Fuga con Glorfindel

Sdraiata nel mio letto, fisso il soffitto nero sopra di me, in attesa. Dovrei dormire, ma l'idea di quello che dovrebbe succedere me lo impedisce. Grampasso è seduto alla finestra, guardigno.
Non so quante ore rimango nel mio letto in uno stato di dormiveglia, ma quando il grido "Aprite, in nome di Mordor!", innaturale, minaccioso, echeggia per la locanda, mi sveglio del tutto. Col fiato sospeso rimango ad ascoltare i rumori provenienti dal piano di sotto, nelle stanze destinate a noi. Lenzuola lacerate, urli disumani di rabbia, letti ribaltati, mobili distrutti. Dopo qualche minuto mi alzo e corro alla finestra. Delle figure nere e incappucciate saltano su destrieri altrettanto neri, per galoppare via ringhiando, lasciando dietro di loro una scia di terrore. Rimango in piedi ancora per qualche secondo, poi mi accoccolo di nuovo sotto le lenzuola e questa volta mi addormento subito.

Omorzo Cactaceo è giustamente sconvolto dalla fine che ha fatto la stanza, la mattina dopo. E lo è ancora di più quando scopre che le stalle della locanda sono state aperte e le bestie scappate- Anche i pony di Merry. Secondo Grampasso, comunque, i pony non ci avrebbero aiutato a scappare dai Cavalieri Neri, e che ci serve solo un animale per trasportare i bagagli. L'unico pony in tutto il villaggio è un povero animale denutrito e caracollante, per il quale il suo losco proprietario chiede ben dodici soldi d'argento. E' l'unica scelta che abbiamo, e così un Ramingo, cinque Hobbit e un pony spelacchiato (battezzato Bill da Sam) si allontana da Brea.

Grampasso non aveva certo esagerato quando parlava della sua abilità nel scovare sentieri. Decide di abbandonare la Via, e non incontriamo anima viva per tutto il giorno. Il Ramingo per adesso ha intenzione di raggiungere un certo Colle Vento e decidere dopo cosa fare. Le colline si avvicinano, e mentre camminiamo, Merry chiede, preoccupato: "Questo posto...Mi ricorda i tumuli. Ci sono spettri dei tumuli su Colle Vento?" Grampasso gli rivolge un sorriso calmante. "No, su nessuna di queste colline ci sono degli spettri. Molto tempo fa, gli Uomini dell'Ovest costruirono su Colle Vento una grande torre-vedetta, Amon Sul. Fu bruciata e distrutta, eppure un tempo era alta e splendida. Dicono che Elendil aspettò lì la venuta di Gil-Galad dall'Occidente, ai tempi dell'Ultima Alleanza." Gil-Galad...? Corrugo la fronte.
"Chi era Gil-Galad?", chiede Merry. Grampasso, perso nei propri pensieri, non risponde. Invece Sam si mette a cantare con voce sommessa una poesia che narra di Gil-Galad, insegnatoli da Bilbo. Dopo tre strofe, però, si ferma. "Questo è tutto quello che so..." -"Fa parte del poema La caduta di Gil-Galad scritto in antica lingua", dice Grampasso, improvvisamente, "Bilbo deve averla tradotta." -"Continua ancora", fa Sam, "Ma parlava solo di Mordor. Non ho imparato quella parte- Mi faceva venire i brividi! Non avrei mai pensato che un giorno anche io mi sarei recato da quelle parti!" Pipino è terrorizzato. "Andare a Mordor! Spero proprio che non di arriverà a questo." -"Non pronunciare quel nome cosí forte!", lo riprende Grampasso.

Verso sera finalmente raggiungiamo il fianco di Colle Vento. In cima, come ci è stato raccontato, c'è un anello di vecchie pietre, qualche accenno di colonne, uno sbiadito ricordo della bellezza di Amon Sul. Sotto di noi si snoda la Via, come un vecchio serpente marrone. Rimaniamo a fissare il paesaggio per qualche tempo, quando Frodo lancia un urlo e indica qualcosa in lontananza. Due macchioline nere si muovono lentamente verso ovest, altre tre verso est, andando loro incontro. Grampasso ci afferra tutti per i mantelli, trascinandoci dietro alle pietre di Amon Sul. "Il nemico è qui", annuncia gravemente. Eppure, decidiamo di passare la notte qua. Se ci muoviamo, dice il Ramingo, i Cavalieri ci vedranno. "Ma i Cavalieri vedono, nel vero senso della parola?", chiede Merry, "Insomma, sembra che usino il naso al posto degli occhi, come cani. Però tu ci hai fatti nascondere come se potessero vederci." -"I cavalli neri vedono", ribatte Grampasso, "E i Cavalieri non vedono il mondo della luce come noi, ma le nostre forme proiettano ombre nelle loro menti, e nell'oscurità percepiscono molti segni. Infine... L'Anello li attira." Frodo si guarda intorno come un animale in trappola. "Se mi muovo, vi vedranno e mi inseguiranno. Se rimango, li attirerò su di me! Non c'è scampo!"Grampasso gli posa una mano sulla spalla con fare rassicurante. "Non disperare, non sei il solo. Adesso accendiamo un fuoco, facciamo luce. I Cavalieri non amano il fuoco."

Così poco dopo siamo tutti attorno ad un piccolo falò scoppiettante, e l'uomo ci racconta mille leggende su tempi remoti. Quando ne ha terminata una, Merry gli chiede di continuare il poema di Gil-Galad. Grampasso scuote la testa. "Non credo sia opportuno parlare di quegli episodi in queste circostanze." -"Allora narraci degli Elfi", propongo io, e ispirata dal libro regalatomi da Bilbo aggiungo: "Conosci la storia di Tinùviel?" Grampasso annuisce. "Conosco l'ann-thennath degli Elfi che parla di quella storia." E così si mette a cantare la vicenda che avevo soltanto letto. La canta con un'espressione malinconica, un velo di tristezza cala sulla sua voce, come se provasse lui stesso la pena di Beren e Lùthien. Questo non fa che rendere la sua voce ancora più bella, e lo sto a sentire incantata, come se scoprissi la storia per la prima volta. Quando la canzone finisce, Grampasso sospira. "E' difficile da rendere nella nostra lingua corrente. Parla dell'incontro da Beren figlio di Barahir e di Lùthien Tinùviel figlia di Thingol, re degli Elfi. La sua bellezza era pari al  rifulgere delle stelle di Elbereth. In quei giorni il Grande Nemico, di cui Sauron non era altro che un servitore, viveva nel Nord, ad Angband. Gli Elfi dell'Ovest, tornati nella Terra di Mezzo, gli dichiararono guerra per riconquistare i Silmaril che egli aveva rubato. Ma il Nemico fu vittorioso e Beren dovette fuggire, giungendo nel regno di Thingol. Lì fu incantato dalla vista di Lùthien che cantava e danzava, e la chiamò Tinùviel- usignolo. Molte disavventure li separarono, Tinùviel salvò Beren dalle prigioni di Sauron e insieme riuscirono a strappare uno dei tre Silmaril dalla corona del Grande Nemico. Beren però fu ucciso da un lupo di Angband, e morì fra le braccia di Tinùviel. Ella però scelse la mortalità, di morire al mondo, per poterlo seguire. Si canta che si incontrarono di nuovo al dilà dei Mari e che insieme oltrepassarono i confini del nostro mondo." Senza che me ne accorga, dalle mie labbra esce una frase che pronuncio con incomprensibile furore. "Gli Elfi non avevano alcun diritto sui Silmaril. Appartenevano a lui, dal principio. E' sempre stato il preferito di Ilùvatar." -"Bocciolo, cosa...?" Scuoto la testa, confusa. Non so neanche io cos'ho appena detto. Grampasso mi afferra un polso. "Cosa hai detto?" -"Non lo so. Lo giuro. Non ne ho la più pallida idea." I penetranti occhi grigi dell'uomo mi fissano con attenzione. Frodo mi viene in aiuto. "Vedi, Grampasso, Bocciolo di Rosa non ha la più pallida idea di chi sia. Si è ritrovata otto mesi fa nella Contea senza memoria, e speriamo tanto che a Gran Burrone troverà aiuto. Forse ciò che ha appena detto è un lampo del suo passato..." Il Ramingo mi lascia andare. "Capisco." Poi si alza. "Vado ad accertarmi che sia tutto a posto, qui intorno. Cercate di dormire, se potete."
Cosí il Ramingo si allontana nel buio. Noi ci accocoliamo nei nostri mantelli, in attesa. Nessuno di noi riesce a dormire.
Ad un certo punto, un urlo disumano che mi fa rizzare i peli squarcia la quiete della notte. Lo conosco fin troppo bene, e salto su portando istintivamente la mano al pugnale. Gli altri mi imitano, e con un'occhiata d'intesa ci precipitiamo verso la cima di Amon Sul. Ci mettiamo schiena contro schiena, con le nostre piccole spade in mano, benchè non sappiamo minimamente come maneggiarle. Un freddo gelido mi ricopre mentre osservo quattro figure incappucciate comparire sotto i vecchi archi della torre. I Cavalieri Neri sembrano buchi scuri nella notte, tanto sono oscuri i loro mantelli. Contemporaneamente, i quattro sguainano le loro lunghe spade, e continuano ad avanzare verso di noi. Il sudore mi cola capiosamente giù per la nuca e anche le mie mani sono appiccicose. Quasi non riesco a pensare chiaramente. I primi a smuoversi sono Merry e Pipino. Con un urlo coraggioso si lanciano contro una delle figure incappucciate, sventolando i loro pugnali. Il Cavaliere si limita a muovere la sua spada verso le loro, facendo ruzzolare i due Hobbit per terra.
Mi stringo contro Frodo e Sam, terrorizzata. Le gambe mi tremano, incontrollabili, e non so cosa fare. Sam mi lancia un'occhiata decisa. Io capisco al volo e senza neanche pensare a cosa sto facendo mi slancio verso al Cavaliere Nero davanti a me, con Sam al mio fianco. Sento la lunga lama dell'essere cozzare contro la mia, e l'impatto è cosí forte che le mie gambe non reggono. Rotolo qualche metro sul terreno gelido, sbucciandomi le ginocchia, ma quando mi puntello di nuovo sui gomiti non sono ulteriormente ferita. Frodo è solo in mezzo alle figure incappucciate, nei suoi occhi azzurri si legge solo paura. Improvvisamente, lo vedo infilarsi una mano in tasca, e poco dopo è sparito. "No!", rantolo con quel poco di fiato che ho. I Cavalieri Neri evidentemente riescono a vedere Frodo, perchè si voltano tutti in una direzione. Uno dei quattro alza la spada e la affonda verso terra. L'urlo di Frodo rischia di squarciarmi i timpani. Gattono verso dove presumo sia il mio amico, che si sta sfilando l'Anello. All'altezza dello sterno, la sua camicia è squarciata e sotto si intravede una ferita violastra. Frodo ansima e emette gemiti di dolore mentre cerco di capire come aiutarlo. "Bocciolo...", sussurra agonizzante. "Sono qui", mormoro prendendogli una mano, "Sono qui." Mi guardo intorno, disperata. E lí, da uno degli archi di Amon Sul, spunta fuori Grampasso, con una torcia fiammegante in mano e la sua spada nell'altra. Agilmente colpisce i Cavalieri Neri con la fiaccola, disarmandoli se cercano di attaccarlo. Con i mantelli in fiamme, i Cavalieri fuggono, urlando d'agonia. "Grampasso!", esclama Sam vicino a me. Il Ramingo ci raggiunge in fretta, inginocchiandosi accanto a Frodo. Affera la lama che giace vicino a lui e la lascia cadere, sbarrando gli occhi. "In pochi riescono a curare questa ferita, ma farò ciò che posso. Dobbiamo andarcene da qui: I Cavalieri si metterano di nuovo sulle nostre tracce." Cosí afferra Frodo e se lo carica sulle spalle senza sforzo apparente. Noi quattro Hobbit lo seguiamo mentre si precipita giù per il Colle Vento. In una macchia boscosa, Grampasso poggia Frodo per terra. "Sam, conosci l'athelas?". Sam esita qualche secondo, poi annuisce. "Sí, é una pianta." - "Cercane qualche foglia", spiega Grampasso, "Rallenterà il peggioramento della ferita." Sam e il Ramingo scompaiono nella notte. Io asciugo il sudore sulla fronte di Frodo. I suoi occhi azzurri sono distanti e nebbiosi, respira a fatica e un liquido verdastro si sta raggrumando intorno alla sua bocca. "Coraggio", sussurro, cercando di trattenere le lacrime. Per fortuna, Grampasso e Sam tornano presto, con un mazzetto di foglioline verdi in mano. Il Ramingo le spezzetta e ci sputa sopra, poi la applica sulla ferita di Frodo. "Questo é il massimo che posso fare. Veloci, adesso. Dobbiamo raggiungere la casa di Elrond." Si carica di nuovo Frodo in spalla e si mette in marcia. Troppo lenti, troppo lenti!, non posso smettere di pensare mentre corriamo nella notte.  Frodo non smette di lamentarsi, e come in un incubo temo che per lui sia troppo tardi. "C'é un cavallo dietro di noi!", esclama improvvisamente Merry con voce stridula. É la fine. Invece Grampasso é raggiante in viso e si é fermato. Sto per chiedergli cosa ci trova di tanto divertente nella nostra situazione, quando davanti a noi appare un destriero bianco. Sembra emettere luce propria, e le bardature sfavillano come stelle. Il cavaliere é alto e i suoi lunghi capelli dorati sventolano come un'aureola intorno alla sua testa. "Ai na vedui Dúnadan! Mae govannen!", grida il cavaliere, e vorrei piangere dal sollievo. É un'Elfo. Grampasso alza le braccia in segno di saluto, e il cavaliere si avvicina a noi al piccolo trotto. "Questi é Glorfindel, e vive nella casa di Elrond", dice il Ramingo. Glorfindel ci rivolge un sorriso, i suoi occhi blu sono gentili. É solo un'impressione, o il suo sguardo indugia su di me qualche secondo di troppo?
"Salute, amici, e benincontrati!", ci saluta l'Elfo con una calda voce profonda. "Mi hanno mandato da Gran Burrone per cercarti, Frodo. Non temete, amici, il mio cavallo è veloce, e presto saremo da sire Elrond." Aiutiamo Grampasso ad adagiare Frodo sulla sella di Glorfindel, davanti a lui. L'Elfo stringe le gambe sui fianchi del cavallo, che parte all'istante al galoppo. "Coraggio", ci incita Grampasso, "Raggiungiamo la Via e seguiamoli." Anche se corriamo come se avessimo il diavolo alle calcagna -E ce lo abbiamo davvero!- Glorfindel non si intravede sulla Via. Il suo cavallo elfico è davvero veloce, per fortuna. Verso il sorgere dell'alba siamo esausti, e Grampasso ci concede una  pausa. Dormiamo un pochino, ma siamo costretti a ripartire dopo alcune ore. Marciamo per un tempo che mi sembra interminabile, e dopo un po' scorgiamo un destriero bianco in lontananza. Glorfindel avrà fatto riposare anche Frodo. Procediamo quindi nella scia dell'Elfo, e di primo pomeriggio raggiungiamo quello che è chiamato il Guado di Gran Burrone. Il fiume infuria alcune miglia davanti a noi, spumeggiante e ruggente. E, sovrapposto a quel rumore, udiamo anche il rimbombare degli zoccoli di quattro cavalli al galoppo. "Fuggite!", urla Glorfindel davanti a noi, "Fuggite! Il Nemico ci è sopra!" Se prima ero stanchissima, adesso mi sono svegliata tutto ad un tratto. Mi precipito verso il Guado con Merry, Pipino e Sam, con Grampasso dietro di noi. Due Cavalieri Neri ci hanno aggirato e galoppano come furie verso il fiume per tagliare la strada a Glorfinel. Questo ha già spinto il suo riluttante cavallo nell'acqua. Ma nel fiume sono comparse anche altre cinque figure. Gli altri Cavalieri si sono aggiunti alla caccia. Nel fiume davanti all'Elfo e Frodo adesso ci sono sette Cavalieri Neri, dietro di loro due. Tutti e nove accerchiano il cavallo bianco di Glorfindel, è una situazione disperata. "Ti porteremo a Mordor!", urlano i nove con le loro voci disumane. "Oh Elbereth", riesco solo a sussurrare, paralizzata dal terrore. Glorfindel ha coraggiosamente spronato il destriero bianco al centro del fiume rumoreggiante. Sguaina la sua spada elfica, e il cavallo sul quale è seduto si impenna un poco sulle zampe posteriori. "Oh Elbereth", ripeto, e le labbra mi tremano...Fino a quando, fissando i nove Cavalieri Neri, mi avvolge una strana sensazione di potere. E' inebriante, e quasi ho paura da questa sensazione che non conosco, ma che va rafforzandosi. Vedo uno dei nove che avanza verso l'Elfo, e mi pervade una rabbia incontrollabile. Andatevene. Lo sto dicendo veramente o è solo nella mia testa?  Il Cavaliere alza la testa di scatto. Mi sta guardando? Non saprei dirlo, con quel cappuccio. Andatevene, in nome di  Annatar!  Si sente un rombo e uno scroscio. Andatevene! Ve lo ordino!  L'acqua del fiume sembra sollevarsi, ruggendo. Sulla candida spuma sembrano galoppare tanti cavalli bianchi. Sento Sam vicino a me esclamare "Oh!", mentre il fiume fa imbizzarrire i cavalli neri e trascina con se' le nove figure incappucciate. Resto a fissare come immobilizzata come, in questo cataclisma, Glorfindel rimane eretto in sella. Il rombo si allontana, sento un'incredibile debolezza impadronirsi di me e crollo a terra.

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