La compagnia dell'Anello
Arriviamo ansimando alla stanza di Frodo, dove busso con discrezione. Risuona un "avanti" di Gandalf ed entriamo. Frodo è sveglio nel suo letto, appoggiato a molti cuscini dietro alla sua schiena, è ancora pallido, ma le sue guance stanno iniziando a riprendere il loro colore rosato. Sam gli afferra la mano, un po' impacciato, e felice esclama: "E' calda! Era fredda negli ultimi giorni, sempre fredda. Ma adesso siete guarito!" Batto le mani, deliziata, e corro a buttare le braccia attorno al collo di Frodo, che ride mi abbraccia a sua volta. "Piano, piano, Bocciolo!", mi riprende Gandalf, "Frodo è ancora debole." -"Scusa", esclamo raggiante e mi siedo sul bordo del letto, "Ma sono così felice che ti sei svegliato. Eravamo così preoccupati, negli ultimi giorni, non ti sei quasi mosso!" Sam annuisce. "Non si sono mai mossi dal tuo fianco.", ride Gandalf. "Coraggio!", dico, "Gli altri ti aspettano. Forza, vestiti!" Frodo fa una smorfia. "Abbi pietà di un povero malato!", si lamenta, ma si alza e ci caccia fuori con grande entusiasmo per permettergli di cambiarsi.
Una volta pronti, corriamo sul balcone fuori dalla camera di Frodo dove Merry e Pipino aspettano. Fanno una grande festa a Frodo, e quando si sono calmati un po' Gandalf poggia una mano sulla spalla dell'Hobbit moro, guidandolo verso una panchina sotto ad un albero di betulla. E lì, seduta e sorridente, sta l'ultima persona che mi aspettavo di vedere. Un'Hobbit anziano, dai candidi capelli e una faccia gentile piena di rughe. Nonostante sia cambiato completamente dall'ultima volta che l'ho visto, i suoi occhi pieni di vita sono gli stessi. Bilbo Baggins allarga le braccia lasciando che il nipote lo abbracci con trasporto. Vorrei salutare anche io il caro Bilbo, raccontargli delle tante cose che sono successe e sentirmi di nuovo come a Casa Baggins, ma Gandalf ci fa segno di lasciare I due soli.
Io, Sam, Pipino e Merry stiamo passando del tempo in una delle tante sale di lettura di Imladris quando Frodo ci raggiunge. "C'è un banchetto programmato, a quanto pare!", ci informa, "Forza, andiamo." Mentre ci incamminiamo verso la sala per le feste, Frodo si mette di fianco a me. "Come sta Bilbo?" –"L'ho trovato bene", risponde Frodo, "Anche se l'età sta iniziando a farsi sentire anche per lui, temo. L'effetto dell'Anello era davvero straordinario. Bilbo non verrà al banchetto, ma dopo desidera parlarti. E anche io!", esclama. "Elrond ti ha detto qualcosa? Ha potuto aiutarti?" Scuoto la testa, pensierosa. "Non volevo distrarlo dale tue cure, Frodo. Credo che nei prossimi giorni andrò a parlargli. Ma è successo qualcosa, al Guado...", esito un po', "Insomma, non so se hai voglia di ricordarti di quel momento proprio ora che sei guarito..." Frodo allontana l'ultima frase con un deciso gesto della mano. "Non preoccuparti. Dimmi tutto." Prendo fiato. "I Cavalieri Neri...Quando li ho visti, in qualche modo ho avuto la sensazione che potessi controllarli. Poi ho pensato qualcosa, o forse l'ho detta ad alta voce, non so...Ho ordinato loro di andarsene in nome di Annatar, e...e poi il fiume è impazzito e ha trascinato via i Cavalieri e sono svenuta...Immagino." Frodo si ferma e mi guarda corrugando la fronte. "Annatar era il nome del Nemico quando è giunto a Gran Burrone", aggiungo. L'Hobbit moro mi scruta ancora più stupito. "Bocciolo, non che io non ti creda, ma sei sicura di quello che è successo?" Il mio cuore sprofonda di qualche centimetro. Quello che dico è così poco credibile? "Sì, ne...ne sono sicura", balbetto, e sono lungi dal sembrare sicura, "Insomma, so che sembra assurdo, ma in quel momento sembrava tutto così incredibilmente reale." –"Mi stai dicendo che sei stata tu ad aizzare il Guado?", ribatte Frodo, "Scusa se te lo dico, ma mi sembra poco probabile, e non ha detto Elrond stesso che è stato lui?" Inizio a mordermi il labbro inferiore. "No, cioè sì, l'ha detto, e gli credo, ma...Ho anche perso i sensi e...Non so, sembrava tutto così vero...E poi quella sensazione, non so proprio come descrivertela, Frodo, ma ti assicuro che è successo davvero, e la questione con Annatar, ti ho detto chi è Annatar? E quello che ho pensato, Frodo, io..." Lui mi prende per mano. "Sei confusa, Bocciolo", dice con dolcezza, "Lo sarei anche io. Ma ti credo, davvero. Dopo il banchetto promettimi che andrai da Elrond a raccontargli tutto, d'accordo?" Annuisco, rendendomi conto del flusso di parole con cui l'ho appena inondato. "Vi muovete, voi due?", esclama Merry da in fondo al corridoio, strappandoci dai nostri pensieri, "Andiamo al banchetto, poi avrete tutta la sera per starvene soli soletti." Ridacchia e gira l'angolo.
La sala è percorsa da un piacevole brusio che copre il suono delle posate. Il cibo è abbondante e il vino scorre a fiumi. Io, Sam, Merry e Pipino siamo seduti in fondo al tavolo posto ai lati della pedana centrale. Frodo è poco lontano, immerso in una discussione con quello che sono sicura sia un Nano. Non ne ho mai visto uno in tutta la mia vita, ma ne ho sentito parlare moltissimo nei racconti di Bilbo. Guardo il Nano con curiosità: La sua barba bianca è talmente lunga che gli arriva alla vita, e al collo porta una collana di diamanti. Le sue spalle sono robuste ed è più alto di Frodo di due teste o poco più. Sono presenti anche Gandalf e Arwen, di Aragorn però non c'è traccia, e i gemelli non sono ancora tornati.
Il banchetto giunge alla fine, e la sala si svuota. La maggior parte degli ospiti segue Elrond nel salone dove l'ho incontrato per la prima volta. Seguo la folla, cercando Frodo con lo sguardo e chiedendomi cosa fare. Trovo l'Hobbit moro in compagnia di Bilbo, seduto su una panca in fondo al salone. Senza pensarci due volte corro ad abbracciare il vecchio Hobbit che ride e mi stringe a se' con fare paterno. "Guarda chi si rivede! La nostra Bocciolo di Rosa. Sempre più graziosa! Dimmi, come stai?" -"Bene, adesso", rispondo, "Ma ne abbiamo passate tante negli ultimi giorni! Che bello ritrovarti qui, Bilbo." -"Anche per me è bello rivedere tutti voi.", sorride lui. Sam si siede vicino a noi, e proprio come ai vecchi tempi Bilbo ci racconta delle sue avventure che, questa volta, lo hanno portato qua da dove non intende più andarsene.
All'improvviso, Frodo mi da un colpetto sulla spalla. "Gandalf e Elrond si sono appena allontanati", mi sussurra, "Coraggio, va' a parlargli!"
Annuisco e mi alzo, giusto in tempo per vedere la punta grigia del cappello dello stregone che si allontana nella folla. Sguscio fra le alte figure degli Elfi perdendo Gandalf e Elrond di vista, e quando esco dalla sala sono spariti. Giro un po' alla cieca per l'edificio di Imladris, quando sento dei passi e due voci che conversano. Sto per andare loro incontro quando una frase mi ferma. "...Sei sicuro che sia Bocciolo di Rosa?". E' Gandalf. I passi si avvicinano. In meno di un secondo il mio sesto senso ha deciso di mandarmi a nascondere dietro ad una spessa colonna lì vicino. Mi appiattisco contro i delicati bassorilievi e aguzzo le orecchie. "No, non lo sono", risponde Elrond, "Ed è giusto così, ma la faccenda non fa che insospettirmi." Non dovrei origliare. L'ho già fatto una volta con Gandalf... Eppure rimango ferma immobile. "Nessuno ne è al corrente, però.", è di nuovo Gandalf. -"Se è davvero successo ciò che penso, avranno deciso di tenerlo segreto." -"Senza dubbio.", mormora lo stregone, "Ma davvero non riesco a crederci. E cosa dovremmo fare? Non possiamo tenerla all'oscuro. E se poi la tua intuizione si rivela essere sbagliata..." I passi si fermano. "Non lo so", ammette Elrond, "La questione è intricata. Mi chiedo perchè, di tutti gli Hobbit della Contea, Bocciolo di Rosa abbia dovuto incontrare proprio Frodo Baggins." Ad un tratto non riesco più ad ascoltare. Le mie gambe si muovono da sole e prima che Gandalf e Elrond possano riconoscermi giro i tacchi e corro via svoltando in un corridoio poco lontano.
Corro alla cieca, giù per scaloni e attraversando ponticelli, e non mi fermo a riflettere fino a quando mi accorgo di riconoscere il posto dove sono finita. Ma certo, è la camera che gli Elfi mi hanno messo a disposizione quando siamo arrivati qui. La camera a sinistra invece appartiene a Merry, e sento delle voci parlare dietro di essa. Senza bussare, entro. Le tre figure sedute sul letto sobbalzano e ammutoliscono all'istante, ma tirano un sorriso di sollievo quando vedono che sono io. "Per tutte le pinte, Bocciolo", borbotta Merry, "Bussa, la prossima volta. Ci hai fatto prendere un colpo." Sam mi osserva meglio. "Stai bene? Sei pallida e tremi." -"E' tutto a posto", rispondo, forse un po' troppo in fretta, "Voi piuttosto, cosa stavate bisbigliando?" Pipino sorride sornione e fa segno di avvicinarmi. "Domani ci sarà un consiglio", mormora con fare cospiratorio, "Verrà gente da ogni angolo della Terra di Mezzo per discutere dell'Anello. Bilbo e Frodo sono entrambi invitati, ovviamente, ma nessuno ci vieta di dare un'occhiatina." Capisco al volo. E, nonostante abbia appena origliato una discussione di Elrond, decido che lo farò ancora. Forse come una specia di sfida, o per capriccio, non so. "Vengo anche io", dico decisa. Merry sorride da un'orecchio all'altro. "Meraviglioso. Ti aspettiamo alle sette in fondo alla scalinata che da sul parchetto di aceri." Auguro la buonanotte e mi accoccolo sotto le coperte del mio letto, cadendo in un sonno interotto più volte.
"Hai un'aspetto orribile. Le occhiaie ti arrivano fino alla gonna." E' così che, raffinato come sempre, Merry mi augura il buongiorno. Rispondo con un mugugno indecifrabile. Sgaiattoliamo fra gli alberi, riuscendo a scorciare qualche invitato venuto da lontano per il consiglio di Elrond. C'è uno strano Elfo, diverso da quelli di Imladris. E' vestito di verde e marrone, è alto e i suoi capelli sono lunghi e dorati. Ha un bel viso delicato dagli occhi celesti e attenti. Lo sento presentarsi a qualcuno come Legolas figlio di re Thranduil, da Bosco Atro. Dai racconti di Bilbo e da sonnacchiose lezioni di geografia nel ripostiglio del mio cervello, emerge una vaga immagine di una grande macchia scura vicino ad una lunga striscia nera, forse un fiume. C'è anche un Uomo alto dal volto nobile, gli occhi focosi e la capigliatura fulva, e ha un grande corno attaccato allla cintura. Il gruppetto, una volta affidati i cavalli a qualcuno, si dirige verso una piazzetta vicino ai portici. Pipino ci fa cenno di seguirli. Quatti quatti, io e Sam ci accovacciamo fra dei cespugli dietro al semicerchio di sedie tutte occupate. Pipino e Merry si nascondono sotto ai portici. Vicino a noi intravedo dei lunghi capelli grigi e una testa riccia e mora che supera a malapena lo schienale della sedia. Vicino alla testa mora, mi pare di vederne una bianca, ancora più bassa. A metà del semicerchio è seduto Elrond. Quando inizia a parlare, tutti ammutoliscono.
"Siete stati convocati per rispondere alla minaccia di Mordor. La Terra di Mezzo è sull'orlo della distruzione. Porta qui l'Anello, Frodo." Lui si alza e, timidamente, appoggia l'oggettino dorato sul tavolino posato al centro. Si inizia a mormorare e io inclino la testa, fissando l'Anello senza poterne levare gli occhi. L'uomo con il corno che ho visto prima si alza e parla con voce potente. "Perchè non usare questo dono per sconfiggere il nemico? A lungo mio padre, sovrintendente di Gondor, ha tenuto a bada le forze di Mordor. Date a Gondor l'arma del nemico!" Gondor? Probabilmente ci siamo spostati troppo a destra sulla cartina perchè io possa aver prestato attenzione alle lezioni. Adesso mi avrebbe fatto comodo, e prendo mentalmente nota di ripassare qualcosina. Aragorn smentisce l'uomo di Gondor. "L'Anello risponde solo a Sauron. Non potete usarlo." -"Cosa ne sai tu, Ramingo, di questa faccenda?", ribatte l'uomo, irato. L'Elfo biondo di prima, Legolas, si alza in piedi. "Quello che hai davanti non è un semplice Ramingo. E' Aragorn figlio di Arathorn. E' a lui che dovete la vostra alleanza." L'uomo di Gondor fissa Aragorn, incredulo. "Questo è l'erede di Isildur?" -"E al trono di Gondor.", aggiunge Legolas. L'uomo si siede, corrucciato. "A Gondor non serve un re", borbotta, ma non credo che molti l'abbiano sentito. "L'Anello deve essere distrutto.", conclude Elrond, come se non avesse sentito lo scambio fra l'Elfo e l'Uomo. Un Nano dalla vaporosa criniera rossa estrae la sua ascia e la cala sull'Anello con entusiasmo. Qualcosa dentro di me si smuove e voglio urlare, ma Sam mi preme una mano sulla bocca prima che qualcuno ci possa sentire. Con gli occhi sbarrati osservo come il Nano viene scaraventato indietro con la sua ascia, e l'Anello sembra scrutare minaccioso il pubblico. "L'Anello può essere distrutto solo dove è stato forgiato, Gimli figlio di Gloin.", dice Elrond. "Nel Monte Fato, a Mordor. Non c'è altra scelta. Qualcuno deve portarlo nella Terra del Nemico." Sam mi tocca una mano, preoccupato. Mi accorgo che sto sudando. La gente del Consiglio sta litigando, vari insulti volano fra un'Elfo e un Nano, ma io non ascolto, so solo che sto tremando e sudando e sono furiosa, non potete distruggerlo
"non potranno distruggerci", dice l'uomo, seduto vicino a me, soddisfatto. "Li inganneremo." -"Non essere frettoloso", sibilo, "Hai notizie dall'Eregion?" L'uomo annuisce pigramente. E' bello, i suoi capelli ramati gli danzano sulle spalle possenti. "Quello sciocco di Celebrimbor sta facendo lavorare i fabbri giorno e notte." Faccio un brusco cenno con il capo. "I tempi sono propizi, allora", mormoro, "Presto capiranno l'inganno, ma allora sarà troppo tardi." Sono soddisfatta anche se cerco di nasconderlo all'uomo. Che si illuda pure. Sarò io a forgiar-
"Lo porterò io!"
Il piccolo Hobbit si è alzato, tentenna un po', ma quando pronuncia queste parole è sicuro. Ho la vaga sensazione di aver appena perso un tassello fondamentale, come se mi fossi appena dimenticata qualcosa, ma non importa, perchè adesso tutta la mia attenzione è dedicata a Frodo e no, mi rendo conto che non sono stupita. Forse ho sempre saputo, dall'inizio della nostra avventura, che non sarebbe finita a Gran Burrone. Tutto questo però mi ha preso un po' alla sprovvista. Chi stava litigando ora tace. "Porterò io l'Anello a Mordor", ripete Frodo. "Solo...Non conosco la strada", aggiunge, timidamente. Gandalf sorride un po', vedo Bilbo sospirare, e credo che anche loro avevano questo presentimento fin dall'inizio. "Ti aiuterò a portare questo fardello, Frodo Baggins.", dichiara Gandalf, appoggiandogli una mano sulla spalla. Aragorn si è avvicinato, con una luce negli occhi.
"Se con la mia vita o con la mia morte riuscirò protteggerti, lo farò. Hai la mia spada." Si avvicina l'Elfo di Bosco Atro. "E il mio arco." Gimli, il Nano che ha cercato di distruggere l'Anello, fa qualche passo in avanti. "E la mia ascia." Sorprendentemente, l'Uomo alto che viene da Gondor si avvicina a Frodo. "Ebbene, reggi il destino di tutti noi, piccoletto", dice, "Se questa è la volontà del consiglio, Gondor la accetterà." Prima che riesca a fermarlo, Sam è schizzato fuori dal nostro nascondiglio e si è catapultato verso Frodo. "Padron Frodo non va da nessuna parte senza di me." E dato che ormai mi sono sporta in avanti nel tentativo di riacciuffare Sam e sono ben visibile, non mi resta che sorridere a metà fra l'imbarazzato e il vittorioso e correre a prendere per mano Frodo. Non dico niente. Ha già capito. Mentre Pipino e Merry corrono verso di noi dimenticando ogni segretezza mi chiedo se per caso tutti noi cinque già sapevamo che sarebbe finita così. Elrond sospira. Poi un piccolo sorriso si fa largo sul suo volto. "Dieci compagni. E sia. Voi sarete la compagnia dell'Anello." Mentre stringo la mano a Frodo, un gesto pieno di cose non dette, noto Elrond e Gandalf che si scambiano uno sguardo eloquente e sento la mano di Gandalf stringere la mia spalla. Un pensiero assurdo, forse alimentato dalla paura, mi travolge: Non voglio stare in questo posto un secondo di più.
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