I. Una visita reale
Quel mattino, la principessa Aslïn si svegliò con uno strano senso di preoccupazione.
I suoi genitori, il re Lionel e la regina Astrid, sarebbero partiti per Merithia, lasciando l'intero regno di Estelle nelle sue mani.
Era la prima volta che lei e Isabel non andavano con loro.
Dicevano che sarebbe stato solo per qualche settimana, mentre loro andavano a far visita ai loro fratelli, e che non sarebbe accaduto niente.
Aslïn aveva studiato come diventare regina per anni, eppure non credeva di essere ancora pronta per quel compito, e non sapeva se lo sarebbe stata mai.
Lei amava l'avventura, avrebbe voluto esplorare il mondo, ma sapeva, d'altro canto, che il suo posto era quello di principessa ereditaria.
E in quanto tale, doveva fare del suo meglio, come aveva fatto suo padre.
Le sue ancelle, che aveva chiamato affinché la aiutassero a vestirsi, entrarono nella stanza in quel momento.
Tentò di scrollarsi di dosso quella strana sensazione.
Probabilmente, si disse, era solo frutto della sua immaginazione.
Scelse un abito color porpora dalle maniche a campana, adornato da richiami di fiori dello stesso colore sui lati, e, infine, indossò una cintura in lamiera d'oro.
Le donne le pettinarono i capelli.
Con alcune ciocche, realizzarono una treccia che le cingeva la nuca, e lasciarono il resto dei suoi boccoli corvini sciolti.
Una volta che fu pronta, si diresse alla sala del trono, per augurare un buon viaggio ai suoi genitori.
Mentre percorreva il corridoio, a lei si unì sua sorella, le cui stanze erano solo poche porte più in fondo di quelle di Aslïn.
Camminarono in silenzio.
Tuttavia, Aslïn poté notare, dal modo in cui giocherellava irrequieta con l'orlo della manica del suo abito, che anche Isabel era nervosa all'idea di rimanere ad Estelle mentre il re e la regina partivano.
Le due fanciulle giunsero nel salone, dove, come previsto, le attendevano i loro genitori.
La più giovane fu la prima a correre loro incontro, abbracciandoli entrambi.
"Madre, padre, mi mancherete...Fate attenzione."
Poi, fu il turno di Aslïn.
"Fate buon viaggio..." augurò loro, "E tornate presto, vi prego..."
"Durante la nostra assenza, Aslïn, prenditi cura di tua sorella e del regno" le raccomandò sua madre, abbracciandola e baciandole la fronte, "Saranno solo tre settimane, andrà tutto bene."
Lionel mise una mano sulla spalla della moglie.
"Ha diciotto anni, Astrid, se la caverà" la rassicurò.
Rivolse poi un sorriso alle figlie. "Cercate di non causare troppi guai, mentre io e vostra madre non ci saremo, d'accordo?"
La battuta strappò un sorriso alle due ragazze.
"Non hai di che temere, padre" gli assicurò la maggiore, "Come hai detto tu, siamo abbastanza mature da cavarcela."
Si abbracciarono tutti una volta ancora.
Dopodiché, accompagnati dai servi che portavano i loro bauli, Astrid e Lionel lasciarono il castello.
Aslïn e Isabel li seguirmi fino alle porte, e li guardarono allontanarsi dal patio del castello che dava sulla città, fino a che le loro figure non si persero nella folla di Elythen.
Ancora una volta, la principessa ereditaria provò una brutta sensazione riguardo a quella partenza...ma doveva sbagliarsi.
Era soltanto preoccupata di non essere all'altezza di governare al posto di suo padre.
—
Il vascello navigava nelle brillanti acque del Mar Zaffiro, cullato dalle sue dolci onde.
Era un bel giorno, soleggiato, con solo qualche nuvola candida che lasciava qualche sporadica chiazza sulla tela azzurra del cielo.
Astrid e Lionel erano sul pontile della nave, a godersi il tiepido sole e ad ammirare l'immensa distesa d'acqua che si estendeva di fronte a loro.
Mancavano forse un paio di giorni a raggiungere la capitale merithiana di Athuand, ma, in quelle dolci acque, tra le braccia del suo sposo, Astrid sarebbe potuta rimanere lì anche in eterno.
Sapeva che Aslïn e Isabel sarebbero state bene per il tempo che fossero stati lontani.
Erano rimaste con la madre di Lionel, dopotutto, e una volta giunta nel suo regno natale, la regina di Estelle si era ripromessa che avrebbe scritto loro una lettera per sapere come stesso andando le cose.
Lionel giocherellava distrattamente con qualche ciocca dei capelli della sua amata, che sotto la luce del sole luccicavano come oro filato.
"Sai," le disse, "sei bellissima, quest'oggi. Ma d'altronde, mia dolce Astrid, non c'è giorno in cui tu non sia perfetta."
"E non c'è giorno in cui tu non sia l'uomo più affascinate che io abbia mai conosciuto, amore mio" replicò lei, incapace di trattenere una risatina, "Anzi, se devo essere onesta, ti superi ogni volta."
"Ah sì?" Lionel le rivolse un sorriso compiaciuto, "Allora, vorrà dire che dovrò mantenermi all'altezza delle tue aspettative."
Si inclinò in avanti, cosicché le sue labbra sfiorassero il lobo dell'orecchio di lei.
"Dimmi, mia regina..." sussurrò, "Che cosa-"
Tutto ad un tratto, un membro della ciurma gridò "Sire! Abbiamo un problema!"
Immediatamente, Lionel si irrigidì.
Staccandosi da Astrid, si voltò, e guardò verso l'uomo che aveva parlato.
"Che cosa accade?" chiese, allarmato, "Avete visto qualcosa?"
Tuttavia, il mozzo non ebbe il tempo di rispondere, poiché la regina, scrutando l'orizzonte, aveva capito il motivo del suo panico.
Quelle vele nere in veloce avvicinamento potevano voler dire solo una cosa...
Istintivamente, Astrid si aggrappò al braccio del marito.
"Lionel..." esalò, "Sono pirati."
Un'espressione che passò dall'incredulità, alla realizzazione, e infine alla preoccupazione apparve sul volto di Lionel.
Il nero delle sue pupille inglobò l'azzurro delle sue iridi, e la sua mascella si contrasse.
Si staccò dalla ringhiera del vascello, e ordinò alla ciurma "Preparatevi a combattere!"
Subito, gli uomini iniziarono a correre di qua e di là, gridando alle armi.
Lionel spostò lo sguardo su Astrid. "Va' sottocoperta" le disse, "Verrò a prenderti quando avremo cacciato i pirati dalla nostra nave."
Lei non voleva.
I pirati erano uomini pericolosi e brutali, capaci di combattere per mare come nessun altro al mondo. Astrid non voleva nascondersi mentre Lionel rischiava la propria vita affrontando uomini del genere.
"Dammi una spada, posso aiutarti" quasi lo implorò, ma Lionel non sembrava volerla ascoltare.
"Astrid, tu non la sai maneggiare, una spada. Se rimanessi qui, saresti in pericolo. Non so se potrò proteggerti, se i pirati abbordassero la nave e tu fossi qui..." Scosse la testa. "Io starò bene, ma voglio che tu aspetti sottocoperta con le tue ancelle. Fallo per me, se non per te stessa."
La spinse via da lui, con delicatezza, ma anche con fermezza, e Astrid seppe che, in fondo, non poteva controbattere. Lionel non le avrebbe permesso di rimanere.
Probabilmente l'avrebbe chiusa nella sua cabina egli stesso, se non ci fosse andata da sola.
Così, si avvicinò alle scale che portavano nella parte sottostante del vascello, e si appoggiò al corrimano in legno per scenderle.
Prima di andare, tuttavia, guardò in direzione di suo marito. "Ti prego, fai attenzione..."
Lionel le rivolse uno dei suoi sorrisi.
"Aspettami nella nostra cabina, amore mio. Presto sarà tutto finito."
Così, la regina scese sottocoperta, dove le altre tre donne si erano già radunate.
Alcune pregavano Börljn affinché gli uomini riuscissero a sconfiggere i pirati, altre si abbracciavano, sussurrandosi parole di conforto.
Una cosa le accomunava tutte. Erano spaventate.
Anche Astrid aveva paura, aveva paura che Lionel fosse ferito durante il combattimento, o peggio...
No, non voleva neanche pensare ad una tale eventualità.
Pregò anche lei, dunque, per scacciare quel timore che attanagliava il suo cuore.
Per un attimo, tutto fu quieto.
Poi, tutto ad un tratto, si udirono delle grida di battaglia, e gli spari dei cannoni rimbombarono per tutta la nave.
Era impossibile sapere che cosa stesse accadendo sopra le loro teste, ma, quando il clangore delle spade risuonò nell'aria, Astrid capì che i pirati erano saliti a bordo della nave.
Vi furono urla e tonfi e suoni di corpi che cadevano in mare.
Per tutto quel tempo, Astrid attese con ansia, finché...
"Sire!" gridò un uomo.
No. Astrid si sentì debole, tanto da doversi appoggiare alla parete per non cadere a terra. Non Lionel...
Poi però udì un'altra voce, una che conosceva bene.
"Lasciatemi!" intimò Lionel.
Doveva essere stato catturato, ma era ancora vivo...
Per un attimo, la cosa la tranquillizzò.
Tuttavia, non durò a lungo. Se i pirati l'avevano preso, avrebbero potuto fargli del male in ogni momento....
No. Si sarebbe liberato.
Astrid doveva credere che ce l'avrebbe fatta, proprio come le aveva promesso...
Qualcuno, sul ponte, sghignazzò.
"Venite, venite a vedere!"
Era una voce raspante, quella che parlò, dal timbro esotico.
"Pensate a quante ricchezze terranno, là sotto!"
Il rumore di passi si fece sempre più vicino, e non erano i passi di Lionel.
Astrid a malapena riusciva a reggersi in piedi...Pensava a suo marito, a che cosa gli avessero fatto, e temeva il peggio...
Il cuore le martellava in petto, e il respiro le si bloccò in gola.
Una delle sue ancelle la prese sottobraccio, aiutandola a indietreggiare verso le cabine.
Forse, se si fossero chiuse dentro, non sarebbero state trovate. Era una speranza flebile, certo, ma era l'unica possibilità che avevano di non essere viste.
Bloccarono la porta, e attesero...
I pirati erano lì, a pochi passi da loro.
Sghignazzavano ed esultavano.
Astrid li sentiva aprire i bauli, rovistare tra i gioielli che lei e Lionel avevano portato con loro...Poteva solo sperare che quelle ricchezze fossero abbastanza per loro, che non volessero cercare altro.
Se solo avessero aperto la porta...
"Ehi, ehi! Guardate là!" esclamò uno con un fischio, biascicando come se avesse bevuto.
"Ah, chissà quali altri tesori troveremo lì dentro!" replicò un altro, con l'euforia nella voce.
Anche questi uomini avevano lo stesso accento del primo.
Non venivano dal Continente Settentrionale, questo era certo...
Dei passi pesanti si avvicinarono pericolosamente alla porta.
Astrid istintivamente trattenne il respiro.
E poi vide il pomello della porta ruotare. Essa non si aprì, essendo che l'avevano chiusa a chiave dall'interno, ma ora i pirati sapevano che c'era qualcuno lì dentro.
"È bloccata!" gridò un uomo.
Un altro rise, emettendo un suono in realtà più simile ad un grugnito che ad una vera e propria risata.
"Venite, sfondiamola! Immaginate tutto l'oro che ci avranno nascosto!"
Le donne si guardarono l'una con l'altra, e il puro terrore era chiaro negli occhi di ognuna.
Erano su una nave in mezzo al mare, bloccate in quella cabina, senza alcuna via d'uscita.
Non avevano via di scampo, e la porta in legno iniziava già a cigolare sotto i colpi dei pirati.
Astrid allora si guardò intorno, alla ricerca di un'arma, o di qualsiasi cosa che potesse essere usata come tale.
Il suo occhio cadde su un portacandele d'argento, poggiato sul comodino accanto al letto.
Non era molto, ma era pesante, constatò quando lo sollevò.
Abbastanza da stordire un uomo, se avesse colpito bene.
La porta cedette.
E lì, di fronte alle donne, stavano i pirati, uomini grossi e minacciosi, pieni di cicatrici e strani segni neri sulla pelle, come dipinti con l'inchiostro.
Quando le videro, essi risero, ma parve più che ululassero, come dei lupi, mettendo in mostra i loro orribili denti marci.
Lentamente, con quel crudele ghigno sul volto, si avvicinavano.
Astrid sentì il panico tornare ad impossessarsi di lei, e indietreggiò, assieme alle ancelle.
I pirati erano tre, erano molto più grandi e forti di ciascuna di loro, e brandivano armi vere, delle sciabole affilate dalle lame ricurve.
Il portacandele che Astrid teneva tra le mani non sarebbe servito a nulla contro tutti loro...
Tuttavia, doveva provarci.
Prima che potesse anche solo muoversi, però, un quarto uomo si fece largo tra la folla.
Quando Astrid lo vide, sussultò.
Quell'uomo, sopra i suoi lunghi capelli oleosi, indossava la corona di Lionel...
Allora, ogni pensiero di razionalità svanì dalla sua mente, sostituito dalla preoccupazione per l'incolumità del suo sposo.
"Che cosa gli avete fatto?" gridò, spaventata e furiosa allo stesso tempo, con le lacrime che minacciavano di scendere, "Dov'è mio marito?"
In tutta risposta, il pirata sghignazzò.
"Così, il re ha una regina!" esclamò, con quel suo accento che Astrid non aveva mai udito prima, e che la spaventava a morte, "E quanti gioielli, su donne tanto deliziose... Sì, sì, lo sapevo che ne avremmo trovati altri... Prendetele."
Fece un gesto con la mano, e i suoi compagni iniziarono ad avvicinarsi ancora di più.
Astrid si sentì afferrare per il polso da una mano grezza e ruvida.
Gridò, implorò, scalciò, tentò di colpirlo con l'oggetto che teneva in mano, ma nulla funzionò a divincolarsi dalla presa di quell'uomo.
La trascinò dietro di sé, costringendola a tenere il passo.
Gli altri pirati stavano facendo lo stesso con le altre, che piangevano spaventate.
Le portarono fin sul ponte, affatto dissuasi dal loro dimenarsi.
La scena che si presentò di fronte ai loro occhi fu agghiacciante.
Ovunque Astrid guardasse, vi erano uomini che lei conosceva, i marinai che avevano condotto la nave...tutti morti.
L'unica consolazione fu il vedere che il suo amato non era tra questi.
Con la vista annebbiata dalle lacrime, la regina si trovò ad essere spinta lungo il ponte, per poi passare su una trave di legno, e infine ritrovarsi su di un altro vascello...quello dei pirati.
Le furono strappati di dosso i gioielli, persino l'anello che portava al dito, donatole da Lionel in occasione delle loro nozze.
Tentò di riprenderselo, ma uno dei pirati la colpì in volto, facendole quasi perdere l'equilibrio, e lasciando un segno rosso sulla sua guancia, che già iniziava a bruciare.
Qualcuno di loro tentò di fare anche di più, ma quello che aveva rubato la corona di Lionel li fermò.
"Lasciatela" ordinò, "Se è davvero una regina del nord, ci pagheranno per riaverla indietro. Sono ricchi, vedete?"
Come a voler dimostrare la sua tesi, sollevò in alto i gioielli, facendoli vedere a tutta la sua ciurma. "Ci daranno oro, e pietre preziose, tutto ciò che chiederemo!"
"Portatela nelle celle" ordinò poi, con un ghigno marcio, "Facciamole rivedere il suo re."
"E delle altre che ne facciamo, capitano?" domandò uno, all'apparenza più giovane della maggioranza dei pirati.
"Di loro,—" Alzò le spalle, e accantonò la questione con un gesto della mano. "—fatene ciò che volete."
Un luccichio di lussuria nacque negli occhi di quegli uomini, che, come bestie affamate, si avventarono sulle povere donne, la cui unica colpa era quella di non essere nobili.
Senza neppure pensarci, Astrid esclamò: "No, fermi!"
"E che cosa farai?" Uno di loro le si avvicinò pericolosamente, sollevandole il mento con il fianco dell'uncino che aveva al posto della mano. "Non sei nella posizione di dare ordini, regina."
"Loro mi servono! Se le lasciate stare, sarete ripagati...Avrete tutto l'oro che vorrete. Ve lo giuro!"
A quelle parole, i pirati improvvisamente divennero interessati.
"Bene." Colui che Astrid ormai aveva capito essere il capitano annuì. "Portatele via tutte. E conviene che tu non stia mentendo, donna."
Il loro desiderio per l'oro superava anche quello per le donne, dunque...
Seppur con il cuore che ancora le batteva all'impazzata e la testa che le girava per la paura, Astrid si impose di ricordare quell'informazione, che sarebbe potuta tornarle utile.
L'oro avrebbe potuto salvarli, e, per loro fortuna, Estelle disponeva di molto oro.
"Vostra Maestà, grazie" singhiozzò una delle ancelle, tra le lacrime, mentre i pirati le spingevano senza alcun riguardo a scendere sottocoperta, "Non potrò mai ringraziarvi abbastanza..."
"Ehi, va tutto bene..." tentò di tranquillizzarla Astrid, prendendola per mano.
Era solo una ragazza, non molto più vecchia delle sue figlie. Doveva essere terrorizzata.
"Andrà tutto bene, torneremo a casa presto."
Era buio, lì sotto, e quegli uomini rozzi continuavano a costringerle ad avanzare, tanto che più volte inciamparono sugli orli delle loro gonne.
Infine, furono gettate in una cella buia, dall'odore nauseante, con solo dei mucchi di paglia come giaciglio.
Seduto su uno di quei mucchi, c'era Lionel.
Non appena lui la vide cadere a terra di fronte a lui, si alzò in piedi e andò ad inginocchiarsi di fronte a lei, e la strinse forte a sé.
Quando sentì le sue braccia attorno al suo corpo, Astrid si sentì immediatamente sollevata.
Per un attimo, dimenticò persino la situazione in cui si trovavano.
"Grazie a Börljn!" esclamò, ricambiando l'abbraccio con altrettanta forza, "Temevo che ti avessero... Io..."
Le lacrime tornarono a rigarle il volto, lacrime di terrore per tutto ciò che sarebbe potuto accadere che si mischiarono a quelle di sollievo per essersi riunita al suo amato. Lionel era di nuovo lì con lei, e stava bene. Era tutto ciò che contava.
Lui le accarezzò i capelli, baciandole dolcemente la fronte.
C'era una certa urgenza, nel suo tocco, come se volesse constatare di averla veramente lì con sé, e la teneva stretta, come se avesse paura che, se l'avesse lasciata andare, lei sarebbe svanita di fronte ai suoi occhi.
"Ti hanno fatto del male?" le chiese, il suo tono preoccupato, che poi assunse una sfumatura di rabbia. "Se ti hanno anche solo torto un capello, io..."
"Lionel..." Gli prese il volto tra le mani, costringendolo a guardarla negli occhi. "Sto bene. Non metterti contro questi uomini, amore mio. Non è questo il momento di fare l'eroe."
Fortunatamente, il buio gli impediva di vedere il segno che il palmo del pirata aveva lasciato sulla sua guancia, cosicché il re le avrebbe creduto, e non si sarebbe messo in pericolo per tentare di difenderla.
"Ho promesso di proteggerti..."
"Lo hai sempre fatto," replicò lei, con dolcezza, "fin dall'inizio, e continui a farlo. Ma adesso, se vuoi che non ci accada niente, se vuoi tornare incolume da Aslïn e Isabel, devi aspettare. Non c'è niente che possiamo fare, al momento."
Con un sospiro arreso, Lionel appoggiò la testa sulla sua spalla.
"Perdonami, mia dolce Astrid...Avrei voluto poter mantenere la promessa."
Lei gli accarezzò la nuca.
"Non devi abbatterti, hai fatto tutto ciò che potevi" gli disse, "Non ci accadrà niente, vedrai...Se vogliono che Estelle paghi il riscatto, non possono ucciderci..."
Lionel allora sollevò il capo, e la guardò negli occhi. Aveva uno sguardo serio, cosa che accadeva solo quando davvero c'era un pericolo.
"No, hai ragione..." esalò in risposta, "ma possono farci del male..."
Prese la sua mano nella propria, poi, e la baciò. "Promettimi che farai attenzione, non posso perderti."
"Solo se tu mi prometterai la stesa cosa"
Lionel annuì, e così anche Astrid.
Potevano farcela, si disse la regina. Avrebbero superato anche quella sfida, come avevano sempre fatto per diciotto anni.
Insieme.
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