101. Memorie e confidenze
Quella notte sarebbe stato difficile prendere sonno e la Preside McGranitt provò neppure a insistere perché se ne tornassero in fretta nei dormitori. I ragazzi che avevano partecipato alla creazione del cuore erano tutti stanchi e provati. Harry aveva però proposto di dormire nella stanza delle necessità, in modo da non svegliare i compagni nei dormitori e Neville aveva fatto di nuovo comparire una stanza piena di sacchi a pelo.
«Sembrano passati secoli!» esclamò Ametista.
«Già, ti ho baciato la prima volta proprio quella sera» le mormorò all'orecchio Harry, facendola un po' arrossire.
«Che farai concluso Hogwarts?»
«Ho sempre pensato che sarei diventato un Auror, ma dipende anche dai voti dei M.A.G.O.»
«Non scherzare, sarai ammesso comunque, indipendentemente dai voti. E lo sai. Se ammettono Ron senza diploma, figurarsi te.»
«Beh, spero di poter fare le cose secondo le regole. Mettiamola così, se si iniziano a favorire le persone che non lo meritano, le cose tornano come prima... e vanno avanti sempre le stesse famiglie.»
«Non può parlare sul serio...» mugugnò Draco. «Sei il fottuto Salvatore del Mondo Magico, per Salazar!»
«Ma certo che parlo sul serio, Malfoy!»
Hermione ridacchiò. «Su, amore, sai com'è fatto Harry. E, per la verità, secondo me ha ragione. Comunque, se vogliamo avere voti decenti da domani, anzi oggi, dovremo studiare sodo. E tu? Sai già cosa farai dopo i M.A.G.O.?»
«Oltre a chiedere la mano della mia fidanzata, intendi?»
Questa volta fu Hermione ad arrossire. «Scemo, siamo troppo giovani per quello.»
«Oh, che ingenua, il fidanzamento in una famiglia purosangue dura anni» ridacchiò Daphne.
«Così avrai tempo di cambiare idea, ucciderlo o metterlo sotto imperio» esclamò quindi Pansy.
«O scomparire dal mondo magico» rincarò la dose Theodore.
Draco strinse di più Hermione al suo petto. «Fatela finita, scemi. Amore, non devi preoccuparti, faremo solo quello che vuoi.»
«Figurati se mi spavento per così poco. Devo ricordarvi che ho affrontato Voldemort con Harry e resistito alle torture di quella pazza della Lestrange?»
Draco sussultò al cognome della zia. «Amore...»
«Oh, no, non lo fare, eh!»
«Fare cosa?»
«Preoccuparti di quello che è successo al Manor e darti la colpa. Non lo fare. Anzi, sai una cosa? Ci tengo alla mia cicatrice.»
«Herm...»
«Davvero Draco, quest'anno hai fatto veramente l'impossibile per farci capire che sei cambiato. Abbiamo capito» disse di getto Ginny.
«Oh Merlino! Chi ha messo sotto imperio la Weasley? Blaise, presto, portala in infermeria!»
«Scemo!»
«Credo, ragazzi che la profezia ci abbia insegnato ancora di più che siamo tutti uguali e che insieme possiamo fare cose impensabili.»
«Sapete che fra pochi giorni sarà il due maggio?» la voce di Gregory arrivò ovattata «Un anno da quando è morto Vincent.»
Belinda lo guardò, con gli occhi sgranati, poi si sporse per stringerlo forte.
«Che ne dite di chiedere alla Preside di dedicare, prima della fine della scuola, una giornata alle vittime? Tutte intendo, da ogni parte. A cominciare dalla Burbage. Quella povera donna non avrebbe mai immaginato che la sua persona sarebbe stata presa così male a modello. Insomma, lei era davvero convinta della convivenza tra maghi e babbani, me la ricordo bene!»
«Sì. Io pensavo anche a un tributo speciale per la professoressa. Devono sapere tutti dei suoi studi sulla magia naturale» disse Hermione.
Un rumore da fuori dalla stanza fece saltare su come molle sia Harry che Neville. «Qualcuno cerca di entrare. Vedi chi è Nev?»
«Copritemi le spalle.»
Neville sparì dalla vista, seguito da un paio di ragazzi con le bacchette in pugno, per poi tornare con due teste rosse e una bionda: Charlie, Ron e Rolf.
«Miseriaccia! Per trovarvi ci è voluto un secolo.»
«Mio padre dov'è?» chiese Ametista allarmata. Lo aveva lasciato coi due professori.
«Non preoccuparti. Sta parlando con la Preside e il ritratto di Piton. A quanto pare, erano amici. Poi andrà nella stanza che gli è stata assegnata.»
«Che ci fai qui, Ronnie?» chiese Ginny, timorosa che il fratello minore creasse problemi.
«Ci sono alcune persone con cui devo parlare. Avrei dovuto farlo già prima, lo so, Gin...»
Draco strinse Hermione, ormai era un riflesso condizionato proteggerla.
«Malfoy, posso parlarti? E anche a te, Zabini?»
«A me?» dissero in coro le due serpi.
«Sì. Lo so, dovrei parlare anche con Hermione e mia sorella, ma credo che loro mi pietrificheranno, se non parlo prima con voi. Davvero, solo pochi minuti. Potete?»
«Ci puoi scommettere» ridacchiò Harry. «Saresti polvere prima di dire una sillaba.»
«Va bene, Weasley. Parliamo. Ma dove...? Insomma, non ti voglio costringere a un discorso pubblico.»
«Anche semplicemente nel corridoio, se vi va bene.»
I due ragazzi si diressero verso la porta della Stanza delle Necessità, seguiti da Ron e dagli occhi apprensivi delle due fidanzate.
«Se sbaglia, una fattura non gliela toglie nessuno» borbottò Ginny a mezza voce.
«Gin, dàgli fiducia» disse Charlie, guardando il fratello allontanarsi.
I tre fecero appena un paio di passi, quando la porta si chiuse. La penombra impediva di vedersi bene in faccia e, per un attimo, Ron sentì vacillare il suo coraggio. Poi si riscosse, era stato smistato in Grifondoro, accidenti!
Blaise e Draco erano così vicini che le loro spalle si toccavano.
«Vi devo delle scuse. I nostri rapporti durante la scuola sono stati pessimi, soprattutto con te, Malfoy, ma questo non mi dava il diritto di mettere in dubbio i vostri sentimenti e le vostre intenzioni. Anche se hai avuto il marchio, dovevo immaginare che non ti avessero lasciato scelta. Mi dispiace. E quanto a te, Zabini, io... ero geloso di mia sorella. Ho esagerato.»
Draco era rimasto a bocca aperta. Blaise invece era silenzioso.
Poi ad un tratto il moro parlò. «Weasley, credo che le scuse tu debba farle a lei, non sai quanto male le hai fatto. Entrambi avete perso un fratello, non solo tu. E anche con Hermione...»
«A loro le mie scuse le farò, senza dubbio. Ma le devo anche a voi. A quanto ho capito, vi troverò alle cene di famiglia. Mi piacerebbe riuscire a capirci, prima o poi.»
«A me non devi niente, Weasley, io ero un Mangiamorte. Non aver avuto scelta non è una scusante. Ma con Hermione è un'altra storia, per lei sei sempre il suo amico Ronald.»
«E invece sì, Malfoy» sospirò pesantemente Ron «Hermione è come se fosse parte della mia famiglia, soprattutto adesso che non ha più la sua vicina. La conosco, so che merita tutto l'amore del mondo, eppure ho pensato che tu stessi con lei per qualche strana ragione. Avrei pensato il peggio a prescindere, sono stato un cretino. E davvero, io non so cosa hai potuto passare tu. Se vogliamo un mondo magico decente, queste cose vanno considerate.»
«Beh, non posso smentirti» disse, con il suo tono strafottente, Draco, ma stava sorridendo.
«Direi che possiamo iniziare con accettare le scuse, eh, Draʼ?»
«Quindi? Qua la mano?» e Ron, con un po' di impaccio, allungò la mano verso i due ragazzi.
Draco l'accettò con decisione e lo stesso fece Blaise.
«Quando parli con le ragazze?»
«Mi uccideranno. Ma ora direi. Poi devo parlare anche con Harry. Cioè, ci siamo scritti ma non è lo stesso, no?»
«No» confermò il moro.
«Sei sulla buona strada, Weasley, sempre che la rossa non ti lanci una delle sue fatture. Attento con le parole» disse Draco con sincerità.
«Per quel che vale, dispiace anche a me per quello che ti è capitato, Weasley. Non è bello essere ingannati a quel modo... e poi quello che è successo alla tua ragazza.»
Ron distolse lo sguardo, faceva male, era vero. «Ex ragazza, forse nemmeno ragazza. Non mi amava... Io non so, non sono bravo coi sentimenti...»
«Oh, ma se ci è riuscito cuore di pietra qui...»
«Ehi?! Ma piantala, scemo!»
«Per quel che vale, se incontrerai quella giusta lo capirai, credimi. Ora rientriamo, prima che si preoccupino, dai.»
«Grazie, anzi... mica le fareste uscire?»
«Certo, Weasley, e se non ti vedremo rientrare, verremo a recuperarti per portarti in infermeria.» celiò Draco, dandogli una pacca sulla spalla.
«Sei sempre una Serpe, eh?»
«Ci puoi scommettere!»
Ron li vide sparire dentro la stanza e aspettò, sulle spine. Dopo appena un minuto, la porta della Stanza delle Necessità si aprì di nuovo, per lasciare uscire le due ragazze.
«Spiegati.» Ginny aveva incrociato le braccia e lo guardava con un cipiglio più cupo di quello di mamma Weasley. Nemmeno lo aveva salutato.
«Sono stato un coglione. Non so che altro dirvi, ragazze. Vi voglio bene e ho fatto un mare di sbagli.»
«E...»
«E vi chiedo scusa.»
«Vedremo. Riga dritto, chiaro? Guai a te se tratti di nuovo me o Blaise in quel modo. Giuro che ti beccherai la peggiore fattura orcovolante mai lanciata. Ci siamo capiti?»
Hermione li guardava, spostando lo sguardo da uno all'altro.
«Eddai, ora basta. La finiamo, vero? Ci abbracciamo? È stato un testone imbecille, ma ora ha capito.»
Ron allargò le braccia, cercando di afferrare le due ragazze, ma entrambe furono più leste, pietrificandolo. Poi Hermione si avvicinò e gli lasciò un bacino sulla guancia.
«Scusa, ma almeno una piccola soddisfazione dovevamo togliercela. Porta pazienza, qualcuno verrà a sciogliere la pastoia, prima o poi.»
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