XXXII

Attesi che Albert uscisse dalla sua casetta affinché mi riaccompagnasse al castello. Ripensavo a quello che mi aveva detto, a quell'ammissione di colpa, a ciò che voleva dire sapere che Lotte era riuscita a sedurre un altro uomo che giurava di amarmi. Eppure questa volta non mi sentivo così abbattuta, questa volta Albert aveva giurato di amare me, forse non era nulla, ma almeno il pensiero che lui giurasse di amarmi mi faceva sentire un po' meglio. Oh, mi sentivo proprio una sciocca innamorata!

-Che bella luna!- esclamò Albert, dietro di me, osservando il cielo –Com'è pudica, si nasconde dietro a una nuvola, sembra un po' voi- disse con voce quasi timida, come se non sapesse esattamente cosa dire.

Ed era vero, la luna pareva nascondersi dietro una nuvola. Mi sfuggì un sorriso e mi voltai verso di lui. –Mi paragonate alla luna?-

-Non vi piace come paragone?-

-Oh, molto in realtà, è davvero poetico- ammisi.

-Io sono un uomo poetico- mi affiancò e mi porse il braccio.

Indugiai un attimo, indecisa se accettarlo o meno.

-Vi do la mia parola che mi comporterò bene- disse Albert, come se avesse compreso il mio indugio, fissandomi negli occhi -e poi non mi perdonerei mai se cadeste a causa del buio-

Gli sorrisi amaramente. Sempre meglio una caduta che un cuore spezzato. –Va bene- e mi appoggiai al suo braccio delicatamente.

-Siete molto bella al chiaro di luna, sapete? Avete un'aria diversa, così delicata, così perfetta-

Arrossii. –Mi adulate- e il mio cuore accelerava i battiti, mentre sentivo quasi il desiderio di baciarlo, quasi volevo che lui mi attirasse a sé come aveva fatto quel giorno lontano al lago. Era pura follia desiderare una cosa simile, ma Albert riusciva, proprio come Lotte, a far nascere in me sentimenti contrastanti.

-Non è vero...parete una fata- continuò.

-O uno spettro...ah- qualcosa passò davanti a noi: un cavaliere senza testa in groppa al suo destriero.

-Quello cos'è?- chiese Albert, spaventato, spingendomi dietro di sé come se volesse proteggermi.

-Il fantasma del Cavaliere Senza Testa- dissi con una strana calma e tra me pensai a quello che mi aveva detto Mimì sul conto di Albert e lottai contro la voglia di ridere: un revenant che ha paura di un fantasma! Che sciocchezza!

Osservai il Cavaliere Senza Testa mentre si dirigeva verso il bosco e si fermava vicino a un albero...e all'improvviso compresi. –La sua testa! Deve essere là sotto-

-La testa?- chiese sorpreso Albert.

-Venite- lo presi per il braccio e lo tirai dietro di me.

-Cosa? Non capisco-

Gli raccontai brevemente la leggenda del Cavaliere senza testa e la sua disperata ricerca della propria testa. –La storia dice che non avrà pace fino a quando non la troverà-

Mi chinai davanti all'albero e presi un rametto per scostare la terra.

-Così ci vorrà una vita- intervenne Albert –lasciate fare a me-

Mi spostai e osservai Albert creare in pochi minuti, non so come, una piccola pala con dei rametti e iniziare a scavare. Dopo poco incontrò qualcosa di duro. Un attimo dopo aveva in mano un teschio. L'osservai, quasi affascinata da ciò che un tempo era stata la testa di un uomo, qualcuno che aveva parlato, riso, baciato.

-Direi che questa è la sua testa, o meglio la era- mormorò Albert, lo sguardo vitreo.

-Dobbiamo restituirla- esclamai.

-Sì...al fantasma...questo sì che è strano- scoppiò a ridere –ne ho viste di cose strane, ma questa supera ogni cosa-

All'improvviso mi resi conto di come doveva vedermi lui. –Sono pazza, vero?-

-No, non stavo pensando questo, più passa il tempo più siete interessante...e bella, molto bella, questa luna che v'illumina, la vostra dolcezza, il desiderio di dar pace a un povero fantasma...è incredibile...mi sorprende che in un mondo come questo possa ancora esistere tanta bontà-

Risi. –Cercate di adularmi-

-No, dico il vero- e mi parve tremendamente serio.

Sorrisi. –Credo che ora dovremmo restituirgli il teschio-

-Come faremo?-

-Lo appoggiamo qua per terra, lui lo prenderà- e chissà come ero certa di quello che dicevo.

Albert posò il teschio, quindi restò un attimo immobile prima di voltarsi verso di me.

-Andiamo- mormorai.

E ce ne andammo, diretti verso la carrozza che Albert teneva vicino alla casa.

Arrivati al castello Albert fermò la carrozza e scese per aiutarmi a fare lo stesso, ma io lo precedetti e saltai giù senza il suo aiuto.

-Domani mi riceverete?- mi chiese in un sussurro.

Inspirai a fondo. -No-

-Il giorno dopo?- insisté, avvicinandosi a me.

-Neppure, credo che non dovreste più venire al castello- mormorai e arretrai, il cuore che batteva forte, la voglia di stringermi a lui.

-Dite sul serio?- e per un attimo pensai che sarebbe balzato avanti e mi avrebbe baciata.

-Non voglio vedervi mai più- dissi con tutta la forza di volontà che riuscii a mettere insieme e corsi via.

Mi fermai solo quando fui in camera mia e dalla finestra guardai giù. Albert era ancora lì, immobile sotto la pallida luce della luna. Un perfetto revenant.

Ovviamente ero certa che Albert non si sarebbe arreso e una parte di me lo sperava, perché i miei sentimenti per lui non erano cambiati.

Da quella sera nessuno ha mai più visto il Cavaliere Senza Testa, io spero veramente che abbia finalmente trovato pace. Successe una cosa curiosa il giorno seguente, Lolò trovò un'antica spada posata sulle scale del castello e un semplice biglietto con scritta una sola parola: "Grazie". Albert ha sempre negato di aver portato davanti al castello quella spada. Non so chi la mise, ma mi piace pensare che sia stato davvero il Cavaliere e che finalmente sia in pace.

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