Paure svelate a Lothlórien

Quasi non mi accorgo di come corriamo attraverso le restanti sale di Moria, con Aragorn in testa. Come in un dormiveglia mi rendo conto solo parzialmente di come le mie gambe si muovano e del caos attorno a noi. Riprendo totalmente coscienza solo quando, all'improvviso, mi ritrovo all'aperto. Alzo la testa verso il cielo, come se il mio viso volesse aspirare ogni singola goccia di sole. Merry, Pipino e Sam crollano a terra, singhiozzando. Legolas mormora qualcosa. Boromir china la testa. Solo ora, come a scoppio ritardato, la paura si fa da parte e lascia posto alla tristezza. Non conoscevo bene Gandalf. Anche lui mi ha nascosto molte cose. Ma naturalmente mi ci ero affezionata, a quel caro Stregone dal cappello a punta! Sento un grande bisogno di sedermi e mi lascio cadere sulle rocce intorno a noi, abbracciandomi le ginocchia. Le lacrime iniziano a sgorgarmi dagli occhi, anche per la stanchezza, la confusione, la paura. Oh, quanto fa bene, piangere, certe volte!

"Bocciolo di Rosa, alzati, ti prego."

E' Aragorn, che mi prende gentilmente per un braccio tirandomi su. "Dobbiamo sbrigarci!", incita il numenoriano, "Coraggio!" -"Lascia loro almeno qualche attimo...", protesta Boromir, ma l'altro scuote la testa. "Fra poco, qui pullulerà di Orchetti! Dobbiamo andarcene. Forza, Frodo!" Quest'ultimo è già in piedi, più avanti. Due lacrime solitarie gli scorrono lungo le guance. Non ho il coraggio di dirgli nulla, quindi mi sistemo il mio zainetto e inizio a camminare silenziosamente vicino a lui.

Verso sera sono così stanca che so di non poter fare un'altro passo senza cadere lunga distesa. Prima che possa effettivamente fare un'altro passo -restare lunga distesa per terra e mettermi a dormire è, davvero, una prospettiva favolosa- Legolas mi solleva senza sforzo contro il suo petto. "Coraggio", ripete Aragorn mentre prende in braccio Frodo, "Lothlòrien non è lontana." -"Lothlòrien?", mormoro. "Sì", dice Legolas dolcemente, "Il più bel luogo elfico della Terra di Mezzo! Lì vive lady Galadriel , al fianco di lord Elrond. Oh, il solo pensiero dei boschi di Lothlòrien mi riempe il cuore di gioia!" Vorrei condividere il suo entusiasmo e poter dire che anche il mio cuore si riempe di gioia, ma la verità è che mi appisolo pochi secondi dopo.

Quando Legolas mi poggia di nuovo a terra, ci troviamo ai margini di un bosco dalle foglie dorate e argentate. In lontananza, un fiume gorgoglia. E' un posto delizioso, senza dubbio, ma mi sembra ostile nei miei confronti. Ripenso alle parole che mi è parso di aver sentito dopo la caduta del Balrog e un brivido mi corre lungo la schiena. Possibile che non sia la benvenuta nemmeno qui?

Legolas, da canto suo, è felice come un bambino, e ci canta la storia di Nimrodel, una fanciulla che si chiamava come il fiume che scorre qui a Lothlòrien.

...Ma da ovest non è giunto messaggio
E sul Vicino Lido incantato
Gli Elfi nulla sanno del viaggio
Di Amroth loro re adorato.

Le ultime note hanno appena lasciato la bocca di Legolas, quando, sopra di noi, viene detto qualcosa con voce squillante. "Sono Elfi!", esclama Pipino. "Sì, sono Elfi", conferma Legolas,"E dicono che respirate così forte che potrebbero scagliarvi addosso una freccia al buio più pesto. Mae govannen, Haldir!", dice poi a voce alta, rivolto verso l'alto. Il cosidetto Haldir ricambia il saluto. Mi chiedo come riescano più di un Elfo adulto a stare insieme su un albero, e subito dopo noto una sottile scala di legno che si attorciglia intorno al tronco. Quando Legolas inizia a salire, e il resto della Compagnia lo segue, sono assai poco entusiasta, ma gli altri Hobbit salgono, anche se di cattivo grado. Ci ritroviamo su una piattaforma circolare di legno che circonda l'intero tronco- Un talan, come mi spiega Legolas più tardi. Insieme a Haldir, sul talan ci sono i suoi fratelli Rùmil e Orophin. Haldir parla la lingua corrente, mentre gli altri due no. Ci salutano cordialmente e ci invitano a dormire sui talan- Perfino Gimli. Ben scettici, noi Hobbit ci sistemiamo vicino vicino al tronco, con la faccia rivolta verso di esso. Le stelle ormai sono spuntate fra i rami argentati e tutta Lothlòrien è immersa in una magica luce azzurrina. Nimrodel gorgoglia sotto di noi.

Merry, alla mia sinistra, incomincia subito a russare, e ben presto è silenzio tutto intorno a noi. Anche se chiudo gli occhi, non dormo. Una sottile sensazione di sconforto mi tiene sveglia. Solo dopo un po' mi accorgo che anche Frodo, alla mia sinistra, è sveglio. Lo osservo per un po' senza dire nulla. Nei suoi occhi azzurri si riflettono le stelle sopra di noi. Sì è tolto la giaccia, e l'Anello penzola ben visibile sulla morbida stoffa della camicia bianca. Fisso quell'oggettino dorato, affascinata, senza poterne levare gli occhi. Come vorrei poterlo toccare almeno per un istante...

"Non sei stanca?" La voce di Frodo mi riporta alla realtà. -"Certo che lo sono. Lo sarai anche tu." Sorride tristemente. "Già." Tacciamo per un po', poi lui dice: "Incontrerai dama Galadriel. E' una degli Elfi più potenti della Terra di Mezzo... Ti potrà aiutare." Mi stupisco che, nella sua situazione, si preoccupi ancora di me. "Non credo di volerla incontrare", mi lascio scappare, pentendomi subito. Frodo mi guarda stupito. "Come sarebbe a dire?" -"Non credo che questo bosco mi voglia, ecco.", borbotto. -"Bocciolo, ma cosa dici?" Non rispondo. "Sei strana", insiste l'Hobbit, "Uno potrebbe pensare che che tu voglia rimanere così. Prima non mi dici cosa è successo con Gandalf ed Elrond, poi vuoi lasciare Gran Burrone a tutti i costi...E' dagli avvenimenti al Guado che non mi dici più nulla." Ricambio caparbiamente il suo sguardo, ma i suoi occhi pieni di rimprovero mi battono. "E' solo che...", inizio con cautela, e poi, all'improvviso, le parole sgorgano fuori da sole. "E' solo che penso, anzi so, che nessuno vuole dirmi chi sono veramente, anche se tutti lo sanno. Prima Gildor, poi Tom Bombadil con i suoi alberi che sussurrano su di me, a quanto pare...Poi Elrond e Gandalf! Li ho sorpresi a mormorare su di me, sul mio destino che aveva a che fare con i Valar. Gandalf lo sapeva che li avevo sentiti, ma non mi ha detto nulla. E poi..." E qui un singhiozzo si fa strada fra le mie parole, "...Io conoscevo Annatar, o insomma, il Nemico, Frodo, ho tanto sperato che mi sbagliassi, ma tutto non fa che suggerirmi che è così. Ma per conoscere il Nemico avrei dovuto esserci già ai tempi di Tinùviel, dei Silmaril...Cosa ho fatto, Frodo, per essere capitata qua? Anche il Balrog...Mi ha parlato...Cosa ho fatto, prima di diventare Bocciolo? Ero così terribile?"

Ecco. Me ne sono liberata. Sono scivolate fuori da sole, le paure, i dubbi, le domande. Frodo mi guarda, disarmato. "Bocciolo, io non penso che tu..."-"Io credo di essere stata una persona orribile", sussurro tirando su col naso, e mi chiedo se per caso non suonasse troppo melodrammatico. Frodo mi prende gentilmente il viso fra le sue mani. "Tu non sei una persona orribile", sussurra, "Sei la persona migliore che io conosca. Se anche avessi conosciuto il Nemico...Non eri la stessa persona che ho trovato sotto ai boccioli di rosa. Io non so molto del mondo, ma so che chiunque tu scoprirai di essere alla fine, per me sarai sempre la mia Bocciolo."

Dopo aver detto ciò, posa le sue labbra delicatamente sulle mie. Le sue mani scorrono dolcemente fra i miei capelli e per qualche attimo dimentico addirittura che sono seduta a metri da terra su una piattaforma di dubbia stabilità.
Quando il suo viso si allontana leggermente dal mio, Frodo mi lancia un sorriso colpevole. "Probabilmente non era il momento adatto, ma... Dimmi tu quando lo avremmo trovato, il momento adatto." Gli sorrido, raggiante, e per un momento tutto lo sconforto é come sparito. Frodo si accoccola contro al tronco. "Cerca di dormire, Bocciolo."
-"Buonanotte", gli sussurro e chiudo gli occhi. Finalmente, la ninnananna di Nimrodel mi fa addormentare.

Di giorno, il bosco di Lothlòrien è soleggiato e dorato. Piccoli fiori di elanor punteggiano i prati. Marciamo tutto il giorno, guidati da Haldir, e verso sera scorgiamo un muro di pietre bianche. "Benvenuti a Caras Galadhon!", annuncia la nostra guida, "Qui dimorano Sire Celeborn e la Dama Galadriel."

Finalmente raggiungiamo i cancelli della città. Attraversiamo un ponte bianco ed entriamo a Caras Galadhon. Gli alberi sono ancora più alti che nel resto del bosco, tanto da sembrare torri. Lanterne bianche illuminano i sentieri, e non si vede un singolo Elfo, ma si sentono le loro voci e i loro canti, sopra le nostre teste.
Improvvisamente, ho la fortissima impressione di essere osservata, e d'un tratto una misteriosa voce femminile risuona nella mia testa.

Benvenuta, o tu che vieni chiamata Bocciolo di Rosa. Non spaventarti- Sono io, Dama Galadriel, figlia di Finarfin.

Mi incominciano a sudare le mani.

Fra poco tu e i tuoi compagni mi raggiungerete. Non parlerò delle questioni che ti riguardano ad alta voce, qui a Lothlòrien. Lo avrai già inteso-Ora sei un Mezzuomo, ma prima eri qualcun'altro. Qualcuno di più potente e, ahimè, malvagio... Non intendo svelarti cosa, poiché anche io devo ubbidire ai Valar. Ma neanche loro avrebbero potuto immaginare che avresti incontrato Frodo Baggins, il portatore dell'Anello. Bocciolo di Rosa, ormai Iluvatar ha già deciso il tuo fato, e presto dovrai affrontare il tuo passato. E io ti prego, non lasciarti sedurre dal Nemico una seconda volta.

La Compagnia e Haldir, intanto, sono giunti ai piedi di un enorme albero, attorno al quale si attorciglia una scala bianca come la neve.

Fra pochi minuti ci incontreremo, continua Galadriel, Non cercare di parlarmi così come sto facendo io con te ora: Non risponderò. Durante il vostro soggiorno a Lothlòrien non citerò nè penserò più cose tanto oscure. Buona fortuna, Bocciolo di Rosa. Che le stelle di Elbereth illumino il tuo cammino.

Mentre saliamo verso il grande talan, sono percossa dai brividi. É tutto vero, allora. Le mie paure sono fondate! Eppure, Dama Galadriel non mi ha imposto di tornare indietro, di dimenticare tutto. Mi chiede di seguire la Compagnia dritto nelle fauci del Nemico, nonostante le mie origini.

Mi tremano le gambe quando saliamo sul talan, grande come un'intera casa. È lì, davanti a me, sta lei: Dama Galadriel. È alta, i lunghi capelli dorati le scendono fino alla vita, e i suoi occhi sono azzurri e antichi come la luna. Li fisso, ma la Dama mi guarda come se non mi conoscesse. Vicino a lei c'è un Elfo che immagino sia Celeborn: I suoi capelli sono d'argento e i suoi occhi saggi.
I signori di Lothlòrien ci danno il benvenuto, e poi ci chiedono di Gandalf. Così siamo costretti a ripercorrere tutto ciò che è successo a Moria. Gli altri Elfi che si trovano sul talan urlano di dolore, poi cala il silenzio.
"La vostra missione è sulla lama di un coltello.", dice infine Galadriel con la sua voce misteriosa,"Una piccola deviazione, ed essa fallirà trascinando tutti in rovina. Ma vi è ancora speranza fin quando la Compagnia sarà tutta fedele."
I suoi occhi si posano su di noi, guardandoci intensamente, ed all'improvviso vedo l'Anello davanti a me, così vicino che potrei facilmente infilarmelo al dito. La tentazione è fortissima, ma cerco di resistere, continuando a fissare Galadriel. Non è mio, non è di nessuno, deve essere distrutto. Eppure continua a chiamarmi, e allora distolgo lo sguardo, arrossendo, con le piante delle mani che mi sudano, perché so che Dama Galadriel conosce cos'è appena successo.
Se questa era una prova, allora non l'ho assolutamente superata.

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