XXIV. SPARIZIONE
Qualche giorno dopo successe l'inconcepibile. Io e mia cugina eravamo in giardino, sedute su una panchina. Io ero ancora turbata per gli ultimi eventi. La lontananza di Herman mi confondeva e allo stesso tempo sapevo di non potermi avvicinare. Non potevo rischiare che la tentazione fosse troppo forte. Julien giocava con la palla, facendola correre di fronte a noi. Lotte parlava delle nuove mode, Roby stretto al petto.
-Non capisco perché non possiamo tornare a Berlino, lì ci sono negozi ben forniti-
-Per ora Albert preferisce che restiamo qua- era facile da capire. Sospettavo che tutto fosse legato alla guerra. Non voleva che diventassimo bersagli. Fu in quel momento che mi resi conto di non sentire più il fruscio che provocava la palla correndo sull'erba.
Mi guardai attorno, le mani strette intorno ai lembi delle gonne. Lotte stava dicendo qualcosa, ma io non l'ascoltavo. Dov'era Julien? Non stava giocando poco distante? Lotte percepì subito il mio dubbio.
-Cosa c'è?- mi chiese.
-Julien- dissi –dov'è Julien?-
Lotte fece un giro su sé stessa, i capelli che le sferzavano il viso. –Julien- gridò –non è il momento di fare degli scherzi!-
-Julien non si nasconderebbe mai- gemetti. Non era da lui fare così, non avrebbe mai fatto una cosa simile, non mi avrebbe mai fatta preoccupare. Sentii il cuore tingersi di nero. Era successo qualcosa, lo sapevo.
Lo cercammo ovunque, mettendo a soqquadro la casa. Julien sembrava scomparso nel nulla. Non posso descrivere quello che provai. Dolore, disperazione, un senso d'inutilità. E cos'avrei potuto fare? Io certamente nulla... però c'era una persona a cui potevo rivolgermi.
Trovai Herman quasi subito. Stava facendo esercitare i suoi soldati, la voce bassa, roca, suadente. Ignorai la stretta allo stomaco che mi procurava sempre e che era aumentata dopo il bacio. Le labbra mi bruciavano al solo ricordo. Non appena mi vide, pallida, trafelata, in lacrime, lui mi venne incontro.
-Cosa succede?-
Gli raccontai tutto, ogni minimo particolare. Tremavo e lui mi sosteneva, le sue mani intorno alle mie spalle. Una stretta salda, da cui non sarei sfuggita.
-Io... mi sono distratta- gemetti –non avrei dovuto-
-Violett... non è colpa tua, non è colpa tua... lo troveremo vedrai-
Io però dubitavo e la mia mente mi presentava scenari agghiaccianti. Julien solo e disperato, in lacrime, chiuso in una stanza buia. Mi sentivo mancare, puntini neri che mi esplodevano davanti agli occhi.
-Torna a casa, Violett, sarai la prima a essere avvisata... quando verrà trovata-
-Io... ti prego, portami con te- lo supplicai, con un filo di voce. Stavo tremando.
-No, meglio di no... ti terrò informata-
Compresi, dal tono di voce che aveva e dal leggero luccichio degli occhi, che temeva il peggio. La terra mi mancò sotto i piedi e mi sentii cadere nel vuoto. Non Julien, non il mio Julien.
-Potrebbe non essere nulla- continuò Herman, come se volesse consolarmi.
-Lui non si sarebbe mai allontanato da solo- ero in lacrime, non riuscivo più a ragionare. Julien, il mio Julien.
-Lo troverò- mi promise –ma tu devi rimanere a casa, nel caso tornasse... per favore-
Furono quelle ultime due parole a convincermi. Herman ordinava, non chiedeva per favore.
-Va bene- sussurrai.
Lui mi sorrise. -Andrà bene... lo troveremo-
Cominciarono così la ricerca. Io attendevo accanto a Lotte, agitata come non mai.
-Lo troveranno- mi sussurrava mia cugina, stringendomi forte. Aveva lo sguardo verde vitreo.
Io ero nel panico. Herman arrivò dopo un paio di ore, la testa bassa il portamento rigido. Gli corsi incontro.
-Lui... -
Herman scosse la testa. –No, ma le ricerche non si fermeranno- cercò di rassicurarmi. Inutile, io tremavo dall'ansia. –Non fare così- Herman fece un passo avanti e mi sostenne, le braccia intorno alla vita. Il mio corpo aderì al suo e inspirai il suo profumo. Sogni proibiti e istanti perduti
–Deve essere qua vicino- si affrettò a dire, la voce esitante.
-E se foste stata lei?- chiesi, un sussurro appena. Non ero certa che Herman capisse, ma lui s'irrigidì immediatamente, facendomi comprendere che sapeva bene a chi mi riferivo. All'amante di Albert, alla donna che mi odiava.
-Deve essere lontana, ho fatto cercare ovunque- la voce però non era sicura. Era venuto anche a lui il dubbio.
-E se fosse tornata?- chiesi. Forse voleva colpire me attraverso Julien. Oh, era sempre colpa di Albert e ora lui non era lì con me a difendere suo figlio.
-Potrebbe- ammise.
-Al castello- aggiunsi –qualcuno stava al castello, no?-
Herman non replicò, ma sapevo che stava pensando la stessa cosa. Il castello. Mi staccai da lui.
-Dobbiamo andare- mormorai.
-Tu resta qua- mi ordinò, la voce dura, quella che usava con i suoi soldati.
-No, vengo con te-
Ci fissammo per alcuni istanti. Gli occhi grigi di Herman erano gelidi, gli occhi di un uomo che è abituato a comandare, di chi non sa accettare un no come risposta. Io però ero determinata. Lo guardai.
-Va bene- cedette infine –vieni con me... ma stai dietro di me, va bene?-
-Sì, sì- avrei accettato qualsiasi cosa pur di accompagnarlo.
Percorremmo la strada in silenzio, fianco a fianco. Era imbarazzante stare così vicina a lui, dopo quello che c'era stato, visto quello che provavo.
Quando arrivammo vedemmo che le porte del castello erano accostate e che c'era una luce accesa al secondo piano. Herman si fermò e mi afferrò per il braccio, scariche elettriche lungo la mia pelle.
-Questa è una trappola- disse.
Mi bloccai e lo guardai. I suoi occhi grigi nei miei. Mi sentii improvvisamente sicura. –Cosa facciamo allora?- domandai, il tono tremante –Non posso lasciarlo lì-
-Non lo lascerai... entrerò io-
-No, non da solo-
-Sì, invece... lei si aspetta di vedere te... ti porterò indietro Julien, promesso-
Era certo di mantenere la promessa? Scossi lentamente la testa. Basta promesse, era ora di agire. –Non Julien, non posso lasciarlo solo... verrò con te-
Herman valutò altre parole, altre frasi, altre motivazioni. Non ci riuscì. Gli sfuggì un sospiro. –Va bene- disse.
-Grazie- feci per abbracciarlo, ma mi fermai, un braccio sospeso come una statua di ghiaccio. No, non potevo abbracciarlo, avrei solo rischiato di scivolare in un fango vischioso dal quale sarebbe stato impossibile uscire.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao!
Cosa ne pensate del rapimento di Julien?
A presto!
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