62. La solita routine

Le vacanze erano terminate in un soffio e la routine scolastica era ripresa a gran ritmo, soprattutto per loro che dovevano affrontare i M.A.G.O.

«Draco, se non la smetti di spostare i libri, giuro che...»

«Lascialo stare, Pans, è nervoso perché MacCoso è di ronda con la sua bella.»

«Ma ci sono pure Blaise e Daph, che vuoi che le succeda? E poi la Granger mi pare tutto fuorché una donzella in pericolo.»

Theodore ridacchiò. Stavano studiando in sala comune e Draco era molto irrequieto. Stava stropicciando il libro di Pozioni avanzate da un bel poʼ.

«Oh, la fate facile voi! Siete sempre appiccicati, sembrate due avvicini. Solo Greg può capire. A proposito, dovʼè?»

«Dove può stare da solo con Belinda, direi.»

Il Prefetto serpeverde emise un lamento e si rimise a spostare un libro. «Nessuno mi capisce!»

«Dovresti deciderti a fare lo stesso, sai? Al massimo ti pietrificherà.»

«Ehi, non sono fatti vostri. Lʼho appena trovata, non la voglio spaventare.»

«Sei così imbranato?»

«Ma certo che no! È che ci tengo a lei, e se non fosse pronta?»

«Da come ti sta incollata, lo è eccome. E poi devo dirtelo, Draco, dubito che con Weasley abbia fatto qualcosa oltre a qualche palpatina.»

La faccia di Draco era scura, il dubbio e la gelosia facevano parte del suo carattere e, con il passato burrascoso che aveva con Hermione, queste sensazioni erano amplificate.

«Non sarai geloso di Lenticchia, vero? Al massimo lʼavrà toccata un poʼ, insomma...» Pansy era incontenibile. Si divertiva sempre un mondo a stuzzicare il biondo. Era uno dei suoi passatempi preferiti, anche se a volte andava un poʼ troppo oltre il limite.

«Piantiamola qua, che ne dici? Prima che mi roda completamente il fegato.»

«Sei scemo, non devi. Io lo vedo come ti guarda. Quel pel di carota non lʼha mai guardato così. E tu lʼhai pure insultata per anni...»

«Sai sempre cosa dire, eh? Dai, basta.»

Theodore, che era rimasto in silenzio fino a quel momento, intervenne.

«Draco, davvero devi stare più calmo. Creare unʼoccasione e vedere come vanno le cose...»

Draco non rispose. Avrebbe voluto parlare con Hermione! Nel sogno condiviso lei era stata così audace, coraggiosa e così tremendamente sensuale che lui si era sentito travolto. La realtà, tra routine e pericoli, però, era diversa e loro non avevano mai avuto lʼoccasione di restare soli. Non come aveva in mente lui, almeno! Forse, non sarebbe stata una cattiva idea chiedere a Greg come faceva lui a trovare un poʼ di pace assieme a Belinda. Lʼaula di divinazione, dove li aveva trovati Theo, ormai non la usavano più, Draco lo sapeva, troppo preoccupati di essere disturbati ancora.

«Potresti usare la stanza delle necessità» disse Pansy leggendogli nel pensiero.

«Andiamo Pans... non mi dire dove vai tu!» il ghigno malizioso, così abituale qualche anno prima, spuntò sul viso del biondo Prefetto serpeverde.

Theo stava per rispondergli che non erano fatti suoi, quando nella sala comparvero Blaise e Daphne.

«Ronda finita. Tutto okay?»

«Ci vediamo, ragazzi! Salgo un momento in infermeria!»

«In infermeria, Pans? Che succede?»

«Affari da donne e chiudi il becco!»

Pansy Parkinson non era mai stata altruista e disinteressata, anche se neppure realmente cattiva. Lʼimpulso che lʼaveva portata a uscire, quindi, era piuttosto inconsueto. Ma voleva veramente bene a Draco Malfoy e una chiacchierata da donna a donna con la celeberrima eroina di guerra, studentessa modello, Caposcuola e chi più ne ha più ne metta, poteva essere un prezzo accettabile da pagare per non doverlo più sopportare in quello stato.

Arrivata alla Torre Grifondoro, bloccò il primo, incauto studente che rientrava.

«Non è ora di vagabondare! Se non vuoi che tolga punti alla tua casa, chiama subito la Caposcuola Granger!» Ovviamente non poteva farlo, non era un Prefetto, ma quello sprovveduto non lo sapeva. Il tono sicuro e altero funzionava sempre!

«Daphne che... Pansy? Credevo ci fosse Daphne qui fuori!»

«Salve, Hermione. Avrei bisogno di parlare con te.»

Chiamarsi per nome suonava ancora strano tra le due, a dir la verità. Hermione le scoccò uno sguardo indagatore.

«Okay. Non in giro, se Gazza ci becca, ci spella. Sali nella mia stanza.»

«Nella tua stanza?» La Parkinson inarcò le sopracciglia.

«Non ti sbraneranno, sai? Sono quasi sicura che abbiano cenato.»

«Come se mi preoccupasse qualche Grifondoro! Fammi strada!»

Dopo aver mormorato un muffliato per dire la parola dʼordine alla Signora Grassa, la ragazza fece strada nella Torre. Le teste di mezza Sala Comune scattarono verso quella coppia inconsueta.

Krum fece cadere un libro dal tavolino, ancora scioccato da quella volta in cui la moretta aveva provato a baciarlo. Harry rischiò seriamente di scivolare a terra, nel tentativo di seguirle con lo sguardo e Ginny sputò succo di zucca sulla pergamena di un povero primino che stava ripetendo pozioni.

«Hanno cenato, eh?»

«Beh, abbastanza da non mordere!» ridacchiò la Caposcuola, divertita suo malgrado dalla scena. Chiuse la porta dietro la serpeverde e le fece cenno di mettersi comoda.

«Posso essere sincera? Mi pare così strano che tu mi venga a cercare!»

«Non più strano che vederti abbracciata a Draco, credimi.»

«È successo qualcosa a Draco?» Il tono allarmato della Granger mise a suo agio la serpeverde: era evidente quanto tenesse al suo amico.

«Niente. Ma non sopporto più di vederlo così. Lui non te lo dirà mai, Blaise e Daph figurati! Non si azzarderebbero, per non farlo arrabbiare. Ma secondo me tu lo devi capire, altrimenti a lungo andare quello scoppia di gelosia... e non solo!»

Hermione la guardava incredula, cosa voleva dire? «Parla chiaro, Pansy.»

«Che sia geloso marcio lʼhai capito, no?»

«Ma io voglio solo lui... Gli altri non mi interessano.»

«È un idiota in certe cose. Si fa mille problemi! E, diciamolo, è stato una tale bestia con te fino allʼanno scorso che gli deve parere tutto precario.»

La grifona non abbassò lo sguardo. «Se avessi avuto dei dubbi in merito, non avrei neanche iniziato questa storia.»

«Ma io lʼho capito, o non sarei venuta qua! Lʼidiota è convinto che, se ti mettesse una mano addosso, ti spaventeresti e fuggiresti.»

«Cosa?»

«Ha paura di perdere quel poco che ha, ma vorrebbe tutto il pacchetto, per così dire! Tu mi hai dato un consiglio una volta ed era buono. Ora ne do io uno a te, fai tu, poi! Mettigliele tu le mani addosso o da qui non se ne esce!»

«Fosse facile! Io, beh, non ho avuto mai tempo per certe cose e non so dove...»

«Cocca, stanza delle necessità, foresta proibita, anche un fottuto sgabuzzino! Ma fai qualcosa! Ah, e togligli dalla testa che il rosso sia riuscito a sfilarti le mutandine o prima o poi si pietrifica da solo!»

«Ma... ma... lo sa che non ho esperienza, per Godric, glielʼho detto!»

«Sono ragazzi... mica come noi! Belli e intelligenti quanto vuoi, ma su certe cose sono tonti. Oh, io vado. Ho detto che andavo in infermeria.»

«Oh, prendi una boccetta di Distillato della pace. Non si sa mai. E grazie.»

«Lʼho fatto per me, mica per te! È insopportabile. Ciao, Granger!»

«Ciao, Parkinson.»

Hermione si era appoggiata sul letto. Quella conversazione proprio non se lʼaspettava. Stava ancora rimuginandoci sopra, quando sentì bussare alla porta.

«Avanti!»

Ginny era in vestaglia da camera, ma quanto tempo era rimasta a parlare con Pansy? Le era parso un attimo!

«Posso? Tutto a posto, Herm? La Parkinson è fuggita via di qua come se avesse avuto un Troll alle calcagna.»

«Tutto okay, doveva solo rientrare...»

«Cosa cʼera di così urgente? Problemi con la profezia?»

«Ah, no, no... Insomma voleva solo assicurarsi che capissi una cosa.»

«Ti ha minacciato?»

«Ma, no, certo che no!» sospirò Hermione. «Voleva solo mettermi al corrente che Draco, beh, lui vorrebbe passare alla seconda base, o terza o...»

«Seconda cosa?»

«Vuole prendere il boccino, Gin! »

«Ma che vuol dire?... » disse incerta e poi la rossa capì. «Per Morgana, siete già a quel punto?»

«E che ne so! Io lo bacio e mi sciolgo, le mie mani vagano fra i suoi capelli... il mio stomaco fa le capriole, e anche qualcosʼaltro...»

«Ti credo» ridacchiò la rossa «il biondo non è niente male; ma dimmi, una palpatina a quel sedere glielʼhai data, vero?»

«Ginny!»

«Tu hai il dovere morale di farlo, Herm!»

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