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Il troll correva ignaro di tutto, scuotendo la sua grossa testa in qua e in là e agitando la clava che colpiva indistintamente oggetti ed esseri viventi; sembrava non essersi accorto della grossa fune che attraversava la strada, legata a due tronchi e tesa a circa due metri da terra. Per un momento, però, il grosso mostro sembrò esitare, rallentando il passo proprio a breve distanza dall'ostacolo e girando leggermente verso destra. Anna seppe che era giunto il suo momento: non c'erano i suoi genitori a giudicarla e a dirle cosa doveva fare; non c'erano occhi critici, non c'erano rimproveri, ma non c'era neanche aiuto. C'era solo lei, in quell'istante, con solo le sue forze e la sua volontà: aveva deciso da sola quello che voleva fare e come farlo; era stata una sua scelta e se avesse perso sarebbe stato solo un suo fallimento. Ignorando la testa leggera e i morsi della fame che si stavano facendo sentire dopo settimane di dieta ristretta, uscì correndo dal suo nascondiglio e andò a posizionarsi proprio davanti alla corda, dalla parte opposta rispetto al troll.
-Ehi, tu! Brutto e sporco troll! - con un grugnito la creatura si girò verso di lei, guardandola con una scintilla di curiosità in quegli occhi acquosi e vuoti. -Sì, sto proprio parlando con te! Hai finito di spaccare tutto? Vieni a prendere me, se ne hai il coraggio! -
Con il cuore che le trapanava il petto e la gola secca, Anna si voltò in fretta e iniziò a correre più veloce che poteva, sperando che il troll la seguisse. Ruotò appena la testa e vide con la coda dell'occhio che il grosso mostro aveva abboccato al suo amo: iniziò a correre ululando verso di lei, ma dopo pochi metri le sue grosse gambe colpirono la fune e il suo corpo massiccio iniziò ad oscillare pericolosamente in avanti.
-Via! Via tutti!– gridò Anna, disperatamente, spostandosi dalla traiettoria del troll e cercando di allontanare i piccoli esseri viola che correvano alla cieca in mezzo alla strada. Riuscì a gettarsi in un vicolo insieme a due piccole creature appena in tempo per vedere il corpo enorme accasciarsi sulla strada fortunatamente vuota, producendo un boato assordante ed alzando una nube di polvere enorme che impregnò l'aria provocando una tosse simultanea. Nonostante la visuale rarefatta Anna riuscì a scorgere la figura di Antonio che nel frattempo era riuscito ad arrampicarsi sul tetto di una delle casette, reggendo tra le braccia un grosso contenitore pieno di legna ardente. Sorrise istintivamente osservando i sui movimenti impacciati e quella sua insicurezza che risultava evidente anche da metri di distanza: come se fosse intimamente convinto di non essere altro che un sacco vuoto tenuto in piedi solo dall'ammasso dei suoi errori e delle sue scelte sbagliate. Eppure prima lo aveva visto mentre con mani esperte accendeva il fuoco strofinando tra loro due pietre, ripetendo un gesto che le aveva detto aver imparato quando era ragazzo. Le era sembrato un'altra persona, in quel momento. Rimase a guardarlo rannicchiata dietro al muretto di una casa mentre con mani esitanti lui raccoglieva un pezzo di legno e lo immergeva nel fuoco, per poi lanciarlo di sotto proprio nel momento in cui il troll stava iniziando a rialzarsi sulle sue enormi giunture barcollanti. Il fuoco colpì un ginocchio del grosso troll e quasi istantaneamente un terribile grido impregnato di dolore e sgomento squarciò il cielo rosa facendo tremare le ossa fragili dentro il corpo di Anna, che sorrise; la sua idea sembrava aver funzionato: il troll era del tutto terrorizzato da quella piccola fiamma. Antonio dovette essere giunto alla stessa conclusione, perché proprio in quel momento lasciò cadere con un urlo tutto il contenitore pieno di legna infuocata, che si riversò con un botto sordo sul troll infuriato, il quale iniziò a gridare con ancor più veemenza. Il grosso corpo si dimenava in preda al terrore, cercando di liberarsi invano da quelle fiamme; dopo pochi istanti, non vedendo altra via di scampo, il troll cominciò a correre divorato dal fuoco, distruggendo tutto ciò che incontrò al suo passaggio, finché non uscì dal villaggio e scomparve all'orizzonte, tra i tronchi blu degli alberi e il rosa pallido del cielo. A quel punto Antonio scese dal tetto e corse insieme ad Anna a prendere i secchi d'acqua che avevano preparato prima, nel tentativo di spegnere l'incendio. Dopo qualche secondo anche le piccole creature viola, ancora tremanti per lo shock e la paura, si misero all'opera per aiutarli: dopo pochi minuti il fuoco si era spento, lasciando resti carbonizzati un po' ovunque, nel silenzio del piccolo villaggio distrutto ora avvolto dal fumo e dalla polvere. Anna e Antonio si guardarono per un attimo, esausti e sudati, poi scoppiarono insieme in una risata liberatoria.
-Antonio, è stato grande con quel fuoco! Ha colpito quel brutto troll proprio al momento giusto! -
-Ma senza la tua idea non ce l'avremmo mai fatta! Come facevi a sapere che i troll hanno paura del fuoco? - Anna arrossì leggermente.
-L'ho scoperto una volta, giocando a Dungeons&Dragons, una specie di gioco di ruolo... Non ero per niente sicura che potesse funzionare davvero, anche perché non so neanche se quello fosse davvero un troll – Antonio le strinse una spalla con un sorriso rassicurante; sembrava diverso: le mani gli tremavano molto meno e la sua postura era più dritta.
-L'importante è che abbia funzionato -
Solo in quel momento si accorsero del silenzio innaturale che era calato sul villaggio: tutti i piccoli abitanti rimasti si erano radunati in cerchio attorno a loro e li osservavano con i loro grandi occhi splendenti, senza proferire parola. Dopodiché, uno di loro fece un passo avanti: i suoi capelli ricci erano di un bianco candido e il suo copricapo blu era più alto e decorato in maniera molto più sfarzosa rispetto a quello degli altri; li guardava con un'espressione enigmatica dipinta sul volto violaceo dalla pelle solcata da rughe dritte ed austere.
-Vi ringraziamo per aver salvato il nostro villaggio – annunciò, con voce sorprendentemente profonda considerando la sua piccola statura. Anna fu stupita di sentirlo parlare nella loro lingua. -Dunque, le leggende erano vere dopotutto –
La strana figura fece una pausa carica di significato, mentre Anna e Antonio rimasero ad osservarlo in silenzio senza capire di cosa stesse parlando. Infine iniziò a recitare con voce solenne: -Quando l'essere dalle dimensioni di un gigante e l'anima di un diavolo attaccherà il villaggio, solo il coraggio di due viaggiatori raminghi potrà salvare vite innocenti - indicò con un ampio gesto del braccio prima Anna e poi Antonio, concludendo gli ultimi versi della profezia -La Ragazza che vuole avere il controllo e l'Uomo che ha perso la fiducia -
Il silenzio era denso, nessuno osava parlare. Anna aveva persino smesso di respirare ed Antonio si era irrigidito al suo fianco. Il capo della tribù allungò le sue braccia secche verso di loro, guardandoli con un benevolo sorriso sulle labbra.
-Spero che riusciate a salvare voi stessi, proprio come avete salvato noi – proclamò -Ora afferrate le mie mani, ve ne prego -
Anna e Antonio obbedirono in silenzio, troppo stupiti per parlare, ma non appena le loro dita si strinsero attorno ai dorsi ossuti dell'anziana e saggia creatura, la luce verde ricomparve abbagliandoli e scaraventando nuovamente i loro corpi in un'altra dimensione.
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