II. PREPARATIVI PER UN MATRIMONIO
Fu poco dopo quel giorno che incominciarono i problemi. Uno dopo l'altro, come se quel matrimonio non si dovesse fare, come se fosse avvolto dalla sfortuna. In fondo era frutto di un'unione contrastata.
Per prima cosa c'era la voglia di Albert di farmi conoscere Herman. -Ti piacerà- sosteneva -io e lui siamo amici da anni-
Avevo già sentito parlare di Herman, ma era solo una figura sbiadita in mezzo a molti altri protagonisti dei racconti di Albert. Ora diventava reale e io ero preoccupata. E se non gli fossi piaciuta? E se mi avesse trovata insipida? Oppure brutta? Herman, forse per fortuna, non riuscì a venire. Avvisò Albert con una lunghissima lettera in cui si scusava, ma le cose a Berlino procedevano rapidamente e lui non poteva allontanarsi.
-Troppo impegnato- borbottò Albert, ridendo.
-Oh, forse è impegnato con una ragazza- dissi, in parte per sembrare brillante, in parte perché ero curiosa di sapere se questo Herman aveva una moglie. Da come mi era sembrato di capire gli amici di Albert erano perlopiù scapoli. La cosa mi preoccupava parecchio. E se non mi avessero accettata?
-Herman? Oh, quel ragazzo pensa solo al lavoro! In pratica è il mio opposto, non ho mai visto Herman fare qualcosa per puro divertimento-
Mi si delineò la figura di un giovanotto serio a cui importava solo di sé e della propria carriera. Ero sollevata per la sua assenza. Non avevo voglia di conoscerlo. Temevo che non mi avrebbe apprezzata. Peggio, che avrebbe consigliato ad Albert di sposare Lotte.
Lotte, sempre lei, a tormentare i miei sogni di notte e i miei pensieri di giorno, perfino quando non era fisicamente presente.
Poi Julien scappò. Successe un pomeriggio, poco prima delle nozze. Fui io ad accorgermi della sua sparizione, dopo aver provato l'ennesimo abito da sposa. Mia madre aveva fatto venire una sarta dal villaggio per sistemare uno dei modelli che la donna aveva portato. Nulla andava bene, era come se ogni cosa fosse sbagliata. Uno era troppo largo, l'altro troppo stretto. Neppure la promessa di sistemarlo mi rassicurava. Ansia da futura sposa, così la chiamava mia madre. Marito sbagliato, questa era la definizione che Lolò dava al problema.
Io mi chiedevo se era così che finiva. Succedeva questo dopo il lieto fine nelle fiabe? La principessa non è più felice di sposarsi? Oppure era solo la preoccupazione per Lotte che mi rendeva così nervosa?
Fu proprio mentre mi ponevo questi interrogativi sostanzialmente senza risposta che lo notai. Julien non c'era. Avrebbe dovuto essere seduto in fondo alla stanza. Lo cercammo subito. Nulla. E poi compresi dove poteva essere, l'unico luogo in cui non avevamo guardato. La vecchia ala, quella in parte bruciata. Lo trovai seduto per terra, nella polvere e nella cenere. Giocherellava con il soldatino che gli aveva regalato Albert. Senza parlare mi sollevai leggermente l'abito e mi sedetti vicino a lui. Julien mi fissò un istante, inclinando leggermente di lato la testa, come facevo io. Ci fissammo per un lunghissimo istante, poi lui semplicemente mi si buttò tra le braccia e cominciò a piangere. Mia madre ci trovò così, quasi un'ora dopo.
La nota finale di quella triste melodia fu il morbillo. Non so come lo contrassi. Non so spiegarmelo. Fui l'unica malata non solo del castello, ma dell'intero villaggio. Mia madre sostenne che non era possibile, che lo avevo già avuto da bambina. Il medico che mi visitò, un amico di mio padre, quasi litigò con lei al riguardo.
-Allora o è stato un incompetente prima o lo è adesso- urlò mia madre, al culmine della discussione.
Il nome della malattia non cambiava comunque la sostanza. Ero piena di puntini che mi deturpavano. Avevo la nausea. La febbre mi faceva sentire stanca. La sostanza era solo una. Non potevo sposarmi. Fortunatamente il morbo non fu troppo aggressivo, ma dovemmo rimandare il matrimonio di un paio di settimane. Il mio malessere spiega perché in tutte le foto in cui compaio quel giorno o sono aggrappata a mio marito, oppure sono seduta. Ero appena guarita e non mi sentivo bene. Albert mi venne a trovare ogni giorno, costretto a stare oltre un vetro per non diventare veicolo di contagio per Julien. Lolò sosteneva che erano tutti segni, che non avremmo dovuto sposarci. Mia madre la zittiva. Io però iniziai a crederle. Fu Albert a rassicurarmi.
-Sono solo coincidenze- mi rassicurava, posando una mano aperta sul vetro.
-Lo so- mormoravo io, posando la mia mano in corrispondenza della sua. Mi vedevo orribile e mi coprivo il viso con un velo perché Albert non potesse vedere, non potesse fare un confronto con Lotte.
-Ed è normale che tu sia nervosa... lo so che sono di parte, ma credimi che io sono la migliore scelta possibile- continuò ironico.
Risi. Mi facevano bene le sue battute, mi facevano sentire bene.
In quei giorni spesso Albert mi leggeva le lettere di Herman. Fu così che imparai a conoscerlo? Non lo so. Mi sembrava davvero una strana creatura, uscita da qualche strana leggenda. Un essere mitologico. Pareva che non ci fosse cosa che non sapesse fare. Sparava, tirava di scherma, ideava strategie, scriveva poesie, le parole sembravano ricamate con cura sulla carta. Una vera creatura fantastica.
L'ultima cosa che accadde fu una richiesta di matrimonio per me, che arrivò da un vecchio amico di mio padre. All'epoca non ci prestai quasi attenzione. Era un uomo molto più grande di me e non capivo perché, proprio ora che tutti sapevano del mio futuro matrimonio con Albert, si ostinasse a chiedere la mia mano. Mio padre fu garbato ma deciso. Ero già promessa. Mia madre, dal canto suo, avrebbe voluto affidargli Lotte, in una sorta di premio di consolazione. Non si sarebbe mai stancata di trovarle un marito.
Alla fine la scelta dell'abito, che tanto mi aveva fatta soffrire e innervosire, ricadde sullo stesso che aveva indossato mia madre per il suo matrimonio. Era un modello da principessa, ancora bianchissimo, nonostante gli anni, ampio e di pizzo. Fu così che scoprii un segreto che mi avrebbe perseguitata per i successivi anni, lasciandomi un senso di amaro in bocca. Probabilmente avrei dovuto capire che era solo l'inizio di tutto. Una sorta di oscuro presagio.
La lettera di un corteggiatore si trovava ancora in una tasca interna del vestito. La trovai per caso, mentre lo stavo indossando. La fissai confusa. Mia madre aveva amato prima di conoscere mio padre. Era incredibile, folle, irrealistico. Non che il loro fosse stato un matrimonio d'amore, ma non potevo credere che ci fosse stato un altro. Avrei voluto in quel momento che ci fosse Lotte. Sarebbe stato bello confrontarmi con lei, fantasticare, perdermi in quel mondo fatto di storie. Lessi quelle parole piene di sentimenti. Le lessi senza riuscire a credere che fossero reali. Raccontavano di un amore puro ed eterno. Possibile che l'oggetto di quelle emozioni fosse mia madre, una donna pratica e che mai si perdeva in fantasie? Il mittente si firmava solo con "Per sempre tuo". Niente nome, niente indizi. Chi poteva essere? Nascosi la lettera nel comò della mia stanza e mi sforzai di dimenticare.
Il giorno seguente Albert tentò di guardare l'abito da sposa durante una delle mie ultime prove. Fu un tentativo maldestro. Sgusciò dentro la mia stanza durante una delle prove.
-Non porta bene- gli urlai, quando me ne accorsi.
-Superstizioni- replicò lui, ridendo.
Lo rimproverai e mi nascosi dietro un paravento, le mani intorno ai bordi dell'abito.
-Va bene- acconsentì lui infine -anche se continuo a sostenere che sono sciocche superstizioni- poi mi lanciò un bacio sulla punta delle dita e se ne andò.
La notte prima delle nozze mi ritirai per l'ultima volta, il pensiero mi dava la nausea, nella mia stanza di ragazza. Restai alla finestra fino a tardi, il batticuore come mio unico compagno. Ero nervosa. Pensavo al futuro, a Julien, a Lotte. Fu così che la vidi, Jolanda, il fantasma di famiglia, che guardava su, verso di me. Indossava il solito abito bianco, macchiato di sangue. Era bellissima e inquietante sotto la luce della luna. La ricordo ancora con il cuore che mi batte forte... perché non appena la vidi ebbi la certezza che sarebbe successo qualcosa.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao!
Sembra che il matrimonio sia ostacolato da mille avversità. Nel prossimo capitolo ci sarà l'ennesima sorpresa.
A presto
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