Episodio XXIV - Epilogo


NYGOS

Non è mai facile dirsi addio. Non è facile pensare che una persona che ti sta a cuore, una persona con cui hai condiviso momenti importanti, così come momenti difficili, non sarà più con te. Ancor meno facile è quando questo addio è dovuto a cause che sono completamente fuori dal proprio controllo, quando non è stato frutto di una libera scelta personale, bensì conseguenza di eventi molto più grandi.

Era questo il tipo di pensieri che affollava le menti di Albion e Zefyr. Avevano fissato quell'incontro affinché Zefyr consegnasse al giovane il risultato dell'operazione di quella notte: i dati che avrebbero scagionato il progetto Kynima e provato, oltre ogni ragionevole dubbio, che si era trattato di un sabotaggio. Chiaramente lei non li poteva portare direttamente ad Haden e anche un incontro con lui in separata sede avrebbe destato sospetti, se per caso qualcuno li avesse visti. Anche se nessuno dei due lo aveva espresso esplicitamente, era chiaro a entrambi che quello sarebbe stato il loro ultimo incontro.

La notte stava ormai volgendo al termine. A oriente il cielo notturno iniziava a tingersi delle prime sfumature violacee che precedevano l'alba. Il Tempio degli Dei, dove si sarebbero incontrati, era assolutamente deserto. C'era solo Albion che si aggirava immerso nel silenzio.

Si stava di nuovo avvicinando il periodo della Festa degli Dei: Gantyr iniziava ancora una volta ad essere ben distinguibile nella volta celeste che, dopo il temporale di qualche ora prima, era tornata serena, tranne qualche nuvoletta passeggera. Il gemello di Haven appariva ancora poco più grande di una stella, tuttavia non era difficile individuarlo. Per la prima volta, dopo ventitré genet di vita, Albion quasi non lo degnò nemmeno di un'occhiata.

Le emozioni che provava erano troppo turbolente per riuscire a stare seduto in una delle panchine lì presenti, per cui il giovane si limitava a camminare qua e là, in attesa. Come un prigioniero attende la sua sentenza. Quella notte non era riuscito a chiudere occhio, aspettando che Zefyr gli desse sue notizie. Sull'operazione era stata costretta a mantenere il segreto più totale ed Albion sapeva solo che avevano individuato la spia Pretran, ma non sapeva come e in quale modo sarebbero riusciti ad eliminarla e non era sicuro di volerlo sapere. Anche riguardo il presunto infiltrato lei non aveva potuto dirgli niente, eccetto che se ne sarebbero occupati. Fu grande il sollievo che provò quando la ragazza gli fece sapere, con un breve messaggio, che tutto era andato bene, comunicandogli il luogo e l'ora dell'incontro per consegnargli le informazioni.

Alla fine, in perfetto orario, Zefyr fece la sua comparsa. Quando la vide, Albion le andò incontro e, senza esitazione, le gettò le braccia al collo e la strinse a sé: nel suo cuore non c'era più posto né tempo per l'imbarazzo e nemmeno per il risentimento. La ragazza rimase per qualche istante sorpresa dal gesto del giovane, ma alla fine si lasciò andare all'abbraccio e lo ricambiò, appoggiando il mento sulla sua spalla. Qualche secondo dopo Albion si staccò da lei e, dopo averla osservata un attimo, in tono preoccupato disse:

"Ehi, come stai? Va tutto bene? Hai un'aria un po' dolorante..."

La giovane si sforzò di sorridere e tranquillizzò il giovane dicendo:

"Si, sto bene. È solo che la spia Pretran è stata un osso più duro di quello che pensavamo da eliminare." E aggiunse in tono sommesso, parlando come se volesse liberarsi da un peso:

"Io... non avevo mai ucciso nessuno. Mi sento sporca: anche se era un nemico, era comunque un Aygidiano come me e te... non c'è nessun addestramento che ti può preparare a una cosa del genere. Ma non avevo altra scelta se non eseguire gli ordini."

Mentre pronunciava, con voce amara, queste parole, una lacrima le scivolò lungo la guancia destra mentre i sotto i suoi occhi comparvero delle venature bluastre. Albion rispose con voce dolce:

"Io non se posso capire appieno quello che provi e... per quello che vale, sappi che io ti capisco e non ti giudico per qualcosa che in fin dei conti non è nemmeno dipeso da te."

La giovane, vagamente rincuorata, riuscì a ricomporsi e alzò lo sguardo su Albion rivolgendogli un mezzo sorriso:

"Tu hai un grande cuore Albion, una dote che io non avrò mai... Promettimi che non permetterai a nessuno di portartela via. Ti rende unico ed è una cosa che mi ha sempre colpito di te. Anche quando ti consideravo un povero illuso per il tuo sogno che Gantyr potesse essere un nuovo inizio. Ma alla fine l'ho capito. C'è bisogno di gente come te per dare una speranza al futuro. C'è molto più bisogno di gente come te che di gente come me."

"Questo non è vero!" ribatté in tono di rimprovero Albion. "Tu sei molto più importante di quello che credi e non parlo solo per me. È vero, sei stata costretta a fare cose brutte ma queste non sono l'ultima parola su di te, hai ancora la possibilità di fare molte cose buone. Sono sicuro ti rivelerai molto più fondamentale di quello che credi."

Rimasero a fissarsi in silenzio per qualche istante senza che nessuno dei due sapesse cosa dire o cosa fare, magari sperando che quel momento non passasse mai, che potessero non affrontare quello che li attendeva. Alla fine fu Zefyr a prendere coraggio e, frugando in una delle sue tasche, estrasse un'unità di memoria e la porse al giovane:

"Tieni, qui c'è tutto quello che serve per riuscire a dimostrare che l'incidente del motore ad arricchimento è stato opera di una spia Pretran, tutto il resto è stato sistemato. Con queste informazioni, il progetto dovrebbe essere salvo e potrà riprendere da dove si è interrotto."

Albion prese l'unità dal palmo della giovane e disse:

"Zefyr... grazie..."

"No, non ringraziarmi" lo interruppe lei. "Sono io che devo ringraziare te. Per avermi salvata e non avermi abbandonata quando avevi tutte le ragioni per farlo. Tu non mi devi niente, sono io ad avere un debito enorme nei tuoi confronti, per averti mentito e trascinato in tutto questo e... non potrò mai ripagarlo del tutto. Questo era tutto quello che potevo fare per te. Ti aiuterà a realizzare il tuo sogno. Ci voglio ancora credere al nuovo inizio che può rappresentare Gantyr per gli Aygidiani."

"Sarebbe stato bello viverlo insieme quel sogno..." Stavolta era la voce di Albion ad essere piena di amarezza, e poi chiese:

"Che cosa farai adesso?"

"Ancora non lo so... ma una cosa la so per certo, i miei giorni da agente della Dystos sono finiti. Mi hanno ordinato di dare le dimissioni dalla TRK-Eryv e di tornare. Le dimissioni le ho date... ma non tornerò mai da loro. Quasi sicuramente non tornerò mai nemmeno nei territori Mykan."

"Ma tu hai detto che non potevi tirarti indietro! Ti daranno la caccia!" esclamò Albion con una nota di angoscia nella voce.

"Si, è vero e io mi prenderò i miei rischi. Preferisco una vita in cui mi devo guardare le spalle ma essere libera di fare le mie scelte, piuttosto che continuare a lavorare per la Dystos. Probabilmente penserai che sono una traditrice e una codarda..."

"Nient'affatto" la rassicurò il giovane scuotendo il capo come diniego. "Anzi, penso che solo una persona molto coraggiosa possa prendere una decisione simile. Se c'è una cosa che tutta questa storia mi ha insegnato è che le grandi casate parlano tanto di tradimento e di codardia... ma è per colpa loro se io e te ci troviamo a questo punto! Sono le loro continue guerre e i loro giochi di potere che hanno costruito il muro che ci divide. Questo è ciò che separerà me e te! Eppure, quanti passi avanti in più faremmo se collaborassimo. Se tutte queste separazioni cadessero! Questo è il nuovo inizio che sogno!"

L'emozione aveva preso il sopravvento sul giovane, i cui capelli iniziarono a fremere impercettibilmente e sulle mani e gli zigomi comparvero delle venature rosse. Zefyr si limitò ad annuire, abbassando lo sguardo.

"Quindi dove andrai?" chiese infine Albion, una volta che si fu calmato e i suoi lineamenti tornati alla normalità.

"Ho varie ipotesi. Potrei andare nella valle di Vatria, dalla casata Vatrim; oppure ritirarmi nei territori dei Genyr... devo ancora decidere..."

"Albion, lo so che non capirai il perché ti sto dicendo questo, ma ti prego di non chiedermi spiegazioni perché non posso dartene. Ho una richiesta da farti ed è di vitale importanza. Qualunque cosa accada, non fidarti di Haden. Ricordatelo, ti prego."

In effetti, Albion rimase abbastanza di stucco alle parole della giovane: era vero che il fratello era un uomo ambizioso e che aveva gestito gli ultimi avvenimenti in modo molto rischioso, però Albion non vedeva perché non poteva fidarsi di lui. Suo fratello aveva sempre dimostrato un cieco, seppur distaccato nel caso di Albion, rispetto nei confronti della famiglia. Però decise che avrebbe comunque tenuto ben presenti le parole della giovane, confidando che non erano state dette a caso.

"Io... ok, lo terrò presente..." rispose il giovane in tono confuso.

Il momento era giunto, per quanto avessero cercato ritardarlo il più possibile, entrambi lo avevano capito: lo rivelava l'intenso sguardo che si scambiarono, gli occhi castani del giovane scienziato fissi su quelli color indaco di lei.

Albion sapeva che quella era la sua ultima occasione, che se voleva rivelare a Zefyr quello che aveva dentro doveva farlo adesso. Non ci sarebbero state altre possibilità. Non sapeva a cosa lo avrebbe portato, probabilmente a niente. Ormai era troppo tardi e ogni possibile sogno di loro due insieme si era infranto nel momento esatto in cui lei era entrata nel suo appartamento, insanguinata e ferita. Però sentiva che doveva dirglielo, che era giusto così, che non voleva rischiare di rimpiangere per tutta la vita il non averlo fatto. Alla fine prese coraggio e, come se la sua bocca avesse preso il sopravvento sui suoi pensieri, esordì repentinamente:

"Zefyr... io ti devo dire una cosa... è una cosa strana, non so nemmeno come esprimerla, non avevo mai provato qualcosa del genere per qualcuno prima d'ora... insomma, quello che ti voglio dire... a questo punto tanto vale dirtelo... nello stare con te ho scoperto..."

Lei non gli dette il tempo di finire: sovrastando ogni esitazione, con un movimento fulmineo afferrò il giovane per un braccio e, tirandolo verso di sé, lo baciò. Il calore delle labbra della giovane prese Albion completamente alla sprovvista facendolo rimanere inizialmente un po' teso. Alla fine riuscì a lasciarsi andare e a ricambiare, mentre un turbine di emozioni si alternavano nella sua anima. Anche Zefyr era in preda all'emozione: calde lacrime avevano cominciato a solcarle le guance. Cercò le mani del giovane e le strinse, come se avesse potuto non lasciarle mai più. Fu un bacio dolce e appassionato al tempo stesso, uno di quei baci che uno vorrebbe non finissero mai, che sarebbe rimasto marchiato nella memoria di entrambi per sempre, perché era il primo ma anche l'ultimo.

LA PRIMA FRONTIERA

Circa una rivoluzione dopo...

Alla fine, il grande momento era arrivato. Era giunto il ciclo in cui avrebbero finalmente lasciato la superficie di Haven, alla volta di Gantyr. Durante le ultime tre stagioni, dopo gli eventi che avevano portato allo sblocco del progetto Kynima da parte del Rhod, tutto il Dipartimento aveva lavorato alacremente per recuperare il tempo perso e portare a compimento l'opera. E ci erano riusciti alla grande.

Circa venti cicli prima, la nave che li avrebbe portati su Gantyr aveva visto ultimata la sua costruzione. Nell'intervallo di tempo successivo, tutti i sistemi, dall'impianto di riciclo dell'ossigeno al sistema di illuminazione, erano stati testati più volte, individuando e risolvendo tutti i problemi che si presentavano. Anche se fortunatamente non erano stati molti. Era stato Albion a proporre il nome che poi la nave avrebbe assunto: TRK00-Sefyt. Considerando tutti gli avvenimenti che li avevano portati fin lì, era un nome decisamente appropriato: la speranza e il desiderio di rinascita erano cose che molti associavano a una spedizione come la loro. Facile immaginare cosa passava per la testa del giovane quando aveva proposto quel nome. Voleva che già il nome stesso della nave fosse stendardo di ciò che per lui rappresentava tutto quello che stavano facendo.

Quando venne fuori la notizia del coinvolgimento della Akamyt, e del fatto che era responsabile dell'incidente del motore ad arricchimento, in tutti i territori Trekk scoppiò quasi il finimondo. Furono dei cicli molto tesi, con il Rhod Akel Trekk che da una parte accusava i Pretran, chiedendo spiegazioni e risarcimenti, e questi ultimi dall'altra che negavano qualsiasi coinvolgimento. Ci fu una forte escalation di tensione, tanto che in tutto Haven si temette lo scoppio di un'altra guerra. Fortunatamente nulla accadde: nessuna delle due casate fece alcuna mossa contro l'altra e quindi l'unica conseguenza fu un massiccio spostamento di uomini e mezzi, da parte di Akel Trekk, in direzione di tutti gli avamposti e i forti collocati lungo la linea di confine con i Pretran. In tutte le città più vicine a tale linea venne aumentato il livello di allerta: adesso a Dert le mura erano alzate giorno e notte. Il governatore della città, dietro autorizzazione del Rhod, aveva anche reclutato un Traatt dell'Alleanza Berdin, i Guerrieri Rossi. Tale contingente, che contava centocinquanta soldati, serviva a rinforzare ulteriormente le difese di Dert e andò a insediarsi in un accampamento appositamente costruito a poca distanza dalle mura cittadine.

Dopo quasi una rivoluzione la situazione era ancora piuttosto tesa: lo dimostrava la forte presenza di soldati e di misure di sicurezza il ciclo in cui la Sefyt avrebbe preso il volo. La paura di altro tentativo di sabotaggio o di un attacco era molto forte.

Sarebbero partiti all'alba, quindi i preparativi erano iniziati la sera prima e durati tutta la notte. Ma la mancanza di sonno non sembrava intaccare lo spirito dei presenti, tanta era l'emozione e la solennità del momento. Oltre a tutti i direttori degli altri Dipartimenti, erano presenti anche il Rhod in persona e tutto il suo consiglio personale. Ma in entrambi i gruppi risultavano due assenti, i quali sarebbero invece stati a bordo della nave. Fra i direttori mancava Albion Xant, ossia quello del Dipartimento Gantyr. Alla fine Haden aveva deciso di premiare il fratello, nominandolo direttore. Nel consiglio del Rhod invece il posto vuoto apparteneva ad Haden stesso: il Rhod aveva deciso che anche il presidente della TRK-Eryv sarebbe andato su Gantyr, con il ruolo di rappresentarlo lassù, e lui aveva accettato di buon grado di seguire gli ordini dell'uomo alla guida della casata. Anche Kris, che inizialmente sembrava molto restio ad andare, aveva deciso di partire con loro, lasciando il figlio alle cure della sorella minore.

Alle 6:00 tutto era pronto e i ventidue membri dell'equipaggio della TRK00 -Sefyt iniziarono a salire a bordo da una rampa situata sul lato destro, sotto gli scroscianti applausi ed le ovazioni dei presenti. Ovviamente le immagini dell'evento erano trasmesse in diretta, in tutte le città dei territori Trekk, da enormi teleschermi situati nei Templi degli Dei e nelle piazze principali. Per capire l'importanza e il peso storico di quei momenti, basti pensare che il Rhod aveva deciso che, da quel giorno in poi, lo stemma della casata sarebbe cambiato: il Triplice Ingranaggio sovrastato da tre stelle, che da centinaia di rivoluzioni garriva al vento sugli stendardi Trekk, sarebbe stato sostituito da una nave spaziale, sagomata come la Sefyt, anch'essa sormontata da tre stelle ad indicare che loro, i Trekk, avevano dato inizio all'Era Spaziale. Quello era il simbolo apposto nelle fiancate della TRK00-Sefyt. Quando tutti furono saliti, il Rhod iniziò il suo discorso:

"Oggi non mi rivolgo solo ai cittadini Trekk, ma a tutti gli abitanti di Haven che prima o poi avranno modo di ascoltare queste mie parole. Perché, anche se saremo noi Trekk a fare da precursori, questo è un momento importante che aprirà la strada a tutti gli Aygidiani. Ciascuno di voi sa, o può facilmente immaginare, quanto queste due ultime rivoluzioni siano state difficili, quanto sia costato portare a compimento il Progetto Kynima. E in questo giorno è giusto ricordare chi, per la vigliaccheria dei nostri nemici, non può essere qui: il direttore Gyon Ertz e i tecnologi Koryn Nadd e Reddil Vanar." Seguì un breve applauso dalla folla, poi Akel Trekk proseguì:

"Ma oggi deve essere un giorno di festa! Oggi dobbiamo volgere i nostri pensieri a coloro che stanno per compiere l'impresa. Perché è stato grazie al loro coraggio e alla loro forza di volontà se tutto questo è stato possibile; fin dall'inizio non si sono arresi alle avversità e hanno continuato ad avanzare un passo dopo l'altro! Siete l'orgoglio della nostra casata!" Un secondo boato di ovazioni esplose dalla folla raccolta lì e per la seconda volta il Rhod attese la sua fine, per riprendere e avviarsi alla conclusione:

"Ma immagino che non sia prudente ritardare ancora il corso della storia. Fra sessantatré cicli festeggeremo la Festa degli Dei e sarà un festeggiamento ancora più grande, perché sarà il periodo in cui voi arriverete su Gantyr. Con questo concludo augurandovi ogni genere di fortuna e di sostegno dalla Moneta Fatale. Mai è stato più appropriato pronunciare l'augurio che vi faccio: che Gantyr, la Bilancia Virtuosa, ispiri le vostre gesta e vi guidi sulla via del valore!"

Con questa invocazione, il discorso del Rhod si concluse e il lancio ebbe inizio. La Sefyt sarebbe partita dall'immensa spianata dove si trovavano i siti di lancio delle sonde, da lì avrebbe avuto tutto lo spazio necessario al decollo. In qualità di direttore del Dipartimento Gantyr nonché uno dei massimi esperti del motore ad arricchimento, ad Albion era stato chiesto di stare nella cabina di comando e pilotaggio per tutte le fasi del decollo, controllando che non ci fossero problemi.

Davanti a sé aveva uno schermo su cui erano riportati vari dati provenienti dal motore e svariati altri sistemi connessi alla nave. La cabina di comando aveva finestre su tutti e tre i lati che davano una buona visuale sul panorama circostante. Accanto a lui c'era Kris Domnic.

"Inizio della sequenza di accensione" esordì Jakk Kabar, primo pilota nonché capitano della TRK00-Sefyt. "Attivare iniettori di Hyprex e Rygem."

A queste sue parole, il secondo pilota premette un pulsante sul suo quadro comandi e azionò contemporaneamente due piccole leve, facendole scorrere in avanti.

"Inizializzare ed avviare gli irradiatori primari e secondari. Avviare sequenza di arricchimento."

Ancora una volta il secondo pilota eseguì gli ordini. La nave iniziò a vibrare mentre il motore ad arricchimento entrava in funzione. Albion ebbe un moto di apprensione, ricordandosi che era in quel preciso momento che tutto era andato a rotoli una rivoluzione prima, durante il primo collaudo. Ma nulla accadde, nessun messaggio di errore, nessun allarme. Lui e Kris si scambiarono un cenno di assenso. La sequenza di accensione raggiunse la sua fase finale:

"Attivare il combustore e il reattore termico. Potenza al trenta per cento. Decolliamo."

Inizialmente non successe niente ma poi, con un spinta che schiacciò Albion al sedile, la Sefyt iniziò a muoversi e pochi secondi dopo si staccò da terra.

"Decollo avvenuto con successo!" esclamò con una sfumatura di esultanza nella voce il pilota. "Arrivo in orbita fra due minuti." Alcune esclamazioni di festeggiamento si alzarono all'interno della cabina di pilotaggio.

Ad Albion i due minuti sembrarono volare, tanto era forte il turbine emotivo che lo aveva afferrato. Tutto quello che aveva sognato fin da bambino, stava diventando realtà! Ma non c'era solo questo, gli ultimi eventi avevano lasciato una traccia e lo avevano segnato, inutile negarlo. Ed era anche a quello che si volgevano i suoi pensieri: a Gyon, a Zefyr, soprattutto a Zefyr, ma anche a Cassyl Reidnev, che per primo lo aveva aiutato, fornendogli la chiave della soluzione. Ripensò anche a tutti i momenti difficili, il coma dopo l'incidente, l'interrogatorio da parte dell'SCST, le notti quasi insonni cercando di capire cosa era successo, la richiesta di aiuto di Zefyr e tutto ciò che ne era conseguito. Tutti i passi che lo avevano portato fin lì. La spedizione, se tutto fosse andato liscio, sarebbe durata una rivoluzione di Haven. In quel tempo dovevano scoprire e studiare quante più cose possibile sul pianeta e stabilire una prima base coloniale, che avrebbe fatto da punto di riferimento per tutte le eventuali spedizioni successive.

"Siamo arrivati in orbita" annunciò il pilota. "Iniziare la fase finale di lancio. Caricare i reattori, potenza al cento per cento."

La TRK00-Sefyt iniziò a vibrare con forza, mentre il motore ad arricchimento raggiungeva la massima potenza. Dopo il lancio, sarebbero rimasti in fase di accelerazione per le successive quattro ore, durante le quali avrebbero dovuto tassativamente mantenere i loro posti, per poi iniziare a sfruttare per inerzia la velocità acquisita.

In quegli ultimi istanti Albion diresse il suo sguardo verso la finestra più vicina a lui, fissando lo sguardo su Haven e su tutto quello che aveva conosciuto fino a quel momento.

"Nygos" disse mentalmente, mentre il viso di Zefyr prendeva forma nella sua mente e una lacrima solitaria scendeva dall'occhio destro, ma che nessuno notò. Poi il pilota dette il comando e la Sefyt partì, verso la prima frontiera del popolo Aygidiano.


Fine (?)



"Rimarremmo separati per più di una rivoluzione... sei sicuro di volerlo fare? Cosa pensi di trovare lassù?" chiese la voce femminile dall'altra parte dello schermo davanti a me.

"Il futuro. Questo penso di trovare. Pensavo di avertelo già spiegato. Nuovi territori liberi dal controllo di questa o quella casata. Dove poterci ricavare un nostro spazio... dove dare una svolta alla storia della mia famiglia" risposi.

"Ma non te lo lasceranno mai fare, questo lo sai! Ti schiacceranno se ci provi!" mi esortò ancora lei.

"È vero. Ed è per questo che devo riuscire a trovare un nuovo punto di pressione, tramite cui ricavare il vantaggio che mi serve. Qualcosa riuscirò ad inventarmi" risposi, mentre un sorriso sornione mi increspava le labbra.

"Va bene, allora. Farò quanto mi hai chiesto. Non dovrebbero esserci problemi. E in più, ha tutti i buoni motivi per acconsentire. Soprattutto se sarò io a chiederglielo."

"Molto bene allora. Attenderò tue notizie."

Stavo per salutarla e chiudere la chiamata quando lei mi fermò dicendo:

"Aspetta, c'è un'altra cosa che volevo dirti. Ho ricevuto dei rapporti preoccupanti. Sembra che a quanto pare lei non sia mai tornata dai Mykan. Quasi sicuramente è ancora qui, nei nostri territori."

Una serie di rughe andò a solcare la mia fronte, mentre aggrottavo le sopracciglia. Questa era davvero una cosa preoccupante. Ma qualcosa non tornava, quindi chiesi in tono incredulo:

"Dopo quasi una rivoluzione lo avete scoperto?! I miei contatti non mi hanno detto niente..."

"Probabilmente non volevano fare la figura degli idioti" azzardò lei, "e tu comunque gli hai dato anche molto altro."

"Si, è possibile. Non hanno voluto correre rischi e non gli conveniva provare ad accusarmi di niente."

"Quindi cosa facciamo?" mi esortò la giovane donna.

Non avevo dubbi sulla risposta:

"Cercala. E se la trovi, eliminala. Non possiamo correre rischi, sa troppe cose."

"Molto bene" rispose lei annuendo.

"Allora ti saluto" dissi accomiatandomi. E in tono più sommesso aggiunsi "Non vedo l'ora di rivederti di persona, Jylem."

"Anch'io, Haden" rispose lei con un sorriso. E chiuse la chiamata.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top