In viaggio

Inutile dire che, appena ci troviamo soli, Frodo si mette a discutere con me, Sam, Merry e Pipino. Quest'ultimo gli sventola un dito davanti alla faccia con fare minaccioso. "Tu non puoi dirci proprio niente! Siamo arrivati fino a qui insieme, e continueremo insieme. Noi Hobbit dobbiamo restare uniti!" Frodo mi lancia un'occhiata disperata, come se fossi la sua ultima speranza. "Bocciolo, almeno tu! Non potete venire con me, e tu meno di tutti. Sei ancora senza memoria, e ti ho già portato abbastanza guai..." -"Veramente", ribatto con un sorrisino, "Non mi hai mai esplicitamente chiesto di seguirti. L'iniziativa l'ho sempre presa io. E sarà sempre così, caro il mio Frodo."

La porta si apre di scatto ed entra lo Stregone Grigio. "Gandalf!", esclama Frodo, quasi implorando, "Diglielo tu! Diglielo che non possono accompagnarmi." -"Dovrà legarmi e gettarmi in un fiume, per impedirmi di venire.", dice Merry, serissimo. Gandalf sospira. "Temo che hai ragione", mormora, "E non intendo adottare metodi talmente drastici." Frodo mi punta addosso il dito indice, con fare quasi accusatorio. "Almeno lei, allora", ripete Frodo, "Fai restare almeno lei. Rabbrividisco al solo pensiero di quello che potrebbe capitarle, e comunque lei è qui per ritrovare la memoria con l'aiuto di Elrond. Suvvia, Bocciolo, lo sai anche tu che è la tua assoluta priorità, adesso. Vero, Gandalf? E' vero che gli Elfi le ridaranno i ricordi?" Gandalf mi guarda dritto negli occhi, e anche se le mie orecchie diventano rosse, ricambio coraggiosamente lo sguardo. Lui sa che io so. Ma non mi interessa. Non resterò ad Imladris. Forse sono una codarda, penso, e da qualche parte dentro di me nasce una bruciante vergogna, Forse ho troppa paura di scoprire cosa si cela dietro a tutti questi segreti. Forse preferisco restare senza ricordi per sempre. "Serve a qualcosa dirti che dovresti tornare nella Contea accompagnata da un'Elfo?", chiede Gandalf, piano. Frodo gli lancia un'occhiata confusa. "No", rispondo, e spero di sembrare sicura, "Io farò parte della Compagnia dell'Anello. Punto. " Gandalf annuisce. Credo che abbiamo stretto un tacito accordo- Facciamo come se non fosse successo niente.

"Non ti capisco, Bocciolo di Rosa.", mi ripete Frodo più tardi, mortificato, "Non hai parlato a Gandalf ed Elrond, ieri sera?" Stringo le labbra e non dico nulla. "D'accordo, non dirmelo, se non vuoi.", sospira, ma capisco che è offeso. "Non ho parlato con nessuno dei due", dico, e in fondo non è neanche una bugia. "E comunque adesso non è importante", aggiungo velocemente prima che Frodo possa dire qualcosa, "Dobbiamo pensare a partire, a distruggere l'Anello, eccetera. Io sto bene. Davvero." Lui mi squadra da capo a piedi. "Sei sicura di stare bene? Sei...Strana." -"Sto benissimo. Sono preoccupata per te e per il viaggio, ecco tutto. Per questo devo venire anche io. Se rimanessi qui ad aspettarti, potrei impazzire di paura." Con sollievo, mi accorgo che lo penso veramente, e mi sento un po' meno codarda. Naturalmente sono preoccupata per lui, senza ombra di dubbio voglio accompagnarlo, e non per allontanarmi da Gran Burrone e dai segreti che nasconde Elrond. "Quindi verrai con me", conclude Frodo, finalmente sconfitto. "Sempre", confermo.

***

In ogni caso, restiamo ad Imladris per settimane. Non vedo mai Elrond, e mi sorprendo mentre sospetto che mi eviti. Quello che è successo la sera quando Frodo si è svegliato non è che un pensiero stipato e nascosto a fatica in un piccolo ripostiglio della mia mente. Ho preso l'abitudine di bere infusi di erbe forti, prima di andare a dormire. Si dice che soffochino i sogni. La partenza della Compagnia dell'Anello è quello che conta, adesso.

Ci è stato raccomandato di viaggiare leggeri, perché viaggeremo a piedi. Così scelgo di portare con me solo il piccolo zaino. Indosso lo stesso vestitino marrone con piccoli ricami verdi, che gli Elfi hanno lavato e cucito dove ce ne era bisogno, la mia giacchetta viola prugna e l'ormai logoro mantello che mi diede Frodo quando mi svegliai nella Contea. Solo Gimli il Nano indossa stoicamente armatura ed elmo. Una volta gli ho chiesto di poterlo tenere in mano, ma mi è caduto a terra da quanto era pesante. Gimli però ha intenzione di indossarlo per tutto il viaggio, facendomi ammirare la forza dei Nani.
Decido di portare anche il mio pugnale preso dai Tumulilande. Nonostante sia lungo e pesante, mi sento in dovere di tenere qualcosa con cui possa proteggermi. Una settimana prima della nostra partenza sgattaiolo nella stanza vicino all'armeria per trovare una cintura e un fodero adatto alla piccola spada. "Cosa cerchi, piccola Hobbit?", mi chiede una voce, gentilmente. E' uno dei gemelli. "Non sapevo che foste tornati,..." -"...Elladan", conclude l'Elfo, liberandomi del tentativo di capire quale dei due fratelli sia. "Siamo tornati ieri notte. Quindi hai intenzione di partire anche tu. Stai cercando un'arma per il tuo pericoloso viaggio?" -"Solo un fodero", spiego, e gli mostro il pugnale. Elladan si avvicina e studia la lama con occhio esperto. "Questo è troppo lungo e pesante per te, cara Hobbit! Riusciresti a malapena a sollevarlo. Sei talmente piccola e delicata che trovarti una lama adatta qui a Imladris è quasi impossibile. No, so io cosa darti." Dicendomi di aspettare, corre via con i suoi svelti piedi elfici. Quando torna, in mano ha un piccolo arco di legno, e sulle spalle porta una faretra piena di frecce, anch'essa di piccole dimensioni. "Tieni", sorride Elladan, porgendomi l'arco, "Questo è piccolo e leggero, perfetto per una piccola Mezzuomo. Era mio, quando ero pressapoco della tua stazza. Prova a tendere la corda- così, brava." L'arco è decisamente meglio dell'ingombrante pugnale. La faretra è talmente leggera che in spalla non la sento neppure e Elladan mi promette che dopo un paio di sue lezioni sarò capace di scagliare le frecce. Soddisfatta lo ringrazio e tengo l'arco con me.

***


Partiamo al crepuscolo, sotto consiglio di Elrond, in modo da nasconderci agli occhi del Nemico. "Partite con animo sereno!", ci augura al momento della separazione, "Addio, e possa la benedizione di tutti i Popoli Liberi accompagnare il vostro cammino. Che le stelle vi illumino il volto!" Elrohir ed Elladan, dietro di lui, alzano le mani in segno di saluto. Arwen tace, il suo sguardo è distante. Bilbo abbraccia tutti noi Hobbit. "Buona fortuna!", esclama, "Frodo, ragazzo mio, so che non posso chiederti di tenere un diario, ma sappi che al tuo ritorno voglio un resoconto completo. E non tardare troppo! Addio!" Le parole fiduciose di Bilbo mi fanno coraggio, e mi metto in marcia, un filo rincuorata. Mentre attraversiamo il ponte che ci porterà fuori dalla valle di Gran Burrone, molti Elfi ci guardano camminare, salutandoci. Scaliamo il sentiero ripido e serpeggiante che si inerpica per le pareti della vallata, e presto sbuchiamo nel mezzo della brughiera coperta d'erica. Le stelle luccicano sopra di noi come tanti gioielli. Mi volto un'ultima volta. Imladris luccica dolcemente nella notte, come se mille lucciole stessero annidate nella valle. Per qualche secondo nasce in me l'ardente desiderio di correre giù per il sentiero e tornare dagli Elfi, da Elrond, e buttare giù il muro che ho costruito intorno al mio passato. Ma mi giro con decisione, guardo in avanti, e mi metto in marcia. Scaccio ogni pensiero dalla mia mente e insieme al resto della Compagnia mi incammino nella notte.

Abbandoniamo la Via al Guado di Bruinen. Dormiamo di giorno, in qualunque macchia d'ombra che riusciamo a trovare. Faccio amicizia con i compagni che non conoscevo: Con Gimli avevo già scambiato qualche parola a Imlradris, perché nonostante l'aspetto minaccioso mi era subito riuscito simpatico. Non conoscevo  l'Elfo Legolas, invece- Alto e regale, diventavo sempre timida quando gli parlavo. Invece è molto cordiale e divertente, facendomi trovare a mio agio dopo pochi giorni di viaggio. Anche all'uomo di Gondor, Boromir, all'inizio non osavo rivolgere parola, grande e fiero com'è, ma ormai gli parlo liberamente, e lui è sempre gentile.

Siamo accampati su un'ammasso di terra rocciosa, con qualche cespuglio che spunta qua e là. La maggior parte di noi sta dormendo, Pipino e Sam fumano, Legolas controlla le sue frecce. Io sono appoggiata contro il tronco di un alberello, sonnecchiando fra me e me. "Cos'è quello?", l'esclamazione improvvisa di Sam mi fa sobbalzare. "Shhht!", lo ammonisce Aragorn. "Chiedo perdono", sussurra l'Hobbit, "Ma guardate: E' una nuvola o..." -"...Sono uccelli!", dice Legolas, dall'acuta vista elfica. Stormi di volatili neri si stanno dirigendo verso di noi, effettivamente simili ad un'enorme nuvola scura. Cra, cra, cra, cra. "Nascondetevi!", sibila Gandalf, trascinando Pipino con sé dietro ad una roccia, "Sono crebain, vengono dal Dunland. Sono spie, ne sono abbastanza certo." Mi nascondo con Boromir e Legolas sotto ai cespugli, osservando il rumoroso stormo di crebain che vola sopra di noi. Quando sono passati oltre, Gandalf ci fa segno di raccogliere i nostri bagagli. "Dobbiamo ripartire. Presto, questo posto non è più sicuro. Vedete quella montagna lì in fondo? E' il Caradhras. In due giorni di marcia dovremmo raggiungerlo."

Dopo due giorni siamo davvero arrivati ai piedi della grande montagna. La via è ripida e accidentata. Il vento gelido fischia fra le rocce, frustrandomi le membra. Sotto le gonne, la pelle delle mie gambe è accapponata. Verso mezzanotte, il cielo nero inizia a piangere candidi fiocchi di neve. La neve mi piace -ero così deliziata la prima volta che la vidi, nella Contea!- ma questa è fredda, crudele, e sta diventando decisamente troppa. Gli Uomini, Gandalf e Gimli vi affondano già fino alle caviglie. Io e gli altri quattro riusciamo a malapena a muoverci. Solo Legolas cammina, leggero e spensierato, sull'alto strato di neve. "L-la prossima v-volta nasco E-Elfa", borbotto, battendo i denti per il freddo, mentre cerco di farmi strada. "Prendete in spalla gli Hobbit!", tuona Gandalf al di sopra del fischiare del vento. Lui prende Frodo, Aragorn si mette in spalla Sam, Boromir ha sia Merry che Pipino, io vengo dolcemente sollevata da Legolas. Il vento è così forte che devo chiudere gli occhi per non farli lacrimare; non mi sento più i piedi. Dopo quello che potrebbe essere un'ora o un anno ci fermiamo per riposare. Non riesco neanche più a tremare. La neve mi copre velocemente, appoggio la testa sulla spalla di Pipino e lascio che i fiocchi di neve di chiudano le palpebre..."Per i Mezzuomini sarà la morte, Gandalf!", ruggisce Boromir, scuotendomi violentemente e svegliandomi di colpo. Mormoro una protesta. Lo Stregone Grigio mi passa una fiaschetta di cuoio. "E' mirwor, cordiale di Imladris. Bevetene un grosso sorso, su."Il caldo e forte liquore mi inonda da capo a piedi, scaldandomi e svegliandomi. Mi alzo, mi arrampico sulle forti spalle di Legolas e ci tuffiamo di nuovo nella bufera.  Il Caradhras sembra ridere di noi. Gandalf manda Legolas in avanscoperta per vedere se riusciamo a proseguire. L'Elfo mi fa scivolare fra le braccia di Aragorn, vicino a Sam, ed esclama: "Addio! Vado a cercare il sole!" Torna poco dopo, ma senza il sole. "Dietro alla sporgenza c'è un grosso cumulo di neve." La tempesta continua. Guardiamo tutti Gandalf, in attesa. "Qui c'è lo zampino del Nemico", dice lo Stregone, "Il Caradhras ci ha sconfitti. Dobbiamo scendere immediatamente." Non mi sento più le estremità. Puntini neri danzano davanti ai miei occhi, la mia testa è pesante. Sento vagamente che vengo sollevata da Legolas, e che la Compagnia dell'Anello si gira e inizia stancamente la discesa.

"...Non abbiamo altra scelta che proseguire, oppure ritornare a Gran Burrone." Spalanco lentamente gli occhi. Un fuoco scoppietta davanti a me. "Ben svegliata", dice Sam, e mi passa un po' di salame e del pane. "Cosa succede?", chiedo. "Gandalf sta proponendo di passare attraverso le Miniere di Moria", sussura Sam, "Non sembra un bel posto, però." Lo Stregone, gli Uomini, l'Elfo, il Nano e Frodo stanno discutendo, quando un ululato squarcia la notte. Rabbrividisco.

Viene gettata altra legna sul fuoco, e ci stringiamo intorno ad esso. "Sguainate le vostre lame, mettetevi schiena contro schiena!", ordina Gandalf quando gli ululati si avvicinano. Tanti occhi luccicanti compaiono intorno a noi, grandi e famelici. Tremante, estraggo una freccia dalla faretra. Sento il sudore scendermi giù dalla nuca. Davanti a noi è comparsa l'enorme figura scura di un lupo ringhiante. "Ascolta, segugio di Sauron!", tuona Gandalf, "C'è Gandalf qui. Fuggi, se tieni alla tua orrida pelle!" Il lupo non si lascia impressionare, e con un balzo salta verso di noi. Una freccia di Legolas fischia, la fiera viene trafitta e cade a terra. Il resto del branco ulula e si avvicina. Gimli rotea la sua grande ascia, Boromir e Aragorn le spade. Noi Hobbit ci stringiamo dietro a Gandalf, che grida: "Naur an edraith ammen! Naur dan i ngaurhoth!" Lancia in aria un tizzone ardente. All'improvviso, sento un ringhio vicinissimo al mio orecchio, e cado all'indietro, evitando così le enormi fauci di un lupo nero. Esso però adesso è sopra di me, ansimandomi in faccia, inchiodandomi a terra. Sono paralizzata dal terrore, non riesco nemmeno a gridare. Il mondo intorno a me sembra fermarsi mentre fisso le pupille del lupo. Riesco a specchiarmi nel suoi occhi gialli, e lui guarda nei miei. Non oso respirare. Proprio quando so per certo che il mio visso verrà divorato in questo esatto secondo, il lupo uggiola, si gira e scappa via, lasciandomi illesa. Confusa, resto sdraiata per terra. "Bocciolo!", grida Frodo correndo vicino a me, "Stai bene?" -"Non mi sono fatta un graffio", sussurro e mi alzo lentamente, "Il lupo è corso via, così all'improvviso." -"Forse il fuoco lo ha spaventato." Alzo gli occhi: Gandalf ha incendiato la chioma degli alberi della collina, i lupi stanno fuggendo, spaventati da lame e frecce. -"Sì...forse", mormoro, senza riuscire a togliermi dalla testa l'immagine di quei penetranti occhi gialli che fissano i miei, prima di allontanarsi, pieni di paura...O almeno, così mi è sembrato. Quando anche l'ultimo lupo è scappato e il fuoco si è spento, facendo piangere ai rami fiocchi di cenere, Gandalf annuncia: "Partiamo subito...E passeremo per Moria."

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