Episodio XX - Doppio Gioco


Ovviamente non sono nata a Vahn, anche questo faceva parte della mia copertura. In realtà io vengo da Kenan, una modesta città situata nella penisola di Gedak, a sud, nei territori Mykan su Irya. Ho iniziato il mio lavoro da agente dello spionaggio Mykan, diventando membro di uno dei nuclei della Dystos, quando avevo circa quindici genet. Dopo quasi tre rivoluzioni passate ad addestrarmi e a prepararmi al mio compito, mi venne fornita una nuova identità e, con un'ottima copertura pronta, venni fatta infiltrare nei territori Trekk dove iniziai a frequentare l'accademia scientifica di Nymos, nella quale passai le successive quattro rivoluzioni, fino al completamento dei miei studi.

La scelta di mandare me, ovviamente, non è stata casuale. Fra tutti gli agenti che avevano, io ero risultata la più adatta per interpretare il ruolo che avevano pensato. Ero una delle più intelligenti e la più portata per le materie scientifiche, in particolare l'elettronica e la meccanica. A questo va aggiunta tutta l'ulteriore preparazione a cui sono stata sottoposta per perfezionare le mie basi, permettendomi di primeggiare. Inoltre avevo anche l'età ideale. L'obiettivo era quello di riuscire a introdurmi nella migliore organizzazione di ricerca e produzione ad alta tecnologia della casata Trekk, la TRK-Eryv. Allo scopo di impadronirmi delle informazioni sui progetti più importanti.

A quanto pare il piano e la mia preparazione funzionarono alla perfezione: poco dopo aver sostenuto il test di assunzione, iniziai a lavorare per al Dipartimento CEN. A parte qualche sporadico contatto con il responsabile del mio nucleo, nelle quattro rivoluzioni successive all'inizio della mia missione ho condotto una vita abbastanza normale, tanto che, a volte, avrei quasi potuto dimenticarmi di essere una agente della Dystos. Tutto è cambiato una stagione fa, quando io e il gruppo di tecnologi che lavoravano con me siamo stati convocati dal direttore Dant Vekan e da lui informati che ci avrebbero trasferito al Dipartimento Gantyr. Alla nostra richiesta di spiegazioni ci venne solo detto che non potevano rivelarci nulla e che tutto ci sarebbe stato spiegato una volta arrivati.

I miei colleghi naturalmente non poterono far altro che farsene una ragione, ma io avevo chiare istruzioni di riportare cose del genere ai miei superiori, i quali fin da subito si mostrarono interessati e mi ordinarono di tenerli informati di qualunque sviluppo. È facile quindi immaginarsi la loro reazione quando gli riferii dell'esistenza del progetto Kynima e di cosa significava. Ed è stato in quel momento in poi che decisero di rendermi una cella attiva, ordinandomi di fornirgli quante più informazioni e dati possibili su progetto Kynima. Ovviamente l'idea era, se non potevamo battere i Trekk sul tempo, quanto meno di riuscire a tenere il loro passo.

Le cose hanno funzionato benissimo. Per molto tempo ho continuato a passare, poco alla volta ma a ritmo costante, informazioni al mio nucleo. Sul progetto del motore ad arricchimento, su Gantyr e tutto il resto. Da quello che so anche i Mykan si stavano occupando dello studio di Gantyr, sebbene fossero molto arretrati rispetto ai Trekk, avendo inviato un'unica sonda, quindi i dati che inviavo erano molto importanti. Tuttavia dalla mia posizione non avevo accesso a tutte le informazioni e molte cose, come il progetto completo del motore, della nave e altro, erano protette e sorvegliate al punto che non avrei potuto prenderle senza attirare l'attenzione, facendomi quindi smascherare. Dato che non c'era modo di ottenere i dati e la documentazione ufficiali, potevo mandare solo informazioni incomplete che derivavano dalle mie osservazioni e da quanto riuscivo a memorizzare durante il mio lavoro. Perfino prendere appunti era molto rischioso.

Era il responsabile del nucleo, grazie alla rete che costituisce la Dystos, che si occupava di far arrivare le informazioni al Rhod, a cui tutti rispondiamo più o meno direttamente. Immagino che, a questo punto, qualcosa di simile al progetto Kynima sia già in corso nei territori Mykan.

Ha funzionato tutto a meraviglia fino al ciclo in cui si sarebbe dovuto svolgere il primo collaudo del motore ad arricchimento. Il cosiddetto incidente ha cambiato molto rapidamente e inesorabilmente le carte in tavola. All'SCST non erano gli unici a sospettare che il grande casino scoppiato durante quel ciclo, fosse opera di una spia. Non solo: dato che i responsabili non eravamo noi, allora era quasi certo che si trattasse dei Pretran o dei Tyverr, le uniche altre grandi casate che potevano avere forti interessi a manomettere una cosa come il progetto Kynima, senza considerare il fatto che rientra molto bene nei loro schemi di azione, soprattutto dei Pretran. Il loro possibile coinvolgimento era motivo di grande preoccupazione per il nostro Rhod, dato che ricordava molto bene tutto il sangue versato dalla nostra casata durante la guerra da loro scatenata quaranta rivoluzioni prima e che lui aveva dovuto combattere. Quindi ordinò al nostro nucleo, ossia a me, di indagare più a fondo e stanare, se c'era, la spia Pretran ed eliminarla. Questo avveniva quattro cicli dopo il fallito collaudo del motore.

Le mie indagini non portarono alcun risultato: per quanto mi sforzassi e seguissi ogni possibile pista, non riuscivo ad avvicinarmi di un passo al mio obiettivo. In tutto questo dovevo anche stare attenta a non attirare l'attenzione su di me, considerando il fatto che la sicurezza intorno al Dipartimento Gantyr era stata aumentata molto ed era pronta a intercettare ogni movimento sospetto. Questo fino a tre cicli fa quando, tramite un intermediario, mi è stato recapitato un messaggio in codice che ha cambiato completamente il quadro della situazione...

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Tre cicli prima...

Avevo appena terminato il mio turno di lavoro al Dipartimento Gantyr e preso il trasporto pubblico che mi avrebbe riportato in città. Arrivata a destinazione mi sono incamminata, a passo abbastanza spedito, verso il mio appartamento. Dopo qualche minuto di cammino ho visto affiancarmisi un uomo di circa cinquanta genet il quale, dopo avermi superato di un paio di passi, ha fatto un gesto distintivo toccandosi il cappello. Tale movimento, unito al colore della giacca che indossava, mi hanno permesso di identificarlo come un intermediario che aveva un messaggio da consegnarmi. Ovviamente non ho detto niente né dato alcun segno di averlo riconosciuto: mi sono limitata a continuare a camminare, cominciando però a seguire lui. Come immaginavo, dopo una decina di minuti di silenziosamente concordato inseguimento, l'uomo, seguito da me a circa quindici di metri di distanza, è entrato in un vicolo deserto all'ombra di due alti palazzi.

Dopo essersi inoltrato per un tratto sufficiente nella penombra, l'individuo si è fermato e, mettendo un ginocchio a terra, si è messo ad armeggiare con le clip magnetiche che chiudevano il suo stivale destro. Quando si è rialzato per riprendere il cammino, ho notato che aveva lasciato qualcosa nel punto in cui si era inginocchiato. Passando da lì, con un movimento fulmineo ho raccolto l'oggetto, il quale si rivelò essere un' unità di memoria, infilandomelo in tasca.

Arrivata a casa ho inserito il dispositivo nel Datapad modificato, fornitomi dalla Dystos quando mi hanno mandata qui, e ho avviato il programma che si sarebbe occupato di decifrare il messaggio contenuto al suo interno. Si trattava di un messaggio di testo.

"Tyddak!" ho esclamato in tono esterrefatto, dopo averlo letto.

Si trattava di un aggiornamento sulla missione. Dal mio nucleo era arrivato l'ordine di prendere contatto, la mattina del ciclo successivo, con quello che hanno etichettato come "informatore volontario". Un doppiogiochista quindi, un traditore. Sul messaggio erano segnati solo il luogo e la data dell'incontro. Ma era giusto così, nonostante il testo fosse criptato, non sarebbe stato prudente dare troppe informazioni in una comunicazione che, anche se decisamente improbabile, sarebbe potuta finire in mani sbagliate. In ogni caso ero fiduciosa che i miei superiori sapessero cosa stavano facendo, e che non mi avrebbero mandata allo sbaraglio. Ma questo non cancellava comunque la sensazione che mi sarei dovuta muovere un po' alla cieca, senza alcuna garanzia che l'informatore non fosse in realtà un agente dell'SCST a caccia di spie. Ma gli ordini erano ordini: avevo l'obbligo di obbedire, in nessun modo potevo tirarmi indietro.

Ovviamente ora e luogo erano stati cifrati a loro volta usando un codice a mappatura mista, incrociando lettere e numeri secondo il pattern di cifratura. Quindi mi sono messa all'opera per decifrarlo e poi sono andata a dormire, con mille pensieri e preoccupazioni in testa. Forse quella era la svolta che stavo aspettando per riuscire a chiudere questa storia, però dipendeva tutto da me e questo mi rendeva decisamente nervosa.

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Due cicli prima...

Sono rimasta almeno quaranta minuti seduta in una panchina del Tempio degli Dei in attesa che l'informatore si facesse vivo. Io non sapevo come era fatto lui, né lui sapeva chi ero io. Quello che sapevamo entrambi era che il punto di incontro era esattamente quella panchina e che c'era un codice a due frasi che ci dovevamo scambiare per identificarci.

Dopo un po' che ero lì ho iniziato a pensare che non si sarebbe mai presentato e a temere di vedermi spuntare un paio di agenti dell'SCST o una pattuglia della guardia cittadina venuta per arrestarmi. Ma immagino che i sospetti che nutrivo io, li nutrisse anche lui e che quindi volesse controllare la situazione, prima di venire al luogo dell'incontro.

Alla fine una figura si mise a sedere accanto a me sulla panchina. Non mi sono voltata subito verso di essa continuando a far finta di niente finché, qualche istante dopo, una voce maschile piuttosto giovane esordì:

"Oggi è davvero una gran bella giornata!"

Era il segnale che stavo aspettando quindi, voltandomi con un sorriso in volto, ho prontamente risposto completando il codice:

"Già, sia lodato Gantyr, l'inverno si avvia alla sua fine!"

Quindi mi sono voltata verso di lui, rimanendo abbastanza sorpresa nel constatare che era davvero piuttosto giovane, aveva forse cinque genet più di me. I suoi capelli erano biondo scuro e gli occhi di un blu piuttosto intenso, incastonati su un viso, perfettamente rasato, dai tratti abbastanza duri. Naturalmente anche lui mi stava squadrando alla stessa maniera. Dopo qualche istante ho rotto il silenzio presentandomi:

"Quindi sei tu l'informatore. Io sono Tyriss."

Ho usato il nome in codice che mi era stato assegnato per quella missione e anche lui ha fatto lo stesso.

"Si, sono io. Puoi chiamarmi Protyg" rispose in tono cauto.

"Mh, strano nome in codice...in ogni caso, se sei l'informatore, informami. Sono curiosa di sapere cosa hai da dire."

"E' molto semplice in realtà" ha detto con un sorriso sardonico stampato in volto. "Io posso aiutarvi a provare che l'incidente del motore ad arricchimento si è in realtà trattato di un sabotaggio. So chi è il responsabile e come ha fatto ad attuare il suo piano."

Con quelle parole Protyg aveva attirato completamente la mia attenzione, ma mi sono limitata a fargli cenno di proseguire, senza fare commenti e senza dar segno della mia curiosità. Non sarebbe stato prudente fargli capire che le informazioni che aveva erano così importanti per noi. Di solito gli informatori volevano qualcosa in cambio, ed era meglio non spingerli ad alzare il loro prezzo.

"Si tratta di un membro della Akamyt. Si chiama Cysar Radax ed è uno dei migliori agenti al servizio dello spionaggio Pretran. Sono molte le operazioni che ha condotto, non solo con in territorio Trekk, ma anche in quello dei Genyr e perfino dei Mykan. Immagino tu abbia presente il cosiddetto incidente ai laboratori Durs avvenuto quattro rivoluzioni fa nella periferia della vostra capitale. È stata opera sua. E finora ha sempre portato a termine con successo le sue missioni. Questo te lo dico cosicché tu non finisca per sottovalutarlo."

A quel punto ho esclamato:

"Quindi è vero! È come sospettavamo, ci sono i Pretran dietro tutto. Continua Protyg."

Il giovane uomo non se lo è fatto ripetere e, a sommi capi, mi ha raccontato di come questo Cysar è arrivato a Dert, iniziando poco dopo a lavorare come impiegato della TAT. Anche lui sapeva che al Dipartimento Gantyr bolliva qualcosa in pentola, il suo obiettivo era scoprire cosa. Ha sfruttato la sua posizione alla TAT per mandare delle radiospie all'interno del Dipartimento, grazie alle quali ha iniziato a carpire informazioni. Questo finché, grazie all'aiuto di qualcuno interno al Dipartimento, si è infiltrato portando a termine il sabotaggio.

Ho notato subito che Protyg aveva volutamente omesso l'identità del contatto all'interno del Dipartimento e del perché lavorasse con una spia Pretran, per cui gli chiesi delucidazioni a riguardo. Lui mi ha risposto:

"Al momento questo preferisco tenermelo per me. Sarà la mia assicurazione che tu non provi a tradirmi. Appena avrai eliminato la spia, ti fornirò tutte le informazioni mancanti. Se ci stai ti dirò come fare a trovare Cysar, altrimenti ci possiamo salutare qui."

"Immagino di non avere molta scelta. D'accordo, faremo come dici tu" quindi aggiunsi:

"Perché hai deciso di rivelarci tutto questo? Perché a noi e non ai Trekk?"

"Ho i miei motivi" ha replicato lui in tono duro. "Tutto ciò che voglio in cambio, è avere un sicuro lasciapassare per i territori Mykan, lontano da tutto questo."

Nonostante il tono spavaldo della voce, mentre parlava nei suoi occhi era passato qualcosa che solo dopo un po' sono riuscita a identificare: paura. Protyg aveva paura di qualcosa, ne ero sicura. La domanda successiva è venuta di conseguenza:

"Ho un'ultima domanda da farti: tu come fai ad avere tutte queste informazioni? Come fai a sapere così tante cose di questo Cysar?"

"E' molto semplice in realtà" ha risposto, "le so perché l'ho aiutato io a fare tutto. Ero il suo gregario."

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Qualche ora prima...

Grazie alle informazioni che mi aveva fornito Protyg non ci avevo messo molto a pianificare l'operazione per andare ad eliminare la spia Pretran. La cosa più difficile, è stata riuscire a rimediare un'arma da fuoco silenziata con cui compiere il mio lavoro. Non avevo le strutture né le competenze per poterlo interrogare se lo avessi catturato, quindi era inutile prenderlo vivo. Questi erano i miei ordini. Non ero affatto tranquilla in tutto questo. Nonostante tutto l'addestramento, non avevo mai ucciso nessuno e non c'è niente che ti possa preparare a una cosa del genere. Avevo addirittura iniziato a dubitare di poterci riuscire, di essere la persona adatta a quel compito. Ma sapevo cosa c'era in ballo e che non mi potevo tirare indietro, le conseguenze sarebbero state gravi per me.

In ogni caso sono riuscita a recuperare l'arma che mi serviva da un trafficante che faceva parte della rete della Dystos, ubicato nella terza corona della città. Ovviamente l'uomo non aveva la più pallida idea che ci fosse la Dystos dietro la sua attività né sapeva da dove arrivavano le sue armi: veniva pagato per svolgere un compito e lui lo svolgeva.

Nelle planimetrie della stanza sicura, dove avrei trovato Cysar, che mi ha fornito Protyg, oltre alla posizione dei vari sistemi di sicurezza che sorvegliavano l'area, c'era anche segnata la posizione di un accesso secondario segreto, pensato come via di fuga di emergenza. Protyg mi ha assicurato che avrebbe disattivato le misure di sicurezza presenti su quella via di accesso, nonché quelle interne della stanza, permettendomi di cogliere Cysar di sorpresa ed eliminarlo.

La stanza sicura era situata al primo piano interrato di un edificio nella terza corona della città. La costruzione era piuttosto vecchia e anche abbastanza malridotta, tanto da sembrare quasi abbandonata. Solo un paio di finestre illuminate, al secondo e al terzo piano, indicavano la presenza di altri abitanti. L'accesso segreto si trovava esattamente dove previsto, quindi dopo averne rivelato e sbloccato la porta con il codice che mi ha fornito Protyg, mi sono intrufolata all'interno. L'accesso era costituito semplicemente da un condotto che si snodava per circa cinque metri. Era di dimensioni abbastanza ridotte, tanto che sono stata costretta ad accovacciarmi per procedere.

Una volta arrivata dall'altra parte, mi sono introdotta all'interno di una stanza secondaria del rifugio, che sembrava essere una sottospecie di magazzino ed era immersa nell'oscurità. Avevo appena finito di sgattaiolare fuori dall'apertura che le luci si sono accese all'improvviso e una voce maschile dal tono minaccioso ha detto:

"Getta a terra l'arma, immediatamente."

Lanciando un'occhiata alla mia destra vedo un uomo che mi sta puntando contro una pistola MEGSO munita di silenziatore, Cysar. Era un uomo piuttosto massiccio, il cui fisico scolpito si intravedeva chiaramente sotto gli abiti civili. Aveva capelli castani di media lunghezza che circondavano un viso, dai tratti ferini, dal quale dardeggiavano due occhi dello stesso colore dei capelli.

Mi stava aspettando! Come accidenti faceva a sapere che sarei arrivata? Protyg mi aveva tradita?

Non avevo scelta, per cui ho appoggiato l'arma sul pavimento iniziando a sudare freddo. Fortunatamente avevo un piano di emergenza per evenienze come quella: come mi avevano insegnato durante l'addestramento, avevo collocato sotto la canna della pistola, un dispositivo che una volta attivato, dopo un tempo prestabilito, avrebbe emesso un forte bagliore che avrebbe accecato eventuali avversari.

Mentre appoggiavo l'arma a terra, con dita tremanti ho attivato l'innesco della carica, che sarebbe esplosa dopo una quindicina di secondi. Quindi ho iniziato a contare mentalmente. 14, 13, 12...

"Molto bene ora voltati verso di me, lentamente."

Iniziai quindi a voltarmi. 4, 3, 2... Quindi, con un movimento fulmineo, ho calciato la pistola in direzione di Cysar. L'arma dell'uomo ha esploso un colpo ma, dato che ero già in movimento per scansarmi, il proiettile ha fischiato sopra la spalla sinistra, con uno spostamento di aria calda. Contemporaneamente, la carica accecante è esplosa. Cysar ha emesso un grugnito di dolore, portandosi una mano agli occhi. Senza esitare mi sono lanciata verso di lui, coprendo in un lampo i tre metri che ci separavano, ho afferrato il braccio che reggeva la pistola e, torcendolo violentemente, l'ho disarmato. La reazione dell'uomo è stata molto più improvvisa e rapida di quanto mi aspettavo: con una repentina torsione del busto mi ha colpito violentemente alle costole con il gomito, togliendomi il fiato. Poi afferrandomi il braccio e facendo leva sulla spalla, mi ha mandato a schiantarmi contro il pavimento.

Il mio avversario ha approfittato dei pochi instanti che ho impiegato per rialzarmi per estrarre un coltello e avventarsi nuovamente su di me. Ho cercato di difendermi al meglio delle mie possibilità e del mio addestramento, ma non è stato sufficiente. L'uomo aveva una tecnica davvero ben padroneggiata, era difficile stare dietro ai suoi rapidi movimenti e ai suoi fulminei affondi. Per prima è arrivata la ferita al collo, seguita poco dopo da quella all'avambraccio sinistro, provocata da un mio tentativo di difesa. Quando la lama del coltello è riuscita a lacerarmi il fianco sinistro, aprendo un taglio piuttosto profondo, ho capito che se fossi rimasta lì sarei morta. Solo grazie al fatto che ero indietreggiata in tempo, avevo evitato che il pugnale facesse danni molto più gravi. Dovevo ritirarmi. Nello schivare un secondo mortale affondo ero andata a schiantarmi contro uno scaffale in metallo. Senza esitazione l'ho afferrato e rovesciato contro Cysar, che si stava lanciando in nuovamente verso di me. Per concessione della Moneta Fatale, il mio stratagemma ha funzionato, quindi, ignorando il dolore lancinante al fianco e il sangue che usciva copiosamente dalla ferita, mi lanciai verso il condotto da cui ero entrata chiudendo l'accesso alle mie spalle. In pochi secondi sono arrivata all'altro capo. Ho fatto appena in tempo ad uscire quando ho sentito un secondo proiettile sfrecciarmi sopra la testa: mi aveva mancata di pochi centimetri. Subito dopo ho iniziato a correre premendo la mano sinistra sul fianco ferito, cercando di allontanarmi da lì il più velocemente possibile. Grazie al mio addestramento e a una grande dose di fortuna, sono riuscita a sfuggirgli e a far perdere le mie tracce. In ogni caso sentivo che le forze mi stavano abbandonando sempre di più e la ferita non sembrava volesse smettere di sanguinare: avevo bisogno di curare le mie ferite e di nascondermi. Mi serviva aiuto.

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"Quindi, questo è quello che è successo..." disse Zefyr concludendo il suo racconto.

Albion la guardava con un'espressione allibita: aveva un'infinità di domande che gli affollavano la testa tanto da non saper da dove cominciare. Per non parlare di quanto gli sembrasse assurdo quello che la giovane gli aveva appena raccontato.

Sarebbe stato impossibile per lui riuscire a descrivere la commistione di sentimenti che si alternavano nella sua anima in quei momenti. Era come il turbinio di una tempesta. Da una parte, c'era la profonda delusione per la scoperta che una persona, a cui teneva particolarmente e insieme alla quale avrebbe voluto anche cercare di costruire qualcosa di più profondo di una semplice amicizia, aveva fin dall'inizio fatto il doppio gioco ingannando tutti. Ma dall'altra parte c'erano comunque i sentimenti che lui provava e il sollievo per il fatto che le sue cure sembravano aver funzionato e che quindi Zefyr si stesse riprendendo. Senza considerare il fatto che adesso sapeva la verità: il fallimento del collaudo del motore non era stata colpa loro. Ciò significava che potevano ancora risolvere tutto, che il progetto Kynima poteva essere salvato e questo era comunque anche merito di Zefyr. Da una parte avrebbe voluto urlarle di andarsene, di sparire per sempre dalla sua vita, mentre dall'altra aveva ancora il desiderio di lavorare con lei per risolvere questa faccenda una volta per tutte.

"Quindi non sei riuscita a scoprire chi ha aiutato questo Cysar a sabotare il motore?"

"No" rispose lei scuotendo la testa. "Come ti ho detto, l'informatore non lo ha voluto rivelare e dentro la casa sicura l'unica cosa che sono riuscita a fare è stata sopravvivere."

"A questo proposito, io ho una teoria" intervenne Albion. "Mi è venuta in mente una cosa qualche tempo fa e non riesco a togliermela dalla testa. Per quanto mi sembri assurdo, c'è la possibilità che il responsabile possa essere stato il direttore Ertz."

La ragazza lo guardò incredula strabuzzando gli occhi alle sue parole, come se quello che stava dicendo lui fosse più assurdo di tutto quello che aveva raccontato lei. Quindi il giovane Aygidiano aggiunse:

"Non è parso anche te che durante il collaudo si sia comportato in modo strano? Il fatto che abbia fatto dirigere a me le operazioni, che abbia insistito per andare lui a controllare quando è comparso il messaggio di errore. Vedendola sotto una certa luce, sembra quasi che lui sapesse tutto."

"In effetti potrebbe anche essere plausibile..." disse lei con aria pensosa. "Ma non lo so. Per quello che ho avuto modo di conoscere del direttore Ertz, secondo me non avrebbe mai fatto una cosa del genere..."

"Anche secondo me" confermò Albion. "Però bisogna ammettere che è una spiegazione plausibile."

"In ogni caso, se riusciamo a catturare la spia Pretran, potremmo riuscire a scoprire la verità. Ma abbiamo un problema. È certo che la mia irruzione nella sua casa sicura lo avrà allertato al massimo. Sapendosi scoperto, potrebbe pensare di lasciare la città e sparire, dobbiamo riuscire a prenderlo prima che se ne vada. Fortunatamente c'è una cosa che ci farà guadagnare tempo: prima di andarsene cercherà di scoprire chi lo ha tradito per eliminarlo, alla Akamyt non c'è pietà per i traditori. E non possono certo aspettare di mandare qualcun altro."

"Ma io ho perso le sue tracce e purtroppo non posso sfruttare nuovamente l'informatore: capendo che ho fallito, sicuramente non si farà più vedere. Ci servirebbe di avere accesso alle Sentinelle Informatiche dell'SCST per riuscire ad individuarlo, ma chiaramente non è una strada praticabile."

In realtà sarebbe stata una strada decisamente praticabile: sarebbe bastato che Albion chiamasse l'agente superiore Jakk Varrant e che gli consegnasse Zefyr e tutte le informazioni che lei gli aveva rivelato, ci avrebbero pensato loro a trovare questo Cysar. Per un attimo Albion fu davvero tentato di farlo, di vendere Zefyr all'SCST. Ma non poteva fare una cosa del genere. Non avrebbe tradito la fiducia che lei aveva riposto in lui in un momento di bisogno e che lei venisse torturata e quasi sicuramente uccisa. Non erano questi gli insegnamenti di Gantyr, la Bilancia Virtuosa. Albion non doveva niente all'SCST, non doveva niente agli uomini che avevano praticamente torturato anche lui. Anche se lei aveva tradito la sua fiducia, non l'avrebbe ripagata con la stessa moneta e poi, era inutile negarlo, lui provava qualcosa per lei. E anche questo significava qualcosa. Voleva provare a fare le cose in modo diverso. Sapeva a cosa l'avrebbe condannata se l'avesse consegnata. Non ci sarebbe stata alcuna speranza di redenzione ma solo la certezza di torture, sofferenza e morte. Nel caso opposto invece nessuno sapeva cosa poteva succedere, poteva esserci ancora spazio per la speranza e per qualcosa di migliore. Quindi decise che sarebbe rimasto leale alla ragazza, fino alla fine.

Forse sapeva a chi potersi rivolgere per provare a risolvere la spinosa situazione in cui si trovavano. Normalmente non si sarebbe rivolto a lui in cerca di aiuto, ma in quel frangente era l'unica soluzione possibile:

"Potrei provare a chiedere a mio fratello Haden di aiutarci" esordì il giovane.

Ancora una volta Zefyr lo guardò con aria interrogativa chiedendosi se il collega stesse scherzando oppure fosse serio. Ma, a giudicare dall'espressione convinta sul volto di Albion, intendeva sul serio quello che aveva detto, per cui gli disse:

"Albion, non so se hai presente tuo fratello è a capo della TRK-Eryv e fa parte del consiglio del Rhod. Non ce la farebbe mai passare liscia."

"Conosco mio fratello" la contraddisse Albion. "Lui mette il prestigio della famiglia sopra ogni altra cosa. Sono sicuro che se vado da lui e gli offro una soluzione per salvare il Dipartimento Gantyr e il Progetto Kynima, sarebbe più che ben disposto ad accordarsi. Lui ha molte conoscenze nelle alte sfere Trekk. Come hai detto tu, fa parte del consiglio personale del Rhod. Possiamo elaborare un piano con lui per riuscire a catturare la spia Pretran. Sicuramente è un rischio, Haden potrebbe non ascoltarci e denunciare sia me che te, ma a quel punto, prima che riescano a farci parlare, sarebbe troppo tardi e la spia si sarebbe già defilata. Questo senza considerare il fatto che, così facendo, avrebbe modo di dar prova al Rhod di aver contribuito a risolvere la situazione e catturare la spia, guadagnando prestigio nel consiglio. Che ne pensi?"

Zefyr non rispose subito, ma rimase per qualche decina di secondi a riflettere e a soppesare tutte le sue varie opzioni. Alla fine disse:

"D'accordo, ci sto. Alla fine è la migliore possibilità che abbiamo." E poi aggiunse:

"C'è altra cosa che volevo dirti... Per quello che vale, se stanotte fossi riuscita ad eliminare la spia, avrei comunque trovato il modo di fornirti tutte le informazioni per poter dimostrare che l'incidente si era in realtà trattato di un sabotaggio e quindi permetterti di scongelare il Progetto Kynima. Te lo dico perché tu sappia che il lavorare con te mi ha fatto vedere le cose in modo diverso e che credo che questo progetto possa davvero rappresentare un nuovo inizio. Volevo che lo sapessi. Io sono intrappolata in qualcosa di molto più grande sia di me che di te. Ma tu no. Tu puoi ancora essere un veicolo di cambiamento, puoi ancora impegnarti per un nuovo inizio per gli Aygidiani."

Queste ultime parole della ragazza lo colpirono abbastanza profondamente e non sapeva di preciso cosa rispondere, quindi si limitò ad annuire. Dopo qualche istante di silenzio, chiese a bruciapelo:

"Perché hai deciso di diventare una spia, Zefyr? Cosa ti ha spinto? Con la mente che ti ritrovi avresti facilmente trovato un posto nel mondo della scienza."

La ragazza non rispose subito, probabilmente indecisa se rivelare dettagli così privati della sua vita ad Albion ma, alla fine, con tono amareggiato disse:

"Perché non è stata una mia scelta. O meglio, era l'unica scelta che avevo. Quando ero piccola, avevo circa sette genet, i miei genitori hanno perso la vita in un incidente, lasciando soli me e mio fratello di quattro genet. Con nessun altro parente a cui poter essere affidati, ci siamo ritrovati in un orfanotrofio della capitale dei territori Mykan."

"E' stato qui che, tre rivoluzioni dopo, si sono presentati due agenti di due diversi nuclei della Dystos. Cercavano nuove reclute. Io e mio fratello venimmo scelti entrambi, io da un agente e mio fratello dall'altro. Da quel momento sarebbe stata la Dystos a prendersi cura di noi, nutrendoci e istruendoci. Da quel giorno, io non ho più rivisto mio fratello. I nuclei Dystos operano così: fanno tutti parte di un'unica grandissima rete, che si estende anche al di fuori dei nostri territori. Ma ogni nucleo è indipendente e, a parte rari casi di operazioni congiunte, non vengono mai a contatto fra di loro. Questo ovviamente non mi venne detto e per intere rivoluzioni sono stata illusa che avrei potuto rivedere mio fratello Kaill. Una volta raggiunta l'età giusta, sono stata mandata qui in missione. Questo è quanto. Come vedi, non è stata una mia scelta."

Albion aveva ascoltato tutto il racconto della giovane immerso in un totale silenzio. Non c'erano parole per descrivere le sue sensazioni né lui voleva aggiungere altro, quindi disse semplicemente:

"Zefyr, mi dispiace per tutto questo, dico sul serio. È possibile non ci sia davvero alcun modo per provare a liberarti?"

Lei scosse il capo in segno di diniego:

"No. Un agente Dystos rimane un agente per sempre, in un modo o nell'altro. E se provassi a tirarmi indietro mi darebbero la caccia e mi ucciderebbero. Posso solo andare avanti."

"D'accordo, allora facciamo in modo che non sia stato tutto vano" disse il giovane con un cipiglio deciso dipinto in volto. "Domani mattina andrò a parlare con mio fratello Haden."

Continua...

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