Le due Maiar
Questa notte, per fortuna, dormiamo per terra. Tutti sono silenziosi, pensando alla prova posta da Galadriel. Mi chiedo se sono l'unica ad aver visto l'Anello. Dagli alberi, gli Elfi cantano per Gandalf, e le canzoni cadono su di noi come lacrime.
Restiamo a Lothlòrien per qualche giorno, o almeno così mi pare. Non vedo mai Galadriel, ne sento la sua presenza. Anche il bosco non mi trasmette più avversione, come se la Dama gli avesse ordinato di lasciarmi in pace. In questi giorni cammino spesso, da sola, chiedendomi se non posso restare qua, lontana da tutto e inchiodata nel tempo. Poi ripenso a quella notte sul flet con Frodo e cambio idea.
***
E' il giorno della partenza, e la Compagnia sta caricando i suoi pochi beni sulle tre barchette leggere che ci hanno dato gli Elfi. Poco dopo, tre di loro si avvicinano a noi, con in mano provviste e mantelli per ognuno di noi. I mantelli possono sembrare verde scuro, ma cambiano colore da ogni angolatura, ora sono grigi come le rocce, ora azzurrini come il fiume. Sono chiusi da spille verdi a forma di foglia, venate d'argento. Indosso quello che mi porgono, ma infilo il mio vecchio mantello consumato nel mio zainetto, anzi che liberarmene. Al momento di salire sulla barca, che divido con Legolas e Gimli, sono piuttosto sospettosa. Non sono mai salita su un''imbarcazione così, che è piccola e traballa e dondola su un fiume così grande. Il traghetto, nella Contea, non si muoveva così tanto, e il Brandivino era sempre tranquillo. L'Elfo e il Nano mi prendono una mano ciascuno per aiutarmi a salire sulla barchetta, come se fossi una regina, e già sono seduta sulla beccheggiante imbarcazione. "Coraggio, piccola Hobbit", dice Legolas, prendendo la pagaia, "Il peggio che possa capitare è che Gimli abbia un attacco di mal di mare." Ridacchio mentre il Nano protesta. Nel primo quarto d'ora del viaggio mi muovo il meno possibile, per paura di far sbilanciare la barca. Sto finalmente iniziando a rilassarmi, quando sento una dolce canzone accompagnata da un'arpa.
Cantavo di foglie, di foglie dorate, e sulle foglie l'oro brillava...
Dama Galadriel è in piedi su una barca a forma di cigno, con Celeborn accanto a lei. Gli Elfi ci fanno segno di raggiungerli, e insieme a loro torniamo a riva. Mangiamo e beviamo con i signori elfici, ancora avvolti dall'atmosfera sognante di Lòrien. Quando abbiamo finito, Dama Galadriel si alza e annuncia: "Abbiamo bevuto la coppa d'addio. E ora le ombre calano tra di noi. Ma prima che partiate, vi sono nella mia barca dei doni che vi offriamo in memoria di Lothlòrien." Iniziano col donare un fodero ed una spilla ad Aragorn, e quando anche a Gimli viene consegnato il dono che aveva desiderato -una ciocca di capelli di Dama Galadriel- rimaniamo solo io e Frodo.
L'Elfa bionda mi prende le mani fra le sue, e si abbassa fino ad avere il suo viso davanti al mio. E' la prima volta che mi parla, dalla notte del nostro arrivo, e la sua voce è così bassa che solo io posso sentire cosa dice. "C'è molta oscurità sul tuo cammino, Hobbit che vieni chiamata Bocciolo di Rosa", sussurra, "Eppure, come ti ho già detto, credo sia volere dei signori di Arda, i Valar, che tu la affronti. Non è mio compito dirti altro, ma voglio farti un dono." Una delle sue bianche mani si ritira nella manica del vestito, bianca anch'essa, e quando ricompare, fra le sue dita c'è una piccola foglia dorata. Non dorata come le foglie d'autunno, ma come un vero gioiello, con l'unica differenza che non è fredda: Un alone aureo la circonda, pulsando lentamente, come un piccolo sole. Galadriel mi mette la fogliolina sul palmo della mano. "Questa proviene nientedimeno da Laurelin, uno dei due alberi di Valinor, scaturito dal canto di Yavanna Kementàri. Tienila con te, Bocciolo di Rosa, in modo che ti scaldi l'animo e che, forse, ti ricorderà chi sei, se mai l'oscurità dovesse inondare il tuo cuore." La Dama mi guarda intensamente negli occhi. "Non farti sedurre dal Nemico. I Valar sono con te." Poi mi accarezza il viso e si alza, lasciandomi a fissare la foglia di Laurelin.
L'ultimo dono è per Frodo: Una boccettina con la luce di Ëarendil, la stella più amata dagli Elfi. Mi metto la foglia di Laurelin nella tasca della gonna e salgo sulla barchetta con Legolas e Gimli. Ci accomiatiamo da Dama Galadriel e Sire Celeborn poi le barche scivolano via, veloci e silenziose, sull'Anduin.
Una volta sopportati gli scossoni e i movimenti della barca, i giorni di navigazione scorrono piacevoli e tranquilli. O almeno, sembrano piacevoli e tranquilli. In realtà divento sempre più irrequieta- Sento che ci stiamo avvicinando a Mordor, e che presto dovrò prendere una decisione. Ma ho paura, tanta paura. Ora che so cosa sono, come faccio ad essere sicura che non mi convertirò al Nemico? Vorrei che Frodo mi aiutasse, ma la verità è che parla poco e dorme ancora di meno. Certe volte vorrei proporgli di darmi l'Anello, ma poi non so se lo desidero per aiutarlo o per avere il piccolo oggetto per me. Quindi non dico nulla.
Ci siamo appena fermati a riva quando Aragorn annuncia: "Ora dobbiamo decidere: La Compagnia andrà a Gondor, come propone Boromir, o proseguirà verso Mordor? No, tacete, è inutile discutere: Deciderà il Portatore dell'Anello." Frodo chiede di poter schiarirsi le idee per un'oretta e Aragorn acconsente, quindi l'Hobbit si allontana fra gli alberi. Siamo tutti inquieti e sento che la mia testa sta per scoppiare, vorrei andare da Frodo ma non oso. Boromir si allontana. Il tempo passa terribilmente lento, e ad un certo punto Aragorn ci incoraggia ad andare a cercare Frodo. Mi allontano in fretta...Potrebbe essere l'occasione adatta per scappare, potrei andarmene e allontanarmi da tutti... No, mi rimprovero, tu non sei così, Bocciolo di Rosa. Non abbandoni i tuoi amici. Ma continuo a sentire il bisogno di scappare.
Chiamo Frodo ad alta voce, inciampo, singhiozzo, ho paura. Non so neanche bene di cosa. Ma sento che qualcosa si sta avvicinando... Sento dei rumori in lontananza. Ad un tratto apro gli occhi e fisso l'Anduin davanti a me. Gattono fino all'acqua e, quasi senza accorgermene, tiro fuori la foglia di Laurelin.
"Baccador!", sussurro, "Graziosa dama! Ti prego, rispondimi!"
Per alcuni secondi la superficie dell'acqua si plasma nella faccia di una fanciulla. Poi sento una voce, che assomiglia al gorgoglio del fiume, o forse è il gorgoglio del fiume che assomiglia ad una voce. La riconosco subito: E' la moglie di Tom Bombadil.
"Bocciolo di Rosa.", scroscia il fiume in modo melodioso.
"Graziosa Dama!", singhiozzo, "Ti prego, aiutami. Devo seguire Frodo, se deciderà di andare a Mordor? Dama Galadriel dice che dovrò farlo...Ma io lo sento ancora, Baccador. Sento ancora chi ero prima di diventare una Hobbit, e sta diventando più forte! Non riuscirò a salvarmi dal Nemico, e metterò in pericolo Frodo, e la missione, e..."
-"Bocciolo di Rosa", ripete Baccador, "Guarda. Anzi, ricorda."
Vedo che sulla superficie dell'acqua si sta formando un'immagine, anche se credo che sia solo un ricordo perduto, tutto nella mia testa.
La persona davanti a me ha le sembianze di una donna, ma si percepisce che è qualcosa di molto, molto più potente. E' alta e dalla pelle scura, le sue vesti sono verdi e i suoi occhi gentili. Guardandola mentre canta -e contemporaneamente tante piccole margherite sbocciano ai suoi piedi- mi riempie di calma e gioia mai provata prima. Con un sorriso, la donna mi invita a cantare con lei, e le nostre voci si intrecciano. Intorno a me iniziano a germogliare dei piccoli non-ti-scordar-di-me. Quando la canzone termina, la donna sorride.
"Il tuo canto è potente", mi dice, "Come te. Con gioia ti ho come mia Maiar."
"Anche io provo gioia, mia signora Yavanna."
Il ricordo svanisce poco a poco, ma non la felicità che è venuta con esso. Anche se non vedo Baccador, so che sorride.
"Eri una Maiar di Yavanna Kementàri, la Donatrice di Frutti, come me", sussurra la Figlia del Fiume, "Ti ho riconosciuta appena ti ho vista, anche se ti nascondevi dietro al nome di Bocciolo di Rosa. Anche dopo tanti anni dalla parte del Nemico, sono convinta che hai sempre conservato qualcosa della nostra signora. Lei sa di te, adesso. E ha fiducia in te, Bocciolo di Rosa. Vai a Mordor. Affronta il Nemico. So che puoi sconfiggerlo, la nostra signora Yavanna ti aiuterà. Pensa a Frodo. Ai tuoi amici. Sii forte."
Sento che la presenza di Baccador inizia a scivolare via con il fiume.
"Bocciolo!"
Alzo la testa di scatto, come se mi svegliassi da un sogno.
È Sam, con la faccia stravolta, che corre verso di me. Mi alzo e gli vado incontro. "È Frodo!", ansima l'Hobbit, "Sta per partire per Mordor... Da solo. Sbrigati, sono venuto a cercarti, devi venire anche tu. Non lo abbandoneremo, vero?"
Con uno slancio abbraccio Sam e lo stringo stretto. "Certo che no", gli assicuro, "Grazie per avermi chiamato. Andiamo."
Corriamo come se ne andassero le nostre vite, sostenendoci a vicenda se qualcuno di noi inciampa.
Arriviamo senza fiato alle barche, per vedere che Frodo è già sull'Anduin, pagaiando furiosamente. Quando ci nota, ci urla di andarcene.
"Sto andando a Mordor da solo!"
Senza guardarci, io e Sam ci gettiamo in acqua. Quel poco che Merry mi ha insegnato fa sí che riesca a tenermi a galla, ma solo quando sento Sam sbracciare impotente dietro di me, la verità mi colpisce come uno schiaffo.
"Sam! Non sai nuotare!", sbraita Frodo dalla barca.
Cerco di afferrare il mio amico per il mantello, ma bevo acqua e vado in panico, senza sapere più come muovermi.
Il fiume è di un blu denso, i contorni di Sam vicino a me sfocati.
I miei polmoni bruciano e implorano ossigeno, ma il mio corpo non ubbidisce.
Mi accorgo vagamente dell'acqua che esplode sopra di noi e di una mano che mi afferra il polso. Poi sento solo un'enorme forza che mi spinge verso la superficie, come se l'Anduin mi volesse buttare fuori.
Pochi secondi dopo sono sulla barchetta elfica, con Sam sano e salvo accanto a me, e un Frodo fradicio e stravolto davanti a noi. Mi chiedo come abbia fatto a tirare sulla barca sia Sam che me, ma subito mi giunge una risposta: Per un attimo, la superficie del fiume prende le sembianze di una fanciulla, e quando sparisce, sull'acqua galleggiano alcuni candidi gigli.
"Ho fatto una promessa, signor Frodo", singhiozza Sam vicino a me. Ci ritroviamo stretti tutti e tre in un abbraccio, e nonostante sia fradicia mi riempio di calore da capo a piedi.
Cosí una piccola barchetta argentea con tre passeggeri scivola via sul grande fiume. Probabilmente me lo sto immaginando, ma dagli alberi a riva arriva una forza tranquillizzante, e mi immagino di sentire la Donatrice di Frutti cantare con il vento fra le fronde. Con le onde nuota quella che un tempo era una mia sorella, e mi sento protetta e fiduciosa.
Intanto, Frodo pagaia nella direzione di Mordor.
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