XLIX
Il giorno seguente Albert si presentò al castello al mattino, sorridente e di ottimo umore. Io stavo leggendo un romanzo, mentre Julien prendeva lezione.
-Già qua?- chiesi con un sorriso.
-La verità è che non vedevo l'ora di rivederti-
-Oh, sei il solito esagerato-
-A proposito- esclamò Albert –dimenticavo di darti questo- ed estrasse dalla tasca un anello che mi posò sul palmo della mano.
Lo fissai a bocca aperta. Pareva che ci fosse incastonato un diamante di un rosa lucente che brillava. –Perché?-
-Lo sai, non farmi mettere in ginocchio a dichiararti il mio perpetuo amore, non sarei qui se non ti amassi alla follia e tu lo sai bene- disse, sorridendo.
-Ma l'anello me lo hai già dato- e gli mostrai l'anello celtico che ancora portavo al dito e che non avevo mai tolto.
-Certo, ma questo è l'anello ufficializzante- mi sorrise.
-A me piace questo- mormorai, sfiorando l'anello che avevo al dito.
Albert sorrise. –Il tuo spirito pagano... credo però che tua madre e soprattutto quella fantastica donna di Lolò non sarebbero felici di saperlo e preferirebbero questo anello-
-Va bene, ma non tolgo l'altro-
-Fantastica- e presomi delicatamente il dito tra le mani, infilò l'anello con delicatezza e indugiando forse un po' troppo –e ora arriva la parte più importante, farmi ricevere da tuo padre e chiedere la tua mano- inspirò a fondo –speriamo che non porti rancore per la mia fuga, altrimenti sono proprio messo male-
-Saprai convincerlo-
Lui sorrise. –Mi conosci... in effetti avrei un regalo per lui, ma prima di portaglielo voglio capire com'è la situazione-
Mio padre, che negli ultimi tempi si era rinchiuso sempre di più a vita privata, fu felicissimo di sapere che non solo Albert era tornato, aveva sempre avuto molta simpatia per lui, ma aveva intenzione di sposarmi e inoltre voleva anche adottare Julien. All'improvviso il suo problema più grande, l'avere un nipote illegittimo, era risolto e sua figlia era anche sistemata con un uomo ricco che considerava perfino simpatico, proprio lui che non sopportava nessuno. C'era solo un piccolo ostacolo che Albert risolse in maniera egregia.
-Vedete, duca, anch'io sono nobile, da parte di mia madre-
-Davvero?- chiese sorpreso mio padre che desiderava imparentarsi con un nobile.
-Proprio così, mia madre era una contessa-
E così, saputo che il futuro genero era anche di nobile famiglia mia padre poté finalmente dirsi soddisfatto e dare la sua benedizione al matrimonio.
-Vieni, tesoro- intervenne mia madre, prendendomi a braccetto –lasciamo gli uomini parlare tra loro- e mi portò fuori dalla stanza.
La seguii, sapendo che lei aveva capito.
-Julien è il figlio di Albert, vero?- mi chiese, lo sguardo brillante di quell'intuito femminile che non le era mai mancato.
Non risposi.
Mia madre sopirò, poi scosse la testa. –Non importa, se tu lo ami e lui ama te non importa... e poi quel bambino ha bisogno di un padre-
E fu così che la situazione poté dirsi risolta... o quasi.
-Ho parlato con Charlotte stamattina, cos'è questa storia che se ne vuole andare?- mi chiese.
Mi strinsi nelle spalle. –Credo che sia gelosa-
Mia madre sospirò. –C'è una cosa... non credo che dovrei dirtela ma devo farlo-
E fu così che venni a sapere l'altra parte della storia. Mentre ero a Parigi Lotte aveva scritto più volte ad Albert, di cui aveva scoperto l'indirizzo rubando a Lolò le lettere che mi aveva nascosto, per dirgli di tornare da me. Albert mi aveva anche raggiunta a Parigi, ma mi aveva vista con Louis e aveva creduto che fosse il mio fidanzato, così Lotte aveva dovuto insistere ancora. Come poi Albert potesse temere la competizione con Louis proprio non riuscivo a capirlo, ma forse l'amore deforma le situazioni. La notizia mi lasciò sorpresa, ma poi ricordai quello che mi aveva giurato il giorno del suo mancato matrimonio e compresi che Lotte stava davvero cercando di farsi perdonare.
-Lotte non mi ha detto nulla- sussurrai.
-E tu non dovrai dirle nulla- mi disse mia madre –ha voluto farsi perdonare... abbiamo parlato tanto di questa storia mentre tu eri a Parigi, lei si è davvero pentita di tutto... ti vuole bene veramente-
-Dovrei impedirle di partire- mormorai.
-Dovresti, ma so che nulla potrà fermarla-
Sospirai. –Ti ha detto quando partirà?-
-Penso oggi, dopo pranzo- disse mia madre.
-Vado da lei-
-Corri-
E corsi da Lotte. La trovai in camera, sdraiata nel letto, lo sguardo fisso nel vuoto, le valigie pronte buttate a terra. Quando mi sentì arrivare si tirò su e vidi che aveva pianto.
-Non te ne devi andare- le dissi, poi notai che aveva i capelli più corti –ti sei tagliata i capelli?-
Come risposta Lotte indicò per terra e io vidi la sua chioma dorata, la sua pelliccia, il suo orgoglio a terra, buttata lì come un animale ferito, accanto a una vecchia spada, la spada che si trovava appesa in corridoio.
-Ti sei tagliata i capelli con la spada?- chiesi, sorpresa.
-Suggestivo, non pensi?-
-Decisamente... perché vuoi andartene?-
-Lo sai bene-
Restai in silenzio. Per Albert, tutto per Albert. –Allora un uomo può davvero dividerci?-
-Non è solo per questo... penso a Miktal, penso a lui spesso ultimamente... credevo che le cose sarebbero cambiate quando tu fossi tornata, ma non è così, continuo a pensare a lui... e sono triste, tremendamente triste...-
-Questo Robert non lo conosci bene, potrebbe essere un truffatore, un furfante, non puoi andartene con lui-
-Ormai ho preso la decisione-
-Non puoi lasciare Julien-
-Julien non ha bisogno di me, ha te, ha sempre avuto te, tu sei sua madre, non io, io non potrò mai esserla, sono solo la donna che lo ha partorito, ma questo non basta per essere una madre... quel bambino... è una cosa brutta da dire, ma non lo sento mio, mentre tu eri a Parigi ho tentato di essere materna, ma non ci sono riuscita-
-Almeno promettimi che tornerai-
Lei rise. –Lo sai che tornerò, io morirò in questo castello, ti ricordi quando Giselle ci fece le carte? Io morirò qua, per cui dovrò tornare per forza-
Quelle parole non mi rassicurarono. –Lotte, c'è la guerra in Europa, la Germania ha invaso la Polonia, non so neppure se riuscirò a tornare a Parigi per terminare gli studi-
-Non temere, Dory aveva parecchi amici tedeschi, se anche la Francia venisse invasa non dubito che lei riuscirebbe a cavarsela e a farti terminare l'università e poi sono certa che Albert sia più immischiato in questa guerra di quanto voglia dare a vedere-
Sospirai. Lo sospettavo anch'io, ma non volevo esprimere i miei dubbi a voce alta.
-Stai attenta, Viola- si alzò e mi venne di fronte –abbi cura di te-
-Anche tu-
Ci abbracciammo e piangemmo. Eravamo come due sorelle, le saremo sempre state.
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