi si alleerà con lei per dargli il tormento, fargli tagliare i capelli o roba simile.»

«Ma sta bene con i capelli lunghi.»

«Ti piacciono i capelli lunghi?» chiese nervosamente, sfiorandosi i capelli corti sulla nuca.

«A me no, ma io non sono Daph. A lei piacciono eccome!»

Il sorriso di Ron si allargò.

«Davvero pensi che sono stato carino, prima?»

«Ma certo!» rise Astoria, arrossendo appena.

«Posso... Posso farti una domanda personale?»

La ragazza allargò un po’ gli occhi ma annuì, senza obiettare.

«Malfoy ha rotto il vostro contratto matrimoniale, e insomma... Lo avrei pure compreso se tu... Se tu non fossi tu. Ma non credo che l'abbia fatto per amore di Hermione, non allora almeno. Non capisco.»

«L’ha fatto per noi, per entrambi, secondo me. Non eravamo innamorati, dopo tutto, e ci conoscevamo appena!»

«Tu saresti stata una perfetta Lady Malfoy.»

«Secondo quale criterio? Insomma, Ronald, guardali, loro sì che sono perfetti.»

«Oh, miseriaccia.»

Astoria scosse il capo, sorridendo appena.

«Avrei potuto essere anche la più bella ragazza del mondo, Draco non era innamorato di me. Tra l’altro, io non sono innamorata di lui e sono stata felice che lui non abbia provato a costringermi a sposarlo. Quanto a Hermione, non so, non ho mai capito cosa provasse per lei.»

«Non l'ho mai capito neppure io. Si sono sempre odiati...»

«Sempre... non so, davvero. Era insopportabile con lei, più che con chiunque altro, eppure a volte mi pareva così forzato! Io credo che sia stato anche molto attratto da lei, per quanto astio ci fosse. Poi sono successe quelle cose orribili e… beh, la sua prospettiva è cambiata.»

«Forse capisco poco perché la mia prospettiva è ancora la stessa, non sono ancora riuscito a fare un passo indietro per vedere le cose nel modo migliore.» 

«Ne sei sicuro? Stai parlando con me, ora. L’avresti fatto un anno fa?»

Ron si zittì, guardando la ragazza davanti a lui. Non aveva un tono amaro o ferito, eppure sentiva, nella dolcezza della sua voce, una punta di tristezza.

«No» rispose con sincerità, «ma forse nemmeno un mese fa...»

«Vedi che ho ragione? La tua prospettiva è cambiata, o sta cambiando, comunque.»

Ron rimase in silenzio; era difficile risponderle. La Preside McGranitt era arrivata. La cerimonia stava per iniziare. 

~

Qualche tempo dopo, alla Tana

Ron sbuffò. Un pranzo di famiglia. Sua madre lo aveva incastrato in un noiosissimo pranzo nell'unico fine settimana che aveva libero fra un addestramento e l'altro. Sperò con tutto il cuore di non doversi sorbire anche la zia Muriel, era da tanto tempo che minacciava una sua visita. Del resto, ci sarebbero stati tutti, compresi Zabini e la Greengrass, a quanto pare entrata nelle grazie di sua madre alla velocità di un boccino. 

E poi Audrey, Angelina e naturalmente Fleur, ma lei era sposata con Bill. Visto che c'era poteva invitare pure Harry e Hermione coi rispettivi compagni. Sì, tutti erano felicemente fidanzati. Persino Percy; lui avrebbe giurato che si sarebbe fidanzato con la sua poltrona al Ministero, e invece... Audrey era un po' rigida, come lui, ma sembrava carina.

«Miseriaccia» bofonchiò scendendo le scale. Il magipsicologo gli diceva che doveva avere pazienza, che la ragazza giusta sarebbe arrivata. Probabilmente quando “lui stesso si fosse amato di più”, e altre sagge parole simili. La verità era che lui dopo Suzette aveva paura.

«Ronnie, sei in ritardo.»

«Sono già arrivati?»

«No, ma quando saranno qui mica puoi essere di sopra, no? E quando la dai una sistemata ai capelli? Sembri appena uscito da una tempesta.»

«Certo, mamma. E i capelli sono così, sono solo leggermente lunghi, mica quanto quelli di Bill o Charlie!»

L'orologio della cucina prese a muoversi.

«Su, su stanno arrivando.»

«Molly, cara, calmati! È solo un pranzo in famiglia.»

«Sì, ma vengono tutti! E sai bene che le famiglie Zabini e Greengrass sono abituate al lusso, no?»

Ron si mise una mano in faccia, non sarebbe sopravvissuto. Ne era certo.

«Molly, cara, Blaise e Daphne sono ragazzi semplici, stai esagerando. Non ci tengono alle formalità e ti adorano entrambi.»

Un rumore sordo dal camino indicò come qualcuno fosse arrivato, piuttosto impetuosamente.

«Avevi fatto pulire il camino? Oh, dimmi di sì! Che pasticcio...»

«Cara... Nessuno di noi lo usa mai.»

Una nuvola verde comparve in uno sbuffo nel salotto, per poi far uscire dalla sua scia prima Charlie e poi Daphne, che tossiva leggermente.

«Oh, cari, scusate. Papà si è scordato di ripulite il camino.»

«Ma no, no, signora! Va benissimo così, sono io che sopporto poco la metropolvere. Ma, a proposito, Astoria non è arrivata?»

«Astoria?» mormorò Ron. Ricordava bene la più piccola delle sorelle Greengrass, finalmente un lato positivo di quell’assurdo fine settimana.

Un altro sbuffò verde fece apparire la giovane, che bofonchiava qualcosa sul viaggiare da mago. 

«Oh, Astoria! Prima o poi tu diventerai babbana» la prese in giro la sorella «non è possibile che non esista un solo mezzo di trasporto magico che sopporti!»

«Non capisco cosa ci sia di divertente in farsi smaterializzare a destra e a sinistra. E poi a me piace volare con la scopa. Oh, scusatemi, non vi ho neppure salutato!  Che sciocca... piacere di rivedervi. Non so come ringraziarvi di avermi invitato qua!» concluse con un lieve inchino.

Ron la osservava a occhi sgranati, era sempre minuta ed elegante, ma aveva un piglio più deciso. 

«Sciocchezze, cara! Non avrei mai accettato che tu restassi sola, dopo un viaggio da Beauxbatons! Sei dolce e graziosa come tua sorella, davvero graziosa.»

«Grazie signora Weasley, Signor Weasley. Oh, ciao Ron.»

«Ci..ciao, Astoria.»

«Oh, vero vi conoscete già. Su, Ron, non perdere tempo! Prendi la borsa di Astoria e falle vedere la casa, mentre aspettiamo gli altri. Magari vuol qualcosa di fresco. Vuoi qualcosa, cara? Una limonata?»

«No, sono a posto per adesso. Grazie.»

«Perfetto, e tu Charlie pensa alla tua fidanzata, su muovetevi.»

Ron era sotto choc, si sentiva come se un bolide l’avesse preso alla testa. Ma forte! Era bella, più bella di come se la ricordava. 

La ragazza si voltò verso di lui e gli sorrise. «Andiamo?»

Accipicchia, ecco un altro bolide. Sorrise, sentendosi molto sciocco.

«Oh, certo. Non è che ci sia molto da vedere. Ma seguimi.»

«È vero che nel giardino ci sono gli gnomi? E che c’è così tanto spazio che si può giocare a Quidditch?»

«Verissimo.» Spiccicava una parola alla volta, la gola secca e le mani sudate.

«Dopo pranzo mi faresti volare?»

«Oh, anche ora, cioè in qualsiasi momento tu voglia!»

Astoria sorrise di nuovo. 

«Giochi ancora? Ricordo che eri un bravo portiere, a Hogwarts.»

La bocca di Ron si seccò così tanto, d’un tratto, da fargli pensare di avere un tappeto al posto della lingua. Si ricordava di lui a scuola? Godric!

«Io... sto facendo l’addestramento da Auror e non gioco più molto. Tu giochi?»

«Mio padre pensava che le signorine non fossero adatte al volo.»

«Ma tu voli, no?»

«E infatti sono anche brava a giocare a Quidditch. Mai detto che mio padre avesse ragione! E poi avere una sorella che ha amici nella squadra di Serpeverde può aver aiutato.»

«Oh, ti ha insegnato Malfoy?»

«No, Blaise. Era più paziente e meno ombroso di Draco.»

«Capisco» in realtà non capiva un bel niente. Era in cortocircuito.

«Voliamo?»

«Sì, ma non so se ho una scopa in più.»

«Volo dietro di te, è tanto che non lo faccio.»

«Tu, io... Miseriaccia! Andiamo e vediamo, su!»

Sentiva il sangue affluire al viso, era sicuro di avere ormai la faccia rossa quanto i capelli.

«Ron... Ronnie... Ronald Bilius Weasley. È pronto!» 

«Mi sa che dobbiamo rimandare, eh? Andiamo a tavola, saranno arrivati anche gli altri.»

«Oh, certo. Dopo però voliamo? Ti prego, Ron...»

«Promesso. Sì, beh, mi farebbe piacere. Insomma...»

Se solo lei avesse detto di nuovo “ti prego” con quello sguardo, Ron era sicuro che le avrebbe promesso qualsiasi cosa, anche di volare in gropppa a un Ungaro Spinato. 

Il pranzo fu rumoroso, sontuoso e molto Weasley. 

Zabini e le Greengrass non sembravano affatto fuori contesto e Ron si stupì di come Zabini sembrasse un idiota innamorato con sua sorella. Nello stesso tempo, sapeva essere gentile e simpatico con i suoi genitori e si rese conto che sua madre gli sorrideva in modo più ampio di minuto in minuto.

Astoria era vicina a Percy e Audrey e parlava amabilmente con loro delle differenze tra Hogwarts e Beauxbatons. Lui se ne stava in silenzio, vicino a Bill e Fleur. Astoria non gli aveva più rivolto la parola e forse di volare se n'era scordata.

«Ron... ogni tanto distogli lo sguardo. O almeno chiudi la bocca, ecco» bisbigliò Bill passandogli il purè. 

«Io... Cosa?»

«Oh, andiamo! Ti conosco bene, no?»

«Non so di cosa tu stia parlando.»

«Quindi immagino non ti interessi affatto quello che si sono dette su di lei Gabrielle e Fleur, giusto? Va bene! Mi passi il sale?»

«Eh, ma se Fleur è qui con noi.»

«Via gufo, Ronnie, via gufo.»

«Oh, ecco, ma non capisco e il sale ce l'ha Charlie.»

«Che è a fianco a te. Non importa, Ronnie, se non ti interessa, non ti interessa. Non ti voglio annoiare con le confidenze via gufo, ti pare!»

«Miseriaccia, falla finita e parla.»

«Non qui» rispose il fratello, occhieggiando la madre che li stava già  guardando curiosa.

«Sempre che tu non voglia mamma addosso fino alla fine dei tuoi giorni.»

«No, grazie. Già mi ha costretto a venire qui oggi!»

«Immagino il dispiacere, quando hai visto Astoria Greengrass» borbottò a mezza voce Bill.

«Mhmm,» Ron si grattò la nuca cercando di racimolare le idee «l'ho vista solo una volta. Non la conosco... Ecco. Certo, lei è, come dire, molto... molto...»

Ma non riusciva ad andare avanti.

«Dai, usciamo un attimo prima dei dolci. Ma’, andiamo in giardino cinque minuti, altrimenti scoppiamo!» disse Bill trascinandosi dietro Ron, che sembrava inciampare nei suoi stessi piedi. Charlie lanciò loro un’occhiata acuta.

«Ehi, ehi...»

«Preparate il campo che poi giochiamo a Quidditch?» urlò Ginny ai fratelli.

«Hai voglia di prendere Ronnie a pallate, Gin?» ridacchiò George, intrecciando le dita a quelle di Angelina.

«Ci puoi scommettere!»

Una volta fuori, Bill e Ron rimasero in piedi vicino al retro della casa. 

«Allora, fratellino. Ti piace, giusto?»

«Oh, sì io... No, cioè, è carina, ma... Io... Non lo so. Ecco.»

«Ronnie. La domanda era facile. Ti piace o no? Non ti ho chiesto mica aritmanzia!»

«Doveva sposare Malfoy.»

«E quindi? A me risulta che sia fidanzato con Hermione. E non credo davvero che abbia fatto tante storie perché lei è stata la tua ragazza. Credo che se se ne sarebbe fregato, anche fosse stata la ragazza di Godric Grifondoro in persona.»

«Bill, ma la vedi? Come può guardarmi in quel senso. Lei...»

«Ha fatto chiedere di te a Gabrielle. Più volte. Sapeva che vivevi con noi, prima.»

«Di me?»

«Sì, per tutto l'anno da dopo la cerimonia. Alla fine Fleur ha deciso di farla invitare qui. Credo non ne potesse più.»

«Ohh!»

«Fai un favore prima di tutto a te stesso, fratellino. Non fare l’idiota facendoti prendere da timori e brutti pensieri.»

«Mi piace molto in realtà. Prima mi ha chiesto di volare.» 

Un cigolio attirò la loro attenzione, facendoli voltare entrambi di scatto: le guance rosse come due pomodori maturi, Astoria Greengrass aveva fatto la sua comparsa nel giardino.

«Io... forse non sarei dovuta uscire.»

Ron scattò in piedi, radunando ogni briciolo del suo coraggio grifondoro.

«Ti va ancora di volare?

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