Capitolo 6. fiorellinosbocciato E spechiodellanima

Il primo giorno del corso cinematografico  andò proprio come speravo. Ero stata messa in coppia con Sebastian, il ragazzo più bello della scuola, il più dolce e decisamente anche il più ambíto della scuola.

Probabilmente tutti nella scuola avevano capito che tipo fosse. Ma io non volevo capirlo.

Inziammo subito ad elaborare il materiale per lo short movie che abbiamo pensato, e stava già venendo benissimo. La professoressa mi fece provare una tale vergogna quando arrivò al nostro banco per vedere come stesse andando il nostro lavoro. Prese il foglio e lo iniziò a leggere ad alta voce.

<<Martha, una giovane di San Francisco, è sempre stata presa in giro a causa della sua storia. Parla veramente poco con gli altri e cerca di nascondere sempre ciò che prova. Il suo mutismo selettivo era dovuto al suo passato molto travagliato, iniziato con l'abbandono da parte dei suoi genitori, quando aveva 9 anni. La piccola aveva una grave forma di asma e i genitori non volevano soffrire se l'avessero persa. Nonostante il dottore abbia detto che se segue la cura starà bene e potrebbe anche passarle l'asma. Nell'orfanotrofio dove l'hanno lasciata, c'erano alcuni ragazzi burberi che sembravano essere interessati ai suoi soldi, dato che si vedeva che era una ragazza ricca. Le chiedevano un dazio mensile di dieci dollari, quando lei diceva: <<Dove li prendo i soldi. Io non vado ancora a lavorare>>, si beccava calci e pugni nelle zone più nascoste possibile dai vestiti, perché colpirla al viso sarebbe stato un passo falso. All'età di 17 anni Martha decise di scappare da quel posto triste, malinconico e covo delle violenze più abominevoli che lei potesse mai aver subito in vita>>. Avevamo deciso di cambiare la trama, infatti non sarebbe più stata adottata come avevamo inizialmente pensato. <<Capì che la sua vita sarebbe iniziata proprio da quella sua fuga. Conosceva le lingue, poiché gliele hanno insegnate nell'orfanotrofio, conosceva bene le basi della scrittura: era più acculturata di quanto pensasse. Decise di bussare a una porta qualunque e fu aperta da un giovane ragazzo, Taylor, che la ospitò in casa. Sapeva che fino ai 16/18 anni sarebbe dovuta andare a scuola, ma non aveva nessuno che la potesse iscrivere. Il padre del ragazzo, di nome Marcus, decise di andare lui a iscriverla a scuola, nella stessa classe di suo figlio. Non era ben accetta nella classe di Taylor, infatti veniva presa in giro poiché non parlava mai e...>> Fermò la sua lettura.

<<E?>> feci io il verso. <<Ci farebbe continuare? Così se vuole può leggerlo completo?>>

<<Veramente sarebbe finita l'ora. E dovreste continuare a casa. Non ve lo assegno come compito per casa, ma voglio almeno la trama completa la prossima volta. D'accordo?>> Ci fa lei. <<Comunque ottimo lavoro. Lo porterai sulla buona strada Josie>>. Era l'unica professoressa che mi chiamava per nome in tutta la scuola. Dicendo quella frase, indicò Sebastian.

Io arrossii e lui sembrò arrabbiarsi. Anche se cercò di trattenersi.

La professoressa fece uscire gli altri dall'aula, ma trattenne me per parlarmi. Aveva capito che la trama dello short movie era in parte ispirato alla mia vita, sentita spesso al telegiornale come uno dei casi più famosi e gravi di violenza domestica. E voleva capire cosa io avessi realmente subito. Quasi subito le immagini di mio padre che picchiava e violentava mia madre e subito dopo prendeva me a cinghiate si fecero spazio nella mia mente. Notate le lacrime la professoressa decise di non insistere. Disse che avrei potuto parlarne con lo psicologo della scuola se avessi preferito, ma io scossi il capo.

Mi disse che potevo uscire dalla classe. Avevo notato che Sebastian era rimasto fuori dal portone, ma sembrava aspettarmi. Io, in lacrime, corsi in bagno. Mi chiusi nella toilette senza pensare a niente. Sentii la porta del bagno aprirsi e qualcuno entrare. Sentii ben presto la sua voce. <<Stai bene?>>

Per non far sentire che avevo pianto, mi asciugai gli occhi e il viso e mi schiarii la gola. Risposi in modo affermativo. Stavo male, ma gli avevo detto che stavo bene. Quanto ero stupida allora. Lui mi avrebbe potuta aiutare a scappare da questa vita che sembrava essere sempre contro di me da quando ero nata. Ma io rifiutai categoricamente il suo aiuto. Dissi di nuovo: <<Sto bene>>.

<<Ti ho vista correre qui in lacrime. Posso aiutarti? C'è qualcosa che posso fare, Josie?>> Mi aveva scoperta. Ma non volevo fargli conoscere la mia vita.

<<No davvero. È stato solo un crollo nervoso>>.

Uscii dal bagno completamente con il viso completamente asciutto ma rosso per le lacrime. Lui si avvicinò a me e chiese che cosa volesse la professoressa per avermi trattenuta in classe. Dissi che erano solo cose di scuola. Lui sembrò credermi anche se neanche io stessa, che avevo pronunciato quelle parole, mi credevo.

Mi lavai le mani in fretta e furia e uscii dal bagno. Lui mi seguiva. Mi chiese se avessi bisogno di un passaggio dato che il tempo presagiva una pioggia fitta. Rifiutai ancora una volta il suo aiuto. Dissi che sarebbe venuta mia madre a prendermi.

Lo guardai salire su un grosso fuoristrada e partire. Se ne andò. Dovevo accettare quel maledetto passaggio, dato che mia madre non arrivò, la professoressa sarebbe rimasta a scuola altre quattro ore e il cielo minacciò con un forte lampo l'arrivo dell'imminente pioggia. Non avevo neanche l'ombrello.

M'incamminai sotto la pioggia fino a casa con solo il giubbotto di pelle a coprirmi il capo. Mi ero tutta bagnata, avevo freddo, mi sentivo come sommersa in un mare che non aveva pietà. Mi aveva fatta affogare senza darmi neanche la possibilità di salvarmi con qualche tentativo di nuotata.

All'improvviso un clacson dietro di me. Il suo fuoristrada spuntò nella fitta pioggia  poiché lui sembrava avesse capito che avevo bisogno di aiuto. Mi aprì lo sportello. <<Tua madre?>>

<<Mi sà che si è trattenuta al lavoro>>.

<<Sali che ti accompagno io>>.

Decisi di accettare. Chiesi subito scusa per aver bagnato tutta l'auto. Vedendo che tremavo come un pulcino bagnato, spense il motore dell'auto e mi prestò l'asciugamano che ha usato lui per l'allenamento. <<Non è il meglio, ma è già qualcosa. Non credi?>>

La accettai, mi asciugai i capelli, la pelle bagnata, tolsi il giubbotto di pelle ormai fradicio e totalmente rovinato. Ringraziai infinitamente la sua generosità. Si tolse la giacca e me la poggiò sulle spalle. Per un momento sentii il contatto della sua pelle con la mia. La sua mano aveva toccato lievemente il mio collo, e ciò mi provocò un brivido lungo tutta la colonna vertebrale. <<Stai bene?>>

<<Come minimo mi verrà una febbre da cavallo>>. Sorrisi. <<Comunque si. Sto bene grazie>>.

Durante il tragitto non volò una mosca. In un momento, io tenevo la mano sul seggiolino quando lui poggiò la sua mano sulla mia. La accarezzò con dolcezza. Mi scappò un sorriso.

Appena arrivammo a casa mia - aveva smesso di piovere - , gli ridiedi la giacca, scesi e volli invitarlo a scendere e ad entrare in casa, ma lui si rifiutò. <<Devo andare ad aiutare mio padre. Sai, lui fa l'artigiano e a volte ha bisogno di aiuto>>.

<<D'accordo. Grazie ancora>> dissi chiudendo lo sportello.

Lui mi chiamò. <<Senti... dato che per la prossima lezione vuole la trama completa, quando potremmo incontrarci?>>

<<Quando vuoi. Io sono sempre disponibile!>>

<<Mercoledì alle diciassette per te va bene?>>

<<Ma certo>> dissi con un sorriso ebete. Lui anche sorrideva con il suo sorriso da trentadue denti. Era meraviglioso quando sorrideva. Io lo amavo anche se avevo capito che lui, a quei tempi non mi calcolava affatto dato che comunque ero la sfigata della scuola.

<<A mercoledì allora>> mi salutò lui con la mano e un largo sorriso. E partì con la sua auto a tutta velocità.

Quanto odiavo il fatto che corresse così veloce con quell'alto sul suolo bagnato dalla pioggia.

Quando mi avvicinai al portone, notai che che l'auto di mia madre era all'interno del parcheggio. Perché non mi era venuta a prendere a scuola?

Quando entrai vidi mia madre che baciava il suo giovane e aitante avvocato. Si vedeva come lei era innamorata di lui. Speravo davvero che almeno lui la ricambiasse e non la stesse soltanto usando per fare i comodi suoi. Quando notai che l'avvocato l'aveva presa in braccio e poggiata sul tavolo con le gambe aperte avevo capito che avrebbero fatto l'amore.

Era per lui che mi aveva mollata a scuola senza nessuno che mi venisse a prendere? Decisi di interrompere il loro momento romantico. Bussai con forza sulla porta. Entrambi smisero in imbarazzo di fare ciò che stavano facendo.

<<Ciao Josie>> mi salutò Edward. L'avvocato era talmente bello che anche io mi sarei innamorata di lui se non fossi stata troppo giovane.

<<Amore>>. La mamma si avvicinò e cercò di darmi un bacio sulla guancia che io rifiutai. <<Amore ma... Sei tutta bagnata. Ti verrà la febbre se non ti togli questi abiti di dosso>>.

<<Sono tutta bagnata perché tu eri troppo occupata per venirmi a prendere. Stronza>> dissi scoppiando in lacrime. <<Ha dovuto accompagnarmi un ragazzo della scuola. Mentre tu eri qui a farti i tuoi porci comodi. Ti odio>>. Mi mollò uno schiaffo fortissimo al viso. Scoppiata in lacrime, me ne andai al piano di sopra chiudendomi a chiave in camera.

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