99. L'oro dell'innocenza

«Rileggiamo tutto ancora una volta, Potter.»

«Hai detto che è una pozione facile!»

«Ho detto anche che non possiamo sbagliare. O ti è forse rimasta della fortuna liquida? Ho i miei dubbi.»

«Rileggiamo, ho capito!»

Hermione si era calmata; guardava il suo fidanzato con la testa china accanto a quella del suo migliore amico e si sentiva il cuore colmo di emozioni contrastanti. Non poteva crederci, quasi. Ricordò, con un sorrisetto, di quando aveva accusato Ron di avere la gamma di emozioni di un cucchiaio. Sembravano passati secoli!

«Credo che noi deve pensare a come fare patronus, Hermioni. Per cuore di Hogwarts, per riparare, non crede?»

«Hai ragione, Ivàn! Sì, penso che sia la giusta soluzione. Dunque, bacchette alla ma...»

«Fermi, ragazzi! Guardate bene...»

Luna si era accoccolata accanto al calderone e lo scrutava, illuminandolo con la punta della bacchetta.

«Non è liscio.»

«Che vuoi dire? È vecchio e ammaccato, certo!»

«No, non intendo questo. Qui, sul lato. La superficie non è liscia, c'è inciso qualcosa, ma non si legge, è troppo sporco!»

Daphne Greengrass si era avvicinata e si accoccolò anche lei.

«Ha ragione, c'è qualcosa. Gratta e netta!»

Il calderone rimase scuro e opaco.

«Non è possibile! Non si è pulito per nulla!»

«Fai provare me... Tergeo

Anche Hannah Abbott si era avvicinata, per tentare un incantesimo di pulizia.

«Forse dovremmo provare insieme...» disse Blaise.

«Scusate» la vocina di Bea era lieve ma decisa. «E se fosse solamente molto sporco, intendo dire, se non si potesse pulire in maniera magica ma bisognasse fare alla "babbana" con olio di gomito, aceto e sale?»

«Alla babbana, Bea? Beh, puoi provare! Cosa hai detto che serve, cos'è quest'olio di gomito?»

Blaise Zabini si era voltato verso di lei con interesse, ma poi aveva spalancato gli occhi, quando l'aveva vista scoppiare in una risata fragorosa.

«Oh, no, Blaise, Bea ha usato un modo di dire. Vuol dire darsi da fare, sai, con fatica. Che dici, chiamiamo un elfo dalle cucine e ci facciamo portare aceto e sale?»

«Direi di sì.»

«Con tutto questo caos, arriverà di sicuro qualche professore» obiettò con cautela Hannah «Forse qualcuno di noi dovrebbe, che so, distrarli. Tenerli impegnati e impedire loro di venire in Sala Grande.»

«Qualcuno dovrebbe tenere lontani anche gli altri studenti, veramente» osservò Neville, pensieroso.

«Ma dormiranno tutti, è notte fonda, Nev.»

«Sapete benissimo che qui la notte c'è più via vai che di giorno.»

«Allora facciamo una ronda: due di noi pattuglieranno qui fuori. Due prefetti magari. MacMillan puoi andare tu con Steeval o Abbot?»

«Ma certo, Hermione, come vuoi!»

«Mac, ti sento, smettila di fare il cicisbeo con la mia ragazza» disse Draco senza neanche alzare lo sguardo dalla pozione.

«Sei troppo suscettibile, Malfoy. Si chiama educazione, sai? E tu, Hermione, sei sicura di voler frequentare un tale Troll?»

«Ti schianto, giuro sulla profezia che lo faccio.»

«Amore, per piacere, lascia correre e sii meno geloso, vuoi?»

«Abbott, vieni con me o Paciock ha da ridire?»

«Mac, non vuoi litigare con tutte le case, vero?» ridacchiò Neville, imitando il modo di chiamarlo di Malfoy, che soffocò una risata, chino sugli appunti di pozioni.

«Siete impossibili!»

«Su, andiamo prima che arrivi sul serio qualcuno.»

«Prefetto Malfoy, Draco, posso chiamare Wencky dalle cucine?»

«Ma sì, Bea, certo! Anzi... Wencky?»

La piccola elfa comparve in uno schiocco sonoro. Tutti loro si rendevano conto che la chiamavano ormai per ogni cosa, un po' l'uno un po' l'altro. Si erano affezionati a quella piccola elfa così pronta al sorriso, sempre disponibile per ogni minima cosa. Bea si fece avanti, facendole una carezza sulle lunghe orecchie appuntite.

«Wencky, ciao, come stai? Sono così contenta di vederti!»

«Signorina Beatrice, Wencky è tanto felice che l'abbiano ritrovata.»

«Oh, grazie! Wencky, mi sono ricordata che mia mamma puliva i calderoni di papà con sale e aceto. Potresti portarmeli tu dalle cucine? Dobbiamo pulire un calderone sporchissimo e vecchio.»

«Subito!»

Luna era ancora accoccolata accanto al calderone, intenta a scrutare i segni indistinti, cercando di capire.

«Sono rune. Chi di voi segue Antiche Rune?»

Si alzarono solo le mani di Blaise Zabini ed Hermione Granger; Ginny alzò gli occhi al cielo.

«Ecco come scelgono i Capiscuola!»

«Gin!» dissero all'unisono, mentre gli altri ridacchiavano.

«Muoviamoci Herm, facciamo vedere a cosa servono le Rune antiche a questi miscredenti.»

«Non si vede nulla, ancora! Oh, accidenti, perché la magia non funziona!»

Wencky riapparve e Bea le corse incontro, prendendole di mano uno stronfinaccio.

«Dai, facciamo insieme io e te, Wencky! Facciamo vedere a questi maghi le cose che i babbani sanno fare meglio che con la magia!» esclamò la ragazzina, facendo una boccaccia al Caposcuola verdeargento. Beatrice iniziò a strofinare con energia la scritta. All'inizio sembrava sempre uguale a prima, ma poi comparve una lettera, poi due e tre, finché non apparve tutta l'incisione completa. Come aveva detto Luna, si trattava in effetti di antichissime rune celtiche.

«Ottimo!» esclamò Hermione «È un incantesimo da pronunciare, guiderà i patronus a risanare il calderone!»

«Secondo te basta uno per casa o dovremmo farlo tutti?»

«Beh, considera che qualcuno deve evocare i patroni. Dovremo dividerci i compiti! Poi, non possiamo essere tutti comunque, alcuni sono di guardia. Ci pensi, dovesse arrivare qualcuno proprio in quel momento? Allora... fuori chi c'è? Hannah, Neville, Terry ed Ernie, giusto?»

«Giusto.»

«Uno per casa! Ah no, mancano i serpeverde... Ma forse non dovremo badarci così tanto.»

«Vado io e faccio rientrare Hannah, che ne pensate?» disse Daphne.

«Oh! Forse sì. Magari se Charlie cerca di raggiungerci, a te starà a sentire.» le rispose Luna, aggiungendo con un sorriso «E magari io sostituisco Terry. A qualcosa deve pur servire un bacio!

«Vuoi baciare Terry?» chiese Draco voltando la testa più velocemente di un petardo cinese.

«Ma no, Draco, che sciocco! Sto parlando di Rolf, naturalmente!»

«Oh!»

«Ragazzi, su. Non abbiamo tempo.» Hermione era ormai impaziente sentiva l'adrenalina scorrere nelle vene. Non l'avrebbe mai ammesso, ma l'azione era la sua vera passione, non certo i libri. Cioè, i libri erano fantastici, nulla da dire; ma la possibilità di cambiare veramente le cose, era impagabile!

«Chi chiama i patroni?»

«Direi Harry, Beatrice, Draco e Terry.»

«Forse...»

«Quindi le rune le pronunciamo io, te Blaise, Hannah e...?»

«E chi versa la pozione, siamo troppo pochi.»

«La pozione. Di quella dovremmo occuparci io e Harry, quello è sicuro» Intervenne Draco «Duole dirlo, ma siamo i più competenti.»

«Ragazzi che casino, per le mutande di Merlino!»

«Posso dire una cosa?» Bea alzò timidamente la mano.

«Certo, piccola, cosa vuoi?»

«Beh, io credo che stiamo sbagliando tutto. Intendo dire, non dovremmo badare a dividerci equamente per case, ma solo a chi è più adatto a questo compito. Insomma, siamo tutti studenti di Hogwarts, no?»

«Cavoli! Ma certo, se le case sono unite non importa chi fa cosa, basta siamo in quattro. Giusto?»

«Ma anche in quarantaquattro, però muoviamoci!» Ginny era intervenuta, sbrigativa.

«Ivàn, coordini tu i patroni, che sei il più bravo? Chi se la sente di evocarli?»

«Certo, Hermioni.»

«Io» disse subito Bea.

«Draco e Harry, pozione. Io e Blaise, le rune. Il resto, si accodi dove si sente più a suo agio.»

«Per il Patrons pure io» affermò Terry.

«Io credo che darò una mano ai due zucconi con la pozione.» sorrise Pansy, ammiccando a Hermione.

«Allora di guardia restano Hannah, Neville, Ernie e Daphne?»

«Oh, e va bene! Do una mano a voi con le rune» borbottò Luna «e Rolf me lo sbaciucchio dopo.»

«Luna, ma ti sembra il momento?»

«Ma certo che lo è! Ti immagini se non andasse bene? Però pazienza, no? Dobbiamo rischiare e fare tutto pensando che ci riusciremo. E poi quando sarà finito quest'anno, sarà tutto diverso.»

In un angolo, sotto una panca, il gatto soriano si era irrigidito, le vibrisse frementi. Ma che accidenti avevano combinato i suoi docenti, quell'anno? Doveva far sostenere i M.A.G.O. ai ragazzi o sposarli?

«Scusate, ma per patronus secondo me ci vuole un altro almeno... »

«Ci sono io, se per voi va bene.»

Theodore Nott si era affiancato al giovane bulgaro. Non si era mai sbilanciato, prima, ma voleva tirare fuori la scuola da quel maledetto limbo. Quello che aveva detto la strambissima corvonero era vero. Ora o mai più, no?

«Oh, ma certo. Tu sai fare, sì?»

«Ho imparato.»

«Perfetto.»

«Anche io e Greg possiamo farlo senza problemi, vero, amore?» disse Belinda.

«Ci puoi scommettere.»

«Direi che bastano, sì. Quando siete tutti in posizione, iniziamo. Non sappiamo come reagirà il calderone ai patroni e alla formula, dobbiamo essere svelti a versare la pozione e sperare per il meglio.»

«Per Hogwarts» disse Blaise.

«Non va solo versata, amor mio» Draco aveva preso la mano a Hermione. «Dovremo finire la preparazione nel calderone. Dovrete darci un supporto, per qualsiasi cosa. Ma se vedete che qualcosa va storto, mi raccomando, via di corsa. Capito, amore?»

«Lo so,» sorrise debolmente «ma insieme siamo forti.»

«Via di corsa, giuramelo!»

«Scordatelo» Hermione si sporse a baciarlo e poi si allontanò svelta, raggiungendo Blaise Zabini e Luna.

«Sei impossibile!» le gridò dietro.

«Anch'io ti amo e ora muoviamoci.»

Minerva McGranitt era bloccata, assorta nella contemplazione di quella collaborazione così naturale e allo stesso tempo così strana, per lei, abituata alla rivalità tra le case. Stupita, si rese conto che non sentiva alcun timore. Con un pizzico di irritazione, pensò a quanto sarebbe stato fiero Silente di tutto quello.

«Siete pronti, sì?» la voce di Krum risuonò nella sala.

Draco, assorto nel controllare maniacalmente gli ingredienti preparati, quasi non si accorse del coro di voci che evocavano il patronus, ma trasalì, udendo la voce della sua fidanzata, mescolata a quelle di Blaise e Luna, mentre pronunciavano una lingua ormai dimenticata.

«Tocca a noi, giusto, Potter?»

«Sì, vediamo se si chiudono le crepe...»

«Guarda! Ma il sacrificio qual è? Qual'è l'oro dell'innocenza?»

In quel momento, si accorse che i patroni scintillanti sembravano perdere consistenza, sempre più evanescenti. Si rese conto che la piccola Weasley stava vacillando, pallida in volto. Sfoderò la bacchetta ed evocò il patronus, seguito a ruota da Potter, che ancora non pareva aver notato tutto.

«Che succede?»

«Merlino! Il sacrificio. Muovi il culo, Salvatore.»

La piccola Porten era in ginocchio, con le mani salde sulla bacchetta e lo sguardo fisso al calderone. Blaise le corse accanto, per sostenerla, senza smettere di leggere la formula.

«No! Ai posti, resta fermo Draco, Harry! Versate gli ingredienti! Non vanificate tutto!»

«Hermione! per Salazar, il sacrificio...»

«Basta Draco! Ce ne occupiamo tutti insieme, ora serve la tua abilità, pozionista del cavolo! Dopo, ci aiuti dopo, solo dopo!»

Draco sbuffò e rinfoderò la bacchetta, «Non sono affatto d'accordo!» Le sue mani iniziarono a muoversi alla velocità di una nimbus 2001, allo stesso tempo precise. Harry, accanto a lui, faceva il possibile per passargli gli ingredienti nel giusto ordine.

«Il calderone è chiuso» gridò Ivan, che a sua volta aveva sfoderato il suo patronus, un bellissimo drago bulgaro.

«Vai, Potter, adesso, prima io e poi tu, al mio tre: uno, due e tre!»

Quando tutti gli ingredienti furono nel calderone, Draco iniziò a girare con lentezza, in senso orario. Harry gli mise una mano sulla spalla, ma gli occhi non erano sul calderone, erano fissi sui patroni. Le loro scintillanti forme si erano intrecciate fino a formare un albero maestoso, proprio al centro della Sala Grande, le cui radici affondarono nella pozione, creando un lampo di luce così accecante da farli vacillare.

«E ora? Che accidenti dobbiamo fare, serpe? C'è nulla negli appunti di Piton?»

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