XXIV

C'è un episodio di quel periodo che mi piace ricordare, forse l'ultima volta in cui siamo state davvero complici...prima del ritorno di lui.

La macchina, appena acquistata da mio padre, faceva bella mostra davanti al castello, azzurra, luccicante, perfetta. Io e Lotte le giravamo intorno, eccitate all'idea di quell'insieme di lamiere che poteva muoversi proprio come facevano i cavalli.

-Guarda com'è bella, sembra un essere vivente- mormorò Lotte, accarezzandola con la punta delle dita.

-Sembra incredibile-

-Che ne dici di farci un giro?-

Impallidii. –Cosa?-

-Sì, potremmo fare un giro-

-Sei impazzita!- ma Lotte aveva già aperto la portiera, dalla parte del conducente, e stava già guardando indietro, il vestito blu che svolazzava al vento.

-Su, è aperta, vorrà pur dire qualcosa...e dentro ci sono le chiavi- si accomodò e chiuse la portiera.

Dopo un attimo di esitazione salii dalla parte vicina a quella del conducente...in fondo Lotte non aveva mai guidato per cui dubitavo che sarebbe riuscita a farla partire. Mi sbagliavo.

-Ho visto un paio di volte Mimì mettere in moto un'auto al villaggio...non è difficile- disse Lotte e fu così che un attimo dopo sfrecciavamo, urlanti, lungo il sentiero. Il cappellino di Lotte volò via, mentre io riuscii, seppur con difficoltà a trattenere il mio. La nostra corsa folle fu interrotta solamente da un enorme albero contro il quale andammo a schiantarci. Fortunatamente ci salvammo, ma lo stesso non avremmo potuto dire della macchina. Fu Lotte la prima a riprendersi dall'impatto. Tremante, i capelli biondi che le ricadevano sugli occhi, si tastò il viso come ad accertarsi che non ci fossero danni.

-Viola- chiamò poi con un filo di voce.

-Sì- mormorai io, il cuore che mi batteva così forte da temere che mi uscisse dal petto.

-Stai bene?-

-Credo-

Un attimo dopo Lotte scoppiò a ridere, una risata cristallina. –Fantastico, veramente fantastico-

E un attimo dopo mi misi a ridere anch'io. Era folle ridere, lo sapevo, avevamo distrutto una macchina, avevamo rischiato di farci davvero male...eppure...ci eravamo divertite.

-Aspetta, cerco di aiutarti a uscire- disse Lotte, aprendo con difficoltà la sua portiera.

Feci lo stesso e, avendo spinto con forza, riuscii finalmente ad aprire la mia. Scesi, seppur con un po' di difficoltà. Miracolosamente non mi ero fatta nulla, a parte qualche piccolo livido. Lotte venne barcollante e ridente verso di me, chissà perché in quel momento mi parve una bella ed ebbra baccante.

-Credo che ora dovremmo trovarci un nascondiglio...ho come la sensazione che verremmo pesantemente punite- disse, non smettendo di ridere, come se la cosa in fondo non solo non la disturbasse ma la dilettasse.

-Io ne ho la certezza- ma risi anch'io.

E in effetti la punizione arrivò quasi subito, infatti Lolò, attenta come un falco che cerca prede, aveva osservato tutto da una finestra del castello ed era subito andata da mia madre a chiedere aiuto, fu così che ci raggiunsero immediatamente, pallidissime e urlanti.

-Due Erinni- mi sussurrò Lotte all'orecchio, mentre io preferii astenermi da critiche, in fondo avevano indubbiamente ragione loro.


Fummo costrette a stare in camere, separate, per una settimana, uscendo solo per seguire le lezioni e per i pasti. Soffrii molto il fatto di non poter stare con Lotte quelle notti, ma la mia ingegnosa amica inventò presto un modo per comunicare con me, un modo che avrei voluto inventare io, così ci calavamo da un piano all'altro i bigliettini, assicurati a delle cordicelle per capelli...che storie! Degne di un romanzo d'avventura. E in quei giorni di ritiro forzato io e Lotte iniziammo a scrivere racconti, ci sfidavamo scrivendo sui bigliettini i temi a cui avremmo dovuto dedicarci. Era un passatempo divertente, anche se avevo l'oscura sensazione che le storie di Lotte fossero molto più promettenti delle mie, con quel suo stile di scrittura che pareva far sognare a occhi aperti il lettore e con quei suoi personaggi così realistici e al tempo stesso così interessanti che parevano non poter esistere nella realtà. Non le confessai mai quanto mi piacessero le sue storie, preferii tenerlo per me, lei era già molto orgogliosa anche senza i miei complimenti. In quei giorni iniziò a scrivere la storia di una bella fanciulla che viveva in un luogo lontano, figlia illegittima di un re, desiderosa di una rivincita. Una parte di me ha sempre pensato che Lotte in quel modo avesse voluto scrivere la sua storia. Poco importa comunque, non appena potemmo di nuovo uscire parve che Charlotte si fosse dimenticata della storia a cui aveva dedicato moltissimo tempo.

Qualche tempo dopo Albert tornò nelle nostre vite.

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