Capitolo 39 "Regali"

-Finalmente ho diciotto anni!- grido.

-Anch'io ho diciotto anni!- grida Lucas.

-Un anno fa anch'io avevo diciotto anni!- grida Adam.

-Io...ho ancora diciotto anni!- grida Adele.

Ridiamo.

Stiamo gridando a niente in particolare nel giardino di casa mia.

Sono le cinque del mattino circa e noi abbiamo bevuto solo un pochino.

-Dovremmo entrare. Ho freddo- dice Adele.

Entriamo in casa dove la festa è già finita.

Vediamo un Phillip barcollante correre verso di noi e finire con l'inciampare sui suoi passi e cadere esattamente di fronte a me.

Scoppia a ridere pesantemente.

-Phillip!

I ragazzi mi aiutano a rialzarlo.

-Ciao, ciao!- esclama ridendo e guardandoci tutti e quattro. È parecchio ubriaco. -Avete visto Rosa? Non posso permetterle di bere. Rosa, non bere!- grida al nulla -Il bebé non può ubriacarsi nella tua pannnncia. Ubrrrriacarsi è sbagliato.

-Be', tu sei molto ubriaco- dice Adam.

-Io?- scoppia a ridere -No, io sono inciiinto. Non ubrrrriaco.

Rido.

Vederlo così mi fa ridere.

-Andiamo, Phillip, vai in camera tua, devi riposare- dico.

-No! Devo stare con Rosa. Dov'è Rosa? Rosa! Amor mio! Dove sei?!- grida.

-Rosa dorme da almeno due ore, ubriacone- dice Mary, mettendosi accanto a Phillip -E anche tu dovresti dormire. Andiamo.

-Solo se c'è Rosa- ride.

-Si, si, vieni.

Mary prende per il braccio un Phillip ubriaco e lo porta fino al secondo piano.

-Questo è stato strano- dice Lucas.

Annuiamo.

-Bionda!- grida mio fratello, dandomi un enorme abbraccio -È l'ora dei regali!

-Si!- grido, emozionata.

Questa è la parte preferita del mio compleanno.

Molti degli invitati hanno lasciato i propri regali su un enorme tavolo all'angolo della casa, ma quelli li vedrò dopo.

Ci sediamo sui divani della sala.

-Prima io!- dice Adam, dandomi una scatola.

La apro e trovo un album di foto.

Lo sfoglio e vedo che ci sono delle foto di quando eravamo bambini e di adesso.

Ce n'è una dove siamo usciti a giocare con il fango nel giardino di casa sua, ricordo che lì avevamo undici anni.

E la più recente è quella di due giorni fa dove ci siamo io, Lucas, Adam e Adele nella stanza dei giochi di casa mia.

-Che bello, Adam! Grazie!

Lo abbraccio.

Adele mi regala un bellissimo vestito rosso che mi è piaciuto fin da subito quando siamo uscite a fare shopping.

Il regalo di Lucas è la bellissima collana che ho già indosso.

-Adesso noi!- dice mia madre, emozionata -Questo è da parte mia e di tuo padre. Però devi venire con noi per vederlo.

Tutti camminiamo verso il parcheggio.

-Eccolo!- indica la Mercedes Benz -È tuo!

-Non può essere!- esclamo -Non ci posso credere!

-Credo che abbiano appena umiliato tutti i nostri regali- dice Adam.

-Hey! Anch'io voglio un'auto!- dice André, facendo il broncio.

-Tu non sei il festeggiato- gli faccio la linguaccia.

Ringrazio i miei genitori per il regalo e torniamo in casa.

-È il nostro turno- dice Lauren -Questo è da parte mia e di tuo fratello.

André mi porge una busta ed io la apro.

C'è una lettera che incomincio a leggere nella mia testa. Non so cosa possa contenere.

Non.

Può.

Essere.

-Dio, André- sussurro.

-Ricordi quella volta che mi trovavo in Norvegia e mi hai detto per telefono quali erano i tuoi sogni?- dice mio fratello.

-Si, è stato all'incirca due anni fa.

-Be', con questo compirai uno di essi.

-Qualcuno potrebbe spiegare?- domanda Adam -Ancora non ho sviluppato i miei poteri psichici.

-Ho inviato un video di Amélie mentre balla all'università d'arte di New York ed è stata accettata- dice André.

Io sono ancora sbalordita.

-Università d'arte di New York?- domanda mia madre -Ma Amélie studierà nella migliore università per modelle qui in Francia.

Oh.

-Si, ma questo non è ciò che Amélie vuole veramente, mamma.

-Certo che si invece, è questo il suo sogno.

-No, tutti qui sappiamo che il suo sogno è il ballo.

-È vero, mamma- parlo infine -Però, New York. Io...non lo so.

Guardo Lucas che ha gli occhi rivolti al pavimento con un espressione triste.

-Solo, pensaci, Mélie. Potresti vivere con noi- dice mio fratello -Se lo fai, il tuo sogno si realizzerà.

Ma questo significherebbe lasciare la mia famiglia, i miei amici e il mio fidanzato.

* * *

Vacanze invernali.

Più tempo libero per pensare.

Ci sono molte cose a cui devo pensare.

-Buongiorno, Mélie.

-Buongiorno, Rosa.

Non posso andare a New York.

Non posso fare questo a Lucas.

Non posso fargli la stessa cosa che ha fatto Esther.

-Buongiorno, Mélie.

-Buongiorno, Rosa.

Ma è il mio sogno.

Studiare in una delle migliori università d'arte del mondo e diventare una ballerina professionista.

-Buongiorno, Mélie.

-Buongiorno, Rosa.

-Amélie, ti senti bene? Perché è da venti minuti che ti sto salutando e continui a chiamarmi Rosa.

La guardo.

Oh, è Mary.

-Scusa- dico. -È solo che sono un po' distratta ultimamente.

Giro i miei cereali.

Si, esattamente, ho una chef in casa e mangio cereali.

-Stai pensando a New York?

Annuisco.

-Ciao, gente!- esclama un Phillip felice -Arrivo qui con la mia panciona!-

-Non chiamarmi panciona- borbotta Rosa.

-Come desideri, panciona mia.

Rosa alza gli occhi al cielo.

Suona il campanello di casa.

-Vado io- dico.

Esco dalla cucina e vado verso la porta principale, la apro e Lucas mi rivolge un mezzo sorriso.

-Ciao- saluta.

-Ciao- rispondo e mi sposto da un lato per farlo entrare.

Ci sediamo sul divano, l'uno accanto all'altro, rimanendo completamente in silenzio.

Continuiamo così da tre giorni.

Dopo la mia festa, ho passato tre giorni rimanendo in silenzio e pensando a ciò che dovrò fare con l'università.

Lucas invece rimane in silenzio pensando a chissà che cosa, però è chiaro che anche lui pensa a questo.

-Io, ehm...come stai?- chiede.

-Bene, e tu?

-Bene.

Un altro silenzio tombale.

Non sopporto stare così con lui.

Adesso che finalmente siamo fidanzati non ci parliamo, si suppone che dovremmo essere una coppia perfetta.

-Non lo farò- dico -Non andrò a New York.

Lucas mi guarda, sorpreso.

-No, principessa. Non farlo. Non rinunciare al tuo sogno per me.

-Ma io voglio stare con te e non...non posso farti questo. Hai già passato la stessa cosa in passato.

-E sono sopravvissuto. Devi andare.

-No, Lucas, non posso.

Lui prende la mia mano e intreccia le sue dita con le mie, facendo dei piccoli cerchi con il suo pollice.

-Si, invece.

Non voglio lasciare Lucas.

Non adesso.

Non quando finalmente stiamo insieme.

Non quando lo hanno già lasciato per la stessa cosa.

Non quando lo amo così tanto.

Anche se...

Sento come una lampadina accendersi nella mia testa.

-Oh mio Dio, Lucas!- esclamo -Ho un'idea. E non dovremo separarci.

Lui sospira, sollevato.

-Spero che sia buona allora, perché mento quando dico che sopravvivrò senza di te, non so cosa farei senza di te.

Bacia la mia tempia.

Sorrido.

Ho avuto la migliore idea del mondo.

* * *

-Dobbiamo andare a casa di Adele- dico a Lucas mentre lo trascino verso la mia auto.

La mia auto.

Come suona bene!

-Perché? Non capisco, puoi dirmi qual è la tua grande idea?

-No, andiamo.

Entriamo nella Mercedes ed io comincio a guidare fino ad arrivare a casa di Adele.

-Potresti almeno darmi un indizio?

Ruoto gli occhi.

-E va bene, solo uno.

-Adele ha qualcosa a che vedere con quest'idea?- domanda.

-Si, e anche Adam.

-E perché andiamo a casa di lei?

-Perché potrei scommettere qualsiasi cosa che anche Adam si trova lì con lei.

-Io non credo. Due euro che non c'è.

-Affare fatto.

Arriviamo all'accogliente casa di due piani, scendiamo dall'auto e suoniamo il campanello.

Due minuti dopo esce il padre di Adele con un sorriso stampato sul viso.

-Ciao, ragazzi!

-Buongiorno, signor Castle- diciamo Lucas ed io allo stesso sempo.

-Venite, Adele è di sopra.

Entriamo in casa e salutiamo la madre di Adele e suo fratello minore.

Già conosciamo bene la sua famiglia, per quante volte siamo venuti a trovare la nostra amica.

Saliamo verso la camera di Adele e bussiamo alla porta.

-Avanti- sentiamo la sua voce.

Entriamo. La stanza è quella di sempre, perfettamente ordinata. Ha un enorme libreria con tutti i libri perfettamente ordinati in modo alfabetico. La scrivania, l'armadio e il letto. E c'è una porta che dà al bagno.

Adele è seduta sul letto e non c'è nessun altro.

-Ho vinto- sussurra Lucas ed io borbotto.

-Ciao, Adele- la salutiamo e lei ci restituisce il saluto con un sorriso.

Silenziosamente tiro fuori due euro e li do ad un Lucas sorridente.

-Ciao, ragazzi! Che fate qui?- Adam esce dal bagno.

Lucas mi restituisce i due euro.

-Be', siamo venuti perché ho un'eccellente idea.

-Continuo a non capire perché siete venuti- dice Adam, confuso.

-Amélie ed io stavamo parlando di New York e lei ha incominciato a dire che aveva un'idea fantastica per non doverci separare e che doveva parlare anche con voi- spiega Lucas.

-E quale sarebbe quest'idea?- domanda Adele mentre tutti e quattro ci accomodiamo sul letto per ritrovarci uno di fronte all'altro.

-Allora, sapete che c'è la possibilità che io vada all'Università d'Arte di New York?- comincio a dire. Loro annuiscono -Ecco, voi verrete con me!

-Eh?

-Si- continuo -È un'università per artisti e voi lo siete. E poi, siete ancora in tempo per fare la vostra domanda d'iscrizione.

-Ma, io non sono un'artista. Non ho un grandissimo talento- dice Adele.

-Scherzi? Sei la cantante migliore del mondo, hai una voce bellissima ed un enorme futuro davanti a te, Ady- dice Adam.

Adele sorride.

-Grazie- sussurra.

-Bene, però io sono un calciatore, non un'artista- dice Adam.

-Oh, ma per favore! Sei un incredibile chitarrista!- gli dico.

-È vero, sono il migliore chitarrista del mondo- risponde Adam, arrogante.

-Non esagerare- rido.

-Credo che Amélie abbia ragione, è una grande idea, e  così non rimarremo separati. Dovreste pensarci- dice il mio fidanzato (come suona bene!), appoggiandomi.

Gli rivolgo un sorriso.

-A me sembra eccellente- dice Adam.

-Io...non lo so. Quelle università sono sempre così costose, ed io non mi sento sufficientemente talentuosa per stare in un posto così. Non credo di poterci nemmeno entrare- dice Adele, insicura.

-Tranquilla, ai soldi penseremo dopo. Non ti ho ancora sentita cantare, ma Adam non la smette di ripetere quanto sia bella la tua voce ogni volta che mi parla, quindi devi essere molto talentuosa. Credi in te, che noi ci fidiamo di te- la motivo.

-Ci penserò- risponde.

Adam ci guarda e mima un: "la convinco io".

-Okay, questo è tutto. Pensateci bene e poi ci direte la vostra.

Lucas ed io li salutiamo e andiamo via, tornando a casa mia.

Ultimamente Lucas passa ogni giorno a casa mia, sembra viva lì. Anche se non mi dà per niente fastidio.

-Credo ti piaccia di più casa mia che casa tua- dico, appena arriviamo.

-In verità si. Visto che mi sono appena trasferito, non sono molto affezionato alla nuova casa, preferisco stare nella tua, con te, perché a te si che sono affezionato.

Sorrido.

Aspetto che i miei amici decidano cosa fare, perché non so cosa farei senza di loro.

E non so cosa farei senza Lucas.

~Spazio Traduttrice~

Questa non è una mia storia ma una traduzione. La storia in lingua originale, e cioè in spagnolo, per chiunque interessi, la trovate sul profilo di @YohannieRomero.

Hey, approfitto di questo spazio per far pubblicità alla mia storia "Un Noi un po' improvvisato". Spero passerete a dare uno sguardo, qualche voto e magari anche qualche commento. Vi aspetto ❤

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