XXXIII

I giorni seguenti furono strani. Albert continuava a venirmi a trovare, ma qualcosa in me si era come rotto e trovavo ogni scusa per non vederlo o per non stare molto tempo con lui, per la gioia di Lolò, che credeva che finalmente fossi rinsavita. Mia madre era invece sorpresa da quel comportamento.

-Non dirmi che c'entra Lotte?- mi chiese un giorno.

Mentii. –No, è una cosa mia...non sono più certa di quello che provo per lui-

Mia madre annuì. –Pensaci...sembra molto innamorato- sospirò –a proposito, sai che fine ha fatto Charlotte? Sembra scomparsa-

Mi strinsi nelle spalle. –Tornerà, torna sempre-

-Lo spero veramente, se le succedesse qualcosa...ora che Giselle non c'è Lotte è sotto la mia responsabilità-

-Tornerà- la rassicurai.


Albert si sedeva spesso in fondo alla chiesa ad ascoltare la funzione e a osservarmi. La sua presenza così silenziosa mi dava fastidio, ma chissà perché mi eccitava anche. Era strano pensare che il suo sguardo, così bruciante, fosse sempre fermo su di me. Non riuscivo quasi a seguire la funzione sapendo che lui era lá e le immagini dei peccatori sulle vetrate, così vivide, così inquietanti, attiravano i miei occhi e mi facevano pensare a lui.

Infine un giorno, sapendo di non poter rimandare oltre, lo affrontai. –Con tutto quello che combinate come osate venire in una chiesa?- gli chiesi, fermandomi davanti alla sua panca.

-Ma la chiesa è proprio il luogo dove trovano riparo i peccatori?- fu la sua risposta divertita.

-I peccatori pentiti- gli ricordai.

-E chi vi dice che non sia pentito?- mi sorrise.

-Sono certa che voi non lo siate-

Si strinse nelle spalle. –Diciamo che il mio rapporto con la religione è sempre stato un po' conflittuale-

Avrei voluto ridere, ma mi trattenni. Dubitavo che Albert avesse un rapporto di qualsiasi tipo con la religione...eppure mi sembrava romantico il fatto che si trovasse lì, perché era lì per me.

-In realtà il problema al momento non è il mio rapporto con la religione- continuò -ma con una certa fanciulla, forse la conoscete, è molto bella e abita in un castello-

-Non la conosco- e mi resi orrendamente conto che la descrizione poteva corrispondere anche a Lotte.

-Eppure voi le assomigliate così tanto-

-Davvero?- mi finsi sorpresa.

-Verissimo, io...-

-Viola, andiamo?- mi chiese Lolò, affiancandomi e interrompendo il nostro discorso.

-Signor Kalok- intervenne mia mamma, al braccetto di mio padre –volete fermarvi per pranzo?-

Albert mi fissò un attimo, poi annuì. –Con vero piacere-

E fu così che Albert si fermò per pranzo...e fu molto bello...lui era stato accettato dalla mia famiglia...Lolò esclusa, certo. Perfino Bella sembrava entusiasta dalla sua presenza e gli correva intorno scodinzolando. E ciò che mi rese più lieta fu la mancanza di Lotte.

Dopo il pranzo passeggiammo nel giardino. Avevamo anche un piccolo labirinto di siepe in cui io e Lotte giocavamo sempre da bambine.

-Voglio percorrere il labirinto- esclamò Albert, con l'allegria di un bambino che vuole provare un nuovo gioco.

Lo assecondai, scuotendo la testa e nonostante i lamenti di Lolò che ci seguiva e che riuscimmo a seminare quasi subito.

-Non le starò mai simpatico, vero?- mi chiese Albert, ridacchiando.

-Mai- gli risposi.

-Siete così bella, Vivi- mi sussurrò, stringendomi a sè.

-Oh, smettetela!- lo spinsi via.

-Come posso dimostrarvi che non vi sto mentendo, vediamo...sapete come funziona un matrimonio fatato?-

-Cosa?- risi.

-Non sto scherzando, vedete, ci sono antiche leggende che parlano di matrimoni fatati...un modo per donarsi l'anima...io sono disposto a donarvi la mia-

Come mi pareva pagano in quel momento! Una creatura uscita da chissà quale antica leggenda e che ora voleva portarmi via con sé. –Lo sapete che Lolò se vi sentisse vi accuserebbe di stregoneria-

-Lolò mi accusa già di molte cose-

-Volete propormi quindi un matrimonio fatato?-

-Esatto...sia chiaro, non vi chiedo di consumarlo-

-Sembra una richiesta così assurda!- eppure mi piaceva.

-Credetemi, nella vita sono le cose apparentemente più assurde che portano la maggiore felicità...per esempio stare qua, fermi a parlare-

-E cosa c'è di assurdo in questo?-

-Tutto e nulla- poi si fermò un attimo, prima di continuare –Lo sapete perché vi trovo così irresistibile, Vivi? Perché siete così diversa dalle donne a cui sono abituato, siete la prima donna virtuosa che conosco e ciò mi turba alquanto e allo stesso tempo mi attrae-

-Non credo che non abbiate mai trovato donne come me-

-Oh, voi vi sottovalutate, siete cresciuta con l'assurda convinzione che vostra cugina sia meglio di voi, lei è solo più appariscente, più vivace, ma non ha il vostro fascino, siete molto più sensuale di lei, solo che voi non lo ostentate, in voi c'è una sensualità naturale e per questo ancora più affascinante- sorrise, il sorriso di un predatore che vuole divorare la preda –è così raro trovare delle donne affascinanti...e il fascino non è qualcosa che si acquista, o si nasce o non lo si ottiene mai-

-Eppure avete preferito lei- mormorai, lo sguardo basso.

-Per quanto ancora continuerete a rimproverarmi? Vi voglio dimostrare che sarò pure un balordo, ma amo voi- mi accarezzò la guancia.

Restai un attimo ferma, senza sapere cosa dire, poi sorrisi. –Sì, siete proprio un balordo...e va bene, accetterò questa vostra proposta...un po' indecente a onor del vero-

Albert mi prese con delicatezza la mano e se la portò alla labbra, indugiando alcuni istanti prima di lasciarla. Gli sorrisi.

-Mi metterete nei guai- mormorai.

-Come siete esagerata-

Eppure non mi sarebbe dispiaciuto essere messa nei guai da lui. Che pensiero disdicevole!

-Vi aspetto questa sera...riuscirete a uscire di nascosto?-

Aggrottai la fronte. –Lo sapete che se mi scoprono non ci faranno mai più fidanzare?-

-Immagino...ma non è eccitante la fuga notturna?-

Risi. –Farò il possibile-

-Vi aspetto, mi raccomando,  non deludetemi-

E prima che potessi rispondergli arrivò Lolò, furiosa e con la certezza che l'avessimo lasciata indietro apposta. Restai così ad ascoltare ciò che diceva, mentre pensavo a ciò che mi aveva proposto Albert. Follia, certo, ma a volta nella vita qualche follia bisogna pur farla.

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