XXI
E fu proprio durante il soggiorno a Parigi che con molta probabilità incontrai il padre di Lotte. Avevo accompagnato Dory a fare una visita, mentre Charlotte e Lolò erano rimaste a preparare la serata, dovevamo infatti ricevere degli ospiti. Era un giorno particolarmente nuvoloso e camminavo al fianco di Dory che mi stava raccontato della volta in cui suo marito l'aveva portata nella gelida Norvegia quando all'improvviso si ammutolì e si fermò. A pochi metri da noi c'era un uomo, alto, ben vestito, dalla pelle olivastra e dagli occhi verdi...i suoi occhi verdi. Improvvisamente compresi di averlo già visto da qualche parte, era l'uomo della fotografia che molti anni prima io e Lotte avevamo trovato, quella in cui le nostre madri mostravano orgogliosamente il loro pancione.
-Zia, chi è quell'uomo?-
Dory scosse la testa e si fece un rapido segno della croce, all'improvviso mi parve perfino più esile di quanto già non fosse, quasi si fosse rimpicciolita.
-Chi è?- ripetei.
-Non è bene che lo dica-
-Ti prego-
Lei sospirò. –Quell'uomo frequentava il castello prima che tu nascessi-
-Il castello?-
Dory annuì, l'ombrellino ben teso, quasi fosse una spada. –Sì, era un uomo ricco, ma poi venne fuori che era solo un truffatore...un vero balordo...credevo che fosse morto, ne ero certa- abbassò lo sguardo e io fui come fulminata da un pensiero.
-Il cugino Giorgio-
Lei impallidì e non rispose.
-Assomiglia...-
-A Charlotte-
Ci fu un attimo di silenzio.
-All'epoca passava molto tempo con Giselle...non so però se è lui il padre-
-Lo dobbiamo scoprire- e, lasciato il braccio di Dory, con un'impulsività che non avevo mai avuto, l'impulsività che era propria di Lotte, corsi dall'uomo –scusate- lo chiamai.
Lui si voltò e mi fissò con attenzione. Era quello il volto che avevamo cercato d'immaginare per anni? Pareva molto vecchio, con profonde rughe, i capelli in parte bianchi. –Cosa volete?-
-Vi ricordate di Giselle? Il castello di Branson-
Bastarono quelle parole e lui impallidì. Mi fissò con attenzione. –Sì...ricordo- disse infine –senti, dolcezza, non vorrei sembrarti scortese ma se stai cercando un padre, beh, io non sono il tipo adatto, me ne andai proprio per questo quando Giselle mi disse che era incinta...sei una bella ragazza, sono felice di avere una figlia così...sei anche ben vestita, scommetto che hai trovato un uomo ricco...spero che sia un marito, non un amante, perché se fosse un amante, beh, il mio consiglio è di cercare un marito-
-No, io...-
-No, non parlare- si frugò in tasca e tirò fuori un mazzo di banconote che mi porse –prendile, sono tue, ma non chiedermi di entrare nella tua vita, io non potrei mai-
Per un attimo avrei voluto gettargli in faccia quei soldi...ma sapevo che non erano per me. Li presi, Lotte non era ricca e quel denaro le sarebbe potuto servire.
-Addio, cara, è stato un piacere vederti, ma non cercarmi più- e se ne andò, come se nulla fosse, come se non avesse una figlia, come se Charlotte, la mia adorata Lotte, per lui non fosse nulla.
Dory mi raggiunse. –Come stai?- mi chiese.
-Hai ragione, è proprio un balordo...mi ha dato questi- le mostrai le banconote –dovremmo trovare un modo per farglieli avere senza che sappia la verità-
-Ho un'idea- mormorò Dory.
E fu così che Charlotte ricevette una lettera dal padre e il denaro. Nella lettera c'era scritto che l'uomo era in America per affari, ma che le mandava quel denaro come prova del suo affetto. Purtroppo non avrebbe potuto tornare perché aveva un ruolo della massima importanza e non poteva lasciarlo. Oh, non riesco a descrivere la sua gioia, come rideva, come si vantava di quel dono e del fatto che non era stata dimenticata.
-Un giorno verrà a prendermi- urlava andando avanti e indietro per i lunghi corridoi.
-Non l'avremo illusa un po' troppo?- chiesi una volta a Dory.
-No, l'abbiamo resa felice e la felicità è una cosa così rara a questo mondo-
Aveva ragione. E poi era così bello vedere Charlotte felice.
Fu in quell'occasione, lo ricordo bene, eravamo accomodate al tavolo da tè, che Dory espresse un dubbio che mi avrebbe per sempre accompagnata.
-Lo sai che Giorgio non è cambiato neppure un po'? Pare non essere invecchiato di un giorno, eppure quando venne al castello l'ultima volta era anche più vecchio di tuo padre, era già un uomo maturo-
-Cosa vuoi dire?-
-C'erano delle storie...stupidaggini, o almeno così ho sempre pensato- guardò fuori, la fronte corrugata.
-Quali storie?- la incalzai.
-Una volta Giorgio rientrò al castello di notte, era stato alla taverna a giocare e a bere, come al solito, e aveva preso un sentiero buio dove era stato aggredito...in realtà si trattò di un'aggressione molto strana, l'unica ferita che aveva erano due piccoli buchi sul polso...non volle mai dire cosa successe esattamente, ma dopo quel giorno cambiò...non l'ho più visto esporsi direttamente al sole, quando non era nuvoloso cercava sempre l'ombra...l'ho sempre trovato strano- scosse la testa –dicerie-
-Che tipo di dicerie?-
Dory deglutì, si mordicchiò le labbra, pareva che facesse molta fatica a parlare.
-Zia...-
-Un vampiro, dicevano che fosse diventato un vampiro...ovviamente io non ci ho mai creduto, ma c'erano stati degli strani ritrovamenti...animali completamente dissanguati....e poi quella povera ragazza morta in maniera atroce...ma erano solo storie-
-Sì, solo storie- dissi immediatamente, perché se avessi ammesso che non erano storie avrei dovuto credere davvero che il padre di Lotte fosse un vampiro.
-Storie- confermò Dory –la gente s'inventa molte storie-
E così il discorso fu chiuso, ma io mi ritrovai a pensare alla vecchia foto e mi chiesi se invece di un fantasma ci fosse raffigurato un vampiro...ciò avrebbe spiegato perché l'immagine era così sfocata, la leggenda infatti racconta che i vampiri non hanno anima.
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