Lunedì 18 gennaio

"Ciao Silvia!" Vanessa mi salutò con il suo grande sorriso e dall'altra parte della strada cominciò ad agitare la mano come una pazza.
Mi diressi verso di lei e per poco non fui investita da un camioncino...
"Ciao Vane, come stai? Hai delle occhiaie..."
"Bene grazie! Tranne per il fatto che sia lunedì...adesso ci aspetterà una giornata pesante come è di consueto negli ultimi mesi: i professori incominceranno a dire che ci dobbiamo preparare per l'esame, che dobbiamo stare calmi...mentre invece mettono solo ansia!
Ieri poi mi sono messa a guardare degli episodi di Downton Abbey e sono andata a letto alle 4.00!"
Assonnate andammo verso l'entrata della scuola.
Era una mattinata particolare: c'era troppo freddo e una brezza mi tagliava le guance e, ne ero sicura, avrei avuto da lì a poco le gote più rosse di quelle di Heidi. Il sole splendeva alto in un cielo indaco e tutto aveva un colore più lucente, che mi metteva di buon umore.
Ma c'era qualche cosa che proprio non voleva andare via: era ormai da tre mesi che provavo questa sensazione. Non sempre, ma quando il petto iniziava a bruciarmi e a stringersi come se fosse in una morsa, succedeva sempre un qualcosa di nuovo.
Starò diventando una veggente pensavo fra me e me, mentre io e Vanessa strisciammo dentro la scuola con ancora gli occhi gonfi per il sonno...
Feci tutto ciò ignara della bella sorpresa che avrebbe preservato il prof di latino.

DRIIIINN (campanella)

Mi alzai dalla sedia per stiracchiarmi e andai da Isabella, una mia compagna molto solitaria, che parlava poco, se non niente, eccetto che con me.
Già dalla quarta liceo era cambiata: avevo notato il suo nuovo modo di vestirsi - da pantaloni di camoscio con maglioncino tre taglie più grande di lei a jeans o leggings con felpe e magliette colorate - aveva iniziato anche a mettersi un filo di matita! Non per voler prendere tutto il merito, ma glielo avevo suggerito io...
Mi stava per descrivere il taglio di capelli che si sarebbe fatta di lì a poco, quando il prof entrò fin troppo calmo e con un sorrisino stampato in faccia.
Si sedette, appoggiò i suoi libri sulla cattedra e aspettò che ci mettessimo ai nostri posti.
"Buongiorno ragazzi. Come incominciare la settimana in grande stile?"
"Con un bel film!!" gridarono i ragazzi, che non si erano ancora stancati di illudersi...
"Interroghiamo".
Una sola parola. Quella parola. Mise nel panico la classe.
L'insegnante contento e soddisfatto per aver avuto l'effetto desiderato, ovvero il terrore, estrasse dal suo astuccio un dado, anzi, Il dado, a 32 facce color blu e lo fece rotolare sulla cattedra.
Ogni volta, durante questa procedura, non si sentiva neanche una mosca. Tutti trattenevano il respiro, cosicché si poteva sentire il rumore che il dado produceva.
"10. Silvia!"
Tutti tirarono un sospiro di sollievo, mentre io mi alzai e mi diressi alla cattedra con aria superba e altezzosa: avevo studiato Petronio tutto il weekend anziché uscire, cosa che facevo di rado e che alcune volte mi faceva passare per una secchiona, anche se non era vero.
"Bene... Parliamo del Satyricon".

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