Capitolo 15.

Capitolo 15


Il viaggio era andato avanti per due giorni nel miglior modo possibile e per Giada il tempo parve essersi fermato.
Si godeva quella traversata verso Ftia con tanta speranza a riempirle il cuore mentre ogni onda la spingeva sempre di più verso il futuro così tanto bramato.
Ma soprattutto, la spingeva verso sua madre.
Era da più di dieci anni che non la vedeva, da quando era fuggita a Troia con Paride.
Ricordava alla perfezione la notte che aveva preceduto la sua partenza segreta...

Faceva molto caldo a Sparta in quella sera di piena estate, il cielo era trapunto di stelle e il castello era vivo come non mai.
C'era appena stato un banchetto per salutare i due principi troiani in visita che l'indomani sarebbero tornati in patria e dal piano di sopra la piccola Giada poteva sentire ancora la musica che invitava tutti alle danze.
"Odio essere una bambina..." borbottò tra sé e sé, costretta com'era ad andare a dormire senza poter festeggiare insieme ai grandi al piano inferiore.
Ma naturalmente lei di dormire non aveva la ben che minima intenzione.
Osservò con vivo desiderio le statuette di Era, Afrodite ed Atena che facevano bella mostra di sé sul mobile di fronte al letto.
Avrebbe tanto voluto essere bella come una dea...
Come la sua mamma.
Quando vide la tenda che si scostava si rimise subito con la testa sul cuscino, fingendo di essere addormentata, ma Elena sapeva che la piccola era sveglia.
"Tesoro, ancora in piedi?"
Sentendo la voce della madre, che si era appena tirata la tenda alle spalle, la bambina si mise a sedere con un sorrisetto colpevole.
"Non mi va di dormire, io voglio andare a ballare!"
"Lo sai tesoro, tuo padre ti vuole qui a riposare"
Giada sbuffò, per sua mamma ciò che diceva suo padre Menelao era legge, mai una volta che dicesse la sua!
Erano dei genitori strani, pensava Giada, perché non si davano mai nemmeno un abbraccio.
Ora che ci pensava, non si sorridevano nemmeno.
Paride invece, il principe che era venuto in visita in città, le sorrideva sempre.
La piccola lo fece presente alla madre che a sua volta non riuscì a trattenere un sorriso appena accennato.
"E' per buona educazione, amore"
"Guarda che lo so che vi vedete ogni notte da quando è arrivato, l'ho visto. Perché? Non vuoi più bene a papà?"
Elena sapeva che gli occhi dei bambini erano trasparenti e non poteva aspettarsi di riuscire a mentire alla sua unica figlia.
"A volte le persone, Giada, smettono di volersi bene... e conoscono altre persone..."
Gli occhioni azzurri della bambina la fissavano intensamente, incuriositi da quel discorso.
"Ma non smetterai di voler bene anche a me, vero?" chiese, allarmata.
Elena sorrise, avvicinandosi ancora di più alla figlia su quel letto così grande per lei e la prese tra le proprie braccia, accarezzandole i capelli lisci come la seta.
"Una mamma non smette mai di voler bene ai propri figli, amore mio. Qualsiasi cosa succeda io ti vorrò sempre bene, hai capito? Non devi mai dimenticarlo"
Giada annuì con decisione.

Solo anni dopo capì che la madre, quando pronunciò quelle parole, aveva già deciso.
Già sapeva che l'indomani sarebbe partita per Troia con l'uomo che amava.

"Allora anche io incontrerò una persona che mi vuole bene come ti vuole bene Paride?" domandò ancora la bambina, con aria sognante, cambiando argomento.
Elena ridacchiò.
"Naturalmente! Un giorno Eros lancerà la sua freccia anche per te, tesoro mio, ed incontrerai un uomo che ti amerà tanto. Sarà bellissimo, un principe, che ti porterà nel suo castello..."
Gli occhi di Giada s'illuminarono nel sentire quelle parole.
"Ed io avrò un vestito bellissimo! Voglio che tutti vengano alla mia festa, anche gli dei, e lo zio Agamennone, e papà...! Tutti, tutti, tutti!" urlò felice la bambina, ora in piedi sul letto in un moto di allegria, mentre la madre la osservava con un sorriso.
In quel preciso momento Giada non notò il velo di tristezza che si celava dietro lo sguardo di una madre che aveva deciso di lasciare sua figlia per salvare se stessa.

Le vennero i brividi nel ripensare a quella sera di tanti anni fa, a quante cose erano cambiate d'allora.
Lanciò uno sguardo ad Achille che sul ponte chiacchierava con Patroclo.
Fece un sorrisetto, sua madre aveva avuto ragione riguardo la storia del principe...
Dopo un po' vide l'isola di Ftia stagliarsi all'orizzonte e gli uomini di Achille gridare: "Terra! Terra!"
Finalmente erano arrivati.
Giada cominciò ad avvertire la tensione, la consapevolezza che tra poco avrebbe rivisto sua madre.
Si chiese se fosse cambiata, se indossasse ancora le tuniche con la spilla a forma di libellula, se sapesse ancora fare le trecce più belle di tutta la Grecia...
Achille parve avvertire il suo leggero panico, così le si avvicinò e fece scivolare le proprie dita tra quelle della ragazza, facendole incastrare perfettamente.
Si scambiarono uno sguardo.
Ora era pronta.
"Stai diventando troppo sentimentale, potrei iniziare a preoccuparmi" disse ad un certo punto Giada, mentre avanzavano sulla spiaggia di Ftia.
Achille fece finta di non averla sentita e lei sorrise, vittoriosa.
Era buffo vedere un soldato del calibro di Achille fare il romantico, non c'era dubbio.
I mirmidoni lo accolsero nel modo in cui gli spettava: come un eroe.
In fondo Achille era quello, un eroe, un semidio, come Ercole...
In certi momenti Giada poteva vederlo distante, un passo avanti rispetto a tutto il resto, ovunque andasse riusciva ad attirare gli occhi di tutti su di sé.
"L'effetto di Achille" ammiccò Patroclo, notando lo sguardo di Giada che ammirava la folla acclamante.
Achille in realtà non era ancora sovrano di Ftia, ma solo il suo principe, dato che il vecchio Peleo non aveva ancora tirato le cuoia.
Eppure per tutti il vero re era ormai il Pelide.
Innanzitutto i tre si diressero verso la reggia; Ftia era un'isola piccola, tranquilla e piena di spensieratezza, abitata da persone semplici ed instancabili.
La tensione di Giada iniziò ad aumentare man mano che si avvicinavano al palazzo, ma Achille la rassicurò.
"Non incontreremo lì mia madre. Lei vive in una grotta sulla spiaggia, lontana da mio padre, e penso che tua madre sia con lei"
Giada ricordò che in effetti Teti odiava Peleo più di ogni altro uomo mortale.
Patroclo, che faceva da guida, le disse che Peleo per quanto anziano amava divertirsi con le ancelle ma che era anche un re molto saggio e alla mano.
"Spero di piacergli..."
"Gli piacerai sicuramente, non esiste persona che non gli stia simpatica! Tranne Teti, s'intende. E poi aspetta di vedere Achille accasato da tutta una vita. Quando glielo abbiamo scritto, in una lettera, non ci credeva. Non che io abbia ancora realizzato la cosa!"
Patroclo si beccò uno schiaffo dietro la nuca da Giada, mentre ancora sghignazzava.
Quel ragazzo era incorreggibile!
L'incontro con Peleo fu effettivamente piacevole, mise a suo agio la ragazza e chiacchierarono molto, poi Achille la portò in giro per il castello.
"Mi sembra tutto perfetto" commentò Giada, con un sorriso che andava da parte a parte.
"Non voglio rovinare questo momento ma... credo che dovremmo andare" disse cautamente il biondo, alludendo ovviamente all'incontro con Teti ed Elena.
La ragazza annuì, era giunto il momento.
Andarono da soli, a piedi, lontani dagli occhi di tutti in un sentiero che Achille conosceva bene.
Patroclo le aveva raccontato anche delle numerose "avventure" compiute in giro per l'isola dai due cugini quand'erano bambini, quindi per Giada fu scontato che il principe conoscesse ogni scorciatoia.
Quando vide da lontano la grotta, a Giada si formò un nodo all'altezza dello stomaco.
La sabbia le entrò tra le dita e la sua mano cercò esitante quella di Achille.
"Devi solo respirare e stare tranquilla" le sussurrò, quando ormai erano arrivati davanti all'apertura tra le rocce in cui il mare cominciava ad insinuarsi.
Teti comparve come per magia, come quella sera a Sparta, e Giada sobbalzò sorpresa.
Alta, imponente, rigida, elegante.
Sembrava una statua di marmo iridescente.
Nessun sorriso piegò le sue labbra.
"Sono fiera dell'onore che hai portato con te ancora una volta di ritorno a Ftia, figlio mio. Il tuo nome sarà inciso sulle stele di migliaia di poeti e di cantori e tra secoli la gente ricorderà le tue imprese"
Lui si limitò a fare un cenno col capo e la ninfa arricciò il naso, leggermente infastidita.
Leggeva negli occhi del figlio il disinteresse per la gloria eterna ora che aveva al suo fianco la donna che amava.
Sciocca nipote di Afrodite.
"Suvvia Teti, non cominciare! Lascialo almeno respirare, povero ragazzo, è appena arrivato!"
Il cuore di Giada fece un tuffo quando udì quella voce.
Alle spalle di Teti apparve una donna più bassa, con i capelli biondi leggermente striati di grigio alle radici, gli occhi azzurri stanchi ma ugualmente brillanti e il viso contornato da alcune rughe.
Elena.
Achille constatò con piacere che mamma e figlia avevano lo stesso identico, meraviglioso sorriso.
Anche per lui era la prima volta al cospetto della regina spartana.
Aveva combattuto dieci anni per riportarla a Sparta ma non l'aveva mai vista in vita sua.
"Mamma..."
La voce di Giada uscì fuori strozzata per l'emozione.
La donna fece un passo avanti verso di lei.
Achille lanciò uno sguardo a sua madre, era arrivato il momento di lasciarle sole.
Teti sparì nuovamente nella grotta e con poche falcate Achille la seguì, sfiorando prima però il palmo della mano di Giada.
Le due erano rimaste da sole in quel piccolo angolo di spiaggia, nascosto da occhi estranei.
Giada era ancora paralizzata, non riusciva a muoversi o a formula una qualsiasi frase di senso compiuto.
"Tesoro mio... sei così cresciuta!"
La ragazza si sarebbe aspettata un impatto forte, sì, ma in senso negativo.
Pensava che sarebbe stata arrabbiata a morte con sua madre per averla abbandonata senza ritegno, invece era così emozionata e felice di rivederla.
"Non posso crederci, sei davvero tu..."
"Sì, amore, sono io"
Non fu necessario aggiungere altro.
Giada scoppiò in lacrime ed abbandonando ogni contegno si gettò tra le braccia della madre, che la strinse a sé con dolcezza.

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