XVIII

L'ultima tappa del nostro viaggio fu Parigi, nella sontuosa residenza dove Dory aveva vissuto con il defunto marito. Era grande, certo non come il nostro castello, ma comunque abbastanza grande, arredata lussuosamente e con tutte le nuove tecnologie. Esistevano strane storie su quella casa, storie che Dory raccontava sorridendo, come se fossero tutto uno scherzo.

-Sapete che non riesco mai a sapere esattamente il numero delle stanze? Mio marito mi parlava spesso di questa particolarità della casa, ogni volta che le conto sembra sempre che ce ne sia una in più o una in meno...buffo-

E poi c'era la stranissima stanza con i mobili attaccati al soffitto, una stravagante idea del principe. Dory ci raccontò che il marito era tormentato dall'incubo di una camera del genere e così aveva deciso di ricrearla nella sua villa. Da allora non aveva mai più fatto quell'incubo.

-Mio marito adorava l'architettura...e l'alchimia, di sotto c'è un laboratorio con tutti i suoi strumenti, dopo la sua morte l'ho fatto murare, non mi piaceva quello che c'era all'interno-

Mi sono sempre chiesta che cosa ci potesse essere lì dentro...non lo so, non ne ho la più pallida idea ma ogni tanto si sentivano dei colpi provenire da là e in momenti come quelli capivo perché Dory era sempre in viaggio e odiava stare da sola in quel luogo.

Sinceramente odiavo dover passare vicino a quella stanza, anche se c'era un muro a dividerci...una volta mi fermai di fronte a quel muro (sul quale faceva bella mostra un quadro raffigurante una pallida dama dagli occhi verdi, un'antenata del principe) e mi misi in ascolto...mi parve quasi di sentire un respiro...ma certamente mi sbagliai. Quel fatto mi fece venire in mente la leggenda del mostro che si nascondeva nel nostro castello...oh, che scherzi fa la mente umana!

La villa aveva un meraviglioso giardino d'inverno, dove Dory organizzava delle merende in cui ci proponeva dolcetti di ogni tipo. Spesso invitava anche degli ospiti, uomini e donne della buona società parigina, gente che veniva da altre nazioni, luoghi così lontani che lasciavano me e Lotte spesso sorprese. Quelle persone erano un po' diverse da quelle che frequentavano il castello, erano persone più sofisticate, più sorridenti, più ironiche...ma c'era qualcosa in loro di strano, come un velo di cupezza, non avrei saputo dire esattamente di cosa si trattasse, qualcosa in loro non mi piaceva, era come se non fossero completamente umani. Spesso mi chiedevo se, come il principe, s'interessassero anche loro all'alchimia e alle scienze occulte. Lotte al contrario ne era tremendamente affascinata.

-Come fanno a non piacerti?- mi chiese una volta, in un sussurro mentre salivamo le scale per andare a dormire.

-C'è qualcosa di strano in loro-

-Oh, te e le tue sensazioni! Sono persone ricche, divertenti, non parlano mai di guerre o malattie, oh, vorrei essere così anch'io un giorno-

Nemmeno Dory sembrava particolarmente entusiasta di quelle visite, era sorridente, certo, sempre garbata, molto simpatica, ma notavo qualcosa nel suo sguardo quando gli ospiti se ne andavano, un certo sollievo. Immaginavo che in parte fosse dovuto al fatto che lei non avesse origine francese e che in fondo tutti parevano farle notare che era straniera e che doveva solo ringraziare il principe defunto della bella vita che conduceva. Dory si nascondeva così dietro una personalità fatta di frivolezza e di lusso per nascondere il suo dolore e il suo sentirsi fuori posto.

Lolò invece pareva lottare contro il desiderio di avvicinarsi a quegli ospiti e allo stesso tempo contro quello di fuggire. Partecipò con finta noia a diversi incontri, presentandosi sempre come Madamigelle Loredene, lasciando intendere che fosse nobile e di origine francese e parlava così bene che nessuno avrebbe potuto metterlo in dubbio. In quella parentesi francese la cara Lolò ottenne addirittura una proposta di matrimonio da parte di un ricco uomo d'affari. Io e Lotte restavamo a bocca aperta davanti a quelle scene dolcissime, in cui i due passeggiavano a braccetto per il giardino della tenuta, così vicini che pareva quasi che si baciassero. Ci sembrava quasi impossibile che la nostra Lolò nascondesse una natura così romantica. Quali fossero gli argomenti di quei colloqui così intimi non lo sapevamo, anche se erano oggetto delle nostre più fantasiose congetture...devo anche ammettere che eravamo entrambe un po' gelose, Lolò era sempre stata nostra e non avevamo certo intenzione di dividerla con il primo venuto. Alla fine Lolò rifiutò la proposta. Dory ne fu sorpresa e tentò, con la bontà e la dolcezza che le erano proprie, di convincerla che quell'uomo era un ottimo partito e che l'avrebbe resa felice.

-Non posso lasciare le mie due ragazze, loro sono come delle figlie per me, non le potrei mai lasciare-

E sia io sia Lotte ci commuovemmo fibi alle lacrime a quelle parole, capendo finalmente il livello di affetto che Lolò nutriva nei nostri confronti.

-Forse avremmo dovuto insistere che stesse qua- sussurrai a Lotte –lei merita la felicità-

-Per lei la felicità sarebbe questa?-

Mi strinsi nelle spalle. Non lo sapevo...però ero quasi certa che quell'uomo sarebbe stato capace di renderla felice e forse avrebbe potuto ancora avere dei figli suoi. Non riesco comunque a immaginare come sarebbe stata la nostra vita senza Lolò e una parte, molto egoista e crudele di me, è felice che non abbia accettato quella proposta.

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