68. Grifondoro vs Serpeverde
Il giorno di San Valentino era arrivato più in fretta del previsto, per le squadre di Quidditch, i cui membri erano stati distratti dalla profezia e dagli eventi sconvolgenti avvenuti al Castello. Harry fremeva dalla voglia di giocare. La squadra era negli spogliatoi in attesa di essere chiamata sul campo da gioco.
«Ragazzi venite qui!» Harry era il capitano e a lui spettava il compito di incoraggiare la squadra. «questa è la mia ultima partita contro Serpeverde ed è inutile dirvi che vorrei vincere...»
«Beh, Capitano, se non rincorressi draghi in giro per la Foresta Proibita, forse avremmo una chance» disse Ginny con tono furbo.
«Gin!» si lamentò il moro. «Fate attenzione a Goyle. È fortissimo e tira dei bolidi di tutto rispetto. Per il resto mettete la pluffa dentro i cerchi e io cercherò di prendere il boccino prima di Malfoy.»
«Ma sì, Capitano! Basterà che Herm lo distragga e siamo a cavallo!»
«Ginny, a volte dimentico a chi sei sorella. Grazie per ricordarmelo con tale costanza! E, a tal proposito, non guardare troppo il Capitano serpeverde, che rischi di cadere dalla scopa!»
La ragazza divenne tutta rossa, ma non disse nulla. Harry voleva vincere a tutti i costi, o non avrebbe avuto un regalo di San Valentino per Tista. «Dai, andiamo e che Godric ci assista!»
Harry afferrò deciso la sua Firebolt e si diresse verso il campo da gioco. La Preside stava chiamando le squadre. Non appena uscirono allʼaperto, il vento freddo di febbraio gli sferzò il viso. Meno male che era unʼinsolita giornata di sole, in Scozia.
«Ci siamo.»
Allʼuscita del tunnel degli spogliatoi, salì sulla scopa e si diresse al centro del campo. I serpeverde erano già schierati. Davanti a tutti Blaise Zabini, il capitano verdeargento.
Madama Bumb prese la parola: «Mi raccomando, niente falli e siate corretti. Che la partita inizi.»
I giocatori di entrambe le squadre presero posizione e le palle furono liberate. Il boccino dʼoro sparì immediatamente alla vista, inseguito dai due cercatori.
Gli spalti erano stipati allʼinverosimile: era la sfida più sentita di tutta la stagione, anche le casate tassorosso e corvonero avevano affollato lo stadio, animando con un folto chiacchiericcio lʼattesa. I professori non erano tutti accanto alla Preside: Lumacorno aveva preferito sedersi nel settore verdeargento, così come Charlie e Rolf si erano seduti, tifando allegramente per la piccola Ginny, nel settore dei grifoni. Nel corridoio che portava agli spalti, la Professoressa River de Castillo si era trattenuta in disparte, aspettando che tutti prendessero posto, dopo aver fatto maldestramente cadere la sua borsa, colma di appunti.
Gli studenti le erano passati accanto in fretta, a volte spintonandola anche, altre volte chiedendole con cortesia se avesse bisogno di aiuto.
«Oh, no, no, vai caro! Non ti perdere la partita, ci metterò un attimo, io!»
Ginny e Goyle, in campo, stavano dando vita a un duello allʼultimo sangue: una faceva gol mentre lʼaltro lanciava bolidi in rapida successione, nel tentativo di fermarla. Zabini vigilava perché non si facessero male, anche se cercava di fare gol a sua volta contro i grifoni.
Hermione era seduta in prima fila, Luna e Ametista le avevano tenuto il posto insieme a Ivàn. Era arrivata in ritardo, a partita già iniziata; aveva lasciato la biblioteca di corsa, quando si era resa conto dellʼora!
«Tiferai?» Le aveva sorriso Luna dolcemente.
«Beh, diciamo che cercherò di non urlare troppo forte per i gol di Ginny!» rise lei. Draco sapeva che lei avrebbe tifato per la sua casa ma, ne era consapevole, avrebbe tanto voluto che fosse lui a prendere il boccino dʼoro e glielʼaveva confessato, lasciandolo piacevolmente emozionato.
Draco in alto, più in alto di quanto fosse Potter, studiava la situazione. Non vedere Hermione allʼinizio lʼaveva deconcentrato.
«Malfoy! Muoviti, Potter è andato di là.» le urla di Nott arrivarono dritte alle orecchie di Draco, che si lanciò allʼinseguimento del Grifondoro.
Le azioni si susseguivano rapide e le ragazze avevano gli sguardi incollati al cielo. Hermione però, da qualche minuto, si sentiva irrequieta. Percepiva un pericolo e non riusciva a individuarlo. Dʼun tratto sentì un grido, un gemito soffocato.
«Ragazze, torno subito, va bene? Tenetemi il posto.»
«Oh, no, dai, Hermione!... È una partita al cardiopalma, non puoi perderla. Sono praticamente pari, chi prende il boccino vince» disse Ametista con tono entusiasta.
«Ragazze, santo Merlino, è solo Quidditch! Comunque ci metto un attimo, prometto! Devo solo... solo controllare una cosa. Cʼè qualcosa che non va. Tenetemi il posto e speriamo che Draco non si accorga che manco. Sai che broncio, poi?»
«E chi lo sente?» Rise Luna, lanciando unʼocchiata al biondo amico.
Harry aveva visto un bagliore dorato e si era lanciato allʼinseguimento, in una serie di virate molto spettacolari, per non far capire a Malfoy dove stesse andando.
Hermione scese cauta la breve scalinata, bacchetta alla mano. Lo sguardo dardeggiava intorno, cercando la provenienza di quel pericolo che, lo sapeva, era reale.
Draco era in volo, con davanti Potter, quel dannato di un grifondoro aveva sicuramente adocchiato il pallino volante. Stava per i seguirlo quando, con la coda dellʼocchio, vide Hermione lasciare gli spalti. Virò bruscamente per seguirla, il suo volto teso e la bacchetta alla mano erano preoccupanti.
«Draco, ma che fai?» era Blaise che adesso stava urlando.
«Blaise, attento!» un bolide lanciato dal battitore grifondoro lo stava per colpire, ma la voce di Ginny Weasley lo aveva chiamato in tempo.
«Devo andare, Blaise. È più importante!»
«Stavolta hai visto tu un maledetto gallese, idiota?»
«Ragazzi» Goyle si era avvicinato a Blaise per vedere se stesse bene e Ginny nel frattempo aveva fatto gol, scusandosi col suo ragazzo con unʼalzata di spalle.
Luna e Ametista erano sulle spine. Hermione era certo piuttosto disinteressata al Quidditch, ma non se ne sarebbe mai andata se non fosse stato importante. Poi si sentirono rumori e grida: qualcuno stava duellando, aspramente.
«Fermate la partita» gridò la voce di Draco allarmata. Ma no, non sarebbero mai arrivati in tempo. Si lanciò in picchiata, pensando solo a Hermione, a raggiungerla prima possibile. La sua ragazza stava duellando con... non era possibile! Con la professoressa River de Castillo! Fiotti luminosi uscivano dalle bacchette di entrambe. Senza bacchetta poteva far poco; decise di lanciarsi a tutta velocità contro la donna. Si sarebbe forse spezzato un osso, ma almeno lʼavrebbe fermata.
Harry, ignaro di tutto, aveva seguito la scia dorata fino a quando questa era schizzata in alto e lui pure, poi aveva virato ed Harry aveva messo in atto una delle manovre imparate guardando Krum e lʼaveva afferrato. La sensazione di avere il boccino fra le mani era incredibile, ma fu subito smorzata dal trambusto che proveniva dal campo sottostante.
La professoressa si era accorta che qualcosa le stava arrivando addosso e si era lanciata di lato, senza neppure rendersi conto di cosa stesse accadendo. Hermione si raddrizzò, scostando i capelli dagli occhi e tentò di pietrificarla, ma senza riuscire a colpirla; la donna si era riparata dietro un pilastro di legno, aveva mosso la bacchetta e poi si era lanciata di corsa giù. La ragazza fece per inseguirla ma le cedettero le gambe. Si volse verso Draco; era giunto giusto in tempo, la professoressa le aveva lanciato un cruciatus, una maledizione senza perdono. Si sentiva a pezzi, ma era viva, grazie a lui. Gli si lasciò cadere accanto e lo strinse tra le braccia, mentre il ragazzo soffocava un flebile lamento.
Non appena Charlie vide Malfoy lasciare l'arena di gioco, comprese che cʼera un problema, stava per bloccare il gioco quando vide Harry con il boccino in mano esultare, diventare dʼun tratto serio, per poi lanciarsi nella stessa direzione di Draco.
«Minerva!?» gridò mentre il telecronista decretava la vittoria di Grifondoro e lo stadio esultava.
Dopo di che fu il caos più assoluto.
«Draco! Herm! Che succede?» Harry era atterrato accanto ai ragazzi. Il boccino si dibatteva nel suo pugno, ma il Grifondoro aveva il viso sconvolto.
«È fuggita, purtroppo. La stava cruciando, Potter. Se avessi avuto la mia bacchetta, accidenti!»
Il serpeverde era pallidissimo e aveva il braccio immobile, in una posizione innaturale.
«Draco, ti sei rotto un braccio. Dobbiamo chiamare Madama Chips. E denunciare quella criminale alle autorità.»
Charlie li aveva raggiunti, trafelato.
«Ragazzi! Che succede?»
«Charlie, dobbiamo portarli in infermeria. Draco ha un braccio rotto e Hermione è stata cruciata. La Preside? Bisogna avvertire gli Auror.»
Charlie sgranò gli occhi blu. «Mando un patronus a Percy. Tu, Harry, inviane uno a Minerva.»
«Sono qui» la voce della Preside risuonò nel piccolo spazio davanti allʼingresso degli spogliatoi dove erano fermi i ragazzi.
«Pomona sta facendo tornare gli studenti al Castello. Ho dato ordine ai prefetti di restare in campo finché non viene evacuato lo stadio, poi ci raggiungeranno. Come state, ragazzi?»
«Ce la caviamo, professoressa» sorrise debolmente Hermione Granger, sempre stretta al suo fidanzato.
«I miei complimenti, mia cara. Deduco che non è riuscita a prenderla di sorpresa, come doveva essere sua intenzione.»
Hermione sorrise di nuovo, suo malgrado soddisfatta. «Certi istinti difficilmente si sopiscono» disse quasi a se stessa.
«E complimenti a lei, signor Malfoy, per la prontezza di riflessi. Pare che non riusciamo a finire una sola partita, dopo la prima, con entrambi i cercatori in campo. Speriamo che non diventi una nuova tradizione!»
«Chi ha vinto?» chiese il Serpeverde.
«Mi dispiace, Draco, non mi ero accorto. Ho preso il boccino.» La voce di Harry era imbarazzata, aveva voluto quel boccino con tutto se stesso, ma non in quel modo. Battere il serpeverde sul suo terreno era molto più soddisfacente.
«Classico, Potter. Tu e quellʼaffarino dorato siete un tuttʼuno. È proprio vero, certi istinti difficilmente si sopiscono!»
Hermione, in bilico tra le lacrime e il riso, gli posò un bacio lieve sulle labbra, incurante di trovarsi davanti alla sua Preside.
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