9. Avvicinamento silenzioso

Nei giorni successivi allʼepisodio avvenuto in cortile, nessuno sembrava volerne parlare. Era quasi il compleanno di Hermione quando Luna, sempre in compagnia di Ametista, avvicinò Harry dopo pranzo, ancora seduto al tavolo di Grifondoro.

«Harry, ti devo parlare.» disse al moro, che era in compagnia di Neville, Hermione e gli altri compagni di casa.

«Luna, per Merlino! Non ricominciare con la storia del compleanno: non lo voglio festeggiare!» tuonò la giovane grifondoro, infastidita, per poi uscire dalla Sala, ancor prima che la corvonero, allibita, potesse dire qualcosa.

«Ma che bubotuberi! Si può sapere che hanno tutti questʼanno?»

«Credo che Hermione non voglia festeggiare a causa dei suoi genitori...» disse Ametista sorprendendo gli altri. «Te lʼavevo detto, Luna, che non era una questione di Nargilli.» I ragazzi le guardavano straniti, se non fossero stati certi che prima non si conoscevano, avrebbero potuto giurare che fossero amiche da sempre.

«I suoi genitori, Ametista? Di che parli?» Neville Paciock era interdetto, non sapeva di nulla accaduto ai genitori dellʼamica, non erano apparsi in nessun quotidiano, né magico né babbano «Harry?»

«Non so se posso dirlo, è una questione personale. Tu come lo sai, Ametista?»

«Mi dispiace, io... avevo sentito per caso una conversazione. Così glielʼho detto, ecco. È una cosa così triste e non posso non capirla, non ha voglia di festeggiare!»

«Ma detto cosa! Ragazzi, non ci capisco nulla...» si lamentò Neville.

«I genitori di Hermionì sono sparito senza memoria, me lʼha detto Viktor, è andati lui stesso a cercarli in Ostralia, ma non si trovano. Hermionì molto non felice per ciò.»

Harry sospirò, questo sarebbe stato il secondo anno consecutivo che lʼamica avrebbe passato il compleanno senza di loro.

«Spariti? Senza memoria? Ma chi ha potuto far loro una cosa simile?»

«Hermione stessa.» ammise allora Harry.

«Cosa?» trasecolò Neville.

«Aveva paura che i Mangiamorte li cercassero e facessero loro del male per arrivare a lei, a me...»

«Mi dispiace, io non lo sapevo.»

«Nessuno lo sapeva. Lʼha fatto prima di partire con me alla ricerca degli Horcrux. E meno male! I Mangiamorte hanno sempre preso di mira i parenti e gli affetti dei loro nemici. Hermione è stata in gamba!»

Era sceso il gelo sulla tavolata, nessuno sapeva più cosa dire, né immaginava cosa fare per far star meglio la giovane Caposcuola. Ginny aveva spalancato gli occhi, senza fiato, sentendo una morsa nel petto che quasi le impediva di respirare.

«E se facessimo fare una semplice torta da mangiare tutti insieme?» propose Luna. «Potrei chiedere a Wencky, lʼelfa domestica di Draco. Sarebbe ben lieta di aiutare.» Tutti la guardarono sorpresi, non tanto per la presenza di un elfo personale a Hogwarts, molti figli di purosangue ce lʼavevano, ma bensì perché lei conosceva il nome di quello di Malfoy, cioè di Draco.

«Non credi che Malfoy avrà da ridire?» indagò quindi Harry Potter.

«Oh no! Perché dovrebbe? È stato proprio lui a suggerirmi lʼidea della torta, quando gli ho chiesto consiglio...»

Il ragionamento di Luna non faceva una piega, era solo singolare, anzi surreale, il contesto e il contenuto di quello che stava dicendo.

Harry Potter si scompigliò i capelli corvini, pensieroso «Beh, potrebbe funzionare. Ci vorrà del cioccolato, tanto cioccolato!»

«Potremmo mangiarla prima del coprifuoco nel cortile, la maggior parte dei ragazzi sarà ancora in Sala Grande. Così potremmo darle anche i nostri regali, senza farla sentire troppo al centro dellʼattenzione, che ne dite?» Propose Ametista.

«Con un poʼ di fortuna non ci dovrebbe schiantare. Ma chi invitiamo?» chiese quindi Harry incerto.

«Semplice: io, tu, Ametista, Ginny, Neville, Ivàn, Blaise e Draco. E Hannah Abbott, sennò qualcuno resta senza dama, nel caso volessimo che ne so... ballare?» ridacchiò, facendo arrossire furiosamente Neville.

«Luna... Draco. Capisco ti abbia dato lʼidea della torta ma... Draco Malfoy festeggiare il compleanno di una nata babbana? Sei sicura di quello che dici?» Ginny la guardava, le sopracciglia inarcate con scetticismo. Aveva sorvolato sul nome di Blaise Zabini - che dallo scontro con Hermione evitava accuratamente - ma non era riuscita proprio a tacere i suoi dubbi sul Prefetto serpeverde. Sì, certo, aveva accompagnato Hermione in infermeria quando, con suo profondo rammarico, si era sentita male dopo il suo attacco, ma questo non voleva certo dire che fosse tutto superato. O no?

«Credo che un tentativo andrebbe fatto» disse a sorpresa il Ragazzo Sopravvissuto «anche solo per il fatto che la sua elfa dovrà fare la torta, non possiamo dimenticarlo.»

«Mando il mio Bubò a Blaise, se volete! Oppure preferisci parlare con Draco, Luna?»

Harry seguiva attentamente lo scambio di battute fra le due corvonero come si segue un bolide impazzito durante una partita.

«Harry, ehi Harry, ci sei?» chiese quindi Ametista, poiché Luna non le aveva ancora risposto e nessun altro in realtà.

«Oh, sì. Io credo che dovremmo non so, esser discreti. Se Hermione non vuole festeggiare... Vada per la sorpresa, ma... Cerchiamo di non dare troppo nellʼocchio. Parlerò io a Zabini e Malfoy, non vorrei che ci fossero fraintendimenti. Scusa, Luna, niente di personale.»

«Nessun problema, solo non andarci troppo pesante con loro.»

«Oh, Morgana benedetta, mica sono due fiorellini delicati, sono due Man... SERPEVERDE! Sapranno di certo resistere a una conversazione col Salvatore del Mondo Magico» sbottò Ginny, per quanto ci provasse, proprio non riusciva a contenere la sua rabbia nei confronti dei membri della casa verde argento.

«Ginny, cara, devi fare qualcosa per quei gorgosprizzi. Magari chiediamo a Rolf, eh?» disse Luna sollevando leggermente le spalle e guardando con attenzione lʼamica.

Ginny, che era abituata alle stranezze della corvonero, rimase lo stesso basita da quelle parole, anche perché aveva chiamato un professore, anche se solo un aiuto professore, per nome.

«Allora, Harry ci pensi tu?» concluse spiccia Luna.

«Sì certo, dopo pranzo abbiamo lezione insieme a loro di storia della magia.» disse infine Harry, sorvolando, di nuovo, sullʼennesima uscita fuori dalle righe della sua ex ragazza.

Luna sembrò soddisfatta da quella risposta e, salutando i ragazzi, se ne andò saltellando come suo solito, seguita da Ametista.

Draco aveva seguito da lontano con sguardo attento la conversazione fra Luna e i grifondoro. La Granger era sparita come un bolide non appena la corvonero si era avvicinata e aveva chiesto di Potter; avrebbe voluto seguirla, ma avrebbe dato troppo nellʼocchio. Da quando la ragazza lʼaveva accettato come partner di pozioni, in Draco era scattato uno strano senso di riconoscenza, un calore inaspettato, non sapeva nemmeno lui come reagire a questa sensazione. Sapeva solo che detestava vederla triste. Era già abbastanza infelice lui, e lei aveva sofferto anche per colpa sua, quindi era suo dovere farla sorridere.

Quando Luna gli aveva accennato del compleanno, non aveva esitato a proporle di far fare alla grifondoro una torta da Wencky.

Non appena la comitiva si sciolse, si diresse al bagno del sesto piano. Voleva parlare con Mirtilla Malcontenta. Quel fantasma sapeva sempre dove si trovasse Draco, aveva un sesto senso per quello, e durante il sesto anno del Serpeverde era stata lʼunica sua confidente, mentre si portava il fardello di dover uccidere Silente e far entrare i Mangiamorte a Hogwarts.

Aprì la porta e sentì distintamente dei singhiozzi. Per un attimo gli sembrò di vivere un déjà-vù, anche se in quel caso era stato lui a piangere sconsolato.

«Granger non fare così... Vedrai. Ricorderanno.» disse la voce strascicata di Mirtilla, che ebbe una lieve flessione quando Draco entrò nella sua visuale. Il Serpeverde le fece cenno di tacere e fece pochi silenziosi passi verso la Granger, che sembrava inconsolabile. Draco era come paralizzato. Mirtilla continuava a cercare di tranquillizzare in quel modo tutto suo la ragazza e Draco non resistette più. Aveva lʼimpressione gli mancasse lʼaria, quei singhiozzi gli ricordavano un passato in cui lui e la grifondoro erano nemici, in cui era stato attaccato da Harry Potter. E Piton lʼaveva difeso. Di cosa si stava illudendo? Una pozione Ossofast e una mano accettata erano una tregua, non certo unʼassoluzione dei suoi peccati. Una stupida torta di compleanno per la Granger, cosa poteva cambiare quello che era successo anche per colpa sua? Lui era sempre Malfoy, la Granger aveva perso i genitori a causa dei Mangiamorte, e lui era uno di loro. Un rumore improvviso lo scosse; non poteva essere lui a calmarla, ma non poteva neppure lasciare che la ragazza piangesse in quel modo, doveva a trovare la maniera per consolarla. Blaise, doveva cercare Blaise. Oppure Potter, anche se era dura mettere lʼorgoglio sotto i piedi. Lʼunica sua consolazione era che Lenticchia fosse fuori dalle scatole.

Fece un cenno del capo a Mirtilla che prese a fluttuare intorno a Hermione e si dileguò veloce per i corridoi nella speranza che le scale non gli facessero perdere tempo e che Hermione non se ne andasse da lì. Nella sua testa ormai la chiamava per nome e, benché gli facesse paura, suonava bene.


ANGOLO AUTRICI
Per la foto in capo al capitolo, tratta da Pinterest, i crediti vanno a megancrow.tumbler.com

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