La ballata delle madri e dei figli

Les Saint Jean bouche d'or
Qui prêchent le martyre
Le plus souvent d'ailleurs, s'attardent ici-bas
Mourir pour des idées
C'est le cas de le dire
C'est leur raison de vivre, ils ne s'en privent pas

Mourit pour des idees - George Brassend

Gli apostoli di turno che apprezzano il martirio
Lo predicano spesso per novant'anni almeno
Morire per delle idee, sarà il caso di dirlo
È il loro scopo di vivere, non sanno farne a meno

Morire per delle idee - Fabrizio De André

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Il vino bollente e speziato rischiò di ustionare le gole dei tre ospiti seduti sul divano di quell'accogliente stanzetta in cui bruciavano ciocchi di legno espandendo un piacevole odore di resina.

La locanda in cui i nuovi ospiti di Parsa erano stati mandati era un locale a due piani, nel primo vi era un soggiorno ( adibito a sala dei pasti e di ricevimento ) come quello in cui si trovavano e al secondo piano invece le stanze degli ospiti.

L'ambiente erano spartano come si confaceva ai membri dell'ordine a cui le quattro donne appartenevano, le pareti di pietra erano asciutte e trattenevano il calore del caminetto ( d'inverno era piacevole e dalvaga dall'ipotermia ma d'estate si rischiava l'effetto sauna ) mentre il pavimento e il tetto era in legno di pino nero, si notava la cura in esso riposta essendo lucidato e senza polvere, così come gli scarni ed essenziali mobili di legno chiaro, una mensola sopra il caminetto con un mezzo di fiori ( violette e roselline gialle ) e una copia del Libro, il tavolo e le sedie per i pasti, uno per accogliere i visitatori all'entrata, e infine il divano e gli sgabelli.

Il calore del vino insieme a quello emanato dal fuoco creava una sensazione di sonnolenza e piacevole torpore nei tre seduti davanti a quattro seggiole su cui erano adagiate due sorelle nere, una con in mano una un arpa ( la narratrice ) e l'altra un liuto.

Altre due sorelle erano in piedi, intente a vocalizzare accompagnando la musica e le parole delle compagna con l'arpa.

Era difficile definire l'età delle quattro donne, potevano avere vent'anni come cinquanta, tutte loro avevano lo stesso sfregio a deturparle un occhio e metà del viso, così come il cranio rasato e le guance scarne, per non parlare del saio nero lo stesso dei monaci, solo in altezza erano diverse, la prima quella che suonava l'arpa era la più alta e magra, la liutista invece era più in carne e bassina, le altre due, in piedi, erano alte uguali e dal fisico asciutto.

Eppure nonostante il loro fosse un ordine in cui si parlava poco e l'essenziale, erano state accoglienti, appena saputo che era stata Parsa a indirizzarli alla loro modesta locanda, dall'altro lato della città e accanto alle mura orientali, si erano premuniti a dar loro le stanze migliori e offrirgli il migliore vino speziato, e così dopo una cena frugale a base di carne di montone e broccoli schiacciati come contorno (  dopo aver sparecchio e lavato i piatti impedendo loro di aiutarle ) si erano offerte di cantare e suonare per loro i racconti del Libro.

Attenzione, non il Libro dei monaci della pece, quello era un altro ordine anche se parallelo e complementare a quello delle sorelle, ma essendo differente, le donne avevano un loro Libro con una diversa interpretazione delle Storie antiche, e la differenza stava nella loro divulgazione: se quella degli uomini rispettiva alla lettera le parole scritte nel Libro, invece le donne utilizzavano la musica come mezzo di espressione e modo di comunicare le Storie, motivo per cui le arti del canto e degli strumenti musicali erano d'obbligo per le ragazze che decidevano di indossare il saio.

Poiché gli uomini erano quelli che andavo in guerra e amministravano la legge e l'economia, per loro le parole scritte erano scevre e lontane da ogni interpretazione che non fosse quella letterale, a loro il compito di aiutare i soldati e i regnanti a condurre i cittadini lungo la via della rettitudine, qualunque fosse il mezzo.

Alle Sorelle invece era lasciata la gestione dei bambini, sia quelli umani che quelli "diversi", e oltre che gestire tutte le faccende che riguardavano le dispute fra coniugi, insomma tutto ciò che concerneva l'apparato matrimoniale, diventando col tempo delle consigliere e anche un porto sicuro per mogli senza figli o con mariti violenti e ubriaconi, spettava a loro giudicare, come un tribunale femminile, se una donna potesse o meno divorziare, e se necessario portarle via i figli, se non la ritenevano più degna, figli che mettevano in dei collegi appositi.

E per questo avevano deciso, senza il giudizio degli uomini loro colleghi, dato che esse era assegnato l'insegnamento e la pratica dell'educaIone, di divulgare le Parole con il mezzo allo stesso tempo semplice ma efficace, delle arti musicali, un mezzo che permetteva anche interpretazioni e dibattiti ( e da essi, secondo le sorelle, si originava l'impulso alla curiosità e la conoscenza ).

Per il loro essere vicine alla popolazione molto più dei monaci della pece ( i cui atti di divulgazione non venivano apprezzati da buona parte della popolazione di Issergundu - tranne che a Misserto, ovviamente-, considerati alla stregua di soporiferi predicatori vagabondi, e per il loro fervore mistico, molesti da rasentare l'aggressione ) era stato permesso di occuparsi degli ostelli e delle locande, come spiegarono a quei tre turisti relativamente stupiti dal vedere delle adepte al Culto occuparsi di faccende così prettamente "terrene".

- E ora, continuiamo...-

...ma il fuoco impietosito
dal muto pianto e le
richieste inespresse di Inanna

Parlò in sua vece, stupendo
alfine la giovane donna
che dritta si alzò con stupore

Ma il fuoco continuava a parlare la
lingua degli Dei che Inanna non
comprendeva,
ma il tono calmo la spinse
alla quiete della sonnolenza,
e allora gli Dei irati che la lingua
di Werah fosse così sprecata
per una mortale, una fiamma
d'azzura cadde
e il fuoco gemendo si spense,

Ma Innana qualcosa aveva compreso
e fra il sogno e la veglia

Che diverso aveva solo il calore,
che lo udì, e anche

il Dio irato nella fiamma azzurra
che non si spegneva,

- Tu sei Inanna, figlia di Werah
come può una mortale divina come te
non conoscere la lingua degli Dei?-

Sorpresa la fiamma si ridestò, e un intera foresta ne fu avvolta,
ma senza bruciare avvolse Inanna,

Che non poteva fuggire più allora,
sedendosi vide il centro della fiamma,
del bianco più accecante,
ed erano parole di un fuoco
senza calore, né amore
per lei.

- Innana- si sentì gridare
una voce di bimba che fece
scappare ancora
cocente d'ira il fuoco

E la foresta fu come se non
fosse mai stata bruciata dal
lampo divino, Inanna
si guardò mani e corpo

Era ancora intatta, e allora perché
Avvertiva dentro sé

Un immenso gelo
a prosciugare i suoi dubbi
ma anche le sue lacrime
di mortale.

E la bimba le si gettò in grembo,
Tea, la figlia primogenita
della donna con il marchio di fiore
che ora era nella capanna ad attendere
il loro ritorno col cuore in pena
e Inanna la strinse a sé, ora piangente
finalmente libera dall'incantesimo
del gelo.

Scendevano lacrime per le parole
di fiamme vive e turpi intenti
di emissari di ineluttabili fati che
di divini recavano in sé solo
il nome, e ora a Innana importava solo
di il fato della piccola Tea, che
tornasse a casa dalla vera madre

Doveva andare, che aveva chiesto
- inutilmente -
a un dio, alla natura, dei segni
delle risposte per un destino,
quello degli uomini,
di miseria e ostracismo,
e forse, con una bestemmia
aveva solo invocato
il proprio fato, ripudiandolo
con un perché mai
richiesto, ma sempre nel proprio cuore.

Lei sapeva e aveva visto nel
gelo, che l'attendevano
e allora se così era scritto
di affrettarsi, e non rendere orfani
altri figli, con inutili guerre
di chi non accettava mai
l'assenza di magia
per la resistenza, come
gramigna infesta erano tutti loro

e Inanna decise che sarebbe stata
l'unica ad essere estirpata.

La cantante tacque, fece un cenno a una delle due donne in piedi e quella le portò un bicchiere di vino speziato che bevve lentamente per poi rivolgere l'occhio sano ai suoi interlocutori.

- Da qui sappiamo tutti cosa accade, Inanna venne presa dagli elfi e torturata, doveva morire ma non lo fece, sopravvisse con le ferite che noi ci aiutoinfliggiamo per essere degni di sopportare il peso delle sue decisioni sul futuro degli uomini, e venne riaccolta dal suo villaggio, dalla donna con il tatuaggio e la bambina. Poi si legge che sparì una notte senza luna, nessuno la vide più per millenni, solo quando iniziarono a nascere i primi vampiri ricomparve, e lo fa tutt'ora, a volte come spirito, a volte come messaggera, e le sue apparizioni sono sempre legati e fenomeni infausti.-

E a quest'ultima frase voltò lo sguardo verso Ivark, che rabbrividì nonostante il calore del vino e del fuoco, lo sguardo della donna era intenso, troppo da sopportare tanto che dovette abbassare la testa.

Solo allora la donna riprese a parlare con un tono di voce appassionato ma serio, come se quella non fosse una storia che probabilmente raccontata a ogni turista che capitava di lì, ma come se ogni volta recasse con sé nuovi significati e interpretazioni.

- Ma ci sono alcune cose, che il Libro dei monaci non tacconta, il momento in cui lei si disconobbe come figlia di Werah, e il terribile momento in cui rise in faccia alla morte riempiendola di insulti e rifiutandosi di venire con lei, causando una brusca virata degli eventi fino a quel momento accuratamente pianificati. Ma non sono gli argomenti di questa serata. Qui ci concentreremo sulla figura della bambina, Tea, e del suo ruolo nella nascita dei vampiri.

E forse mesi o anni passarono
nelle notti sempre uguali
di urla e preghiere e pianti

Mai la fecero avvicinare
alla tenda della seconda madre

che invocava, nel dolore
il suo nome, e piangeva
così anche la figlia

straziata dal non
comprendere, e anche in lei
piano piano

si formava quella domanda
che tanto aveva straziato Inanna
quel perché che di folle dolore
ora e sempre
senza più risposte se non altro
dolore.

E quando spari
lei la cerco' ogni notte

per mille e più notti
nel luogo del fuoco gelido

e li attendeva, e li andava
anche quando la madre un altro
fratello le diede, e quando
gli uomini partirono
per fortuna, per guerra
per aver smesso di sperare

lei continuava ad attendere.

E allora la vide, la riconobbe

Inanna, cambiata e ferita
irriconoscibile
nella morte della vita tradita

Non l'abbraccio'
Non le sorrise né rispose
all'adolescente ormai donna

della scomparsa e i motivi

Ma a Tea qualcosa lasciò
un avviso, un presagio
o forse solo una benedizione

di non invecchiare mai
per mille e un anno

in modo da essere
testimone del declino
delle proprie speranze
d'aver rea, reso orfana

una creatura che gli Dei, che
il Padre, non comprendeva
da lui stessa creata
per capriccio, per distrazione
L'umanità.

E Tea lo fece, visse, amò
e dopo mille anni
di giovenizza eterna, di fratelli
e una madre, la seconda che la prima

era morta senza esserlo
mai invocata.

E orrori, figli e nipoti
morti e rinascite, stanca

si mise a vagare

E incontrò un re buono
a cui poco importava
della sua fallace umanità

ma per l'immortalità, la considerava
una sua pari, e così
lei rispose di sì, ma infine
dopo un anno di matrimonio
ai mille e più anni predetti, Inanna ricomparve.

- Anche qui non si sa cosa accade, solo che la maledisse per non aver rispettato la richiesta di osservare e essere testimone del nuovo regno degli uomini, e di esseri persa il loro prosperare ( ma anche l'orrore delle loro cacciate e uccisioni, la nota violenza animale così lei aveva ribadito, si sa solo questo ) definendola una traditrice per aver sposato uno stregone, uno di quelli che aveva contribuito all'aver ordinato agli elfi di torturarla. Si sa solo che la maledizione riguardava l'essere la prima a portare in grembo il primo dei vampiri.-

Inanna scomparve, di nuovo

e nei nove mesi di angosciosi sensi di colpa
successivi, Tea partorì e non
era umana la creatura né
d'altra specie, e similmente alla madre
d'Inanna, l'abbandonò alla propria sorte
Ma la bimba, una femmina, fu allevata e accudita, e visto che in Inanna portava in sé la compassione della propria razza

che nemmeno la morte poteva cancellare,
la bimba crebbe mostruosa senza parola né razioncino fino all'età d'undici anni in cui fu colmata
della saggezza e del verbo,
ma troppo tardi.

per dirlo alla madre

E in essa, come Inanna, nel suo
cuore s'avviluppo'
l'antico rancore.

E qui le vicende terminano 
e con esse
le storie.

Ivark, Minh e Ithil tacquero, e le donne diedero conferma dei loro dubbi, gli unici a non nascere pari a bestie prima della scoperta degli effetti positivi del sangue elfico, furono i primi bambini dagli occhi viola.

Dopo un silenzio a tratti imbarazzato e a tratti di digestione ( oltre del cibo ) anche della nuova consapevolezza acquisita, alla fine l'imbarazzo fu smorzato da un applaudire per le quattro donne, che per ringraziare dell'ascolto offrirono ancora l'ultimo bicchiere di vino speziato.

Quando tutti si ritirarono e le luci si spensero, nessuno si accorse che alla finestra qualcuno li aveva osservati in silenzio.

Emma restò li ancora un po', poi scese e atterrò nella ghiaia molle di fango, tirò su con il naso e si asciugo' gli occhi umidi.

Non pianse, non piangeva mai, eppure quella storia dopo millenni non smetteva mai di provocarle qualcosa, come una fitta.

Le odiava le sorelle nere, e sopratutto odiava il loro stupido Libro.

Emma si schiarì la gola e si guardo intorno sperando che nessuno l'avesse vista.

Poi si diresse verso il centro di Misserto, senza più pensare a nulla.

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E con questo capitolo, un po' un esperimento a dire la verità, termina la prima parte di questo volume quello per lo più dedicato ai singoli personaggi ( non sto parlando di Markann no no ) e da qui si andrà verso una "coralità" con tutta la combriccola e nuovi personaggi riuniti e il loro interagire insieme.

P.s vi avevo detto che la piccola Emma avrebbe avuto un ruolo importante ( nemmeno io me l'aspettavo un plow twist simile ma mi è venuto così ).

E forse si arriverà in tempo a sto Castello cobalto in tempo per preparare la revolution e organizzarsi con gli elfi per scacciare i vampiri nazi brutti e cattivi ( no non è vero in verità a me gli elfi non sono mai stati molto simpatici ma questa è un altra storia e troppa teologia fantasy dietro ) Insomma si vedrà ( sapete che io non seguo un canovaggio o direzione/finali prestabiliti, faccio tutto a "sentimento").

P.s Inanna era il nome di una divinità sumera e niente lo trovavo azzeccato

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