II - Lo Sposo

Questo è il primo taglio importante che ho praticato. Il primo capitolo, La sposa, riguarda quasi interamente la sposa. Il secondo capitolo, Lo sposo, recupera il Principe Humperdinck solo nelle ultime pagine.
Questo è il punto dove mio figlio Jonas ha smesso di leggere e non posso certo biasimarlo poiché Morgenstern apriva il capitolo con sessantasei pagine di storia florinese. Più precisamente, la storia della corona di Florin.
Noioso? Da non credere.
Perché mai un maestro della narrativa dovrebbe arenarsi del tutto prima ancora di aver cominciato a creare? Nessuno lo sa. Posso solo immaginare che per Morgenstern la vera narrazione non vertesse su Buttercup e le sue incredibili traversie, ma piuttosto sulla storia della monarchia e dintorni. Quando uscirà questa versione, presumo che gli studiosi florinesi viventi mi massacreranno. (La Columbia University non solo annovera i massimi esperti florinesi d'America, ma ha anche legami diretti con la <<New York Times Book Review>>. Non posso evitarlo, spero solo capiscano che non intendevo demolire la visione di Morgenster.)



Il Principe Humperdinck aveva la forma di una botte. Il torace era un grande torace a botte, le cosce possenti cosce a botte. Non era alto, ma pesava quasi centodieci chili, duri come il marmo. Camminava come un granchio, e probabilmente se avesse aspirato a diventare ballerino classico, sarebbe stato condannato a una vita infelice di frustrazione perenne. Ma non aspirava a diventare ballerino classico. E non aveva fretta nemmeno di fare il re. Anche la guerra, nella quale eccelleva, era al secondo posto tra i suoi affetti. Tutto era al secondo posto tra i suoi affetti.
Il suo amore era la caccia.
Si faceva un punto d'onore di non lasciare trascorrere giorno senza uccidere un essere vivente. Qualsiasi essere vivente. Quando era ancora agli inizi, uccideva solo bestie molto grandi: elefanti o pitoni. Ma poi, diventando più esperto, cominciò a godersi anche la sofferenza delle bestie piccole. Poteva passare un pomeriggio felice battendo la foresta all'inseguimento di uno scoiattolo volante o il fiume per una trota iridea. Una volta determinato, una volta concentrato sull'oggetto, il Principe era implacabile. Non si stancava, non esitava, non mangiava né dormiva. Era una partita a scacchi mortale, e lui un maestro internazionale.
All'inizio attraversò il mondo in cerca di avversari, ma per viaggiare occorreva tempo, essendo navi e cavalli quello che erano, e la sua lontananza da Florin suscitava preoccupazione. Doveva sempre esserci un erede maschio al trono, e finché suo padre fosse rimasto in vita problemi non ce ne sarebbero stati. Ma prima o poi suo padre sarebbe morto, lui sarebbe diventato re e avrebbe dovuto scegliersi una regina per assicurarsi un erede per il giorno in cui lui fosse morto a sua volta.
Per ovviare al problema dell'assenza, il Principe Humperdinck costruì lo Zoo della Morte. Lo progettò lui stesso con l'aiuto del Conte Rugen, e per rimpinguarlo inviava emissari prezzolati in giro per il mondo. Veniva mantenuto traboccante di prede da cacciare ed era molto diverso da qualunque altra riserva naturale esistente. Prima di tutto, non c'erano mai visitatori. Solo un guardiano albino per far sì che le bestie fossero ben nutrite e non fossero mai deboli né malate.
L'altra caratteristica di questo zoo era che si trovava nel sottosuolo. Il Principe ne aveva scelto l'ubicazione personalmente, nell'angolo più silenzioso e remoto del parco del castello. E aveva stabilito che fosse a cinque livelli, ciascuno corrispondente alle necessità dei suoi vari nemici. Al primo livello mise i nemici più veloci: cani selvatici, ghepardi, colibrì. Al secondo appartenevano i nemici più forti: anaconda, rinoceronti e coccodrilli di oltre dieci metri. Il terzo livello era per gli avvelenatori: cobra sputatori, ragni saltatori, pipistrelli assassini in abbondanza. Il quarto livello era il regno dei più pericolosi, i nemici che fanno paura: la tarantola che grida (il solo ragno in grado di emettere suono), l'aquila sanguinaria (il solo uccello che banchetta con carne umana), inoltre, nella sua nera pozza, il calamaro succhiatore. Perfino l'albino tremava quando portava i pasti al quarto livello.
Il quinto livello era vuoto.
Il Principe lo aveva costruito nella speranza di trovare un giorno qualcosa che ne fosse degno, qualcosa di pericoloso, fiero e possente quanto lui.
Inverosimile. Tuttavia, da eterno ottimista qual era, teneva la grande gabbia del quinto livello sempre pronta.
E per la verità già agli altri livelli c'era abbastanza roba letale da tenere allegro chiunque. A volte il  Principe sceglieva la sua preda a caso... Aveva un grande ruota con una trottola e sull'esterno erano raffigurati tutti gli animali dello Zoo. A colazione faceva roteare la trottola e, ovunque questa si fermasse, l'albino approntava quell'animale. A volte sceglieva secondo l'umore: "Oggi mi sento veloce; prendimi un ghepardo" oppure " Mi sento forte oggi; libera un rinoceronte". E naturalmente, ogni suo desiderio era un ordine.

Stava facendo calare il sipario su di un orango quando la questione della salute del Re si intromise in maniera determinante. Era metà pomeriggio e fin dal mattino il Principe era alle preso con il gigantesco bruto che dopo tutte quelle ore dava finalmente segno di perdere le sue forze. Dai e dai e lo scimmione cercò di mordere, prova evidente che le braccia stavano per cedere. Il Principe schivò con facilità i tentativi di morderlo, mentre lo scimmione gemeva, faticando a respirare. Fece un passo da granchio di sghembo, poi un altro, quindi schizzò in avanti, fece girare la grande bestia tra le braccia, e iniziò a premere sulla colonna vertebrale. (Tutto questo accadeva nella fossa dei primati, dove il Principe si divertiva con scimmie d'ogni tipo.) Dall'alto arrivò la voce del Conte Rugen che annunciava: "Ci sono novità".
Dal cuore della lotta il principe replicò: "Non possono attendere?"
"Per quanto?" chiese il Conte.
                 C
                     R
                          A
                               C
                                    K
L'orango cadde come un fantoccio. "Allora, di cosa si tratta?" replicò il Principe, allontanandosi dalla bestia e avviandosi alla scala che conduceva all'uscita.
"Tuo padre è stato sottoposto alla visita annuale" disse il Conte. "Ho i risultati".
"E?"
"Sta morendo".
"Maledizione!" esclamò il Principe. "Ciò significa che devo sposarmi".

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