94. Mai sottovalutare il Re

I ragazzi erano ancora intenti a provare i loro patroni quando un piccolo colibrì argentato ruppe la bolla protettiva, entrando di prepotenza nel loro spazio.

«È di Beatrice» affermò sicuro il Prefetto serpeverde.

«Hermione Granger, segui il mio patronus e vieni a salvarci. Siamo prigionieri di un uomo, in una specie di sotterraneo.»

Il patronus rimase fermo a fluttuare, di fronte a Hermione, scintillante e quasi irreale.

«Salvarci?» rifletté Hermione quasi domandandolo a se stessa.

«Quanti saranno?» chiese dubbioso Charlie.

«Non so, chi altro è sparito?» domandò agli altri Hermione.

«Ma che importa, muoviamoci» Draco era agitatissimo, teneva molto alla piccola tassorosso.

«Almeno sappiamo che si tratta di un uomo solo. Dobbiamo avere i nervi saldi, però. Sarà Simon River. È un buon duellante e non sappiamo quali incantesimi di difesa possa aver posto sul luogo.»

«Per quelli ci servirebbe Bill, è un lavoro da spezzaincantesimi.»

«Ci penso io agli incantesimi» disse Ron facendo girare tutti quanti. «Bill mi sta insegnando, abbiamo avuto molto tempo per esercitarci insieme; se voglio presentarmi per il corpo Auror mi serviranno. Giusto, Harry?»

«Giusto, Ron» rispose l'amico, assestandogli una decisa pacca sulla spalla. Il sorriso sul volto si era aperto spontaneamente, nella speranza di riavere di nuovo il "vecchio" Ron al fianco.

«Andiamo!» le ottave di Draco rischiavano di perforare la bolla protettiva.

Hermione annuì: «Ti seguiamo» mormorò al patronus scintillante, bacchetta alla mano.

«Secondo me, River non è solo. Ci saranno con lui sua sorella e Suzette.»

«Non ha importanza, Gin, ha ragione Malfoy, andiamo. Quelli senza scopa, salgano dietro a quelli che ce l'hanno.» rispose Ron. Sua sorella non l'aveva mai visto così determinato. La rabbia che aveva letto per mesi nei suoi occhi pareva trasformata in determinazione.

Draco e Hermione erano già partiti in volo seguendo il colibrì. A mali estremi estremi rimedi! aveva pensato la riccia, salendo sulla scopa del suo ragazzo e stringendolo più forte che poteva. Appena presero quota, chiuse gli occhi, strizzandoli per non correre il rischio di guardare di sotto.

«Okay, ognuno prenda una scopa e seguiamo il patronus, chi è sprovvisto di scope deve seguirci a piedi»

«Gin, se per te va bene, io salgo con te» disse Blaise. «Tu, Charlie, prendi la mia scopa e porta Daph. Harry, tu con Ametista.»

«Io, Rolf e George veniamo a piedi. Ron tu porta Ivan, è il più pratico di Magia naturale» disse Luna molto pragmaticamente. «Se riuscite, mandateci un patronus con una posizione più precisa, così ci smaterializzeremo per essere più veloci»

Il tragitto fu breve, molto più breve di quanto si aspettassero. Dopo un volo di appena cinque minuti, il colibrì iniziò a scendere a bassa quota, infilandosi in un rado boschetto di faggi. Draco atterrò con un movimento fluido e sorrise, sentendo il sospiro di sollievo della sua ragazza alle sue spalle.

«Tutto bene, piccola?»

«Ora direi di sì, dal momento che ho i piedi per terra. Riesci a scorgere gli altri?»

«Non mi dire che hai ancora gli occhi chiusi!»

Si era girato, trovandola con una mano appoggiata a un tronco, gli occhi strizzati forte e il viso impallidito.

«Sì, comunque, stanno atterrando a pochi metri da te. George, Rolf e Luna arriveranno in un secondo, credo!»

Sceso dalla scopa, Ron Weasley si era fermato a gambe larghe a osservare una costruzione seminascosta dagli alberi. Pareva diroccata e disabitata.

«Sembra simile all'incantesimo che nasconde casa dei tuoi a Godric's Hollow, Harry. »

«Sì, Hermione, proviamo ad entrare...» il grifondoro fece un passo verso l'edificio e una folata di vento portò ai loro orecchi un grido.

«Lasciamiiii» le urla della tassorosso si sentirono chiare fin da lì.

«Fermi. Non muovete un muscolo, altrimenti scatterà l'incanto e River sarà avvertito della nostra presenza. Lasciatemi fare» Ron pareva sempre più deciso. Si fecero da parte, anche se ogni passo indietro sembrò pesare come piombo.

«Fai quello che devi, Weasley, ma presto. Se quel mostro le sta facendo del male, lo dovrò ammazzare e allora sì che finirò ad Azkaban!»

Hermione lo afferrò per il braccio, improvvisamente terrorizzata, non per la missione di salvataggio ma per le sue conseguenze.

«Non ci sarà bisogno» mormorò Charlie. «Niente vendette, Draco. Prendiamolo, consegniamolo e riportiamo a Hogwarts la piccola Porten.»

«Niente vendette, Charlie?» mormorò Ron, sottovoce. Il fratello non lo sentì quasi, per quanto sottile era la voce, ma l'espressione in viso era inequivocabile.

«Ron... no. Niente vendette. Altrimenti saremo noi a pagare. Non dobbiamo!»

«Vedremo. Andiamo, ho spezzato la protezione.»

Davanti ai loro occhi, la casa aveva lievemente cambiato aspetto. Era ancora una costruzione parecchio fatiscente ma le tracce della presenza di qualcuno erano evidenti. I rumori provenienti dal piano di sotto li fecero essere più accorti.

«Cosa vuoi fare adesso?» una voce maschile, carica di dolore e rabbia, spezzò il silenzio.

Ametista sussultò e si avvicinò ad Harry.

«Papà!» esclamò, in un gemito, soffocando il grido nell'incavo del collo del suo ragazzo. «È la voce del mio papà!»

«Oh, cosa facciamo? Sono di sotto sicuramente.»

«Attiriamo River di sopra. Una parte di noi lo terrà impegnato, mentre gli altri scenderanno di sotto a liberare Bea e il padre di Ametista» disse Charlie. «Se ci fossero anche la professoressa o Suzette, è il caso che nessuno si muova da solo. Guardiamoci le spalle. Daph manda un patronus a George e gli altri...»

«Io intanto evoco magia benefica di questo luogo. Legata ai boschi, può essere forte.»

«Pensi che ne abbia?»

«Sì, Herm, aiutami e pure Ginni, Ametista e Daphne. Servono influenze legate alla natura femminile Madre Terra, sapete. Femminile è forza, per magia naturale.»

«Okay, il patronus lo mando io» disse Blaise spicciativo, uscendo all'aperto, verso una radura.

«Dobbiamo uscire anche noi. Posizionatevi ai quattro. Punti cardinali intorno alla casa e quando vedrete l'erba brillare ripetete l'incantesimo per evocare il vostro patronus.»

«Non è pericoloso? Abbiamo detto che nessuno deve stare da solo!»

«Non saremo soli, ci sarà con noi magia di madre natura, non appena la evocherò.»

«Tu sei strano, lo sai?» disse la serpeverde, mettendosi però a nord. Subito dopo di lei, anche le altre ragazze si mossero posizionandosi seguendo le indicazioni del giovane bulgaro: Ginny a ovest, Ametista a est e Hermione a Sud. Ivàn rimase davanti alla porta di casa. Impugnò la bacchetta e mormorò un incantesimo in una lingua che non riuscirono a riconoscere. Il braccio si mosse con un movimento rotatorio lento e ampio, creando una scia lattea che si mise a vorticare attorno all'edificio, come una nebbia. Le ragazze, concentrate, fissavano la casa.

Il cuore di Hermione sembrava voler uscire dal suo petto. Una sensazione di formicolio iniziò a pervadere il suo corpo. Guardò Ginny, Ametista e Daphne e sgranò gli occhi: un bagliore verde come il bosco circostante sembrava uscire dal loro corpo. Abbassò allora lo sguardo, scoprendo su di sé la stessa luce. Ivàn sembrava una statua, immobile.

Intanto i patroni delle sue amiche uscirono dalle loro bacchette stagliandosi sopra la casa. Hermione invocò la sua lontra che si unì agli altri in un'unica forma scintillante. Si accorse che gli altri ragazzi si erano schierati davanti all'ingresso della casa, le bacchette strette nella mano. Mancavano però Ron e Draco. Preoccupata, sentì vacillare la forza della magia che la pervadeva e cercò di riprendere la concentrazione. Non doveva dubitare; doveva fidarsi e fare del suo meglio. I suoi genitori avrebbero voluto che lei non mollasse. Sfiorò la pietra di luna della spilla che le aveva regalato Draco con Blaise mesi prima e si sentì di nuovo forte.

Ron e Draco si erano allontanati, sotto l'occhio vigile di Charlie, girando sul retro della casa. Avevano intenzione di trovare un'entrata secondaria, in modo da scendere indisturbati al piano di sotto. Charlie aveva detto loro che si sarebbe occupato di stanare Simon River. L'avrebbe attirato all'esterno facendo saltare la porta d'ingresso: semplice, rumoroso, sfacciato. Gli altri, schierati con attenzione, gli avrebbero guardato le spalle e avrebbero protetto Ivàn e le ragazze.

Ron era guidato dalla voglia di vendetta; voleva trovare Suzette, voleva guardarla negli occhi mentre disarmava lei e Madeleine, e voleva poterle gridare il suo sdegno, la sua delusione, la sua amarezza. Sì, il magipsicologo non avrebbe approvato, accettazione e bei sentimenti e tutte quelle chiacchiere, ma lui sentiva che quelle parole sarebbero state la sua liberazione. Era strano allearsi con la peggiore delle serpi che aveva conosciuto. Era quasi surreale, ma negli occhi di Draco Malfoy aveva letto la sua stessa determinazione: la serpe voleva salvare la ragazzina, con tutte le sue forze.

Ron non aveva mai creduto possibile che Malfoy provasse dei sentimenti come quelli, eppure era diverso dal serpeverde che conosceva e cominciava a comprendere le parole di Charlie e George.

«Weasley, di qua, c'è una finestra!»

«È chiusa.»

«Scherzi, vero? Sei un mago, no? Alohomora

«Entro io.»

«No, insieme Weasley. Nessuna alzata di testa. Lì ci sono la mia amica Beatrice e lo zio di Theodore, forse. E non sappiamo se c'è pure la professoressa che è pericolosa.»

«Lì c'è qualcuno con cui devo fare i conti. Quindi seguimi, Malfoy.»

Scuotendo il capo, Draco Malfoy gli fece cenno di andare. Quel rosso era impazzito come quando lo chiamavano il re, anche se stavolta in modo diverso, comunque era il caso di non mollarlo un attimo.

Furono di sotto in un baleno e quello che videro li fece gelare subito entrambi. Il corpo senza vita di una ragazza accanto a un mucchietto di ossa che tremava e singhiozzava. E poi Beatrice con la bacchetta in mano che cercava di liberare Christopher Nott.

«Suzette...» la voce di Ron Weasley si spezzò, con un gemito.

«Draco!» Beatrice gridò, esultante, «Sei venuto a salvarmi! Dove sono gli altri?»

Madeleine River come svegliata da un sogno si alzò, lo sguardo folle, e impugnò rapidamente la bacchetta.

«No! Non potete far niente! Io vi fermerò, io non vi permetto di...»

Ron non ci vide più; era troppo per lui, l'avevano uccisa senza che le potesse parlare.

Forse non era cattiva davvero, forse l'aveva amato, almeno un po'. Purtroppo non l'avrebbe mai saputo. Di nuovo, come Lavanda. Non era giusto, non gliel'avrebbe fatta passare liscia.

«Stupeficium

Madeleine era veloce, molto, con la bacchetta. L'incantesimo di protezione partì prima ancora che Ron finisse di pronunciare lo schiantesimo.

Draco fu più lesto e con un gesto fluido mormorò con il labiale: «Crucio

Madeleine si accasciò subito al suolo, colpita a sorpresa da quella maledizione.

«Oh, no, Draco, no!» Beatrice era terrorizzata, ma il ragazzo le fece un gesto rapido per rassicurarla.

«Incarceramus» disse quindi il serpeverde.

«Non temere, Bea. È finita. Ora uscite di qua.»

«Tu. Chi ha ucciso Suzette?»

«L'uomo, quello bruno. Ha detto che i babbani la pagheranno, perché per colpa loro è stata uccisa... oh, non so chi» mormorò Bea.

«River» gli occhi azzurri di Ron erano completamente neri.

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