XXXVI

E poi un giorno Lotte tornò al castello. Non ricordo esattamente quanto tempo fosse stata via, troppo persa nell'amore di Albert. Mia cugina era pallidissima e indossava un abito verde che non solo non le avevo mai visto ma che non era neppure della sua misura.  Entrò nella sala d'ingresso del castello e, dopo avermi fissata un attimo, senza darmi il tempo di dire nulla, salì di sopra. Rapida la seguii, chiedendomi come avesse potuto ingrassare così tanto in quel poco tempo, temendo ahimè di conoscere la risposta. Lotte entrò nella nostra stanza e si lasciò cadere sul letto, apparentemente stremata.

-Lotte- la chiamai –dov'eri finita?-

Lei non rispose, o meglio, non parlò per quella che mi parve un'eternità, poi alzò la testa e disse solo due parole, le due parole peggiori al mondo.

-Sono incinta- e si sfiorò la pancia che iniziava a intravedersi sotto l'abito.

E il mondo mi crollò addosso.

-Ne sei certa?- chiesi con un filo di voce.

-Mi ha visitata un medico... ne sono sicura-

-Credi che il padre sia...- mi morirono le parole in bocca.

-Sì, è lui-

Per un attimo credetti che fosse solo un suo assurdo scherzo, l'ennesimo tentativo di Lotte di rovinarmi la vita, lo sperai veramente. Purtroppo non era uno scherzo, Lotte era veramente incinta e ormai iniziava a vedersi la curva del suo pancione che cresceva sempre di più. Quella notizia fu una pugnalata al cuore e con essa ebbi la certezza che Albert non avrebbe mai potuto essere mio. Mi appoggiai al muro, cercai di respirare, ma anche l'aria pareva bruciarmi i polmoni. Mia madre non avrebbe voluto che sposassi il padre del figlio di Lotte, anzi, avrebbe insistito perché sposasse lei, perché desse un padre al bambino. No, quello sarebbe stato veramente troppo. In quel momento odiai alla follia Lotte che era stata capace di portarmi via anche l'unico uomo che amavo.

Fui io a comunicare ad Albert che Lotte era incinta. Glielo dissi in un sussurro, in riva al lago, mentre Lolò era impegnata a rincorrere Bella che le aveva rubato la sciarpa.

-Cosa?- chiese lui, pallidissimo.

-Lotte è incinta-

-Non posso essere io il padre-

-E invece sì- sospirai –Come potete esserne certo?-

Lui restò in silenzio. Non mi guardava, ma fissava il lago, come se da quell'acqua potesse giungere un aiuto. –C'è solo una cosa che posso fare- disse infine.

-Non sposerete Lotte?- chiesi, il cuore in gola, temendo sia un sì sia un no.

-No, non potrei mai sposarla, non la amo-

Restai un attimo in silenzio. –Allora ve ne dovete andare- dissi, con una voce così decisa che non parve neppure la mia. Meglio di nessuna delle due che suo, di questo ero certa.

-Io non ti posso lasciare- esclamò Albert, scuotendo la testa.

-Allora cosa proponi di fare?-

-Sposarci, stanotte stessa, alla cappella, così non potranno costringermi a sposare tua cugina, potremo crescere noi due il bambino, questo mi può andar bene, ma io non voglio sposare lei, io non amo lei, potrebbero promettermi anche l'intero castello, ma io voglio voi, non lei- e c'era una convinzione nella sua voce che mi mise i brividi.

-Non posso, mi dispiace, la gente inizierebbe a dire che un matrimonio così improvviso nasconda qualcosa dietro-

-E cosa importa di ciò che dice la gente?- mi fissò con il suo intenso sguardo verde –Ci saremo noi due, cosa importa se abbiamo tutto il mondo contro?-

-La mia famiglia ne soffrirebbe troppo, l'unica cosa possibile è che voi andiate via questa sera stessa-

-E allora venite via con me- disse lui all'improvviso.

-Cosa?-

-Andiamocene, non possiamo più stare qua, non senza sposarci subito, non con vostra cugina incinta, se lei dovesse dire che sono io il padre... sarebbe troppo scandaloso perfino per me-

-Perché scappare con voi non lo sarebbe?-

-Forse... ho una casa a Berlino, possiamo stare lì, conosco molta gente, credo che voi abbiate sentito parlare dei cambiamenti che stanno avvenendo in Germania, ho degli amici ufficiali... posso fare carriera, posso mantenervi senza nessun problema, niente più viaggi, niente di niente-

-Io non me ne posso andare- mormorai con dolore. La verità era che non potevo lasciare tutto per seguirlo.

-Vi prego, venite via con me... vi sposerò non appena arrivati a Berlino, ve lo giuro su tutto ciò che vorrete-

Mi avrebbe sposata davvero? Non lo credevo, anzi, ero certa che non appena Albert mi avesse avuta tutta per sé mi avrebbe solo considerata come una sua qualsiasi amante, nulla di più, nulla di meno.

-Vi amo, Vivi, è una cosa che non ho mai detto a nessuna-

-Non posso- sussurrai.

-Io non posso andarmene senza di voi-

-Dovete invece promettermi che ve ne andrete- mormorai -se mi amate veramente dovete prometterlo, la mia famiglia non sopporterebbe lo scandalo-

Lui mi cinse la vita con tenerezza, poi mi trasse a sé e mi baciò con foga. Sentii le sue lacrime cadere sul mio viso e mischiarsi con le mie.

-Mi rendereste l'uomo più felice del mondo se accettaste-

Inspirai a fondo. Mi mancava l'aria e la testa mi girava. Non potevo scegliere, non potevo andare, non potevo neppure restare. Sapevo esattamente cos'avrebbe fatto Lotte al mio posto, se ne sarebbe andata, mi avrebbe abbandonata, io non potevo farlo. Io ero la brava ragazza, dovevo restare al castello, ero nata per quello, non potevo fare altro. Sentii le lacrime scorrermi lungo le guance. Piangevamo entrambi. Lui mi baciò le lacrime con dolcezza, quindi mi tirò indietro i capelli.

-Vi scriverò ogni giorno- mi promise -e se voi cambiaste idea io verrò a riprendervi-

-Lo sapete come sono fatta- sussurrai.

-Non ve ne andrete- era una constatazione, l'unica cosa da fare, allora perché avevo il cuore a pezzi?

-Proprio così- ero triste, ma determinata.

-Siete fatta così, lo so-

Restammo in silenzio per un lungo istante. Alla fine ci salutammo.

-Se ci ripensate... sapete dove trovarmi-

-Non cambierò idea-

-Io spero invece di sì- e, datomi un ultimo bacio, se ne andò. L'osservai andare via, il cuore colmo d'angoscia, con la certezza che non lo avrei mai più rivisto. Non sapevo che quando c'è l'amore, beh, non si è mai davvero lontani e che prima o poi gli innamorati si ritrovano sempre.

C'è una cosa che per molto tempo non ho ammesso neppure a me stessa. Il fatto è che l'angoscia non fu l'unica cosa che provai, perché mentre lo guardavo andarsene, forse sparire per sempre dalla mia vita, provai un vago senso di sollievo. Perché? Forse per il fatto che Albert era terribilmente perturbante e aveva in qualche modo sconvolto il mio essere e temevo che restando mi avrebbe sconvolta ancora di più. Oppure perché andandosene almeno non sarebbe stato di Lotte.

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