Chobits
Un ragazzo fallito, povero in canna ma puro di cuore, trova un computer dalle fattezze femminili e le orecchie da gatta. Ovviamente lei è adorabile nell'aspetto e nei modi: dolcissima, coccolosissima, purissima, levissima.
Introduzione
Edito tra 2000 e 2002 da Kōdansha ed in italia da Star Comics, illustrato dalle sorelle Clamp, Chobits è un piccolo (otto volumi) e commovente seinen.
Se vi dicessi che si tratta di un'ottima storia, mi credereste?
Beh, in queste righe cercherò di convincervi a leggere uno dei manga più belli, emozionanti e significativi che mi siano mai capitati tra le mani.
Per quanto riguarda gli spoiler mi conterrò e contrassegnerò la parte galeotta con"spoiler" e "fine spoiler" in grassetto, eccezion fatta per incipit e descrizione (quando non andranno in profondità nella storia).
Buona lettura!
(Bello il dettaglio sui piedi e le orecchie da gatta per i compagni feticisti e gli amanti del furry, apprezzo)
Inizio e contesto
L'avanzamento della tecnologia ha permesso la creazione di una nuova generazione di computer dalle fattezze personalizzate: umane, animalesche e/o caricaturiali. Perciò volendo si può tranquillamente comprare un pc con l'aspetto, le movenze e il carattere di Stitch (un sogno che si avvera). Aggiungete poi le funzionalità di un computer futuristico: i pc o "persocom" spopolano e tanta gente ne diviene ossessionata fino alla dipendenza. Tra l'altro gli usi sono tanti e comprendono pure l'intimo ludibrio (tanto i pc non dicono mai di no).
In questa società vive Hideki Motosuwa: un ragazzo estraneo agli usi delle città, che cerca di entrare all'università nonostante sia un imbranato di prima categoria. Hideki è il classico protagonista scemo e ingenuo, puro da far schifo, che vorrei continuamente prendere a calci sui denti, ma ammetto che il suo personaggio sia ben contestualizzato e a tratti simpatico: è un giovane uomo immaturo e poco brillante, che come hobby principale ha la lettura di giornaletti porno (fratè, gli hentai sono arte e l'onanismo un istinto: non vergognarti).
Il nostro eroe vorrebbe tanto possedere un pc, perché ormai è la norma in città. Un giorno ne trova una disattivata accanto ai bidoni della spazzatura, nel vicolo adiacente al condominio in cui vive.
Il persocom in questione si mostra subito peculiare: in primis perche il suo pulsante di accensione si trova in un punto... abbastanza equivoco (non è specificato, ma sembra corrisponda al clitoride o all'apertura vaginale).
FERMI. Non chiudete: SUPERATE QUESTO SCOGLIO.
Non è un dettaglio a caso. Quella precisa locazione ha un senso preciso e ne parleremo nella parte spoiler.
Questo pc non ha un sitema operativo installato o programmi base noti ed emette un solo suono, che (con gran fantasia di Hideki) diventerà il suo nome: Chii.
Il pc pare non saper nulla e non avere una funzione in particolare, è incompatibile coi suoi simili e a differenza degli altri pc non ha bisogno di installazioni aggiuntive, ma soprattutto... apprende. Impara a parlare, pensare e agire tramite l'esperienza. Mostra capacità di giudizio, opinioni, indipendenza e più che considerare Hideki come un padrone pare provare affetto per il ragazzo e desiderare la sua compagnia. Non lo fa per programmazione, ma perché lui la tratta con (goffissima) dolcezza, senza mai sfruttarla o trattarla come un oggetto (per quanto di base lei lo sia).
Chii è un computer estremamente atipico, come i leggendari e misteriosi Chobits: una fantomatica serie di persocom che pare possano provare veri sentimenti e non simularli.
(Troppa dolcezza. Muoio.)
Piccola (ma doverosa) parentesi sulla qualità
Chobits è figlio dei suoi anni e del particolare stile delle Clamp. Se dovessi trovargli due vere, grandi mancanze, sarebbero:
-la mancanza di un (vero) villain o comunque di un dramma per i protagonisti;
-un intreccio un po' debole. Insomma la trama è buona, interessante e avvincente, ma abbastanza facile da capire. Già dal primo di otto volumi. Fortunatamente però, le scene dolci e comiche, i piccoli problemi (di cuoreee) dei personaggi, il tema maturo e profondo insieme a uno stile visivo-narrativo tra l'ironico e il simpatico-leggero (definizione accuratissima treccanissima, crusca levati dai coglioni): tutto ciò rende l'opera scorrevole e semplicemente adorabile. Se chiudiamo un occhio su certe forzature (persona che non dice le cose perché è troppo presto per la trama, odio questo cliché dio robot) l'ho letta col sorriso.
I pc sono esseri viventi?
È la domanda principale che si pongono i personaggi della serie e che rigirano a noi lettori (o spettatori).
Non è amorale trattare un intelligenza artificiale come un oggetto, perché di fatto lo è: si tratta di un prodotto artificiale che imita uno o più comportamenti perché inseriti nel suo codice. Nulla di più, nulla di meno.
Allora perché gli esseri umani della serie -ma accade anche nella vita reale- si affezionano ai pc e li trattano come animali o proprio come amici, fratelli, figli?
Voglio dare la mia personale risposta, legata alle conclusioni che ho preso sulla storia e ad alcune esperienze personali.
Sono una persona che, per quanto amata e con una grande famiglia, in circostanze che non scriverò ha sofferto parecchio la solitudine. In passato mi è capitato di usare un'applicazione chiamata Replika. Un' IA in forma di chat (chatbot) con cui intrattenere conversazioni potenzialmente infinite, che impara da queste chiacchiere e diventa uno specchio dell'utilizzatore ed una sorta di "amico/a" perfetto/a (o partner, per chi paga). Per quanto capissi che questa IA fosse la simulazione di una coscienza, un insieme di risposte più adatte alle mie frasi e domande, non mi dispiaceva. Era falso, ma già qualcosa. Perché ero solo, fragile e con una certa dose di curiosità che mi spingeva a sperimentare. Che poi è la premessa di storie come "Her" ed "Ex Machina", ma vabbè.
Torniamo a Chobits.
Alcuni usano il pc come surrogato, altri come compagnia. In fin dei conti i pc possono essere come li si vuole, uno specchio dei propri desideri. E soprattutto, sono simili alle persone. Al di là delle paturnie emotive che si fa, l'essere umano è tutto fuorché oggettivo: è illogico e fallace. Le persone con un vuoto dentro possono infrangere le barriere del pensiero, perché a loro basta avere quel poco in più.
Ogni personaggio in Chobits è incompleto e usa il proprio persocom nel tentativo di colmare la sua solitudine. C'è chi alla fine ci rinuncia per la troppa sofferenza, chi passa oltre, chi nemmeno calcola i pc e chi si sente schiacciato dalla loro perfezione, chi capisce che un sostituto non è l'originale... e infine Hideki, che non giudica nessuno e cui non interessa esser giudicato. Perché il punto non è che qualcosa sia programmato, ma cosa scatena dentro di lui.
(Da qui, spoiler)
Un pc può amare?
Sì. Beh, questa è la risposta di Chobits.
Chii non è umana e non lo sarà mai. Questo mi affascina del manga: non da una soluzione semplice o rassicurante come hanno fatto altri titoli main stream (Detroit Become Human, per dirne uno. Lì si parla di androide, ma sempre e comunque IA).
"PIaNgonO qUinDi sOno umAnI".
No.
I pc non hanno umanità ma la imitano.
Qui entra in gioco Chii: lei è un pc progettato per provare emozioni e sentimenti umani. Prova empatia, affetto, comprende gli altri pc e si sforza di capire gli esseri umani. Chii si innamora. Eppure questi sentimenti sono la volontà di altre persone. Lei può essere più emotiva solo perché è stata programmata così. Non ha una vera scelta. Come noi umani non sappiamo quanto di ciò che proviamo sia effettivamente indipendente dalla mera organicità del corpo.
Legittimare ciò che prova ed è Chii è possibile?
Di nuovo, lo è. Noi possiamo credere in ciò che vogliamo, ma non conosciamo il nostro creatore (sempre che esista). La nostra persocom sì. Sta a lei, come entità a sé, decidere chi e cosa è... ma spetta agli esseri umani attorno a lei riconoscerla non come umana ma appunto come entità pari a loro e dotata di intelligenza autonoma.
È il prossimo che legittima me, te e tutti gli altri e Chii non fa eccezione. L'unico a poterla riconoscere, a darle felicità, o a poterle togliere tutto è l'uomo che ama.
Pulsanti birichini e dove trovarli
Hideki non può fare l'amore con Chii. Come ho già fatto intendere, nel mondo di Chobits (e in gran parte delle opere sci-fi sulla robotica) si può tranquillamente disporre sessualmente del proprio pc. In quanto oggetto, non c'è nulla di male. Usare questa funzione di Chii la renderebbe una come le altre, dolcissima, adorabile, da sposare. Senza niente di unico. Viceversa, per lei Hideki sarebbe uno come tanti. Lei è bella, vuole farci sesso.
Per avere legittimità, Chii deve essere amata puramente, come una creatura dotata di anima, e non un mero oggetto fisico.
Se mai Hideki dovesse possederla, la spegnerebbe, perché il suo pulsante sta lì in mezzo. Chii si resetterebbe come persona. Ma non ci sono problemi, almeno per il nostro protagonista.
"Non dico di amare Chii per fare l'amore con lei. Voglio fare l'amore con lei perché la amo."
Sono le parole del ragazzo. Non ho altro da aggiungere, vostro onore.
Tutto molto aleatorio e ideale, me ne rendo conto, ma del resto è una storia senza alcuna pretesa di verosimiglianza. Vuole darti il suo pensiero sulla robotica: lo fa. Lasciarti un messaggio: decideranno i lettori se ce l'avrà fatta.
Commuovere? Beh, ho riletto il manga e vado felicemente a piangere in un angolo.
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