XIX
Fu proprio a Parigi che vidi per la prima volta una donna che indossava i pantaloni. Ne restai così sorpresa che mi fermai ad ammirarla, mentre Lolò osservava a occhi sgranati, scuotendo la testa.
-Ma cosa...?- mormorò sorpresa.
-Ti piace? Tra qualche anno la moda dei pantaloni femminili si diffonderà in tutto il mondo- esclamò Dory, sorridente.
Lolò scosse la testa. –Non ci credo, non è possibile, è solo una moda passeggera-
Quanto si sbagliava la nostra Lolò! Lotte dichiarò subito che avrebbe voluto averli anche lei i pantaloni, provocando l'ira della povera Lolò e le nostre risate.
-Non sono poi così male- mormorò a un certo punto Dory –anch'io ho qualche paio di pantaloni, anche se preferisco le gonne, non so perché ma credo che se dovessi essere un capo d'abbigliamento sarei una gonna a balze-
Lolò scuoteva la testa quando Dory diceva queste cose. –Quella donna è proprio strana- disse un pomeriggio –lo sapevate che invece del nero per il lutto ha scelto il bianco?-
-Il bianco era il colore usato per il lutto dalla famiglia reale- le ricordai.
-Lo so, certo, ma è strano comunque- e nulla riuscì a toglierle dalla testa che era strano vestire di bianco per un lutto.
Dory riusciva ad andare ovunque volesse, ma non era ben vista in società. Pareva infatti che in molti criticassero il fatto che fosse sì nobile, ma non abbastanza da aver sposato il principe e poi non era d'origine francese. Non era raro sentire delle critiche a mezza voce quando passava. Dory aggrottava la fronte, ma cercava di non far vedere il suo disagio, non voleva forse dare a quelle persone la soddisfazione di essere ferita dalle loro critiche.
Durante il nostro soggiorno parigino Dory ci portò per la prima volta al cinema. Avevamo sentito parlare tantissimo di quell'intrattenimento eppure vedere, osservare quella storia che si rappresentava davanti a noi ci lasciò stupefatte. Io e Lotte ci ritrovammo a guardare con ammirazione le attrici del grande schermo e a volerci atteggiare come loro. Dory assecondava ogni nostro capriccio al riguardo, comprandoci abiti e acconciandoci i capelli. Lei stessa si lasciava andare ad abbigliamenti stravaganti e ad acconciature così particolari da far restare chiunque incontrasse per strada a bocca aperta. Pareva quasi una sorella maggiore. Dory amava inoltre lo smalto e trasmise questa passione sia a me sia a Lotte, insegnandoci a lasciare bianca la punta dell'unghia.
Insomma, la vita con Dory era sempre una continua scoperta.
Mi piaceva andare in giro per Parigi con mia zia, il suo portamento elegante, il suo sorriso dolce, i vestiti sempre perfetti. Non c'era uomo che non la guardasse quando passava per strada, eppure a Dory pareva non importare, era tanto bella quanto incurante della sua bellezza, o meglio, la usava semplicemente come si usa un gioco divertente. Moltissimi anni dopo quelle passeggiate mi è capitata tra le mani un'opera di Pavese e leggendo di uno dei personaggi ho pensato proprio a lei. Si tratta di Britomarti, quando sostiene che la sua unica paura è che un uomo la possegga e che per questo si gettò in mare da una rupe. La ninfa parla di donne che sorridono, di donne che accettano il loro destino. Dory era una di quelle donne, accettava il destino, sorrideva sempre...penso davvero che l'unica sua paura fosse che un uomo la possedesse, la rendesse infelice. E più pensavo ciò più mi chiedevo se le voci sul matrimonio bianco con il principe non fossero in realtà vere, forse la bellissima Dory non aveva mai conosciuto uomo e forse il suo aspetto così puro, così innocente, così virginale dipendeva proprio da ciò. Forse proprio il suo essere oggetto di desiderio da parte di tutti gli uomini l'aveva spinta a rifiutare la carnalità, come chi, avendo qualcosa, desidera proprio il contrario.
Ricordo di alcuni uomini che parevano corteggiarla assiduamente, portandole fiori e regali di ogni tipo. Un giorno uno di loro arrivò addirittura con un diamante. Dory era cortese con tutti, sempre sorridente, ma non si esponeva mai troppo.
-Hai mai pensato di risposarti?- le chiesi un giorno.
-E per cosa? Per avere un uomo con cui dividere la mia ricchezza? Qualcuno in casa mia? Per nulla, piuttosto un amante, ma un marito mai!-
Potevo comprendere la paura di Dory di perdere tutto.
-Oh, ma tu Viola non mi ascoltare, non è poi così male avere un marito...credimi...solo che bisognerebbe sposarsi per amore e non per dovere...tutto qua...e io...nulla, nulla, piccola mia- e mi sorrise –allora, ti piace Parigi?-
-Sì, è molto bella-
-Ti piacerebbe vivere qua?-
-Sarebbe bello, ma credo che dopo un po' mi mancherebbe il castello-
Dory annuì pensierosa. Non sapevo ancora che mia zia stava lentamente tessendo una rete per attirarmi a sé e farmi restare a Parigi...ma molto tempo doveva ancora passare prima che ciò succedesse.
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