V - L'annuncio
La Piazza Grande di Florin City era affollata come non mai, in attesa della presentazione della futura sposa del Principe Humperdinck, la Principessa Buttercup di Hammersmith. La folla aveva cominciato ad ammassarsi con un anticipo di almeno quaranta ore, ma ventiquattr'ore prima gli spettatori erano ancora meno di un migliaio. A mano a mano che il momento della presentazione si avvicinava, arrivò la gente da tutto il paese. Nessuno aveva mai visto la principessa, ma i racconti della sua bellezza erano continui e l'uno più improbabile dell'altro.
A mezzogiorno, il Principe Humperdinck apparve al balcone del castello di suo padre e sollevò le braccia. La folla, clic a questo punto raggiungeva numericamente il livello di guardia, si acquietò lentamente. Si diceva che il Re stesse per morire, che fosse già morto, che fosse ormai morto da anni, che stesse bene.
"Popolo mio, miei beneamati, dai quali traiamo la nostra forza, oggi è un giorno di gaudio. Come certamente avrete udito, la salute del mio onorato padre non è più quella di una volta. Naturalmente, avendo novantasette anni, come potrebbe chiedere di più. Come pure sapete, Florin ha bisogno di un erede maschio."
La folla cominciò ad agitarsi. Doveva trattarsi di quella signora della quale avevano sentito parlare così tanto.
"Fra tre mesi il nostro paese celebrerà il suo cinquecentesimo anniversario. Per commemorare una tale celebrazione,
al tramonto di quello stesso giorno, prenderò in moglie la Principessa Buttercup di Hammersmith. Non la conoscete ancora, ma ora andrete a incontrarla." Fece un ampio gesto e le porte del balcone si spalancarono lasciando uscire Buttercup che si mise al suo fianco.
E la folla rimase, letteralmente, senza fiato.
La ventunenne Principessa aveva di gran lunga surclassato la diciottenne in gramaglie. I difetti della figura erano scomparsi, il gomito troppo ossuto si era arrotondato graziosamente, il polso opposto, un po' tozzo, non avrebbe potuto essere più sottile. I suoi capelli, una volta color dell'autunno, erano ancor color dell'autunno, ma mentre prima se li curava da sola, ora aveva a sua disposizione quattro parrucchieri a tempo pieno che se ne occupavano. (Ciò fu parecchio dopo i parrucchieri, essendo Adamo stato il primo nonostante che gli studiosi di Re Giacomo abbiano fatto del loro meglio per inquinare questo punto.) La sua pelle era ancora panna invernale, ma ora vi erano addette due cameriere per ciascuna guancia e quattro per il resto del corpo e in effetti, sotto certe luci, sembrava emanare una dolce luminosità la quale si muoveva quando lei si muoveva.
Il Principe Humperdinck le prese la mano che sollevò alta mentre la folla inneggiava. "Basta, non devo rischiare una sovraesposizione," disse il Principe e cominciò a indietreggiare verso il castello.
"Hanno aspettato, alcuni molto a lungo," rispose Buttercup. "Vorrei camminare tra loro."
"Noi non camminiamo in mezzo ai comuni mortali, se non è inevitabile," disse il Principe.
"Ho conosciuto più di un comune mortale, ai miei tempi,"; rispose Buttercup. "Non credo che mi faranno alcun male."
Così dicendo abbandonò il balcone e riapparve un attimo dopo sulla vasta scalinata del castello e, completamente sola, si avviò a braccia tese tra la folla.
Ovunque si dirigesse, la folla si apriva. Incrociò e reincrociò sulla Piazza Grande e sempre, davanti a lei, la folla si apriva per lasciarla passare. E Buttercup continuò, muovendosi lenta e sorridente, come una specie di messia.
La maggior parte dei presenti non avrebbe mai dimenticato quel giorno. Nessuno di loro, ovviamente, era mai stato così vicino alla perfezione, e la maggioranza l'adorò all'istante. Naturalmente ci furono quelli che pur ammettendo che fosse abbastanza piacente, si riservavano un giudizio sulle sue qualità regali. C'erano anche quelli che erano francamente gelosi. Pochissimi la odiavano.
solo tre di loro progettavano di ucciderla.
Naturalmente, Buttercup non sapeva niente. Sorrideva e se volevano toccarle il vestito, ebbene, che lo facessero, e se volevano toccarle la pelle, be', che facessero pure quello. Aveva studiato duro per comportarsi da regina, e desiderava molto di riuscirci, così si mantenne eretta con un sorriso primaverile e se qualcuno le avesse detto che la morte era così vicina l'avrebbe fatta solo ridere.
Ma... ,
... nell'angolo più lontano della Piazza Grande... ... nel più alto edificio del paese... ... sprofondato nell'ombra più profonda... ... l'uomo in nero aspettava.
Neri gli stivali di cuoio. Neri i calzoni e la camicia. La maschera era nera, più dell'ala di un corvo. Ma neri più di tutto erano i suoi occhi.
Lampeggianti e crudeli e mortali...
Dopo il trionfo, Buttercup si sentì più che affaticata. L'essere toccata dalla folla l'aveva esaurita, così si riposò un poco, poi, verso metà pomeriggio, indossò il completo da equitazione e andò a prendere Cavallo. Questo era uno degli aspetti della sua vita che non erano mutati con il passare degli anni. Le piaceva sempre cavalcare, e ogni pomeriggio, che Il tempo lo permettesse o no, cavalcava da sola per parecchie ore nei territori selvaggi oltre il castello.
Era allora che i suoi pensieri erano più profondi.
Non che i suoi pensieri profondi allargassero mai gli orizzonti. Però, si diceva, non sono nemmeno cretina, e finché i miei pensieri li tengo per me, dov'è il problema?
Mentre cavalcava nel bosco, attraverso ruscelli e macchie, le turbinava il cervello. La passeggiata tra la gente l'aveva commossa, e in modo strano. Poiché, anche se per tre anni non aveva fatto nient'altro che addestrarsi per diventare principessa e regina, quella era la prima volta in cui avesse veramente sentito che presto sarebbe stato realtà.
E Humperdinck proprio non mi piace, pensò. Non è che lo odi o cose del genere. Il fatto è che non lo vedo mai; è» sempre via da qualche parte oppure a giocare nello Zoo della Morte.
Secondo il modo di pensare di Buttercup, c'erano due problemi principali: 1) era sbagliato sposarsi senza piacersi, e 2) se lo era, era troppo tardi per far qualcosa al riguardo.
Le risposte al suo modo di pensare mentre se ne andava galoppando, erano: 1) no e 2) sì.
Non era sbagliato sposare qualcuno che non piaceva, ma non era nemmeno giusto. E se tutti al mondo lo facevano, non era comunque una bella cosa con tutto quel brontolare che seguiva poi l'uno contro l'altro anno dopo anno. Ma, insomma, non tutti lo facevano e, allora, niente. La risposta 2) era ancora più facile. Aveva dato la sua parola che l'avrebbe sposato; e questo bastava. Vero che lui le aveva detto molto! onestamente che se avesse risposto di no avrebbe dovuto prendere provvedimenti, affinché il rispetto alla corona restasse com'era; tuttavia lei avrebbe potuto, se avesse così scelto, dire di no.
Tutti le avevano detto, dal momento in cui era diventata principessa in addestramento, che probabilmente era la più bella donna del mondo. Ora stava per diventare anche la più ricca e la più potente.
Non devi aspettarti troppo dalla vita, si disse mentre cavalcava. Impara a essere soddisfatta di quello che hai.
Mentre Buttercup raggiungeva la cima della collina e la superava, cominciò a scendere il crepuscolo. Era a circa mezz'ora dal castello, e la sua cavalcata quotidiana era per tre quarti fatta. All'improvviso tirò le redini di Cavallo perchè
davantia lei c'era il terzetto più strano che avesse mai visto.
L'uomo davanti era scuro, forse siciliano, con un viso gentilissimo, quasi angelico. Aveva una gamba troppo corta e l'aspetto di un gobbo, ma le si mosse incontro con una velocità e una agilità sorprendenti. Gli altri due rimasero immobili. Anche il secondo era scuro, probabilmente uno spagnolo, ed era dritto e sottile come la lama d'acciaio che portava al fianco. Il terzo uomo, mustacchiuto e forse turco, probabilmente il più grosso essere umano che avesse mai visto.
" Permette?" disse il siciliano, alzando il braccio, con un
tono ancor più angelico della sua faccia. Buttercup si fermò. "Parla."
"Siamo poveri saltimbanchi," spiegò il siciliano. "È buio e ci siamo perduti. Ci avevano detto che nelle vicinanze avremmo trovato un villaggio dove fare apprezzare la nostra arte."
"Siete stati male informati," rispose loro Buttercup. "Non ci sono villaggi, non per molte miglia."
"Allora nessuno ti sentirà gridare," esclamò il siciliano, e Balzò su di lei con spaventosa agilità.
Buttercup non ricordò altro. Forse aveva gridato, ma se lo aveva fatto, era stato soprattutto per il terrore, perché certamente non aveva sentito male. Le mani di lui avevano toccato alcuni punti sul collo e lei aveva perso conoscenza.
Si destò allo sciabordio delle onde,avvolta in una coperta e il gigantesco turco la stava deponendo sul fondo di una barca. Fece per parlare, ma parlarono prima loro e lei pensò che fosse meglio ascoltare. Dopo pochi istanti le divenne difficile udirli perché il suo cuore le batteva troppo forte.
"Penso che dovresti ucciderla adesso," disse il turco.
"Meno pensi, e meglio è," rispose il siciliano.
A questo punto si udì un rumore di stoffa lacerata.
"Che cos'è?" domandò lo spagnolo.
"Lo stesso che ho attaccato alla sella della Principessa," rispose il siciliano. "Tessuto dell'uniforme di un ufficiale di Guilder."
"Io sono ancora dell'opinione..." cominciò il turco.
"Deve venire trovata morta alla frontiera di Guilder, altrimenti non ci verrà pagato il saldo della tariffa. È chiaro abbastanza, per te?"
"Sto sempre meglio se sono al corrente della situazione, ecco tutto," borbottò il turco. "Tutti credono che sia stupido perché sono grosso e forte e balbetto un po' quando mi eccito."
"La ragione per cui la gente pensa che tu sia stupido," disse il siciliano, "è perché sei stupido. Non ha niente a che vedere col fatto che balbetti."
Si udì un suono come di vele che sbattevano. "Attenti alla testa," ammonì lo spagnolo. E la barca si mosse. "La gente di Florin non la prenderà bene quando la troveranno morta, direi. È diventata benvoluta."
"Ci sarà una guerra," concordò il siciliano. "Siamo stati pagati per incominciarla. Un bel genere di lavoro in cui essere esperti. Se lo finiremo alla perfezione, avremo una continua richiesta per i nostri servigi."
"Be', comunque, non è che mi piaccia molto," disse lo spagnolo. "Francamente, avrei preferito che tu avessi rifiutato."
"L'offerta era troppo elevata."
"Non mi piace ammazzare le ragazze," replicò lo spagnolo.
"Il Buon Dio lo fa in continuazione, e se non rimane a Lui sulla coscienza, perché dovrebbe rimanere sulla tua?"
Per tutto questo tempo, Buttercup non si mosse.
"Diciamole almeno che l'abbiamo rapita per chiedere un riscatto," disse lo spagnolo.
Il turco fu d'accordo. "È talmente bella e diventerebbe matta se lo sapesse."
"Lo sa già," disse il siciliano. "Ha udito ogni nostra parola."
Buttercup giaceva immobile sotto la coperta. Come fa a saperlo? si chiese.
"Ne sei sicuro?" domandò lo spagnolo.
"Il siciliano percepisce tutto," disse il siciliano.
Presuntuoso, pensò Buttercup.
"Sì, molto presuntuoso," disse il siciliano.
Deve essere un lettore della mente, pensò Buttercup.
"Dai tutta la vela?" domandò il siciliano.
"Tutta quella che è sicura," rispose lo spagnolo al timone.
"Abbiamo un'ora di vantaggio, è inutile correre rischi per ora. Ci vorranno forse ventisette minuti prima che il suo cavallo raggiunga il castello, qualche altro minuto ci vorrà perchè immaginino cosa è successo e, date le tracce abbastanza ovvie che abbiamo lasciato, saranno all'inseguimento entro un'ora. Dovremmo raggiungere il dirupo in quindici minuti, con un po' di fortuna essere alla frontiera di Guilder all'alba, e lì lei morirà. Il corpo dovrebbe essere ancora caldo quando il Principe raggiungerà le sue forme mutile. Mi piacerebbe rimanere per assistere al suo dolore. Dovrebbe essere omerico."
Perché mi permette di conoscere i suoi piani? si chiese Buttercup.
"Tornerai a dormire adesso, signora mia," disse lo spagnolo e all'improvviso la toccò sulle tempie, sulle spalle, sul collo, e di nuovo le fece perdere conoscenza.
Buttercup non seppe mai quanto tempo rimase priva di sensi, ma quando batté le palpebre erano ancora nella barca e lei sotto la coperta. E questa volta, senza osare di pensare, poiché il siciliano in qualche modo se ne sarebbe accorto, allontanò la coperta e fece un tuffo profondo nel Canale di Florin.
Rimase sott'acqua più a lungo che osò poi tornò a galla, Incominciando a nuotare nell'acqua impegnando ogni oncia di forza che le era rimasta. Dietro di lei, nell'oscurità, si levarono delle grida.
"Va' dentro, va' dentro!" da parte del siciliano.
"So solo sguazzare," da parte del turco.
"Sei più bravo di me," da parte dello spagnolo.
Buttercup se li stava lasciando alle spalle. Le braccia le dolevano per lo sforzo ma non diede loro tregua. Le gambe battevano e il cuore martellava.
"La sento scalciare," disse il siciliano. "Vira a sinistra."
Buttercup passò dal crawl alla rana e si allontanò silenziosamente. "Dov'è?" strillò il siciliano.
"Ci penseranno gli squali, non preoccuparti," lo consolò lo spagnolo.
Oh, cielo, potevi fare a meno di dirlo, pensò Buttercup.
"Principessa," chiamò il siciliano. "Lo sai cosa accade agli squali quando sentono l'odore del sangue nell'acqua? Impazziscono. Diventano selvaggi e incontrollabili. Strappano sminuzzano e masticano e divorano, e io sono sulla barca, Principessa, e non c'è sangue nell'acqua ora, così entrambi siamo al sicuro, ma ho un coltello in mano, mia signora, e se non torni indietro mi taglio le braccia e mi taglio le gambe e metto il sangue in una coppa che lancerò più lontano che potrò e gli squali sentiranno il sangue nell'acqua per miglia miglia e tu non resterai bella a lungo."
Buttercup esitò, fendendo l'acqua con movimenti silenziosi. Benché fosse sicura che si trattasse di uno scherzo dell'immaginazione, incominciava a sentire intorno a sé lo sferzare di pinne gigantesche.
"Torna indietro subito. Non ti avvertirò due volte."
Se ritorno, pensò Buttercup, mi uccideranno comunque, e allora dov'è la differenza?
"La differenza è..."
Eccolo che lo rifà, pensò Buttercup. Legge davvero nellamente.
"... Se torni indietro," continuò il siciliano, "ti do la mia parola di gentiluomo e di assassino che morirai in modo indolore. Non puoi aspettarti la stessa cosa dagli squali."
Il suono dei pesci nella notte si faceva sempre più vicino.
Buttercup cominciò a tremare di paura. Se ne vergognava terribilmente, ma era così. Si augurava di poter vedere, per un minuto solo, se gli squali c'erano veramente e se veramente l'uomo si sarebbe tagliato.
Il siciliano sussultò rumorosamente.
"Si è appena tagliato il braccio, signora," gridò il turco! "Adesso raccoglie il sangue nella tazza e ce n'è quasi mezzo pollice."
Il siciliano sussultò e gemette di nuovo.
"Questa volta si è tagliato la gamba," continuò il turco. "La tazza si sta riempiendo."
Non gli credo, pensò Buttercup. Non c'è uno squalo in acqua e nella tazza non c'è sangue.
"Ho il braccio in assetto di tiro," disse il siciliano. "Puoi rivelare la tua posizione o no, a tua scelta."
Non faccio neanche un segno, decise Buttercup.
"Addio," disse il siciliano.
Si udì il suono di uno schiaffo, il rumore di un liquido che incontra un altro liquido. Ci fu una pausa. Poi gli squali impazzirono...
"Questa volta gli squali non se la mangiano, " disse mio padre. Io lo guardai. "Cosa?"
"Avevi l'aria di essere troppo teso e preoccupato, così ho pensato di farti rilassare. "
"Oh, santo cielo," risposi io, "non sono un bambino o roba del genere. Cosa credi?" In realtà, dovevo essermi lasciato trascinare davvero un po' troppo ed ero contento che me lo avesse detto. Voglio dire che quando si è piccoli, non si pensa. Bene, dato che il libro si intitola The Princess Bride e dato anche che la storia è ai suoi primi sviluppi, è ovvio che l'autore non lascerà che il suo personaggio principale si trasformi in un bocconcino per squali. Quando si è giovani, ci sì lascia trascinare dalle cose, così, a tutti i giovani che leggono ripeterò semplicemente le parole di mio padre, visto che con me hanno funzionato: "Questa volta gli squali non se la mangiano. "
Ehi, Ciao, come va? Vi piace la storia di Morgenstern?
Divido qui il capitolo sennò, al solito, per i lettori Wattpad risulta scomodo da scorrere...
Al prossimo! ;-)
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