48. Neve bianca e cappelli colorati

A Hogsmeade cʼera tantissima neve. Le caratteristiche abitazioni apparivano più incantate del solito. Cʼera gente ovunque che, con sciarpe e cappelli colorati, affollava il centro della piccola cittadina. Draco e Hermione si erano recati lì molto presto e avevano fatto il giro di ogni negozio disponibile, tenendosi ben alla larga dai Tiri Vispi, finché George, che era uscito per prendersi una pausa, li aveva intercettati.

«Ciao Herm, mi sembravi tu. Come stai? Ti vedo meglio dellʼultima volta che ci siamo incontrati. Sei riuscita a dormire finalmente! Ne sono felice.»

«Sì, cioè, sto meglio, grazie e tu?»

«Sì, va, è difficile, ma Fred avrebbe odiato che io fossi triste. Ehi, Malfoy anche tu sembri star meglio. Allora questa cooperazione fra case funziona veramente?»

I due arrossirono allʼistante, come se fossero stati vicino a un caminetto. George fece finta di non comprendere la loro reazione e riprese «Charlie mi ha parlato della profezia e dei guai che state passando. Era molto teso e dispiaciuto per aver schiantato la Greengrass.»

«Non ha avuto scelta» intervenne Malfoy, «nessuno gliene fa una colpa, mica è stato lui a porla sotto Imperio; è molto in gamba tuo fratello.» disse piano il biondo cercando con lo sguardo se ci fossero persone di sua conoscenza. Certo, da quando era stato scagionato e sia Harry Potter che Hermione Granger lo trattavano con rispetto, molta gente avevano smesso di perseguitarlo, ma non voleva confidare troppo nella buona sorte.

«Ragazzi, vi devo proprio lasciare. Cʼè Ron in negozio e la mia amica Angelina, ma non vorrei che facesse danni. Ron intendo. Buon Natale, Hermione, mamma ha già pronto più di un gufo con i tuoi regali e pure noi. Ci mancherai.»

«Anche voi mi mancherete, George, ma io non...»

«Lo so, stai tranquilla, arriveranno tempi migliori» disse infine abbracciandola per poi dare la mano a Draco e attirarlo più vicino «Trattala bene, siamo rimasti in cinque, ma ti facciamo lo stesso il culo se le fai del male, di nuovo.» disse serio e più piano in modo che solo il ragazzo lo potesse sentire. Draco deglutì a vuoto e annuì. George era di nuovo sorridente.

«Ti andrebbe un giro in carrozza? So che ne fanno nei dintorni del villaggio, sarà divertente. Sono trainate dai Thestral e quindi sembra di viaggiare sospesi nel nulla.» chiese Hermione a un tratto.

«Hermione, tu li vedi?»

«Sì, anche tu vero?» La voce di Hermione si era rattristata.

«Sarà bello lo stesso, dai andiamo, cerchiamo una carrozza libera, io amo la neve!» rispose il ragazzo, cingendole la vita. Erano stati vicini per lʼintera mattina con le mani che si sfioravano. Ma, per Salazar, avevano dormito insieme e si erano svegliati abbracciati, che cosʼera adesso tutta quella paura?

Trovarono quasi subito un cocchio disponibile e Draco aiutò Hermione a salirci sopra, non ne aveva certo bisogno, ma a lui piaceva appoggiare le mani sui fianchi snelli della grifondoro.

La carrozza era piccola, calda e accogliente. Una coperta a scacchi verdi e rossi era poggiata sul sedile.

«Eccoci qua.» disse Draco non appena fu sopra e la carrozza iniziò il suo giro nelle campagne intorno a Hogsmeade.

«Così domani te ne andrai?» chiese Hermione rabbrividendo un poʼ. Draco se ne accorse e si fece più vicino, tirando meglio la coperta sulle gambe della ragazza.

«No. No, io resto al Castello, cioè vado, ma solo per un giorno, poi torno subito.»

Hermione sgranò i suoi grandi occhi nocciola pieni di sorpresa.

«Mia madre sta ristrutturando il Manor e cʼè un gran via vai di operai... Sai, dopo gli ultimi eventi non ci sembrava il caso restasse così comʼè. Faremo il Natale nello Yorkshire dove abbiamo un piccolo cottage, solo io e lei, poi andrà a trovare sua sorella Andromeda per qualche giorno e io tornerò qui.»

«Draco.»

«Dimmi Herm.»

«Io, sì, insomma noi, cioè, noi no. Merlino, perché non è facile come con le formule magiche...»

Il ragazzo la strinse un pochino di più, facendole appoggiare la testa sulla spalla. «Guarda comʼè bella la neve, lo scorso anno nemmeno mi ricordo dove ero in questo periodo...»

«Noi lo scorso anno siamo stati attaccati da Nagini, a Natale...»

«Lo sapevo.»

«Eh? Tu sapevi quello che ci succedeva...»

«Severus...»

«Ti manca non è vero?»

«Non posso negarlo.»

«Oh, Draco, mi dispiace tanto, io ho provato credimi, ma non cʼera tempo, non avevo con me il Bezoar, io...»

«Ehi, non è colpa tua. Severus sapeva quello che faceva, quanto rischiava. Ne sono certo. Vieni qui...» disse infine il biondo stringendola ancor più forte. «Tu mi hai detto che dobbiamo far pace con il nostro passato, perché è quello che ci ha resi ciò che siamo. Non credevo che anche unʼeroina come te ne avesse bisogno! Tu sei fantastica, incredibile... e tanto bella.»

Hermione fu lusingata dal complimento, ma non riuscì a trattenere i suoi pensieri «Io non mi ci sento unʼeroina, sai? Molte delle scelte che...»

Ma Draco non riusciva più ad attendere, a costo di essere pietrificato in quella carrozza. Si slanciò verso di lei e la baciò, infilando la mano nei folti ricci sulla nuca, appena sotto il berretto di lana colorato. Fu un bacio leggero, azzardato e timido, incredibile per un ragazzo impetuoso come lui. Restò a occhi chiusi per un attimo, sicuro di sentirla urlare, o di avvertire il colpo delle cinque dita sulla guancia. Invece, sentì un «Oh!» pieno di stupore e labbra morbidissime che si posavano di nuovo sulle sue. Sorrise, anche mentre la baciava, e lasciò perdere ogni remora e incertezza, stringendola e baciandola con tutta la passione che sentiva.

Hermione era rimasta spiazzata dalla mossa del serpeverde, ma seguì il consiglio scanzonato di Ginny di qualche tempo prima. Se lʼaveva baciata voleva dire che lo desiderava anche lui. Si mosse con cautela, avvicinandosi ancora, e con una mano gli sfiorò di nuovo i capelli. Erano morbidi e soffici come le erano parsi quella mattina. Affondò i polpastrelli nelle ciocche che spuntavano dal berretto verde di Draco e le tirò piano. Non era unʼesperta, ma lo sentì sospirare e questo le bastò per prendere coraggio e approfondire il bacio facendolo diventare più intimo. La neve brillava al sole e i colori intorno erano quasi accecanti. Aveva gli occhi aperti perché non poteva perdersi lo spettacolo che era in quel momento Draco Malfoy. Perso, abbandonato lʼautocontrollo che dimostrava sempre in pubblico, pareva trattenersi a stento dal rendere ancora più incandescente la situazione. Una mano immersa tra i capelli e lʼaltra, invece, si muoveva piano tra i fianchi e la vita, Hermione ne sentiva il calore anche attraverso il maglione caldo che indossava, e la pressione, come se Draco avesse voluto tenerla lì per sempre.

Si staccarono solo quando entrambi non ebbero più fiato.

«Hermione...» disse il ragazzo, appoggiando la fronte contro la sua in cerca dʼaria. «Merlino, quanto lʼho desiderato questo bacio!»

«Tu...?» chiese piano la riccia, incredula.

«Non era abbastanza chiaro quanto mi piaci? Ieri sera stavo quasi per schiantare tutti i maschi di Hogwarts, dalla gelosia. Solo che credevo che tu non avresti mai potuto, cioè, sono io, sono stato vergognoso con te per troppo tempo!»

Hermione rise, di gusto, lasciandolo interdetto «Allora non solo io ho problemi con questioni che non siano magiche. Prima, quando farfugliavo, beh, volevo sapere se tu pensavi a un noi.» disse indicandoli insieme.

Draco Malfoy pareva colpito da un confundus. «Io? Con te? Vuoi dire che tu... puoi sopportare lʼidea che... Cioè, davvero noi?»

«Se tu lo vuoi, io resto io e non sarò mai una purosangue, e non so come la prenderà tua madre. Il mondo magico non è ancora pronto, forse.»

«Oh, ma cosa vuoi che mʼimporti! Non posso crederci, è un sogno?»

«Sei serio? Lo vorresti veramente? Noi?» e li indicò di nuovo.

«Non posso pensare a niente che io voglia di più. E tu? Pensi di poter sopportare di stare con uno che ha il marchio addosso?»

«Draco, ricordi che anchʼio ho un marchio?»

«E te lʼha fatto mia zia giustʼappunto! Sotto i miei occhi, per giunta. Sai che chiunque nel mondo magico penserà che sei impazzita? O sotto Imperio?»

«Sono unʼeroina di guerra, lʼhai detto tu, che si fottano. Oh, scusa, non è molto signorile.»

Ma Draco rideva, quasi con le lacrime agli occhi. La strinse ancora.

«Mia eroina, adesso però ti bacio unʼaltra volta, fino a perdere il fiato di nuovo. O finché la carrozza non si fermerà, non lo so!»

Hermione non ebbe nulla in contrario e, con un sorriso soddisfatto, si lasciò di nuovo andare fra le braccia di Draco che la stringevano possessive, sentendosi per la prima volta da tanto tempo dopo la guerra, davvero bene.

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