XXXXI
E il piccolo Julien ottenne l'affetto di tutti, compreso quello di mio padre, che in cuor suo aveva sempre desiderato un figlio maschio e che ora poteva riversare su Julien tutto ciò che avrebbe voluto dare a lui, fu così che gli comprò un pony non appena fu abbastanza grande per cavalcare. Posso dire con onestà che per Julien non ci sarebbe potuto essere di meglio e anche se Lotte per molto tempo evitò il piccolo, penso che il resto della famiglia riuscì a sopperire, almeno in parte, alla sua mancanza.
Fu qualche tempo dopo la nascita di Julien che mia madre si mise in testa l'assurda idea di maritare Lotte, nonostante le proteste di mio padre, il quale sosteneva che per il momento era meglio non affrettare le cose. Mia madre era infatti certa che la soluzione migliore per tutti fosse che Mimì sposasse Lotte. Lei, che era sempre stata una donna pratica, credeva che un matrimonio avrebbe risolto tutti i problemi, che un marito fosse la panacea per tutti i mali del mondo. Mio padre mi pregò d'intervenire.
-Non voglio che quel giovane entri nella nostra onorata famiglia- mi disse un giorno, ma sapeva bene che nulla avrebbe potuto impedire a mia madre di portare a termine il suo piano.
-Prima o poi una donna deve sposarsi, è giusto così- mi disse un giorno –tua cugina ha bisogno di un marito-
Avrei voluto dirle che Lotte non avrebbe mai sposato Mimì, in primo luogo perché non era la tipa da sposare un uomo così servile, poi non lo amava, non poteva amarlo, infine Lotte non avrebbe mai fatto qualcosa che le veniva ordinato, ma non dissi niente, perché ero certa che mia madre già sapesse queste cose, semplicemente fingesse d'ignorarle nel folle tentativo di rendere Lotte felice. Forse con un'altra ragazza ci sarebbe anche riuscita, dopotutto non è la cosa più bella del mondo sposare un uomo che ti ama? Questo però è vero solo se si ricambia il sentimento.
Mia madre però non era certo meno caparbia di Lotte e, quando comprese che da mia cugina non avrebbe ottenuto nulla, decise di rivolgersi direttamente a Mimì.
-Non l'accetterà mai- mormorò Lolò –perlomeno non accetterà Julien-
-Terremo noi Julien- si affrettò a dire mia madre che probabilmente non si fidava di affidarle il bambino visto che non lo voleva neppure prendere in braccio.
E fu così che mia madre invitò Mimì per il tè. L'idea era semplice, parlargli e convincerlo che Lotte lo amava.
-Mi dovrai aiutare, tesoro- mi disse mia madre –tu lo conosci meglio di me, sai come parlargli-
Oh, come avrei voluto dirle che non avevo mai sopportato Mimì, che lui non era mio amico. Fu così, perché non mi osai dire di no, che mi resi complice in quel progetto che, ero certa fin dal principio, sarebbe finito molto male. Prendemmo il tè nel salone, approfittando del fatto che quel pomeriggio Lotte era andata a prendere un nuovo abito. Mimì pareva entusiasta dell'invito e sospettai che lui avesse immaginato il motivo per cui era stato chiamato al castello.
-Come sta Lotte?- mi chiese subito, mentre lo accompagnavo al salone.
-Abbastanza bene- risposi io.
-Sono vere le voci del paese? Era incinta?- la voce gli tremava e gli occhi mi scrutavano con attenzione.
-No- mi affrettai ad affermare, come avevamo programmato –in realtà è solo un po' ingrassata negli ultimi tempi... una cosa di cui si vergogna un po'-
-Non deve vergognarsi, lei è sempre bellissima-
-Già, glielo dico sempre- mi sentivo una sciocca a mentire così, ma ero abituata che spesso mia madre aveva ragione e se avesse avuto ragione anche questa volta... beh, Lotte sarebbe stata felice. Ci eravamo anche messe d'accordo su cosa rispondere se Mimì avesse chiesto chi erano i genitori di Julien: mia madre era disposta a dire che era suo figlio, mio fratello.
Arrivati in salone ci accomodammo al grande tavolo, già preparato. Mia madre era già seduta al suo posto, un enorme sorriso sulle labbra.
-Carissimo Mimì- esordì -come stai?- e iniziò ad adularlo con tutto il suo fascino. Ora comprendevo come doveva essere stata da ragazza, quando non era ancora una duchessa.
-Mi spiace molto che Lotte non sia presente- disse infine mia madre.
Mimì si portò la tazzina da tè alle labbra. La mano gli tremava un po' mentre beveva. Era rosso e sembrava agitato.
-A Lotte manchi molto- dissi, come avevamo stabilito... mi sentivo proprio una bugiarda, ma non potevo fare nulla, in fondo se Lotte e Mimì si fossero sposati, beh, sarei stata felice per loro. E forse finalmente avrei avuto anch'io un po' di pace.
-Credo di dover andare un attimo di là- disse mia madre, lo sguardo scintillante –ma voi continuate pure a parlarvi, non preoccupatevi- detto ciò si alzò, si sistemò l'abito blu e con un sorriso se ne andò. Era arrivato il tempo delle confidenze.
Mimì appoggiò immediatamente la tazzina e si spinse un po' più avanti. Notai i suoi lineamenti marcati, i suoi occhi scuri, il naso un po' troppo pronunciato. Non si poteva certo dire che fosse bello e neppure che avesse fascino. –Credi che lei mi pensi?- chiese in un sussurro.
-Sì, penso di sì- mentii.
-Oh, Viola, mi rendi l'uomo più felice del mondo- sorrise, un sorriso sincero –sei così buona! Mi dispiace per averti trattata male da bambino, sei veramente una ragazza di buon cuore... credimi, quando io e Lotte ci sposeremo tu potrai venirci a trovare tutte le volte che vorrai-
Quelle parole così piene di speranza e di dolcezza verso di me! Mimì non mi era mai stato simpatico, ma in quel momento sentii una stretta al cuore e sperai veramente che Lotte lo avrebbe accettato.
-Le chiederò di sposarmi- decise Mimì.
-Non oggi- mi affrettai a dire –in questi giorni è un po' indisposta-
Mimì annuì. –Certo, capisco... tra qualche giorno allora-
Annuii. –Sì, tra qualche giorno-
-Certo- disse Mimì, pareva quasi fuori di sé dalla gioia.
Quando ci salutammo più tardi mi fermai a osservarlo, a guardare la sua schiena che si allontanava e sperai che non sarebbe mai più tornato, che la cosa sarebbe finita lì, perché non avrei mai voluto assistere a quella proposta di matrimonio. Sfortunatamente Mimì tenne fede alla sua parola.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top